È considerato lo chef d’acqua dolce perché è nato sulle sponde di un lago, e sulle sponde di un lago è diventato uno dei più importanti chef italiani. Marco Sacco, classe 1965, è figlio d’arte: nasce in una famiglia di ristoratori, e cresce, di fatto, dentro una cucina. Insieme alla moglie Raffaella Marchetti è lo Chef Patron del Ristorante Piccolo Lago di Mergozzo (VB), incastonato tra i pendii della Bassa Ossola immerso nella natura circostante che abbraccia il suo chalet d’acqua. Il Piccolo Lago è il lago di Mergozzo: è rappresentato nel logo del ristorante in una “o”, a simboleggiare proprio uno dei 4 elementi. Negli anni il Ristorante (che ha raggiunto numerosi riconoscimenti e le 2 Stelle Michelin) è diventato ancora più moderno: la bellissima cucina a vista con la proposta a tu per tu dello Chef’s Table, la sala che, come una palafitta sospesa, offre uno scorcio suggestivo sul Montorfano con i suoi boschi e l’incantevole lago di Mergozzo. E ancora, il giardino con la piscina e la serra per i grandi eventi.
Pari passo anche la sua idea di Cucina è in continua evoluzione: uno studio di ricerca incessante con una visione e pensiero cosmopolita. Marco Sacco è capace di concretizzare nella materia piatti d’autore con importanti riflessioni su temi di attualità come la sostenibilità, la biodiversità e l’eccellenze del Bel Paese: specchio di uno Chef in continua metamorfosi. Una personalità multitasking anche per le innumerevoli attività affini: la kermesse Gente di Lago e di Fiume rappresenta una delle tante skills raggiunte. L’associazione – promotrice del mondo d’acqua dolce, guidata da Sacco, nasce nel giugno del 2018; l’evento gastronomico mira a fare sistema con imprenditori, pescatori e istituzioni, per promuoverne e valorizzare la sua materia prima: il pesce lacustre. Una comunità di persone che credono nell’importanza di difendere e ridare dignità a un ecosistema complesso e poco conosciuto con protagonista il territorio e la fauna delle acque interne. L’evento più atteso di ottobre, va in scena ogni anno sulla pittoresca isola Pescatori, promosso all’interno del golfo delle isole Borromeo. Questo piccolo paradiso dal 2022 è anche centro di una ristorazione più frugale con la gestione del Ristorante il Verbano. Boutique hotel con 12 camere direttamente affacciate sul maestoso lago Maggiore è un romantico nido d’amore: un luogo senza tempo né motori. L’isola Pescatori è un micro-mondo e il Verbano, in posizione privilegiata di fronte all’isola Bella, ne è un simbolo.
L’universo “Sacco” sorprende per la grande imprenditorialità e lungimiranza con cui guardare il mondo della ristorazione. Qualità e autenticità sono gli ingredienti fondamentali della sua ospitalità: è la gestione di Piano35 a Torino, il ristorante più alto d’Italia, in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo disegnato da Renzo Piano. Cristian Balzo – Chef Resident di Piano35, dopo un’importante esperienza a Chieri, nel 2019 approda nella città sabauda dove raggiunge uno dei traguardi più importanti: la stella Michelin (novembre 2020). Questo successo arriva a poco più di un anno dall’inizio della gestione di Chef Sacco che fin da subito ha affidato la cabina di regia allo chef torinese. Piano35 è un cuore pulsante dove vivono diverse realtà che si sviluppano dal 35 al 37 piano e dove troviamo anche il figlio di Marco: Simone Sacco ad affiancare il padre nel mondo della mixology con la gestione del Lounge Bar di Piano35, regalando un guizzo di freschezza al tradizionale aperitivo torinese. Grazie ad un twist di maturità e bravura, l’angolo cocktail è diventato un punto di riferimento nel capoluogo piemontese per un drink o rilassante after dinner, su uno scorcio a più di 150 metri d’altezza!
La squadra:
Head Chef Marco Sacco
Maître Matteo Rossetti
Sommelier Sayaka Anzai
Sous chef Francesco Mirolla, Davide Chiaraluce
Chef de rang Francesco Mattia Fiori, Vittorio Brizio
Pastry chef Cristiano Catapano
Lo Chef’s Table del Piccolo Lago è un vero show cooking. Il dietro le quinte è formato da una giovane brigata capace di regalare momenti unici: il battuto del coltello sull’asse, l’acciaio delle pentole, il tintinnio dei propri calici è il solo sound che si percepisce in un silenzio, quasi, “religioso”. A stretto contatto con la Cucina è un’esperienza più informale ma con la stessa professionalità che distingue da sempre la Famiglia Sacco e i suoi collaboratori.
La nostra Viaggiatore Gourmet Experience apre le danze con Champagne Philipponnat | Royale Riserve Brut. Si tratta di una Cuvée speciale (con prevalenza Pinot Nero) selezionata e personalizzata per il Piccolo Lago. Giallo paglierino scarico, la beva è scorrevole con il suo perlage fine e persistente, aprendosi con note di fiori bianchi e frutta a polpa gialla.
Lingotto del Mergozzo.
Sashimi di trota marmorata (Trota Oro) affumicata in casa, pane all’aceto balsamico, gel di lamponi. Con le bacchette o direttamente in punta di dita, la “carne” morbidissima è il preludio del nuovo menù firmato da Marco Sacco: Spirale. Il percorso degustazione mette al centro il Piccolo Lago e, come un’onda concentrica, arriva a toccare innanzitutto ai territori limitrofi – per privilegiare materie prime e prodotti del Verbano Cusio Ossola, e poi nel mondo, senza limiti, per sposare piatti delle culture lontane, dal ramen al caviale.
Un saluto dalla regia: Chef Marco Sacco e la Sommelier Sayaka Anzai che ha curato la selezione vini, facendoci “viaggiare”, calice dopo calice, dall’Italia, alla Francia a rimandi orientali, sua terra e cultura d’origine.
Dopo aver scaldato i motori, apriamo il nostro percorso degustazione con Monferrato Bianco DOC “Geneviève” | Bonzano Vini – Az. Agric. Mandoletta; deve il suo nome a Madame Gavine Geneviève, avvenente “donna di cabaret”. Questo Chardonnay dall’anima femminile si presenta con una spiccata limpidezza e nuance dorate; avvolge con fiori gialli mentre i 14 mesi di barrique sui lieviti regalano guizzi di vaniglia, chiude il sorso con freschezza.
Chef Marco Sacco.
Storione.
Storione marinato, brodo di nespola con acidulato di umeboshi (popolare frutto e condimento della cucina giapponese sotto sale, è conosciuto anche come “prugne secche”), marshmallow di soia, caviale di wasabi e caviale di storione.
A.M.O
Astice blu, spuma di Mascarpa (ricotta ossolana), bisque del carapace, maionese alle ostriche Kys, puntarelle. Il crostaceo viene abbinato a un formaggio realizzato in Val Formazza che prevede una lavorazione simile alla ricotta, la stagionatura per 6 mesi in tele di lino dona una leggera piccantezza e freschezza; le puntarelle vengono osmotizzate in acqua frizzante.
Il vitigno Barbera è uno dei più interessanti del panorama vitivinicolo italiano, soprattutto per quanto riguarda il Nord Italia; troppo spesso sottovalutato è capace di regalare emozioni inaspettate grazie alla sua grande versatilità. Ottenuta da uve stramature “Vigna la Mandorla” 2016 – la Barbera d’Asti di Luigi Spertino, si presenta di un color rosso rubino intenso; al tannino vellutato il sorso rimane “croccante” con un bouquet di frutta matura sottospirito. Affina 18 mesi in botti grandi e chiude con un finale persistente.
Ramen di siluro.
Siluro marinato e affumicato cotto nello strutto e aromi, noodles classici giapponesi, uova di quaglia, lattughino di mare, polvere di combava, brodo di lago.
Un brodo di lago con note orientali: il ramen di siluro di Marco Sacco nasce in occasione dell’evento Gente di Lago e di Fiume, nella quale è stato proposto la prima volta. Considerato come il “maiale del lago”, il siluro viene marinato, affumicato e cotto nello strutto. Il brodo è preparato all’orientale (peperoncino, lemongrass e foglie di kefir), noodles e polvere di combava (agrume originario del Madagascar), uovo di quaglia poché e lattughino (alga). L’Oriente sposa l’Occidente senza esitazioni.
Piccione a bottoni. Bottoni di piccione allo spiedo, brodo cremoso speziato delle sue carcasse, pasta di mandorle e pinoli, scorzonera. Originaria dell’Europa Centrale e Orientale, i fiori della scorzonera hanno un aspetto simile alle margherite. Dal sapore amarognolo, tra le molteplici varietà, la più nota è la scorzonera Horticola, chiamata anche “asparago d’inverno”. Termina il piatto tartufo, polvere di alga spirula e polvere di barbabietola.
L’idea di come è nato questo piatto fa sorridere. Marco Sacco immagina dei piccioni che da Vercelli (dove si trova l’allevamento – Azienda Agricola Moncucco) mentre migrano verso Mergozzo si schiantano contro il Montorfano. La montagna viene ricreata con le carcasse del volatile allo spiedo; il brodo di piccione viene aromatizzato con diverse spezie come cannella, chiodi di garofano e semi di finocchio, risultando cremosissimo. Grande nota di merito è il ripieno dei ravioli, che comprende: piccione allo spiedo, aglio ed erbe aromatiche.
Piccione allo spiedo. CLAMOROSO!
Succulento, carnoso e tenerissimo. Il piccione allo spiedo è quel piatto che parla di una materia prima eccellente e di un metodo di cottura primordiale: il fuoco. La brace non è solo una semplice tecnica ma si configura come sinonimo di cultura e civiltà. Il Professor Massimo Montanari (uno dei massimi esponenti di storia medievale e dell’alimentazione); nel suo libro “Il cibo come cultura” | Economica, sviscera il tema del fuoco – come elemento di cottura, invitandoci a riflettere sulla nascita e utilizzo di questo utilizzo primitivo. Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. È cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma, perché l’uomo, come sottolinea l’accademico, sceglie il proprio cibo: è frutto della nostra identità e uno strumento per esprimerla e comunicarla. La scoperta, il dominio del fuoco e la cottura degli alimenti sono stati percepiti come il principale elemento dell’umanità e di evoluzione che, inevitabilmente, ha portato dallo stato selvatico alla civilizzazione, con la nascita delle prime civiltà. Questa “tecnologia” (il fuoco), permette di fare cucina. Non importa tu dove abita, il piccione allo spiedo di Marco Sacco, è un piatto che vale il viaggio!
Terra Madre.
L’apparenza inganna, perchè in questo piatto ci sono ben 56 ingredienti: vegetali dal sottosuolo, micro orto aeroponico, tuberi e radici con consistenze e profumi differenti. Dopo aver assaggiato il primo boccone, in abbinamento viene proposto uno shot con liquore alla genziana, succo di lime e Seedlip Garden 108 (una complessa miscela analcolica di 13 erbe aromatiche), che crea un’esplosione di freschezza con punte vegetali ed erbacee.
Terra Madre è un inno e omaggio alla Terra, nato dopo una lunga riflessione sull’esperienza del locwdown, i suoi 56 elementi rappresentano il giardino ideale partendo dal sottosuolo con le radici fino ad arrivare al cielo con i fiori e le piante. Il tocco finale è dato proprio dal commensale, che andrà a decorarlo con una delle piantine “coltivate”, messe in tavola, con il sistema Aeroponico.
Piccolo Lago ha scelto di portare la natura viva a tavola! Su alcuni piatti e in alcuni spazi del ristorante si può notare le piantine dell’azienda Agricooltur: giovane e dinamica ha creato piante coltivate con il sistema Aereoponico, uno dei metodi di coltivazione fuori suolo tra i più moderni e a minor impatto ambientale per il basso utilizzo d’acqua e per l’eliminazione dei fertilizzanti.
Sake: specialità dalla cultura nipponica.
È una bevanda fermentata, ma non si tratta né di vino né di birra. Ottenuta da un processo di fermentazione che coinvolge riso, acqua e spore koji (microrganismo), a seconda della stagione e del contesto può essere bevuta sia calda che fredda. Quella del Sake in Giappone è una storia millenaria, inevitabilmente legata all’origine della coltivazione del riso. Grazie alla simpatia e professionalità della Sommelier Sayaka Anzai e alle sue origini, abbiamo apprezzato maggiormente il “vino di riso” conoscendone aspetti più particolari, la sua texture e sapore che ben si amalgamo alla cucina di Marco Sacco, con la quale va a braccetto. Esempio? Provatelo con il buratello!
Bura tè llo.
Buratello scottato, cotto leggermente a bassa temperatura con salsa delle sue spine affumicate alla griglia, fegato di buratello in polvere, tè di Premosello, cetriolo osmotizzato al basilico, borragine, foglia d’ostrica e sorbetto con la rosa Bruna.
Il buratello è l’anguilla giovane, quella selezionata per il Piccolo Lago è dell’Azienda Agricola Mosso di Ceresole d’Alba, presidio Slow Food. Alla base troviamo una salsa ricavata dalle sue lische prima affumicate e poi grigliate, arricchita con aglio, zenzero e boccioli di rosa che donano la particolarità di un gusto molto intenso. Il buratello viene cotto sottovuoto a vapore con il tè verde e successivamente cotto in padella sulla pelle. La parte verde è data dal cetriolo osmotizzato e liquore al basilico. Al centro del piatto il sorbetto alla rosa bruna di Ventimiglia esprime una delicata freschezza. Termina il piatto la polvere di fegato del buratello bollito nel tè verde, poi grigliato ed essiccato, germogli di borragine, foglie d’ostrica e la polvere del tè verde di Premosello.
Chicca di questa ricetta è proprio la creazione di una polvere al tè verde: pone particolare attenzione perché la sua coltivazione è a pochi chilometri da Mergozzo, situata sulle alture di Premosello-Chiovenda (VB). Tutto è nato dall’incontro tra La Via del Tè e La Compagnia del Lago Maggiore, dall’unione delle esperienze della famiglia Carrai e della famiglia Zacchera, coltivatori esperti di camelie da fiore che diversi anni fa hanno iniziato a riprodurre con successo anche le camelie da tè. La piantagione di Premosello conta attualmente circa 20.000 piante di Camellia Sinensis. È per estensione la seconda piantagione più grande in Europa e la prima in Italia a poter garantire una produzione apprezzabile e costante di tè. Grande soddisfazione per l’Ossola, terra di eccellenti materie prime e luogo speciale, dal microclima particolare, bagnato dal fiume Toce e circondato dalla maestosità incontaminata delle vette alpine.
Saint-Emilion è la più antica area vinicola del territorio bordolese e, Trotte Vieille è una delle tenute più storiche di Bordeaux. Il Saint-Emilion Premier Grand-Cru Classé 2005 di Château Trotte Vieille è un rosso intenso ed elegante. Si esprime con piccoli frutti rossi, come mora e lampone e rimandi al sottobosco, con un sentore di vegetale calibrato. I vitigni sono i consueti del bordolese con 55% Merlot, 35% Cabernet Franc e il 10% di Cabernet Sauvignon. Il Merlot crea una sinergia con il Cabernet per realizzare vini rossi di classe e con un’energia gustativa vigorosamente raffinata che si ritrova ad ogni sorso.
La MITICA Carbonara au Koque! In foto il Sous Chef Davide Chiaraluce. L’interpretazione de il Piccolo Lago, di una delle paste più classiche del repertorio italiano sdogana ogni versione attraverso le sue materie prime di assoluta qualità, mantenendo fede al suo gusto e golosità più autentico. L’idea di Marco Sacco è stata proprio quella di riproporre la caratteristica ricetta utilizzando principalmente prodotti piemontesi, come il curdo della Val Vigezzo che gli regala quella nota fumè e con il formato di pasta: il tagliolino piemontese al posto dello spaghetto di grano duro. Il piatto è strepitoso e gli si concede (molto) volentieri il bis! Non solo, Sacco ha cambiato anche i grassi utilizzando burro di montagna, mentre la parte aromatica e piccante viene sostituita con un una varietà particolare di pepe di origine vietnamita coltivato in Svizzera in Valle Maggia. Macerato con vino bianco e spezie dona una sapore lungo e persistente, inoltre viene utilizzato fresco: a contatto con il calore perderebbe tutta la sua aromaticità.
Tagliolino di pasta fresca, crudo della Val Vigezzo, salsa carbonara con rosso d’uovo, gin, Grana Padano e cialda di latte.
La golosa ricetta di Marco Sacco che ha fatto il giro del mondo e conquistato i palati e i cuori di tanti, è a pieno titolo il suo piatto per antonomasia. È ben riconoscibile grazie alle assolute eccellenze che la compongono: i tagliolini all’uovo fatti in casa, burro di montagna, crudo della Val Vigezzo essiccato al posto del guanciale, l’uovo che si unisce al gin per una mantecatura perfetta e, tocco finale, delle cialde al latte. Il risultato? Un piatto che oltre ad essere sublime rende protagonista il commensale nell’esecuzione e preparazione finale della pietanza. Piace perché è interattivo e prende in considerazione, nessuno escluso, tutti i sensi, a partire dal sonoro crunch di spezzettare il cibo.
Si parte a sbriciolare la chips di prosciutto crudo della Val Vigezzo. Segue la medesima operazione per le cialde al latte. Poi si andrà a versare il contenuto dell’uovo per mantecare la pasta fresca. Al suo interno: salsa au coque – salsa al rosso d’uovo aromatizzata e stemperata con Gin e Grana Padano. In questo caso il distillato utilizzato è il “Gilbach Gin”. Il Gin dai sapori di montagna: eccellenza artigianale dello Chef Alessandro Gilmozzi – Chef Patron del Ristorante El Molin ( 1 stella Michelin) di Cavalese (Val di Fiemme, Trentino Alto Adige) in collaborazione con il suo sous chef Andreas Bachmann. Ultimo passaggio: si manteca direttamente nel piatto, l’uovo non fa frittata, et voilà: la carbonara au koque è un sogno ad occhi aperti che si realizza!
Capretto Capra.
Capretto cotto a bassa temperatura privato delle sue ossa, ricotto sotto pressa, brasato in padella e nappato con il suo fondo; carciofo cotto sott’olio ripieno della coratella del capretto e pallotta “cacio e ovo” con caciotta di capra di Premosello-Chiovenda (Az. Agricola Cottini). Neve di caprino e mou di latte di capra e fieno.
È Francesco Mirolla (Sous Chef di Marco Sacco) a raccontarci questo piatto: <<Abbiamo immaginato la prima uscita nei prati di un capretto in Val Vigezzo, dove trova l’ultima neve, i cespugli, il profumo delle erbe fresche, il latte materno e il fieno primaverile. Abbiamo voluto riproporre questa bucolica immagine in questo piatto>>. Il capretto della Val Vigezzo, selezionato dall’allevatore Stefano Puliani, viene utilizzato in tutte le sue parti, affumicato e cotto tenuemente per lungo tempo, poi glassato nel suo fondo e arricchito da una mou salata di latte caprino caramellizzato al fieno. Nello specifico, alla base polvere di erica e neve di yogurt di capra.
Lungo i 500 km della Loira (tra l’altro il fiume più lungo di Francia), la viticoltura di questo territorio risulta essere estremamente diversificata per clima, terroir e qualità dei vitigni coltivati. In questo lembo di terra si ascolta la voce della natura e la viticoltura biodinamica è uno stile di vita. Terra Vita Vinum, con il suo la Bigottière da origine ad un 100% Chenin Blanc | Appellazione AOC Savennières. Si presenta di un giallo verdolino scarico; al naso emergono sentori minerali e note agrumate. Fresco e sapido è un vino di raffinato equilibrio.
Selezione dalla griglia.
Wagyu statunitense scottato solo da un lato e servito direttamente sull’osso; salsa bordolese, salsa Bernese, patate granaglia e cavolo riccio scottato. Un taglio di carne dove lucentezza, marezzatura e gusto lasciano solo certezze. Le superlative salse, eseguite a regola d’arte, lasciano poco spazio ai sensi di colpa.
“Da sempre al fianco dei professionisti”: PIAZZA | Pentole e Accessori di qualità dal 1880 | piazza.it è partner tecnico del ristorante Piccolo Lago con attrezzare moderne esemplari. Per la cucina professionale “massima funzionalità” è una parola d’ordine. Tutte le collezioni di pentolame PIAZZA sono frutto di una ricerca avanzata e costante. In quattro generazioni da artigiani del metallo sono diventati imprenditori sempre al passo con i tempi scegliendo tecnologia, macchine, materiali e metodi nuovi. Dalle pentole in acciaio inox, agli accessori per la cucina, agli articoli per bar: PIAZZA firma una rassegna di Made in Italy senza euguali di design e praticità!
Cioccoporco è il pre dessert, o meglio un “traghetto” dal salato al dolce. In un sol boccone sanguinaccio glassato al cioccolato (72%) con gel di aceto di mirtilli e sale Maldon.
Nella bella e soleggiata Puglia, nella zona Castel del Monte, nasce il Moscato di Trani Passito “Kaloro” di Tomaresca-Antinori. Grazie al clima mediterraneo i grappoli vengono fatti appassire al sole: pratica che contribuisce a concentrare gli zuccheri e a sviluppare una serie di aromi. Giallo dorato ambrato intenso, al naso si percepisce sentori di agrumi, pesche sciroppate, canditi e miele. Finale con note balsamiche, in bocca è morbido e avvolgente.
Una storia piemontese: fare la figura del cioccolataio.
Cremoso di aneto e spinacino, namelaka al cioccolato yuzu, nocciole piemontesi, gelato al vermouth (Mancino), cialda d’oro e caviale Beluga.
Siamo pronti alla storia di questo piatto con il Pastry Chef Cristiano Catapano: <<La domenica, dopo il pranzo, quante volte ci è successo da bambini, che il nonno ci raccontasse delle storie. Noi ne abbiamo scelto una che abbiamo trasformato in un dolce: “La figura del cioccolataio”, diventa anche un’espressione del linguaggio piemontese. Tra il 700 e l’800 ai nobili era consentito avere un massimo di due cavalli per trainare le loro carrozze. Solo al re era consentito averne 4. Ma il cioccolataio, che aveva fatto così tanta fortuna col suo lavoro, si poté permettere una quadriglia per trainare la sua carrozza. Quando il re lo scoprì, lo convocò a corte e lo redarguì facendole tornare a un tiro a due per evitare al re “la figura del cioccolataio” appunto, quindi una figuraccia!>>
Il dolce allora ritorna al cioccolataio arricchito che porta dai suoi viaggi gli ingredienti più ricercati: lo yuzu, con cui si prepara la namelaka, le erbe mediterranee che si ritrovano alla base con il cremoso all’aneto, il Vermouth della miglior qualità con cui hanno fatto il gelato e il caviale. Alla base le nocciole donano la parte croccante. Ma ecco che ricompare il re a redarguire il cioccolataio e il dolce diventa più bello, prezioso ed elegante con una cialda d’oro.
It’s Time: GIN TONIC!
Per ogni VG Experience c’è un rito d’obbligo: il Gin Tonic. Dalla consistenza quasi cremosa Plymouth Gin (Black Friars Distillery) colpisce per il ricco e fresco aroma di ginepro, seguito da più leggere note di coriandolo e cardamomo. La Plymouth Gin Distillery è la più antica distilleria ancora funzionante in Inghilterra e l’unica ancora presente nella città di Plymouth, costruita dove sorgeva un monastero Domenicano del 1431. Salute, Evviva!
Eccomi con Raffaella e Marco: affiatata coppia nella vita e sul “campo”.
Accoglienza e location clamorosa! Grazie a tutto il team de il Piccolo Lago!
Marco Sacco firma il nuovo menù degustazione: SPIRALE.
CUCINA
Una cucina “celebrale”: Marco Sacco sigla piatti che oltre la materia prima e impeccabile tecnica di esecuzione, fanno riflettere su ogni singola scelta e accostamento. Sorprendono per la loro estrema delicatezza di equilibri e mettono al centro, prima di tutto, il territorio e, ça va sans dire, il pesce d’acqua dolce. Una creatività inarrestabile in cucina e fuori dai fornelli: Sacco oltre essere uno dei più importanti chef nel panorama gastronomico italiano, è imprenditore di grande vedute e progetti. Il suo tocco creativo insieme alla sinergia della sua brigata sono muro portante di una ristorazione che esprime una propria anima intrecciandosi con le diverse culture: l’Occidente e l’Oriente si abbracciano per una Spirale di emozioni. Mergozzo diventa così epicentro dove lasciarsi contaminare: tutti gli input e output che escono e arrivano nella sua cucina diventano ingredienti fondamentali che comunicano continuamente il suo mondo interiore. Materie prime pregiate, accostamenti audaci, conoscenza degli ingenti: il Piccolo Lago è un’antenna ricevente e di rimando a tutti gli effetti.
ACCOGLIENZA E SERVIZIO
“Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”; i modi di dire a volte non sono solo frasi fatte: la moglie di Marco Sacco, Raffaella Marchetti, è un a perfetta padrona di casa; lo dimostra la sua accoglienza e raffinatezza nel ricevere ogni singolo ospite con dolcezza e garbo. Il Piccolo Lago è un luogo dove coesiste professionalità ed empatia da parte di tutti i collaboratori che hanno sposato la filosofia di far vivere un’esperienza di gran classe ma con l’unicità del calore familiare. La cultura del vino è gestita dalla Sommelier Sayaka Anzai, ormai pilastro portante del ristorante da oltre vent’anni di competente servizio. Si spazia da referenze estere e da ogni parte dell’enologia italiana. Le sue origini orientali ampliano ed intensificano la selezione di etichette strizzando l’occhio alla cultura del Sol Levante. Ecco che l’Oriente ben si amalgama al territorio contribuendo a una proposta unica.
CONCLUSIONI
Esistono diversi modi per nutrirsi: Piccolo Lago non si limita a nutrire solo la gola, ma anche la mente. A pochi passi dal brulicante lago Maggiore, Mergozzo, con le sue acque discrete, accoglie e rassicura in un panorama senza eguali. Lì sospeso tra cielo e acqua, lo chalet d’acqua dolce 2 stelle Michelin, è tappa d’obbligo: una ristorazione assodata in continua evoluzione tra originalità, estro e lo stupore dei sapori del mondo.
Informazioni – Ristorante Piccolo Lago 2 Stelle Michelin
Via Filippo Turati, 87 28924 – Verbania (VB)
Tel. +39 0323 586792
Email. info@piccololago.it
Sito web. piccololago.it
Orario: aperto mercoledì a cena, da giovedì a domenica pranzo e cena (12.00 – 14.00/19.00 – 21.30).
Lunedì e martedì giorni di chiusura.