Articolo a cura di Ivano Antonini
Quando ti siedi ad un tavolo ed hai la fortuna di trovarti davanti ad una batteria di vini di Roagna pronti ad essere degustati, avrai la certezza che le emozioni si faranno subito forti, scaturite da un’adrenalina che neanche la tua squadra del cuore in una finale di Champion’s sarebbe in grado di fare altrettanto. Anche perché sarai sicuro che, in termini di suggestioni, sarai sempre tu a guadagnarci.
Come dite? Non ne avete mai sentito nominare? Forse perché quella dei Roagna è tra le aziende top piemontesi che meno gode delle luci dei riflettori della ribalta mediatica. Da un lato è dovuto per via della loro proverbiale avversione verso le guide dei vini (eccezion fatta per quella de L’Espresso…) e dall’altro perché loro si sentono più a loro agio dividendo il loro tempo tra la vigna e la cantina. Preferiscono girare con il trattore nei vigneti, piuttosto che prendere l’aereo per andare in giro per il Mondo a promuovere i loro vini, così come usano meglio le cesoie per potare le viti, piuttosto che utilizzare il mouse di un computer.
Quindi, prima di passare alla degustazione, vediamo di darvi qualche informazione in più su questa azienda che prende il nome della cascina denominata I Paglieri, situata nel comune di Barbaresco e che oggi è capitanata dal giovane Luca Roagna.
La grandezza dei loro vini nasce prima di tutto dalla cura che prestano per i loro vigneti. I Roagna sono dediti a preservare la biodiversità in vigna, per loro fondamentale per raggiungere l’equilibrio naturale. Tra i filari inerbiti, infatti, si possono trovare tantissime varietà di erbe e fiori, che vanno dalle leguminose spontanee fino alla menta selvatica, questo per dare maggiore humus che andrà ad arricchire le vigne, dal punto di vista del loro nutrimento. I diradamenti vengono effettuati solo per i vigneti più giovani, mentre il Nebbiolo utilizzato per i loro Barolo e Barbaresco devono provenire da vigneti che abbiano almeno cinquant’anni di età.
Il lavoro in cantina è invece unico nel suo genere, poiché le macerazioni possono arrivare a toccare i cento giorni nelle migliori annate. Si dichiarano dei “tradizionalisti” i Roagna, dove le fermentazioni alcoliche vengono effettuate in grandi tini di legno ed effettuate con il solo utilizzo dei lieviti autoctoni. Le macerazioni, dicevamo, sono lunghissime e avvengono a “cappello sommerso”, che consiste nel bloccare, a tina quasi piena, le bucce dell’uva con delle assi di legno.
Con queste operazioni, si vuole esaltare la parte terziaria del profilo aromatico dei vini di Roagna, mentre al gusto si vuole dotarli di trame fatte di tannini fitti, minuti, ma mai asciuganti.
Passiamo ora al racconto della degustazione.
90/100 – Barbaresco Pajé Roagna 2008
Non ci poteva essere migliore espressione di questa, per aprire una batteria che al termine di tutti gli assaggi si rivelerà di un livello superlativo. Non solo per il blasone dell’azienda, ma soprattutto per la continua crescita qualitativa che ci continuano a regalare i Roagna ogni volta che si assaggiano le “nuove” annate. Il vigneto Pajé è tra le più belle esposizioni tra i cru del comune di Barbaresco, disposto ad anfiteatro con esposizione a sud-ovest, si distende tra i 220 ed i 260 mt s.l.m. proprio sotto la cascina I Paglieri. Nel bicchiere abbiamo un vino che sarebbe capace di conquistare anche il più difficile e avverso dei palati verso il vitigno Nebbiolo, per via di una suadenza del frutto conturbante, a cui non si può non soccombere. Ospitale all’olfatto già a partire dal momento che il prezioso liquido tocca il cristallo del bicchiere. Una ricchezza aromatica giocata sulla freschezza croccante del frutto, in felice armonia tra le tonalità balsamiche e quel tocco appena accennato di speziatura dolce. Lusingatore, ma mai ruffiano, capace di mostrare bellezza ed eleganza, anche a fronte di una complessità meno rivelante dei campioni che lo seguiranno. Mentre al palato colpisce per l’estrema sinergia tra l’impatto alcolico, ben sostenuto dalla acidità e da una trama tannica fitta, decisa, ma carezzevole fino in chiusura. La scia finale racconta della successione delle sfumature che ci hanno ammaliato con lo stesso copione al naso, dando un quadro completo in ogni sua parte.
Rappresenta inoltre un ottimo bellissimo bigliettino da visita, a tratti didattico, per raccontare cos’è lo stile Roagna a chi non lo conoscesse ancora.
93/100 – Barbaresco Pajé Vecchie Viti Roagna 2008
Appare netto lo stacco, in termini di spessore, con il campione degustato in precedenza. Il DNA caratteriale rimane tuttavia sempre quello, con il profilo stilistico che racconta di tratti più maturi e decisamente più severi. Da uomo adulto. Un capolavoro per quanto riguarda profondità e precisione, dotato di un frutto carnoso che ricorda il profumo della polpa delle succose ciliegie Vignola, seguiti da note di sottobosco, resina, felce e pino silvestre. Sbuffi speziati di tabacco biondo e noce moscata a chiudere. Riesce ad essere incisivo e dinamico, tanto da non apparire mai scontato ogni volta che lo si porta al naso. Con il passare dei minuti, cambia in continuazione ed arricchisce il racconto aggiungendo pagine al proprio libro, con una chiave di lettura agile e disinvolta, tanto da farci sognare e non vorremmo mai vedere scritta la parola fine. Anche al palato si apre con avvolgenza, le famose ciliegie di cui sopra ti sembra di addentarle, ricco ed imperioso con un’acidità tesa e inaspettata come una scarica di fulmine a ciel sereno. Il suo raggiungimento all’età adulta la percepisci nella qualità della trama tannica, fitta e determinata, con meno grip rispetto al suo fratellino minore. Mi raccomando… dimenticatelo in cantina per un po’ se ne vorrete godere appieno delle sue potenzialità.
88/100 (?) – Barbaresco Montefico Vecchie Viti Roagna 2008
Di gran lunga il più chiuso di tutti. D’obbligo un punto interrogativo, in quanto il vino sta attraversando una fase interlocutoria e mi riesce difficile capire quali (e in che termini…) saranno i suoi margini di crescita, sicuramente prevedibili e auspicabili del punteggio attuale. Neanche l’ossigenazione riesce a risvegliare il frutto di questo vino, possente e caratteriale, ma dalla struttura seriosa e compassata. Il palato evoca le stesse sensazioni, sicuramente più nitide e incisive del naso, dove il tannino dona ampiezza e vitalità. L’articolazione finale percorrerà sicuramente una strada retta e longilinea, ma in questo momento gli hanno messo un cartello di divieto di transito. E noi vorremmo essere lì ad aspettare quando, tra qualche anno, questo cartello verrà rimosso e vederlo al suo apice e spingere finalmente il piede sull’acceleratore verso dei lidi più emotivi di quelli di oggi.
96/100 – Barbaresco Asili Vecchie Viti Roagna 2008
L’eleganza fatta vino. Ogni volta che degusto un Barbaresco di questo cru, mi vengono in mente le parole di elogio del grande Bruno Giacosa che il vigneto Asili lo porta nel cuore. Situato a pochi metri di distanza del vigneto Pajé, gode anch’esso di una esposizione in pieno sud-ovest, l’altitudine varia tra i 200 ed i 270 mt s.l.m. e la “porzione” dei Roagna, è stata acquistata dal nonno Giovanni negli anni ’60. Il bicchiere si veste di un granato splendente e luminoso, capace di inebriare anche la vista per la sua bellezza dell’abito sartoriale. Profilo olfattivo di un fascino disarmante, da togliere il fiato. Il racconto frutta-fiori-spezie viene percepito con estrema armonia, senza che nessuna categoria prenda il sopravvento sulle altre. Con l’ossigenazione emergono sensazioni di mentuccia fresca, salvia e rosmarino, a renderlo ancor più intrigante. Non vorresti mai togliere il naso dal bicchiere e la tua mente è pronta a recepire sempre sfumature nuove. Al palato non ha una virgola fuori posto. Dotato di un grande imprinting territoriale, in pieno rispetto delle caratteristiche del cru di origine. Appare meno spesso e opulento del Rabajà, ma dalla sua ha l’armonia che la fa da padrone. Fragranza e croccantezza, sorretta da una deliziosa ed imperiosa vena acido-sapida, mentre la trama tannica sembra essere stata lavorata all’uncinetto per quanto appare precisa e minuta. L’articolazione sul finale è da standing ovation, capace di mettere anche in secondo piano il fatto che la degustazione deve continuare, chiedendoti se ci sarà qualcosa meglio dopo questo Asili. Noi non possiamo fare altro, per il momento, che toglierci il cappello ed applaudire davanti a questo capolavoro.
91/100 – Barolo Pira Roagna 2008
Storico cru del comune di Castiglione Falletto, qui nascono vini dotati di spessore, profondi e di grande longevità. Terreno con un indice molto alto di sabbia, tanto da avere all’interno del suo patrimonio ampelografico, ancora delle viti a piede franco. Quello proposto dai Roagna in quest’annata è un vino solido, compatto, anche se più compassato di quello che assaggeremo dopo. La sua consistenza è traducibile anche nel frutto che appare più cupo e terroso. Lo stile però è sempre da manuale, per precisione e nitidezza. Continua a cambiare a contatto con l’aria, dove le note di fragolina di bosco e di ribes, assaggiate in precedenza, hanno lasciato presto il posto a sfumature più calde ed inebrianti che rimandano al mirtillo e alla mora. Il suo lato floreale richiama la violetta di campo, mentre il quadro speziato appare più dolce e cioccolatoso rispetto agli altri. La bocca si mostra più dinamica ed incisiva, il quadro tannico e la freschezza formano una spina dorsale retta e lineare. Il finale è tutto un programma, con l’articolazione che prima percorre le vostre corde gustative per poi continuare la sua galoppata sui binari della vostra memoria. Grande.
93/100 – Barolo Pira Vecchie Viti Roagna 2008
Un campione di pesi massimi per struttura, spessore e profondità, ma capace di mostrarsi sinuoso e muoversi con l’eleganza di un grande ballerino. In fase olfattiva si propone con un indice di integrità e di fragranza nel frutto, più alta del campione precedente. Il tocco balsamico è subito pronto a pronunciarsi, rendendolo estremamente godurioso ed inebriante fin da subito e capace di dare articolazione ad un bellissimo quadro che chiude con le pennellate speziate di cannella e chiodi di garofano. Il palato sembra quasi cesellato, la trama dei tannini è intrigante, fitta, decisa e dettagliata. Ampiezza e volume, lasciano spazio a linearità e vivacità. Grande l’appiglio sapido sul finale che dona un grip energico e graffiante, prima di dare affondo ad una cavalcata finale senza fine. Quello che ti fa davvero capire, in sintesi, la grandezza dei vini di Roagna.
Articolo redatto da Ivano Antonini
Recapiti:
Roagna – Azienda agricola I Paglieri
Loc. Paglieri 9
12050 Barbaresco (Cn)
Italia
Tel. +39.0173.635109
Fax +39.0173.635109
Sito Web: www.roagna.it
Indirizzo posta elettronica: info@roagna.com
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