Quando si pensa alla Toscana vinicola, chissà per quale motivo, le terre aretine sono sempre (state) poco considerate. Sarà forse per la cozzaglia di vini e vitigni nel modello “chi più ne ha, più ne metta” che si producono in queste zone? Oppure per via di quella produzione che sembra profumare tanto di “gusto internazionale”? E’ anche vero che se vi dovesse capitare un giorno, di parlare ad un appassionato yankee e chiedergli: “Hey Boy, do you know wines like il Borro, l’Oreno, il Galatrona or l’Ardito ?” Vi risponderebbe al primo colpo, mentre è più probabile che il consumatore italiano rimanga più disorientato. Magari alla ricerca della domanda di riserva….
Ecco quindi che questa visione della grande variabilità varietale che danno origine ai vini prodotti in queste zone e dello stampo “stelle e strisce style” che gli è stata affibbiata a questo territorio, può apparire solo naturale, per chi non ha mai messo piede e non conosce a fondo la vera storia delle aziende. Storia che nulla hanno da invidiare sotto l’aspetto qualitativo alle altre, ma che tuttavia sembrano oggi pagare il pegno all’interno dei nostri confini in fatto di “notorietà”, solo per essersi rivolti ai cosiddetti vitigni internazionali per i loro vini di punta. Cosa che paradossalmente, non è successa per altre zone.
Anche da un punto di vista “geografico”, i territori Vasariani non hanno mai avuto la medesima appetibilità da parte dell’avventore di quelli senesi o litorali. E anche noi ci è spesso capitato, quando ci troviamo a puntare le nostre auto verso la Toscana, nei nostri navigatori diventa più easy mettere località come Castelnuovo Berardenga, Castellina in Chianti, piuttosto che Castelnuovo dell’Abate oppure Castagneto Carducci. Ma possiamo tranquillamente asserire che nomi come Castiglion Fibocchi, Mercatale Valdarno o Loro Ciuffenna, hanno il loro perché. E meriterebbero il viaggio, giusto per toccare con mano le realtà e il lavoro fatto dalle aziende che operano sul territorio. Grandi e piccole.
Meritevole e quindi pregevole il lavoro compiuto quest’anno dall’Associazione delle Strade del Vino “Terre di Arezzo”, soprattutto in veste della persona di Cristiano Cini, presidente di questa associazione (nonché nostro valido collaboratore…) e di tutto il suo staff per aver portato, per quello che è stato considerato “l’anno zero”, una rappresentanza di “penne enologiche” sul territorio per conoscere da vicino, più che per raccontare, zone come la Valdarno di Sopra, Cortona o la Valdichiana.
Il Tour vinicolo non poteva non avere inizio migliore, da quel gioiello incastonato tra le colline di Cortona che è Il Falconiere. Di proprietà della famiglia Baracchi, il Falconiere è qualcosa in più di un “semplice” luogo di villeggiatura. Relais & Chateaux, ristorante stellato, Spa e ovviamente… vino. A capo dell’azienda agricola, neanche a dirlo, c’è Riccardo Baracchi. Più che un produttore, lui è la “classica” persona attiva, sperimentale operosa, un’uomo che “una ne pensa e cento ne fa”. In continua sperimentazione (anche con se stesso… 😉 tanto per mettersi sempre in gioco), Riccardo è stato quello che ha partorito il famoso Rosé metodo classico da sole uve di Sangiovese venduto ancora sui lieviti.
Una specie di piccolo Movia denoiantri…
Inutile raccontare la bellezza del posto, le immagini sono più che sufficienti…
A fare compagnia al Rosé Brut, da poco tempo, ha fatto anche la sua comparsa il metodo classico da uve Trebbiano.
giochi di luce e di colori…
La cantina è una piccolo “vin de garage”
E come ogni vin de garage che si rispetti, abbiamo i tini in legno…
… e le barriques aperte per le fermentazioni di alcuni dei vini rossi prodotti.
Sempre cavaliere…il Riccardo 🙂
L’ingresso della Spa, dove non ci si fa mancare nulla. Dalla sauna…alla vino-terapia.
E’ giunta l’ora dell’aperitivo e il rito della casa prevede che le bottiglie vadano aperte rigorosamente “alla sciabola”…
Si è fatto buio…
…scendiamo dunque al Ristorante
Come direbbe Vuggì… “al servizio abbiamo il bravo sommelier Alberto Martini“. Un cognome, una garanzia.
Il Falconiere non è facile da raggiungere. Soprattutto dalla Russia…
I giornali hanno parlato in maniera ampia di questo evento. Anche se, vedendo certe foto, sembrerebbe che questi articoli siano un po’… diciamo datati? 🙂
La seconda giornata del programma, prevedeva l’avvenimento clou. Quello, tanto per intenderci, dove si voleva mettere in mostra, ai partecipanti di questa tregiorni, il territorio aretino in 52 etichette, nonché quello di una degustazione di 8 vini selezionati nelle quattro zone vitivinicole della provincia di Arezzo: Valdarno si sopra, Valdarno di Sotto, Valdichiana e Cortona, degustate sotto la guida di Daniele Cernilli.
Si è voluto scegliere come location, un posto di sicuro effetto, originale e che fosse un po’ fuori degli schemi, ovvero lo Spazio Lebole.
La padrona di casa…
Bicchiereeee!
il mattatore della degustazione, Daniele Cernilli.
Bene, ma com’erano questi vini degustati? Cerchiamo di raccontarvelo in queste due note…
1) 83/100 (?) – Toscana Bianco IGT Trebbiano Tenuta Vitereta 2007
Curiosa, ma efficace la scelta di proporre un Trebbiano toscano di questo millesimo. Recenti assaggi, confermano che questo vino è cresciuto con le annate in divenire. Questo vino è figlio, non solo di un’annata calda, ma anche di una concezione nell’uso del legno, come era facile trovarla in quel periodo. Infatti, tendono ad appesantire un po’ troppo il dinamismo sia olfattivo che gustativo, andando a creare quel legame di complicità con la maturità del frutto (data anche da una parte di appassimento delle uve) e l’impatto alcolico, dove queste restano tuttavia in evidenza. Il punto interrogativo è più un punto interlocutorio, visto che il naso offriva note iodate ed un balsamico-vegetale che ricorda per certi versi quelli di Valentini, ma che faticavano a prendere posizione.
2) 83/100 – Toscana IGT Pugnitello Mannucci Droandi 2008
Il Pugnitello è un vitigno autotoctono toscano che sta vivendo una nuova vita, grazie ad alcuni produttori che lo stanno rivalutando. La Mannucci Droandi è una di queste. Attiva dal 1929, oggi sta acquisendo gli onori della cronaca, per una viticoltura biologica, ma soprattutto attenta e rispettosa del territorio. Il vino che abbiamo nel bicchiere, appare un po’ sgraziato nell’impatto aromatico, ma di sicuro effetto sul piano dell’originalità. Bocca coerente, singolare, ma anche un po’ aggressiva, anche per via di un tannino asciutto in chiusura.
3) 89+/100 – Toscana IGT Galatrona Fattoria Petrolo 2008
Appare chiuso e contratto e molto distante da una delle migliori prove di questo Merlot “pluripremiato” che abbiamo avuto modo di assaggiare pochi minuti dopo, ovvero la 2004. Questa 2008, ha dal lato suo un approccio più equilibrato e dall’appeal più immediato. Assestato anche per quanto riguarda il frutto ed il bagaglio vegetale che si porta appresso, dalle sottili ed eleganti sfumature e per niente prepotenti. Bocca salda, compatta, con un tannino minuto e perfettamente integrati.
4) 85/100 – Toscana IGT Sangiovese Camperchi 2007
Camperchi rispecchia in maniera perfetta e fedele, quanto il Sangiovese riesce a dare quando viene coltivato su queste terre. Stilisticamente lontano da quello senese, così come a livello di struttura, quello aretino tende ad essere più sfumato nel frutto e soffuso nella speziatura, più piccante in quello di terra chiantigiana, più dolce e accompagnato da note sottili di tabacco, in quello della Val di Chiana. Vero anche che nei nostri bicchieri avevamo la 2007 e quindi questi segnali di evoluzione sono per lo più da attribuire a queste origini, ma altri assaggi hanno confermato queste impressioni. Più vivace al palato, grazie anche ad un taglio acido/sapido di rilievo a sostegno di una struttura che appare comunque importante.
5) 83/100 – Toscana IGT Siro Fattoria Gratena 2007
A mio modo di vedere, il vino meno convincente della batteria. Se si voleva mettere in risalto le doti particolari e peculiari di un vitigno come il Gratena (coltivato solo in questa azienda), diciamo che il risultato non è apparso decisamente tra i migliori. Il taglio concentrato nel colore e nella sostanza, unito alla surmaturazione del frutto messo in risalto nei bicchieri, ne fanno un esempio di un vino sgraziato e ormai fuori “mercato”. Anche la bocca appare goffo nel dinamismo e sproporzionato negli equilibri. Gli concediamo l’alibi della prima annata prodotta, ma speriamo che ci sia stato un cambio di rotta nelle annate in affinamento. Altrimenti sarà dura poterlo collocare in una piazza che non ha più voglia di bere vini con queste caratteristiche.
6) 86/100 – Toscana IGT Tiratari Villa La Ripa 2007
Ecco invece un valido esempio di un vino che esprime al meglio il terroir aretino. Oddio, non che sia facile fare un focus preciso e pertinente di che cosa sia veramente il profilo stilistico di questo territorio o di quanto esso sia traducibile, e anche alla fine di queste sessioni, tirare le somme non aiutano, ma tant’è che il Tiratari, prodotto in grossa percentuale da Sangiovese e da qualche grappolo di Merlot e Syrah è un prodotto di sicura validità. Il fatto di unire tre uve che rappresentano, per motivi diversi, l’estrema variabilità delle espressioni vinicole di queste zone, ecco che nel Tiratari, questa variabilità si è fatta corporazione unica. Con equilibrio. Con saggezza. Senza urlare. E la bevibilità ringrazia….
7) 94/100 – Toscana IGT Caberlot Podere Il Carnasciale 2007
Non capita tutti i giorni di potere assaggiare questo nettare, perché di quello si parla. Soprattutto nel magnum. Ottenuto dal vitigno omonimo incrociando Merlot e Cabernet Sauvignon e di monopolio aziendale, ne fanno un vino di sicuro valore. E non solo per il prezzo da pagare. Allora va assaporato, goduto, centellinato. Capace di mettere in secondo piano tutto quello che circonda, dalle sensazioni degli altri vini, fino ad arrivare alle parole di Cernilli. Il suo ruolo deve essere di assoluto protagonista. Un vino capace di regalare forti emozioni in questo momento, ma che farà la fortuna anche di chi lo vorrà aspettare. Il proseguimento dell’assaggio non interessa solo la gustativa, ma anche quelle sensazioni che vanno a toccare il filo delle sensazioni. Uniche. Già, come il Caberlot.
8) 90/100 – Cortona DOC Syrah Il Bosco Tenimenti Luigi D’Alessandro 2007
Se vogliamo parlare sul piano delle impressioni, ecco che è il Bosco che è quello che ha sorpreso di più. Una versione come non se ne assaggiava da tempo. Un periodo, quello inerente ad un passato assai recente, fatto di vini buoni, puliti, goduriosi, ma abbastanza statici. Questo invece colpisce per incisività e per dinamismo. Un bagaglio aromatico denso, ricco, ma mai stancante, reso intrigante anche da una sfumatura che ricorda la marmellata di arance. Mentre il palato e più rigoroso è bisognoso ancora di tempo per trovare un più auspicabile equilibrio.
9) 87/100 – Toscana IGT Pian del Pazzo Fattoria La Traiana 2003
Un vino comunque insolito, indipendentemente dalle particolarità derivanti dall’annata di origine, per via di un quadro aromatico che si mostra fresco, dinamico e di buona articolazione, pur possedendo una struttura solida e tenace che tende a mettere in rilievo un frutto già concentrato di suo. Bocca imperiosa e avvolgente, dotata di una persistenza di buona lunghezza, anche se il tannino asciutto e rigoroso ne tende a frenare l’allungo.
La seconda parte della mattinata, prevedeva l’assaggio appunto delle 52 etichette. I validi sommeliers della delegazione dell’AIS di Arezzo al servizio, si sono prodigati di seguire il nutrito gruppo di esperti accorsi per l’assaggio, dove quest’ultimi avevano la facoltà di poter assaggiare i vini alla cieca o in maniera palese, ovvero conoscendo già da subito, il vino e l’annata, che si accingevano a degustare. Già, poiché si poteva spaziare tra la vastissima gamma delle annate in commercio, ma ci si poteva divertire con qualche vecchia annata.
Come già accennato, uno dei vini migliori della sessione è risultato il Galatrona 2004, ma anche altri vini si sono rivelati sopra la soglia dei 90 punti. Come l’Ardito 2008 di Baracchi, l’Orma del Diavolo 2004 di San Jacopo in Castiglioni oppure il Torrione 1999 di Petrolo. Spunti interessanti li hanno dati anche le versioni 1988 e 1985 del Chianti Riserva Rapozzo da Maiano della Fattoria di Gratena, mentre la 1990 (almeno la bottiglia che avevo in assaggio io) era già passata ad altra vita.
Quando si diceva l’importanza dei media…
Non c’è tempo da perdere perché gli incontri si fanno via via più serrati ed eccoci ad arrivare al Borro alla corte dei Ferragamo, ma che tutti gli esperti e gli appassionati lo associano nella persona di Gioia Giacomelli, valida, attiva e operosa P.R. della struttura.
Al Borro si conserva una delle più ricche serigrafie a livello mondiale, di opere artistiche legate che abbiano come soggetto personaggi legati al vino.
la maestosa “sala di vinificazione”
e gli imperiosi corridoi che portano alla barricaia
Il Borro, ovvero 750 ettari di proprietà, dove non manca veramente nulla per rendere perfetto e pregevole il soggiorno…
L’ingresso della Spa
e l’ingresso del Vincafé
Aperitivo…
e poi tutti a tavola…
Nell’ultimo giorno siamo invece ospiti del Dott. Moretti, proprietario della Tenuta Sette Ponti.
La casa padronale…
Il Presidente Cristiano Cini in compagnia del delegato AIS di Arezzo Massimo Rossi.
Gli interni…
“Noi POSSIAMO entrare”…
Ad attenderci la degustazione guidata dal sottoscritto e da Cristiano Cini, di otto annate di Oreno. Il nome prende origine dal torrente che attraversa la tenuta, è un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese.
Ma prima il dott. Moretti ci accoglie con una “chicca” in anteprima: l’Alicante
La “verticale” ha inizio.
Insieme a Cristiano, abbiamo volutamente deciso di farla a partire dalla più vecchia, la 2001, fino alla più giovane, la 2009 in anteprima.
Le discussioni intorno ai bicchieri erano parecchio “animate”. Non poteva essere altrimenti, visto che l’Oreno è sempre stato fin dall’inizio un vino controverso e combattuto. Si sono comunque messe in risalto durante questa degustazione, sicuramente delle peculiarità legate alla personalità che si sono fatte sempre più vive man mano che i vini si facevano più recenti. Non male, se si considera che questo vino è considerato da molti, uno stereotipo della “standardizzazione”, gli applausi sono scattati durante l’assaggio appunto della 2009 che potrà entrare di diritto nella storia, anche se al momento non ne fa ancora parte visto che non è in commercio, come la migliore annata in assoluto prodotta dal “dottore”. Ma anche tutte le altre versioni hanno avuto molto da raccontare della loro annata originaria.
Con la verticale di Oreno, si è arrivati alla conclusione di uno “stage sul campo” che potremmo definire indimenticabile e fortemente istruttivo.
Un ringraziamento particolare all’Associazione Strada del Vino “Terre di Arezzo” per averci ospitato e per averci dato la possibilità di fare da supporto come Media Partner, al Presidente Cristiano Cini, a tutto lo staff dell’Associazione, ai produttori e a tutte le persone che si sono adoperate per rendere perfetto tutto questo.
Alla prossima edizione!
Organizzatore dell’evento:
Associazione Strada del Vino “Terre di Arezzo”
Via Ricasoli, 38
52100 Arezzo (AR)
tel +39 0575 294066
fax +39 0575 294066
Sito Web: www.stradadelvino.arezzo.it
Indirizzo posta elettronica: info@stradadelvino.arezzo.it
Credits:
Relais & Chateaux Il Falconiere
Località San Martino, 370
52044 Cortona (AR)
tel +39 0575 612679
fax +39 0575 612927
Sito Web: www.ilfalconiere.it
Indirizzo posta elettronica: info@ilfalconiere.it
Spazio Lebole
Via Margaritone, 27
52100 Arezzo (AR)
tel +39 0575 370422
fax +39 0575 370422
Sito Web: www.spaziolebole.it
Indirizzo posta elettronica: info@spaziolebole.it
Il Borro s.r.l.
Località Borro, 1
52020 S. Giustino Valdarno (AR)
tel +39 055.977053
fax +39 055.977055
Sito Web: www.ilborro.com
Indirizzo posta elettronica: ilborro@ilborro.it
Tenuta Sette Ponti
Località Vigna di Pallino
52029 Castiglion Fibocchi (AR)
tel +39 0575 477857
fax +39 0575 431542
Sito Web: www.tenutasetteponti.it.it
Indirizzo posta elettronica: tenutasetteponti@tenutasetteponti.it
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