Articolo a cura di Ivano Antonini-EnoCentrico.
Curatore Guida dei Vini on-line by Altissimo Ceto e Referente regionale del Piemonte.
Terzo appuntamento per quanto riguarda il Piemonte in questa seconda edizione della nostra Guida dei Vini on-line. Dopo il capitolo dedicato ai Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba ed i Barolo “classici”, ecco il turno di una ricca fase di assaggio con una delle denominazioni regionali principali: i Barbaresco. Spazio subito al racconto ed ai risultati delle sessioni di assaggio.
In questo articolo si parla di: Albino Rocca, Bruno Giacosa, Cascina Falletto, Castello di Neive, Fontanafredda, Gaja, Moccagatta, Montaribaldi, Nada Fiorenzo, Negro, Oddero, Piero Busso, Pio Cesare, Prunotto, Scarpa, Sottimano, Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy, Ugo Lequio
Link di riferimento alla denominazione dell’Edizione 2009-2010: I Barbaresco
Prima di passare al racconto dei vini degustati, per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
Buona lettura!
1)LA GRADUATORIA:
Annata 2007:
95/100 – Barbaresco Asili di Barbaresco Az. Agr. Falletto di Bruno Giacosa 2007 (Cat. G)
91/100 – Barbaresco Vigneto Brich Ronchi Albino Rocca 2007 (Cat. F)
91/100 – Barbaresco Santo Stefano Albesani di Neive Casa Vinicola Bruno Giacosa 2007 (Cat. G)
91/100 – Barbaresco Gaja 2007 (Cat. H)
91/100 – Barbaresco Gallina Oddero 2007 (Cat. F)
91/100 – Barbaresco Vanotu Pelissero 2007 (Cat. F)
91/100 – Barbaresco Currà Sottimano 2007 (Cat. F)
90/100 – Barbaresco Bric Balin Moccagatta 2007 (Cat. F)
90/100 – Barbaresco S. Stefanetto Piero Busso 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Ovello Vigna Loreto Albino Rocca 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Albesani Santo Stefano Castello di Neive 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Coste Rubìn Fontanafredda 2007 (Cat. E)
89/100 – Barbaresco Tulin Pelissero 2007 (Cat. E)
89/100 – Barbaresco Tettineive Scarpa 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Cottà Sottimano 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Fausoni Sottimano 2007 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Gallina Ugo Lequio 2007 (Cat. E)
88/100 – Barbaresco Basarin Moccagatta 2007 (Cat. F)
88/100 – Barbaresco Palazzina Montaribaldi 2007 (Cat. D)
88/100 – Barbaresco Borgese Piero Busso 2007 (Cat. F)
88/100 – Barbaresco Pajoré Sottimano 2007 (Cat. F)
88/100 – Barbaresco Martinenga Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2007 (Cat. F)
87/100 – Barbaresco Albino Rocca 2007 (Cat. E)
87/100 – Barbaresco Cole Moccagatta 2007 (Cat. F)
87/100 – Barbaresco Sorì Montaribaldi Montaribaldi 2007 (Cat. E)
87/100 – Barbaresco Cascinotta Negro 2007 (Cat. D)
87/100 – Barbaresco Produttori del Barbaresco 2007 (Cat. C)
86/100 – Barbaresco Castello di Neive 2007 (Cat. E)
86/100 – Barbaresco Prunotto 2007 (Cat. E)
85/100 – Barbaresco Moccagatta 2007 (Cat. E)
Annata 2006:
93,5/100 – Barbaresco Martinenga Gaiun Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2006 (Cat. G)
93/100 – Barbaresco Martinenga Camp Gros Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2006 (Cat. G)
92/100 – Barbaresco Il Bricco Pio Cesare 2006 (Cat. G)
91/100 – Barbaresco Rombone Nada Fiorenzo 2006 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Manzola Nada Fiorenzo 2006 (Cat. F)
89/100 – Barbaresco Basarin Negro 2006 (Cat. E)
89/100 – Barbaresco Pio Cesare 2006 (Cat. F)
88 (?)/100 – Barbaresco Bric Turot Prunotto 2006 (Cat. E)
Annata 2005:
92/100 – Barbaresco Riserva Ovello Produttori del Barbaresco 2005 (Cat. E)
90/100 – Barbaresco Ricu Montaribaldi 2005 (Cat. F)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
Annata 2007:
95/100 – Barbaresco Asili di Barbaresco Az. Agr. Falletto di Bruno Giacosa 2007 (Cat. G)
Altissimo Ceto
In seguito alla decisione (sofferta) di Bruno Giacosa di non uscire sul mercato con i Barolo e Barbaresco 2006, si è arrivati alla scelta aziendale di andare allora in commercio con i Barbaresco 2007, ridimensionando quella che era fino ad oggi la politica di uscire con questi vini a pari annata con i Barolo. Nutriamo sempre pieno rispetto in tutte quelle che sono le disposizioni aziendali dei Giacosa e siamo, ad ogni modo, rallegrati di trovare saldamente in testa in queste sessioni, i due cru di Bruno. L’Asili, da sempre il suo preferito, prende fortemente la testa del gruppo con una prova da manuale. Proposto in questa annata, vestito dall’etichetta bianca, troviamo in prima linea una fragranza ed una integrità del frutto che non ci saremmo magari mai aspettati da una 2007 (forse non da Giacosa in quanto ci ha spesso abituati a queste prove), anche se siamo perfettamente consapevoli, che è inoltre una delle caratteristiche che hanno sempre reso unico questo vigneto, nel panorama Barbareschiano, di tenere grinta, carattere e completezza, anche in annate calde e non adagiarsi su facili rotondità e dolcezze. Con l’ossigenazione vengono sprigionate delle sfumature speziate e floreali che impreziosiscono il bouquet, in una perfetta sequenza orchestrale, di grande eleganza e dal notevole potenziale in futuro. Al palato sfodera tutta la sua classe e finezza, creando in questo contesto, il gap con il Santo Stefano. L’uscita e la profondità sono perfettamente al top con il resto delle qualità mostrate. Da applausi.
91/100 – Barbaresco Vigneto Brich Ronchi Albino Rocca 2007 (Cat. F)
Ecco il risultato che ci si aspetterebbe sempre dal Brich Ronchi di Angelo Rocca. Capace pure, nel millesimo 2007, di spuntarla sul campione della versione che lo ha preceduto. Di un piano più incisivo e dinamico all’olfatto, il profilo offre profondità e armonia nei diversi stadi. Il tutto con compiaciuta eleganza, che lo rende piacevolmente intrigante. Palato più misurato, che si mostra pieno e avvolgente in prima battuta, salvo poi rinsaldarsi in una forma più contratta, data dalla asperità del tannino bisognoso di rendersi più docile in futuro.
91/100 – Barbaresco Santo Stefano Albesani di Neive Casa Vinicola Bruno Giacosa 2007 (Cat. G)
La maturità e le tonalità del frutto dell’Albesani-Santo Stefano 2007 sono più in linea con quelle che sono le caratteristiche del millesimo. Un frutto più polposo, più avvolgente ed immediato, con quel carattere speziato, per certi versipiù evoluto dell’Asili e più spostato sulle note dolci delle spezie, a discapito di quelle più piccanti e balsamiche del campione raccontato sopra. Comunque pur sempre una prova d’autore, degna del Maestro, che ritrova linearità e coerenza anche al palato, con una trama tannica più “dura” ed una chiusura leggermente più asciutta, che non influiscono tanto sulla bontà qualitativa del prodotto, ma bensì sul ridimensionamento del punteggio rispetto sempre all’Asili.
91/100 – Barbaresco Gaja 2007 (Cat. H)
Ci sentiamo di collocarla un passo indietro, questa edizione DEL (il maiuscolo è d’obbligo, ndEC) Barbaresco di Casa Gaja, rispetto alla splendida versione assaggiata lo scorso anno, pur collocandosi con pieno diritto oltre la soglia dei 90 punti. Vino incisivo, energico e di grandissima finezza, come suo solito, ma si mostra un filo più evoluto della 2006, con un passo decisamente più “caldo” del frutto. Dalla sua ha però un impatto già immediato. Piacevole e scorrevole anche al palato, dove imprime pennellate suadenti e avvolgenti, durante tutto l’atto gustativo. Trama tannica, come ci si poteva aspettare, più integrata e meno decisa di quella precedente.
91/100 – Barbaresco Gallina Oddero 2007 (Cat. F)
Lo stile Oddero si fonda su delle basi molto solide, fatti di vini che inizieranno la loro perfetta evoluzione tra qualche anno e viene portato rispetto per una matrice del vitigno che mostra il suo carattere, in questo caso, vigoroso e rigido di un Nebbiolo di Barbaresco, che si distende su un profilo aromatico leggiadro, fragrante e di grande pulizia. Palato “integralista”, poggiato su una trama tannica vigorosa e tenace, ma capace di distendersi con molta agilità.
91/100 – Barbaresco Vanotu Pelissero 2007 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Bellissima prova messa in campo quest’anno, per quanto concerne il Vanotu di Giorgio Pelissero. Ci pare di capire tra le altre cose, che stiamo parlando di una delle migliori versioni. Il profilo olfattivo è dinamico e ritmato nella successione aromatica, capace anche di non “sottomettersi” troppo al diktat dell’annata, sfoderando lampi balsamici che danno vigore e non appesantiscono la sua evoluzione nel bicchiere. Palato carnoso, con tannini che hanno bisogno ancora di fondersi e con una chiusura ammandorlata del frutto.
91/100 – Barbaresco Currà Sottimano 2007 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Se dovessimo fare un rapido calcolo della media dei punteggi dei Barbaresco di Andrea e Rino Sottimano, possiamo notare come si discostano di poco rispetto a quelli ottenuti lo scorso anno. Ma sul piano della fruizione complessiva, sembrano intravedere una marcia in più. Almeno per quanto riguarda la compattezza, con un filo in più di solidità. Il naso del Currà è come sempre impreziosito da una stoffa più minuta e più ricca, rispetto ai suoi fratelli. Possiede pure un’evoluzione più speziata ma non evoluta. Spezie piccanti come la liquirizia e il pepe nero in grani. Ottima l’integrazione con il legno. Palato avvolgente e deciso, come suo solito, ed un tannino più rigido e verticale degli altri, ma decisamente più dinamico.
90/100 – Barbaresco Bric Balin Moccagatta 2007 (Cat. F)
Altissimo Ceto
I dubbi registrati lo scorso anno su un passaggio interlocutorio del Bric Balin, in questa versione non li abbiamo. Con la 2007, risale allora nella sua posizione di cru privilegiato dei vini di Francesco e Sergio Minuto. Grande pulizia in questa versione ed un bagaglio olfattivo concentrato ricco e di grande suadenza, con un legno che non ha ancora raggiunto il suo equilibrio, ma troverà il tempo di integrarsi. La bocca è decisa e vigorosa. Di grande spessore, crea volume al palato con una trama tannica che risulta essere la più fitta e più tenace dei suoi fratelli. La chiusura anticipa anche quello che sarà la prerogativa di questo vino. Un futuro lungo e radioso, pronto a proiettarlo più in alto.
90/100 – Barbaresco S. Stefanetto Piero Busso 2007 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Il S. Stefanetto di Piero Busso arriva a conquistarsi la soglia dei 90 punti, con una prova da grande campione. La scalata meritocratica è arrivata a grandi falcate negli ultimi millesimi e crediamo che su questi livelli si possa attestare saldamente. Una versione 2.0, capace di interpretare il vino in chiave moderna, senza perdere nulla sul piano della valorizzazione del vitigno. L’approccio olfattivo merita tempo e pazienza e soprattutto di ossigeno, prima di comunicare quanto di più vero è in grado di esprimere. Il taglio sartoriale è di bella eleganza con un mix di giacca da smoking su un paio di jeans classici. Anche al palato dona la stessa impressione, con quel suo inizio terribilmente imbottonato, salvo poi sfoderare un’uscita tra le più agili e dinamiche. Un vino alla Piero Chiambretti per intenderci…
89/100 – Barbaresco Ovello Vigna Loreto Albino Rocca 2007 (Cat. F)
Profilo olfattivo ricco ed esaustivo anche sul piano della godibilità. Tuttavia risulta di grande sostanza, ma meno incisivo rispetto al Brich Ronchi e alla versione 2006 dello stesso. Frutto maturo, polposo dove la ciliegia sotto spirito domina la scena e trova facilità di espressione con un taglio speziato e balsamico. Bocca in perfetta coesione, così come la trama tannica che come suo solito, risulta più aggressiva e generosa del fratello descritto qualche riga più su.
89/100 – Barbaresco Albesani Santo Stefano Castello di Neive 2007 (Cat. F)
Buona prova del Santo Stefano del Castello di Neive, nonostante il 2006 degustato lo scorso anno, si dimostrò tutt’altra cosa. La delicatezza, l’armonia e quelle sfumature sottili che si sono riscontrate nella precedente versione, sono un po’ offuscate da un taglio più caloroso ed evoluto del frutto che frena l’affondo della vena minerale tipica di questo cru e quindi non gli da la il giusto ritmo all’interno della consueta cadenza aromatica. Bocca ampia e calda, avvolgente in un primo momento, viene poi subito interrotto da un’irruenza del tannino che si mostra vivace, ma con una chiusura asciutta dello stesso.
89/100 – Barbaresco Coste Rubìn Fontanafredda 2007 (Cat. E)
Quest’anno il Coste Rubìn di Fontanafredda si ferma ad un passo dalla soglia dei 90 punti che aveva invece raggiunto con la scorsa versione. Un gradino più in basso rispetto alla 2006, ma molto lontano da quel guado inflazionato dove navigava non molto tempo fa. Prima di tutto ci è arrivato (in compagnia dei Barolo) grazie ad una maggiore sostanza della materia prima. Quest’ultima viene “trattata” con maggiore rispetto al fine di arrivare ad ottenere i risultati ottenuti ora. Anche in cantina, i compiti svolti da Danilo Drocco, sono stati efficaci e decisamente più caricaturali per arrivare a dare maggiore personalità a vini che sembravano averla persa. Il palato ha nuova linfa e si riconcilia con una trama che ritrova finalmente ordine e disciplina mettendo la croce sul passato che fu di…solo chiacchiere e distintivo.
89/100 – Barbaresco Tulin Pelissero 2007 (Cat. E)
Il Tulin è un po’ il ragazzaccio di casa Pelissero, quello un po’ esuberante, quello che non ha la conoscenza ed il savoir faire dei modi garbati, anche se un po’ “vanitoso”, del Vanotu, ma detiene un carattere più “effervescente” e spensierato. Un vino senza tanti se e tanti ma, capace di invecchiare ma che può essere già pronto da cogliere al volo ed apprezzato da chi si vuole concedere qualcosa di non troppo banale. O scontato.
89/100 – Barbaresco Tettineive Scarpa 2007 (Cat. F)
Un grande classico consigliato per chi ha un po’ di nostalgia per la Belle Epoque di Langa, quando era tutto minimal, ancora inesplorata, terra di nebbie, contadini e tartufo e con quel sapore/odore di rustico che sa tanto di un mobile Louis XV. Ecco il Tettineive era ed è ancora così, ravvivato e rinvigorito se vogliamo, ma sempre con le basi sui fondamentali del nebbiolo, con un tocco di calore dato dall’annata. Da dimenticare nelle cantine degli amanti del genere.
89/100 – Barbaresco Cottà Sottimano 2007 (Cat. F)
Pari merito per il Cottà ed il Fausoni, pur con motivazioni diverse. Il 2007 del Cottà, spiega un frutto più evoluto dei quattro cru dei Barbaresco di Sottimano. Ma è di grande respiro, subito già aperto e avvolgente e crediamo che queste caratteristiche le possa mantenere anche con il passare del tempo. Il palato è un po’ più ritroso, rispetto al naso, pur con un grande equilibrio tra spessore ed acidità. Se proprio dovete stappare oggi uno dei 2007 dei Sottimano, allora ripiegate le vostre scelte su questo.
89/100 – Barbaresco Fausoni Sottimano 2007 (Cat. F)
Il Fausoni mostra invece un frutto con delle tonalità più crude e precoci nell’evoluzione e con delle sfumature balsamiche più accentuate. Inoltre denota un’integrazione con il legno più indietro rispetto agli altri, anche se la sua compattezza lascia sperare un futuro molto roseo in questo senso, supportato anche da un palato che viene evidenziato da una grande vitalità ed un tannino un po’ sulle sue e ancora tutto da farsi.
89/100 – Barbaresco Gallina Ugo Lequio 2007 (Cat. E)
Un passo in avanti per quanto riguarda la 2007 del Gallina di Ugo Lequio. Sembra che abbia frequentato un corso in palestra, se paragonato alla 2006, non tanto per mettere su muscoli ma per trovare quel giusto spessore, che spesso gli è mancato in passato. Bene, perché così è in grado di sostenere e supportare quel taglio stilistico dato da questo produttore, un po’ severo e rigido in alcuni tratti, soprattutto al palato dove la freschezza ti piomba addosso e sembra ancor più esaltare, l’impostazione rigorosa del tannino.
88/100 – Barbaresco Basarin Moccagatta 2007 (Cat. F)
Lasciando per un attimo da parte il discorso riguardante il Bric Balin, se c’è un vino che ha compiuto una crescita esponenziale tra i vini di Mocccagatta, quello è proprio il Basarin. In passato soffriva di una concentrazione troppo marcata e che si riversava in un vino che era più slegato e spesso non trovava la giusta interazione con il legno. Oggi, ma dovremo includere soprattutto la bellissima versione targata 2006, questo cru sembra aver compiuto quel passo che gli ha permesso di entrare nell’età adulta e anche se appare distante come articolazione e profondità rispetto al millesimo precedente, la prova, si può dire di averla superata alla grande. Ancora alla ricerca di una più nitida definizione olfattiva, il vino si presenta pieno e generoso, con una voglia di distinguersi ed acquisire una propria identità. Il palato non avrà la stessa puntigliosità del Bric Balin, anzi rimane un po’ sfuggente, ma avrà bisogno ancora di sostare in bottiglia per riuscire ad ottenere il proprio equilibrio. E quindi di dare maggiore affondo alla retro-gustativa.
88/100 – Barbaresco Palazzina Montaribaldi 2007 (Cat. D)
Anche quest’anno ci sentiamo di dare qualche punto a favore del Palazzina, a discapito del Sorì Montaribaldi. Anche se, dobbiamo precisare, che la 2006 apparteneva ad un altro pianeta. La 2007 sembra più nervosa e meno distesa (i presupposti avrebbero dovuto dire il contrario), della versione precedente. Di grande concretezza, punta dritto al sodo. Il punteggio è da leggere più nell’ottica generale e sul piano della prestanza, in quanto la definizione e la precisione del dettaglio sembrano venire meno. Almeno oggi. Meno concentrazione avrebbe giovato anche sull’agilità di beva e dare maggiore spinta all’allungo finale.
88/100 – Barbaresco Borgese Piero Busso 2007 (Cat. F)
La vigna Borgese è situata all’interno del cru Albesani di Neive. Il vino che Piero Busso ne ricava ha un frutto più aggraziato, delicato ed armonioso se paragonato al S. Stefanetto. Si dilunga anche verso un grado più speziato. La bocca è in perfetta coesione, dove la determinazione è più misurata, compreso quel tannino che si mostra un po’ grossolano, ma più integrato. Articolazione di conseguenza.
88/100 – Barbaresco Pajoré Sottimano 2007 (Cat. F)
Chiude il panorama dei Barbaresco di Andrea e Rino Sottimano: il Pajoré 2007. Una complessità meno evidente e meno ricca, di buon impatto ma con alcune tonalità calde del frutto che si riscontrano anche al palato, dove la sensazione pseudo-calorica fatica a trovare quella giusta complicità con la freschezza, come lo è stato invece per gli altri cru.
88/100 – Barbaresco Martinenga Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2007 (Cat. F)
Più scuro e più profondo del classic style di questo domaine, il 2007 del Martinenga. Marasca, more e cassis, prendono posto alle consuete fragoline di bosco, per dare un frutto più variegato e più avvolgente, ma meno preciso e puntiglioso di quanto Alberto ci abbia abituato nel corso della sua storia. Anche al palato sfodera una trama tannica più determinata e meno regolare.
87/100 – Barbaresco Albino Rocca 2007 (Cat. E)
Da un punto di vista dell’approccio e della semplicità di fruizione, il Barbaresco di Angelo Rocca e figlie, risulta un valido esempio rilevante. Naso diretto, semplice e lineare, tecnicamente ben fatto, pur se risulta privo, in sintesi, di lampi eccentrici e carichi di personalità. Un vino che vuole essere così, anche al gusto con agilità e freschezza di beva e con quel tocco di avvolgenza in più, dato dai valori dell’annata.
87/100 – Barbaresco Cole Moccagatta 2007 (Cat. F)
Nel millesimo 2007 è il Cole ha chiudere la volata tra i cru dei fratelli Minuto. Questo per via di un naso, soprattutto, che si mostra virato su un impatto evoluto più marcato. Diciamo che la sostanza e lo spessore proposto ci sono tutti, ma gli manca quel puntiglio, quella meticolosità e quella precisione nel dettaglio, mostrata invece nei vini descritti in precedenza. Anche al palato sembra un po’ soffrire le tonalità “calde” dell’annata, dove il nervosismo acido-sapido sembra vibrare di meno e va a terminare con un grado di asciugatura del tannino piuttosto sottolineato.
87/100 – Barbaresco Sorì Montaribaldi Montaribaldi 2007 (Cat. E)
Stesso discorso riportato sopra nella descrizione del Palazzina. Si può possedere maggiore spessore ed un carattere più autorevole, ma bisogna mantenere comunque una certa distensione e dare un’agilità più efficace. Anche per quanto riguarda l’uso del legno, che in questa/e 2007 hanno dato un timbro importante e che difficilmente potranno digerire in futuro.
87/100 – Barbaresco Cascinotta Negro 2007 (Cat. D)
La famiglia Negro è abitualmente sinonimo di Roero. A ragione. La prassi Barbaresco è senza dubbio un percorso in crescita, grazie anche all’esperienza messa in campo dalla famiglia. Il Cascinotta si colloca in una fascia molto buona e dalla sua ha un vantaggio non trascurabile, come quello del prezzo. C’è equilibrio tra i vari elementi, senza che ci sia una che sovrasta. Ora ci aspettiamo anche un pizzico di personalità in più.
87/100 – Barbaresco Produttori del Barbaresco 2007 (Cat. C)
Buona la prova del Barbaresco “classico” dei Produttori. Le tonalità calde dell’annata tendono a dare un approccio più avvolgente e più sfumato al frutto, La gustativa si incanala sui consueti binari, dando ritmi e cadenze date dalle durezze, con quel pizzico di profondità in più e che può essere anche facilmente apprezzato anche da chi, normalmente, non è un suo particolare fan. E con il prezzo super vantaggioso di sempre.
86/100 – Barbaresco Castello di Neive 2007 (Cat. E)
Lo stile un po’ arioso e leggiadro del Castello di Neive, viene, in questo caso, offuscato da un approccio troppo caffeoso a livello aromatico e quindi da un legno che tende a dire la sua più del dovuto. Peccato perché il carattere non manca, segnato anche a livello gustativo dove mostra temperamento e la classica freschezza nel pieno della sua indole.
86/100 – Barbaresco Prunotto 2007 (Cat. E)
Il Barbaresco “classico” di Prunotto, rappresenta un punto saldo per il suo grado di appetibilità anche rapportato al prezzo di partenza. Auspicheremmo trovare però in futuro un frutto più attento nel dettaglio e meno sfuggente, che in questa 2007 si rivela anche un po’ grossolano, pur essendo dotato di una profondità (nel suo campo) più audace. Bocca coerente e stesso discorso. Trovare più equilibrio gli gioverebbe anche dal punto di vista della beva.
85/100 – Barbaresco Moccagatta 2007 (Cat. E)
Un naso che è apparso segnato in maniera indelebile dal legno per andarsi ad integrare con una complessità aromatica abbastanza essenziale e frenandolo così sul piano della godibilità immediata. Più saldo al palato, dove troviamo un alcol che marca la sua presenza, sostenuto comunque da una buona freschezza e con una trama tannica abbastanza rigida e asciutta.
Annata 2006:
93,5/100 – Barbaresco Martinenga Gaiun Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Li aspettavamo con trepidazione ed impazienza i cru del Marchese Alberto. La bellissima prova del 2006 del Martinenga “classico” ci aveva lasciato con un po’ di bava alla bocca e l’attesa non poteva essere delusa. Almeno conoscendo la storia di questa cantina. Il risultato è di trovare il Camp Gros ed il Gaiun strappare la pari posizione in volata e ci è voluto il photo-finish per decretare che il Gaiun aveva mezza ruota davanti. Almeno in questo momento. Crediamo che quel suo classico abito con una tonalità più sensuale ed avvolgente rispetto al Camp Gros, già nel breve periodo, gli abbia giovato. Ma i 2006 sono uno spettacolo, con la consueta regia di Marco e Jeffrey, attenti al dettaglio, maniacali, ma con il piglio deciso e graffiante. Timbro della 2006. Si ripercuote anche nella trama tanica energica e vigorosa, ma che non disturbano per nulla la grande chiusura, con comportamento elegante e signorile. Come quello del Marchese Alberto.
93/100 – Barbaresco Martinenga Camp Gros Tenute C.A. dei Marchesi di Grésy 2006 (Cat. G)
Vedi sopra. Stesse considerazioni. In questo caso però, il Camp Gros, mostra un’indole un po’ più fredda e meno avvolgente rispetto al Gaiun, con una maggiore propensione al taglio balsamico. Bocca con la medesima tenacia ed eleganza in chiusura.
92/100 – Barbaresco Il Bricco Pio Cesare 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Il trend di crescita sostanziale, iniziato qualche millesimo fa da questa prestigiosa cantina di Alba, trova il suo picco massimo con la versione 2006 de Il Bricco e (lo vedremo nei prossimi giorni…) de l’Ornato. Lo stile Pio Cesare, fatto di vini essenziali nel carattere e pieni nella sostanza, aggiungono anche più personalità all’insieme, se paragonati al passato. Può essere che questo giovamento sia riscontrabile nei lavori in cantina che sono stati ultimati e quindi abbiano raggiunto anche un grado di stabilità. Un vino da vedere ovviamente in prospettiva (quello che ha portato a spuntare questo punteggio), così come è solito trovare nel personal style di questa azienda, con un vino che ha allacciato le cinture e si è incamminato per un viaggio lungo. Molto lungo. Anche voi, cari lettori, concedetegli tempo. Giusto quello che serve per fargli terminare il rodaggio e potrete trarre il massimo da questa bottiglia. Anche sul piano emotivo.
91/100 – Barbaresco Rombone Nada Fiorenzo 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Sono proprio in annate come queste, considerate classiche, che la maestrìa di Bruno Nada ci mette il segno. Anzi la sua firma. La firma con la penna stilografica, proprio nel suo cru storico in quel di Treiso, con un vino che tende a racchiudere un frutto ancora inespresso e tutto in divenire, ma che esercita il suo fascino. Il lavoro di Bruno, alla costante ricerca della verticalità, ma anche dell’equilibrio al tempo stesso, trova, dicevamo, il plus in queste annate dove l’incisività, il piglio e la comunicazione con quella smorfia un po’ timida e un po’ ruffiana, ne fanno un piccolo capolavoro. Di questo vin de garage, orgoglio di una viticoltura di Langa. Quella vera. Quella sentita. Quella emozionante.
89/100 – Barbaresco Manzola Nada Fiorenzo 2006 (Cat. F)
La 2006 sembra invece trovare qualche difficoltà in più nel Manzola. Forse già per il suo taglio un po’ rigido e quell’approccio più nervosetto dell’acidità, trovano maggiore esaltazione in annate come questa e non riescono a trovare quella perfetta coesione, per imprimere maggiore profondità ed un equilibrio più stabile, che è invece segno dei vini di Bruno Nada. Il risultato è di un vino ottimo, ma che si ferma ad un’incollatura dalla soglia dei 90 punti.
89/100 – Barbaresco Basarin Negro 2006 (Cat. E)
Tecnicamente ben fatto. Da uve del prestigioso cru di Basarin, egregiamente lavorate dalle mani della famiglia Negro e dalla firma di Gianfranco Cordero. Ci sono tutte le basi di un radioso e prospero futuro, per dare maggiore stabilità ed arricchimento, ad un vino compatto e dotato di una complessità minuziosa, al fine di ottenere anche quel grado di personalità, che già si trovano nei loro Roero.
89/100 – Barbaresco Pio Cesare 2006 (Cat. F)
Lo stacco tra il cru ed il “classico” di casa Pio Cesare è più siderale di quanto non fu riscontrato invece con la 2005. E strizzando l’occhio all’annata, diremo che è anche abbastanza normale. Non tanto sul piano dello spessore o della struttura, ma quanto su un diverso approccio stilistico dei due vini presi in considerazione e che vuole, nel caso del “base” trovare quell’armonia e quell’equilibrio che lo portano ad una soglia di apprezzamento più precoce e che lo rendano più godibile. Tuttavia, gli amanti del genere, dovranno ancora conservarlo qualche anno in cantina, prima di poterlo cogliere al pieno delle sue potenzialità.
88 (?)/100 – Barbaresco Bric Turot Prunotto 2006 (Cat. E)
Ça va sans dire che gli va riconosciuto un grado di spessore, di appetibilità e di fascino superiori, rispetto all’edizione 2005 degustata lo scorso anno. Anche l’uso del legno è stato maggiormente registrato. Il vino però in questo momento attraversa una fase interlocutoria, molto chiuso e ritroso nel concedersi a livello aromatico, così come al palato mostra stoffa e carattere che vengono accentuate sul piano delle durezze e da un taglio acido-sapido con una chiusura minerale che non ci sembra mai averla riscontrata in passato. Pertanto, la lenta evoluzione del tannino ci consiglia di rifugiarsi dietro un punto di domanda, per poter ipotizzare, in maniera serena, il suo percorso di maturazione.
Annata 2005:
92/100 – Barbaresco Riserva Ovello Produttori del Barbaresco 2005 (Cat. E)
Altissimo Ceto
Quando un’azienda come quella dei Produttori del Barbaresco, riesce a “sfondare” attraverso le sue riserve, in maniera egregia e con la signorilità e l’esperienza che la contraddistingue, il risultato è sotto gli occhi (ed il naso) di tutti ed è sempre un bel bere. Peccato poter includere solo l’Ovello in questa sessione, ma il campione è un vero capolavoro. Stilistico e caratteriale. Quattordicimila bottiglie che vengono subito volatilizzate, appena varcano la soglia della loro cantina al momento della loro commercializzazione, poiché gli aficionados del genere sono parecchi. Anzi molti di più, e pertanto sono sempre numerosi quelli che rimangono a bocca asciutta. In tutti i sensi. Mostra un profilo olfattivo classico ed integralista, con l’ossigenazione che è d’obbligo prima di poterne godere. Ricco e un po’ sfumato, ma di grande fascino. Un fascino come un grande film in bianco e nero, ma ravvivato dal calore e dalla magica interpretazione degli attori protagonisti. Il frutto per prima e poi quel lato un po’ crudo e un po’ severo delle durezze, dove tannini e acidità rispondono presente, ma che dicono che “l’è propri quest, el so bel“.
90/100 – Barbaresco Ricu Montaribaldi 2005 (Cat. F)
Ecco il campione in casa Montaribaldi, almeno per quanto riguarda le sessioni di quest’anno. Proposto nella versione 2005 (non è una Riserva), mostra la medesima concentrazione dei suoi fratelli, ma una maggiore precisione del dettaglio, dovuto forse anche dai tratti dell’annata di origine. Anche in questo caso, sarebbe però auspicabile domare un po’ l’irruenza, che si riversa in tannini decisamente troppo austeri e giocare molto di più sul piano della leggiadrìa e degli equilibri. E sulla facilità di beva.
P.S.: Al momento della chiusura delle nostre sessioni, la famiglia Cigliuti, non era ancora disponibile con le annate 2007 dei suoi Barbaresco, posticipando la loro uscita in commercio. Saranno dunque inserite nelle sessioni del prossimo anno.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Entrando nel dettaglio dell’annata di maggior rilievo di queste sessioni, ovvero la 2007, notiamo come il quadro generale è stato molto più lineare, spiccato, e a tratti confortante, di quanto non fu messo in risalto invece con quella precedente. Può essere che il “classicismo” e l’integralismo che erano alla base di quel millesimo considerato più classico, mal si adattavano alle precocità di assaggio di un anno fa. Infatti i campioni di quei produttori che per scelte aziendali hanno deciso di posticipare le loro uscite, oggi si sono presentate con delle vesti più calzanti, più dinamiche e anche più godibili, anche se stiamo comunque parlando di campioni che andranno apprezzati molto più in la con gli anni. Per le caratteristiche generali di questo millesimo non c’è miglior modo che rileggere le note di degustazioni dei vini descritti sopra per capire meglio. Ma c’è un’aspetto che va comunque sottolineato e che si discosta molto, ne parleremo anche in quella occasione, con le degustazioni di Barolo e che vanno al di la di quelle classiche differenziazioni legate al territorio o ai disciplinari di produzione. Barbaresco, ancora oggi, vive di tante piccole divisioni. Una squadra che punta più sullo sviluppo dei singoli, si direbbe in linguaggio calcistico. Soprattutto per chi, come noi, si fa parecchie pippe mentali in fase di degustazione dei vini a base Nebbiolo ed è alla costante ricerca del dettaglio o della particolarità, cercando di metterle in risalto in un filo logico più allargato e che cerchino di dare una chiave di lettura più facile, di come quella denominazione sta evolvendo. Se vogliamo sintetizzarla in una sola parola: “terroir”. Le nostre discussioni in queste sedi hanno sempre come base gli stessi vocaboli e vi assicuro che se dovesse partecipare un esterno a queste “sedute”, si annoierebbe a morte. Monologhi fatti da voci come balsamico, fragranze del frutto, finezze, leggiadrìe aromatiche, precisione del dettaglio, tannini graffianti, acidità e mineralità. E soprattutto, ed è quello che spesso manca, la parola che più viene evocata/desiderata è: equilibrio. E quì non ci riferiamo a rotondità, morbidezze o tannini integrati ed affusolati, ma quell’equilibrio “intrinseco” che vorremmo trovare in un vino ottenuto da questo nobile vitigno. Anzi, sarebbe più corretto parlare di stabilità aromatiche e simmetrie degli elementi gustativi. Tutti parametri che dovrebbero essere dunque riconducibili ad un territorio e si stanno lentamente ritrovando, visto che l’era delle ipermegaconcentrazioni è, deo gratias, finita. In fondo, eravamo anche stufi di bere dei Barbaresco, scuri, concentrati e che erano terribilmente pronti subito. Provate oggi ad aprire qualche 1997 e sarà facile capire quanto stiamo asserendo. Lasciamoli bere ai discendenti dei pellerossa quei tipi di vino.
Abbiamo parlato di “lentamente” e ora arriviamo dunque a chiarire quanto asserito prima. Il Barbaresco è un vino che ha una propria identità e ha delle proprie collocazioni sul mercato. Non ha bisogno di essere considerato ancora il fratello minore del Barolo; è finita anche quell’era. Ma ci sono ancora delle fasi all’insegna del “stiamo lavorando per voi” e che è ancora legato, principalmente, ad un uso del legno che non ha ancora completato il suo corso e la sua evoluzione, verso cosa è meglio per questo vitigno. In senso molto allargato, ed in linea generale, possiamo dire che Barolo c’è già arrivato. Qui, sempre a Barbaresco, notiamo ancora come alcune razionalità sono in quella fase di passaggio tra le esigenze di mercato e le filosofie aziendali. E questo concerne anzitutto la base, ovvero quei produttori che crediamo non prendano sul serio l’autorevolezza di un nome così importante e vanno in commercio con vini sottostimati, pronti ad affollare gli scaffali della G.d.o. o, peggio ancora, con offerte da 3×2 all’autogrill. Certo, anche molti Barolo, “godono” della stessa posizione. Ma Barbaresco, nel suo piccolo è quello che più soffre. Vi preghiamo, cari produttori, perché voler continuare ad usare dei nobili nomi in etichetta per svendersi e far precipitare la credibilità di queste denominazioni storiche. Come? Questi nomi aumentano il vostro prestigio (?) personale ? Siamo seri per favore. Usate “Langhe Nebbiolo” per Dio! E lasciate in pace le qualifiche Barolo e Barbaresco. E voi garanti delle commissioni d’assaggio delle D.O.C.G. cosa siete lì a fare? Non dategli più le fascette a questi vini. Le difficoltà legate al mercato ed ai consumi, di questi tempi, non fanno che affossare ancor di più questo genere di situazioni e sarebbe auspicabile di far acquistare nuovamente la dignità che essi meritano. Sogno o utopia?
Concedeteci anche un piccolo risvolto personale in conclusione. Siamo molto felici dei risultati, in termini di soddisfazioni, che stiamo ottenendo con la nostra Guida dei Vini on-line. Non pensavamo che un numero così elevato di produttori, che rappresentano l’eccellenza e le migliori firme enologiche del Made in Italy, si sarebbe rivolto a noi con tranquillità e serenità, mandandoci i loro prodotti e mettendoli così al vaglio delle nostre valutazioni. In molti mi/ci hanno scritto e sarebbe troppo facile per noi, crogiolarsi nei complimenti avuti e riscontrati, ma abbiamo notato come alcuni di questi sono arrivati anche da produttori che non hanno magari ottenuto dei punteggi ragguardevoli, oppure hanno addirittura guadagnato qualche critica. Ne citiamo una su tutte: “vi ringrazio, perché, a differenza di altri, non vi rifugiate dietro soltanto ad un simbolo od un numero, ma ci avete dato soprattutto delle motivazioni su cosa vi è piaciuto e cosa no. E ne faremo tesoro nelle esperienze di vinificazioni future dei nostri vini. Perché il vostro giudizio di sommelier professionisti, e dunque operatori sul campo a stretto contatto con i nostri consumatori, sono più che mai preziosi per noi”. Quindi, il nostro modo di operare con indipendenza e passione, ci ha aiutati molto in questi mesi e le nostre valutazioni non sono altro che il frutto soprattutto di questo. Cerchiamo di farlo con meno tecnicismi possibili, mettendo in campo tutte le nostre esperienze. Consci che questo può generare i suoi pregi e i suoi difetti. Ma tant’è. Ma torniamo dunque ai motivi che ci hanno spinto a scrivere queste righe. Non citeremo il nome del produttore in oggetto, poiché uno può valere un altro, ma evidentemente tra di loro (e all’interno di questa denominazione…) qualcuno ha avuto un comportamento diverso ed evidentemente si è risentito, probabilmente, di quanto fu scritto lo scorso anno a riguardo dei suoi vini. Quest’anno ha declinato il nostro invito e ha preferito non inviarci più i campioni per le sessioni di questa edizione. Siamo rispettosi di queste scelte e soprattutto riguardosi agli anni che esso/i ha/hanno vissuto in vigna e cantina, con pazienza e tanti sacrifici, che non possono essere cancellati o sottolineati con la penna rossa, da parte di qualcuno che nei pochi minuti di un assaggio, determina con un numerino e con poche righe, quanto è stato fatto (speriamo) di buono. Ma vorremmo che questo rispetto sia oltremodo reciproco nei nostri confronti. Nei confronti di persone che spendono ore del loro tempo, a dedicarsi con la (crediamo) professionalità che ci contraddistingue, senza voler essere troppo accomodanti verso quello che è il loro “mondo” e per dare un servizio alle persone, e sono migliaia, che ci seguono giornalmente.
Siamo consapevoli che in futuro, magari altri seguiranno queste decisioni e sceglieranno anche loro di non mandarci più i loro prodotti. Ma sappiate che noi, comunque, andremo dritti per la nostra strada e che non modificheremo in nessuna maniera, i nostri parametri di giudizio ed i nostri valori. Perché se è vero che vogliamo essere rispettosi per chi lavora la vigna, lo stesso rispetto se lo meritano chi ci legge. E sappiate che le nostre critiche non hanno lo scopo di “colpire” a random, o volontariamente qualcuno di potente, al fine di accrescere la nostra fama e la nostra considerazione. Non lo vogliamo. Non ne abbiamo bisogno. Siamo troppo amanti del buon vino per farlo. E qualsiasi parola troverete scritta in queste pagine è solamente dettata dalla nostra passione e dal nostro modo di interpretare quel determinato vino. Aiutati e confortati anche dal contatto giornaliero con chi, i vostri/loro prodotti li consuma giornalmente. Ed è soprattutto a loro che ci rivolgiamo…
Articolo redatto da:
Ivano Antonini.
Curatore della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e Referente regionale per il Piemonte.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier operante presso il Ristorante Relais & Chateaux “Il Sole di Ranco”.
Miglior Sommelier Professionista d’Italia AIS 2008, Miglior Sommelier della Lombardia 2001 e Sommelier dell’anno per la Guida de L’espresso 2006.
-Indirizzo e-mail: ivano.antonini@altissimoceto.it
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
EDIZIONE 2010/2011:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo ed i Nebbiolo d’Alba
MARCHE
EDIZIONE 2009/2010:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
-Le Barbere d’Asti e altre Barbere.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
VENETO
-I vini di Breganze, gli IGT ed altre eccellenze regionali.
FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
EMILIA-ROMAGNA
-Sangiovese di Romagna, Albana di Romagna passito e altre eccellenze.
UMBRIA
TOSCANA
-Le produzioni IGT del Chianti Classico ed alcune eccellenze di zone limitrofe.
-Le eccellenze di Cortona e di Montepulciano.
-Le eccellenze della “Costa” (prima parte): I vini bianchi, Bolgheri e Montecucco
-Le eccellenze della “Costa” (seconda parte): Scansano, Val di Cornia e le produzioni ad I.G.T.
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
ABRUZZO
CAMPANIA
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
La Guida dei Vini on-line by Altissimo Ceto. Dedicata alle sole eccellenze. Sponsored By Amici Gourmet – Network esclusivo di appassionati Gourmet.
Sei un appassionato Gourmet? Un addetto ai lavori? Un semplice nostro affezionato lettore? E non sei ancora titolare della Nostra Card esclusiva Viaggiatore Gourmet? Sostieni anche tu la nostra Guida Online Indipendente dedicata alle eccellenze e in cambio ricevi coccole e privilegi. Scopri come… QUI. Ti aspettiamo!