VIDEO VG-TV.
Azienda visitata il 6 Novembre 2007 ed il 9 gennaio 2008.
Questo è solo l’antipasto! Per il resto del menu vi consiglio di mettervi comodi, spegnete i cellulari, armatevi di popcorns, allacciatevi le cinture e benvenuti a bordo! Non sono previste uscite di emergenza!
Incominciamo il racconto facendo un passo indietro…
La Morra autunno 1996. Il sottoscritto muoveva i primi timidi passi nel mondo del vino, tra bicchieri, bottiglie e corsi per sommeliers. Già agli inizi, il vitigno nebbiolo nelle sue varie sfumature, nutriva in me un forte fascino. Durante la mia frequentazione nei corsi AIS sentivo parlare di una persona che era considerata un “rivoluzionario” nel mondo del Barolo, inutile quindi dirvi che vi sto parlando di Elio Altare.
Spinto dalla curiosità, presi in mano il telefono per chiamare in azienda e prenotare una visita per poter conoscere questo personaggio da vicino e con molto stupore, dall’altra parte della cornetta, mi risponde proprio Elio Altare in persona. Immaginatevi l’emozione di un novello del taste-vin, parlare per la prima volta con una persona come Altare, che è conosciuta nei quattro angoli del pianeta. Parlando del più e del meno, mi dice che la mattina stessa avevano giusto raccolto il Nebbiolo della Vigna Arborina, che è considerato da tutti il suo cru più famoso. Dopo circa quattro giorni arriva finalmente il giorno della visita in cantina e ad accogliermi c’era proprio lui. Lo trovo in compagnia ad altre persone che poi scopro essere altri produttori, queste persone erano per la precisione Corino, Mauro Veglio e Gianfranco Alessandria. Mi porgono un bicchiere del vino che stavano assaggiando e poco dopo Elio Altare mi dice: “Sai che cosa stai assaggiando?”. Ed io, mostrandomi a questa domanda tra un misto di insicurezza e timidezza tipico di una persona che fino a quel momento il vino lo aveva solo studiato sui libri, dissi: “No!”. “Questo è il Nebbiolo della Vigna Arborina appena svinato e vendemmiato quattro giorni fa’!!!” “Ma come?”-dissi tra me e me per evitare di fare la solita brutta figura del principiante-“Ho letto sui libri che il Nebbiolo per diventare Barolo deve fare minimo 15 giorni di macerazione sulle bucce!”
Da allora ne sono passati di anni e dopo continue frequentazioni arriviamo ai giorni nostri. Dal video di apertura e da questa premessa potete capire che non stiamo parlando di una Cantina qualsiasi e con una storia qualsiasi, anche se quest’ultima può risultare affascinante. Il fatto è che quando si parla di questa cantina, si parla prima di tutto di Elio Altare persona e che di professione fa il viticoltore, anzi il “peggiore” dei viticoltori come si ama definire lui. Elio però prima di essere una persona qualunque è sicuramente un “Personaggio” con la P maiuscola, questo perché nel corso di questi undici anni di continue frequentazioni e ripetute degustazioni, per via della sua esuberanza e la sua energia, non mi ha dato motivo di annoiare me come semplice visitatore e fruitore dei suoi vini, né tantomeno le centinaia di persone che raggiungono ogni giorno il suo “santuario” e che a volte si “sciroppano” migliaia di Km, pur di scambiare due parole con lui, vedere la sua cantina o semplicemente bere un bicchiere di vino e poter dire con orgoglio: “Sono stato da Altare!”. Io posso confessare (visto che ormai abbiamo scomodato dei termini religiosi…) di ritenermi fortunato per conoscerlo da diversi anni e che ogni volta che ho l’occasione di andare con qualcuno a trovarlo in cantina, sappiamo sempre l’ora che entriamo, ma mai sappiamo l’ora che ne usciremo! Questo non per motivi alcolici ma perché ogni volta veniamo travolti da quel fiume in piena che è sempre stato Elio Altare.
Questa però è stata la prima volta che ci vado vestito nei panni dell’Enocentrico e insieme a VG abbiamo dovuto dividere la visita in due volte. La prima volta Elio si trovava alle Cinque Terre, questo perché da anni segue il lavoro di alcuni produttori di quella zona, quindi in quel caso ci siamo affidati nelle “dolci” mani di Silvia, una delle due figlie di Elio, che ci ha fatto visitare l’azienda e i vigneti per le fotografie, seguita infine dalla degustazione dei vini. La seconda invece è stata dedicata solo all’intervista video. Intervista che si è tramutata in un vero monologo da parte di Elio (roba da fare invidia al miglior Benigni…). Silvia rappresenterà il futuro aziendale, anzi dovrebbe essere già il presente visto che “Don Elio“, come lo chiama lei, per le leggi italiane sarebbe già in pensione in seguito alle sue 41 vendemmie alle spalle! Noi notiamo da alcuni anni che Silvia ha ereditato lo stesso carattere forte e tenace del padre e crediamo che non avrà problemi in futuro quando dovrà “lottare” con il riferimento competizionale verso la figura di papà Elio. Ha maturato nel frattempo esperienze nello stato di Victoria in Australia e a Santa Barbara in California, mentre oggi dedica, in maniera molto più edonistica, almeno tre volte all’anno, il suo tempo per girare la Borgogna. “Mi sono sempre chiesta”-ci rivela-“come mai la Borgogna fosse da sempre la prima passione di mio padre. Sapete? Mi è bastato il primo viaggio per capirlo!”. Vi chiederete ora che cosa farà invece Elena, l’altra figlia di Elio e della moglie Lucia. Elena si è trasferita da qualche anno in Germania per motivi passionali ed ha aperto una distribuzione vini. Oltre a quella di famiglia, distribuisce i vini di alcuni produttori piemontesi, anche perché, se dovesse limitarsi alla sola distribuzione di Altare, visto la sua produzione limitata, si troverebbe in non poche difficoltà economiche.
La cantina di Elio Altare la si raggiunge uscendo al casello di Asti Est per chi proviene dalla Torino-Piacenza, oppure prendendo l’uscita Marene per chi percorre invece la Torino-Savona. Proseguite poi, prima in direzione di Alba e poi di La Morra e da qui proseguite per la frazione Annunciata. Infine seguite le indicazioni aziendali.
Un cartello ci dice che se volete visitare l’azienda dovete prendere appuntamento, altrimenti…”Nisba!”
Ma noi l’appuntamento lo abbiamo e quindi suoniamo…
Apprezzabili i murales della zona! 😀 Che poi scopriremo essere stati dipinti proprio da Silvia nel suo poco tempo libero a disposizione. E io che mi sono sempre chiesto cosa facessero i produttori con le barriques usate…
Questa volta ci mettiamo poco tempo per sfogliare le guide, in quanto solo la Guida della Chiocciola recensisce la cantina di Altare:
Gambero Rosso-Slow Food: 3 bicchieri al Langhe La Villa ’05, 2 bicchieri rossi al Langhe Arborina ’05, Langhe Larigi ’05, Barolo Arborina ’03 e L’Insieme ’05. Infine Barolo ’03, Dolcetto d’Alba ’06 e Barbera d’Alba ’06 con 2 bicchieri neri.
Davvero una cristalleria invidiabile!!!
Quello con le guide è sempre stato un rapporto difficile per Elio Altare. Non si è mai fidato di inviare i campioni. “Questo perché, volendo vedere e fare i disonesti”- asserisce Altare-“io potrei creare dei campioni ad arte e poter strappare quindi delle valutazioni più alte. Il rapporto migliore ce l’ho con quelli di Slow Food perché sono gli unici che vengono in cantina per prelevare le bottiglie. Possono quindi vedere il lavoro che facciamo e raccogliere i campioni che gli servono a caso, per essere più veritieri possibili.”
Questa volta racconteremo e percorreremo la storia aziendale integrandola ai video perché Elio è una di quelle persone che bucano il video!
Iniziamo la chiacchierata…
EnoCentrico: “Ciao Elio come stai?”
Elio Altare: “Male! (Chi lo conosce sa che lui risponde sempre così e quindi vuol dire che va’ tutto bene…). Io pensavo, che dopo poco più di 40 vendemmie alle spalle, di aver visto tutto e adesso scopro che addirittura la mia storia è finita su un fumetto giapponese!!!”
EC: “Beh! A dire il vero…il peggio che ti potrà capitare adesso, sarà quello di finire sull’Altissimo Ceto!”
Elio Altare è stato per certi versi il precursore del Barolo “moderno”. Ma questa differenza tra il “moderno” ed il “tradizionale”, oggi non si più limitare al pensiero delle due scuole legato soltanto alla grandezza dei legni impiegati per l’affinamento. Esse siano barriques per quanto riguarda lo stile “moderno”, oppure botti grandi per quanto riguarda invece quello “tradizionale”, ma consiste anche, tra le altre cose, nella ricerca di una produzione limitata di uva per pianta e un accorciamento dei tempi di macerazione sulle bucce. Questo per cercare di produrre dei vini che siano meno aranciati, più morbidi e meno “ossidati”.
EC: “Come dicevamo, tu sei stato il precursore del Barolo moderno. Qual’è la tua visione a oggi del Barolo tradizionale?”
Siamo nel 1948 quando Giuseppe Altare, nonno di Elio, acquista la tenuta, con cinque ettari di vigna chiamata Cascina Nuova. Erano anni difficili, la seconda guerra mondiale era appena terminata e a quell’epoca si arava la terra con il bue e non si poteva vivere della sola uva venduta ai “commercianti”. Quindi era solito trovare tra i filari di vigna, anche altri ortaggi, frutta o granoturco. Arriviamo al 1971, la crisi sta passando molto lentamente e la famiglia Altare, seguita poi da Giovanni Altare, figlio di Giuseppe, riesce ad acquistare i primi macchinari, grazie anche ad una piccola produzione fatta “in casa”, mentre il grosso delle uve veniva ancora venduto. Ma tutto questo poteva piacere a Giovanni ma non al “piccolo” Elio (figlio di Giovanni) che stava crescendo velocemente e che tutto questo va tuttavia molto stretto. Alle orecchie di Elio giungono voci che oltralpe il lavoro del vignaiolo è più nobile e meglio retribuito di quello di Langa e che, non tanto lontano, in un paese chiamato Barbaresco, c’era un certo Angelo, di cui la gente diceva che stesse cambiando certi metodi di lavorazione nella sua cantina di famiglia. Arriviamo all’anno 1975 che è stato poi quello della goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Quell’anno”-ci racconta Elio-“l’uva ha rischiato di restare attaccata alla pianta! Questo perché ho girato come una trottola per 15 giorni consecutivi ad Alba, per cercare di trovare un commerciante che fosse disposto a comprare le mie uve. I commercianti però erano in difficoltà perché avevano comprato troppo l’annata precedente. E pensare che la ’75 è stata molto meglio della ’74. Arrivarono i giorni di pioggia e finalmente arrivò un mediatore che ci disse che aveva trovato l’amatore. Allora gli chiesi quanto fosse disposto a pagarmele.” “Io te le tolgo!”- gli rispose il mediatore- “Del prezzo ne parleremo poi la primavera prossima!!!”
Consapevole del fatto che così non si poteva continuare ad andare avanti, l’anno successivo, nel 1976, all’età di 26 anni, decise così di andare a curiosare all’estero.
EC: “Domanda un po’ provocatoria. Chi è stato il tuo maestro? E come è stata la prima impressione della Borgogna?”
(Vi ho visto che cercavate di indovinare l’etichetta dello Champagne sul tavolo…Ve lo dico io: Era uno Champagne Brut Rosé di Charpentier!)
Il 1978 è stata la prima vendemmia di Elio ma si dovette pazientare ancora qualche anno per il vero periodo di svolta, datato 1983. Elio, come ribadito nel video, rimase folgorato da questo viaggio e decise di stravolgere i metodi di lavorazione fino a quel tempo usati e priviliegiare la finezza, l’eleganza e l’equilibrio. Proprio come i grandi vini di Borgogna. Ma tutto questo andando contro la volontà del padre che non lasciava libertà in alcuna maniera al figlio. Fino al giorno che…”armato” di motosega entrò in cantina per fare a pezzi le botti grandi, ormai sporche e piene di tartrati, del padre e lasciare spazio alle barriques. “Quelle botti ormai lasciavano delle puzze nei Barolo e questo non mi piaceva affatto. Conscio dell’eleganza che esprimevano i grandi Borgogna grazie anche all’esperienza che avevo recentemente fatto.” Potete immaginare la rabbia di papà Giovanni, che tra le urla supplicava il figlio di smettere. Elio è stato sucessivamente diseredato e quindi per poter rientrare in possesso dell’azienda, dovette riacquistare la proprietà che il padre aveva lasciato ormai in eredità alle sorelle di Elio.
Avete intravisto nella parte finale del video, il diario personale di cantina di Elio Altare. Ci confessa che poche persone l’hanno visto e che nessuno vi ha accesso. Sul video però c’è una minima parte perché Elio in seguito è andato avanti a mostrarcelo. Su questo diario viene annotato tutto, dai giorni di pioggia a quelli di grandine, dalle durate delle vendemmie alle temperature esterne, dai giorni di fermentazione alle temperature delle vasche.
Ma come dicevo lo stravolgimento portato da Elio non riguarda soltanto l’introduzione delle barriques per l’affinamento ma parte prima di tutto in vigna. Come anticipato nel video di apertura termina l’era dei concimi chimici ed i trattamenti, mentre si ritorna all’antico usando solo il letame e limitando i trattamenti al rame e lo zolfo solo per quanto riguarda lo stretto necessario. Nel 1988 smette di utilizzare i lieviti selezionati e introduce il pied de cuve per innestare le fermentazioni. Questo pied de cuve ha la stessa funzione del lievito madre per il pane. Viene raccolta un po’ di uva una settimana prima circa il periodo ottimale delle vendemmie, questa viene pigiata e lasciata a fermentare in una barrique in piedi alla quale è stato tolta il coperchio e coperto con un telo. Quando arriva il periodo di maturazione ottimale, l’uva che viene raccolta e pigiata, raggiunge i rotomaceratori e viene aggiunto una parte di mosto in fermentazione dal pied de cuve, viene alzata la temperatura di fermentazione a 30-33°, in questo modo si accorciano i tempi di macerazione e si prevede l’ossidazione del colore, privilegiando anche la maggiore freschezza di frutto. Elio Altare in questo, come per il diradamento in vigna è stato, insieme a Roberto Voerzio, il precursore ed è stato seguito poi da altri suoi “discepoli”. Ma questa “onda” nuova fatta di vini con una maggiore ricchezza di materia colorante e una maggiore morbidezza dei tannini rendendo i vini più facili da bere giovani, aumentava il vociferare e successivamente la malignità di molti, che prima li indicavano come vini non preposti a durare nel tempo, poi a individuarli come vini “sospetti” dove temevano che si facesse uso di vitigni “extra” in aggiunta al Nebbiolo per la produzione dei Barolo.
Così Elio stanco di questo continuo vociferare, prende delle bottiglie in cantina e raggiunge l’ufficio del professor Rocco Di Stefano dell’ Istituto Sperimentale di Asti. Per i tre anni consecutivi, tra il 1995 ed il 1997, portò i campioni ad analizzare. Il risultato è stato tuttavia positivo per Elio & Co.. Ma capiva che erano molte le difficoltà di far comprendere alla gente che beveva Barolo, il suo tipo di lavorazione e di conseguenza il nuovo modo di interpretazione di questo vino. Ma di questo è meglio farcelo spiegare da lui:
Arriviamo quindi ai giorni nostri dove, nel prossimo video, Elio ci racconta le sue idee sulle guide e sulla viticoltura moderna. Le sue paure e la sua visione futura.
Chiudendo il discorso per quanto riguarda la storia e l’intervista video, ognuno di voi, cari lettori di Altissimo Ceto, è libero di farsi la sua idea, libero di condividere o meno le sue affermazioni. Ma quello che non possiamo rimproverare ad Elio Altare è tuttavia di non aver avuto una sua coerenza di idee. Potete vederlo come una persona che ha “tradito” lo stile Barolo usato fino ad allora, oppure come una persona che ha cercato una strada nuova per conferire dignità a questo vino, portandola avanti in concordanza al suo pensiero e non di certo per seguire una moda e ne tanto meno modificare il proprio stile in funzione di un modello o di un mercato. “Proprio per questa coerenza”- ci racconta Silvia -“Bartolo Mascarello era uno dei migliori amici di papà. Perché, anche se perseguissero modelli di Barolo molto diversi nel loro stile, come persone preservavano la stessa coerenza e la stessa tenacia nel portare avanti ognuno le proprie idee.”
Ritorniamo al primo giorno e ci dedichiamo esclusivamente alla visita incominciando dai vigneti. Oggi, oltre ai 5 ettari di proprietà quasi tutti intorno alla cantina, si aggiungono altri 5 ettari in affitto divisi sui comuni di Castiglione Falletto, Monforte d’Alba, Dogliani e Diano d’Alba. Da registrare anche che recentemente è stato aggiunta una vigna di proprietà nel comune di Serralunga d’Alba. da questa vigna vedranno la luce le prime bottiglie a partire da Settembre 2009, quando verrà commercializzato il Barolo Bricco Ceretta 2005.
I vigneti sono coltivati prevalentemente a Dolcetto, Barbera e Nebbiolo, più qualche filare di Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, utilizzate per la produzione dell’Insieme. Le rese vanno da un minimo di 25 q.li per ettaro per il Larigi, passando dai 40 q.li per l’Arborina fino ad un massimo di 65-70 q.li per il Dolcetto. I filari vengono lasciati inerbiti ed i trattamenti non vengono fatti, solo quando occorre vengono utilizzati zolfo e verderame (come nel caso riguardante la nostra visita…). Questo anche per quanto riguarda i vigneti in affitto.
“Quì davanti”- ci narra Silvia indicando una parte della Vigna Arborina -“abbiamo i vigneti più vecchi e che sono stati impiantati nel 1948 da mio nonno, mentre quelli più giovani invece sono stati impiantati da Don Elio nel 1989. Elio ha espiantato delle vigne di Dolcetto per metterci il Nebbiolo perché fino a quel tempo il Dolcetto rendeva più del Barolo!”
Notiamo che tra i filari sono state messe delle reti…
Dovuto al fatto che dal 2002 subiscono, almeno una volta all’anno, dei danni causati dalla grandine. Con l’annata 2006 non usciranno con il Barolo Arborina, mentre nel 2007 la grandine ha dimezzato la produzione del Vigna Larigi e del Vigna Arborina.
La cantina privata di Don Elio…
Il mercato fino ad oggi si divideva tra il 70% venduto all’estero e il rimanente 30% in Italia. In più aggiungiamo il fatto che Elio produce un Barolo proveniente dalla Vigna Brunate ma che viene venduto solo per il mercato statunitense. La volontà sarà quella di portare nel prossimo futuro, il mercato ad una percentuale di 50% per parte.
E ora si passa finalmente alla degustazione!
Come già detto, sarà Silvia a condurci nella degustazione…
Si parte!
Dolcetto d’Alba 2006
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 100% Dolcetto.
-Provenienza uve: La Morra e Dogliani.
-Gradazione alcolica: 14%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 2/3 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 10 mesi in acciaio.
-Contenuto solfiti: 6 mg/lt di libera e 26 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 10,50.
Giudizio EC: 15,5+/20
Produzione annuale di circa 20.000 bottiglie da uve provenienti da vigne con un’età tra i 10 e 30 anni.
Era dal 2001 che Elio non sfornava un Dolcetto così! Il vino è ricco, pieno, avvolgente ed equilibrato. Una delle migliori versioni, anche se personalmente amo uno stile di Dolcetto meno “grosso”, mentre quello di Altare è sempre un “Dolcettone”. Ma lui risponde che purtroppo gli viene così (!!!) e noi ci accontentiamo. In fase olfattiva presenta una nota più complessa e che finisce con delle sensazioni più dolci e più speziate della 2005, mentre in bocca presenta una maggior pienezza, un maggiore allungo ed un tannino più vibrante e più fine rispetto alla ottima versione del 2004.
Barbera d’Alba 2006
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 100% Barbera.
-Provenienza uve: La Morra.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 4/5 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 6 mesi in barriques.
-Contenuto solfiti: 15 mg/lt di libera e 40 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 14,50.
Giudizio EC: 15,5/20
Produzione annuale di circa 12.000 bottiglie da uve provenienti da vigne con un’età tra i 10 e 30 anni.
Molto buona anche la 2006 per la Barbera d’Alba. Se la mettiamo però sul piano della personalità, la collocherei un filo sotto rispetto al Dolcetto degustato in precedenza. In suo favore c’è da rilevare un frutto mai stato così preciso e nitido. Di minor peso e minor ricchezza rispetto ad altre annate passate, la Barbera d’Alba di Altare, nel corso degli anni è diventata più snella, acquistando anche in maniera positiva vigore e slancio. La facilità di beva cordialmente ringrazia…
Nebbiolo d’Alba 2006
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 100% Barbera.
-Provenienza uve: Vigna Arborina in La Morra.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 3/4 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 6 mesi in barriques.
-Contenuto solfiti: 16 mg/lt di libera e 47 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 13,50.
Giudizio EC: 15,5/20
Un vino che è nato per sbaglio! Ottenuto da quello che si è salvato dalla grandinata che ha colpito il vigneto Arborina in quell’annata. Il Nebbiolo che si è potuto raccogliere ha dato per Elio un buon risultato, ma non tale da poter sopportare un invecchiamento e potersi poi fregiare sull’etichetta come Barolo Vigna Arborina.
Silvia ci confida che Don Elio, in questo vino, ci trova un carattere freddo perché “sa di grandine.”
Noi lo troviamo comunque un vino ben fatto (ma come dubitarne vista la mano del padrone e la vigna di provenienza?). Consiglierei comunque ad Elio di continuare a produrre un Nebbiolo d’Alba e non limitarsi solamente al grido “quando l’annata non consente di produrre un Barolo” perché, a mio giudizio, troverei molto più sensata una scelta di produrre un Nebbiolo “semplice” d’Alba anziché il Langhe Rosso Arborina che si colloca, come importanza, sullo stesso piano del Barolo Vigneto Arborina, causando così il solito conflitto d’interesse.
Langhe Rosso Larigi 2005
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 100% Barbera.
-Provenienza uve: Vigna Larigi in La Morra.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 3/4 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 18 mesi in barriques nuove.
-Contenuto solfiti: 21 mg/lt di libera e 62 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 61,00.
Giudizio EC: 18,5/20-ALTISSIMO CETO!
Produzione annuale di circa 3.000 bottiglie da uve provenienti dalla Vigna Larigi all’interno dell’Arborina con viti piantate nel 1948.
Anche se Altare ci ha sussurrato che verso il Larigi non nutre lo stesso feeling che ripone invece nell’Arborina noi diciamo in maniera garbatamente ironica: “E meno male!!!”
Mamma mia che buono questo Larigi! Posso garantire che chi ha avuto la fortuna e potersi emozionare dopo aver bevuto il grande Larigi 2004, in questa versione, sarà in grado di trovarne ancor di più, pur trovandolo meno “grosso” del 2004. Ma il suo profilo olfattivo è di grande eleganza e spessore, dato dalla bassa produzione delle vigne vecchie e che si traduce al naso con un frutto ricco di polpa, una ciliegia dolcissima, sentori di grafite, liquirizia, balsamico ed un tocco di minerale. In bocca troverete una bellissima freschezza in armonia alla struttura del vino ed una trama tannica così bella e profonda che è difficile da trovare in un qualsiasi altro vino proveniente da questo vitigno, anche se ancora da fondere.
Langhe Rosso Arborina 2005
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: La Morra.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 3/4 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 18 mesi in barriques nuove.
-Contenuto solfiti: 19 mg/lt di libera e 58 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 61,00.
Giudizio EC: 18/20
Produzione annuale di circa 2.500 bottiglie da uve provenienti dalla Vigna Arborina con viti piantate alcune nel 1948, altre nel 1989.
Da sempre amo particolarmente il Langhe Arborina di Altare, pur senza condividere la scelta di produrre due “pesi massimi” da questa vigna. Si differenzia dal Barolo pari vigneto solo per il fatto di risalire alla scelta di utilizzare esclusivamente barriques nuove per questo vino e che questo entri in commercio un anno prima. Ma personalmente, come detto in precedenza, trovo che subentri sempre un conflitto di interesse con il fratello gemello e ripeto ancora, fino alla noia, che ci vedrei meglio la produzione di un solo Arborina (e quindi Barolo) e poi di un Nebbiolo d’Alba. Ma torniamo alla cronaca…difficile passare dalla forza esuberante del Larigi degustato in precedenza, alla forza più delicata ed incisiva del Langhe Arborina, che si mostra poi anche lento nel concedersi. Ma il mio personalissimo taccuino (vi ricordate le telecronache tennistiche e pugilistiche di Rino Tommasi?) dice che: se per quanto riguarda il Larigi, ho preferito la versione ’05 a quella ’04, mi sento di sostenere invece il contrario per l’Arborina, anche se alla fine ha vinto per una vittoria rosicata ai punti. Le differenze con il campione precedente sono comunque minime e sono caratterizzate da un profilo olfattivo leggermente meno variegato e più sottile ed un tannino meno fine, sempre rispetto al campione precedente. Ma ricordando che mentre sto affermando questo sono in procinto di cominciare a cercare il famoso ago smarrito in un enorme pagliaio!
Langhe Rosso La Villa 2005
-Tipologia vino: Rosso DOC
-Vitigni utilizzati: 60% Barbera e 40% Nebbiolo.
-Provenienza uve: Monforte d’Alba.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 3/4 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 18 mesi in barriques nuove.
-Contenuto solfiti: 23 mg/lt di libera e 67 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 61,00.
Giudizio EC: 18-/20
Produzione annuale di circa 3.000 bottiglie da uve provenienti da viti di varia età.
I 18 punti sono lì ad indicare un La Villa che possiede lo stesso peso, la stessa pulizia, lo stesso equilibrio e la stessa maestria di esecuzione del Larigi e dell’Arborina, acquisendo il carattere profondo e lo spessore del Larigi e il carattere dell’Arborina. Il segno meno vuole invece indicare solo che possiede la stessa personalità data dalla mano del “maestro” ma in maniera meno accentuata.
Barolo 2004
-Tipologia vino: Rosso DOCG.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: La Morra, Serralunga d’Alba e Castiglione Falletto.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 4/5 giorni nei roto-maceratori.
-Affinamento: 24 mesi in barriques (20% nuove e 80% usate).
-Contenuto solfiti: 20 mg/lt di libera e 70 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 52,00.
Giudizio EC: 18,5/20
Produzione annuale di circa 12.000 bottiglie da uve provenienti da vigne con un’età tra i 20 e 30 anni.
Il Barolo versione 2004 è sicuramente da annoverare tra le migliori di sempre. Possiede grinta, carattere e potenza, pur mantenendosi su uno stile equilibrato e di grande armonia questo grazie alla grande maestria d’esecuzione di Altare. Un quadro olfattivo che dopo la sua giusta ossigenazione si evolve verso un frutto pieno, se vogliamo anche più polposo rispetto al suo fratello maggiore, con alternarsi di sentori floreali e speziati. In bocca risulta pieno, un tannino dolce e minuto ma un po’ più asciutto in chiusura (questo se rapportato al Barolo Vigna Arborina di pari annata). Verrà commercializzato in tarda primavera, ma sarà da conservare gelosamente in cantina per qualche anno.
Barolo Vigneto Arborina 2004
-Tipologia vino: Rosso DOCG
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: Vigneto Arborina in La Morra.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-vinificazione: fermentazioni con macerazioni di 3/4 giorni nei roto-maceratori.
-affinamento: 24 mesi in barriques (20% nuove e 80% usate).
-contenuto solfiti: 22 mg/lt di libera e 70 mg/lt di totale.
-prezzo in enoteca: Euro 72,00.
Giudizio EC: 19/20-ALTISSIMO CETO!
Produzione annuale di circa 6.000 bottiglie da uve provenienti dalla vigna Arborina con viti alcune impiantate nel 1948, altre invece nel 1989.
Che dire? Un vino che assaggiandolo è possibile paragonarlo ad una splendida pittura oppure ad una bellissima fotografia. Solo che qui non c’è Pablo Picasso o Oliviero Toscani. Ma la mano di un viticoltore che si autodefinisce pessimo, ma che per noi invece rimane un punto di riferimento comunque. Pittura perché possiede tecnica, personalità e padronanza d’interpretazione, Fotografia per la sua perfezione della messa a fuoco e la nitidezza olfattiva e retrolfattiva. Archetti che sembrano scolpiti sulla parete del bicchiere, un frutto ricco, ma come detto in precedenza meno polposo. Perché il Vigneto Arborina è così ed incarna il Dna di un grande Barolo di La Morra con sentori principali di fragola e rosa anziché la ciliegia e la viola che troviamo per esempio in un Ginestra. La fase gustativa è ancora da fare, con i tasselli giusti da mettere a posto, traducibili in acidità, spessore e trama tannica ma che soltanto il tempo potrà modellare a suo piacimento. Verrà commercializzato a partire dal prossimo mese di settembre e se dobbiamo chiederci se questo sarà buono tra i vent’anni o dopo vent’anni, la risposta e da ricercare nella prima alternativa ma con l’opzione che se mai dovreste dimenticare qualche bottiglia in cantina e ritrovarle dopo il 2030, invitatemi a casa vostra e…sarei ben felice di poterle stappare e condividerle con voi!
Note positive
-Per quanto mi riguarda mi sono sempre piaciuti in genere i vini di Elio Altare, ma una batteria così di altissimo livello come quella assaggiata quest’anno, non mi era mai capitato. Complice di questo un trittico di tre grandi annate che ha visto la versione 2006 sui “freschi”, la 2005 sui Langhe e la 2004 sui Barolo.
-Vini che si riassumono nelle tre parole come equilibrio, integrità ed eleganza.
-Packaging molto curato, bottiglie di tipo bordolese con etichette gradevoli con le indicazioni in corsivo ed il giusto tocco di colore che vede il verde per i “freschi”, il rosso per i Langhe e l’azzurro per i Barolo.
Note negative
-Niente da rilevare, solo un suggerimento per i ristoratori ed i colleghi sommelier quando si “stoccano” in cantina le due diverse tipologie di Barolo (o tre se avete recuperato il Brunate su eBay…) che è facile confondersi per via delle similitudini delle etichette. Una minima distrazione e…ops vi troverete sul tavolo il Vigneto Arborina anziché il Barolo “base” o viceversa.
Conclusioni
-Parafrasando una delle frasi più celebri del grande Veronelli che diceva: “il peggior vino contadino è meglio del miglior vino d’industria.” Noi ci chiediamo: “Ma se questi sono i vini del “peggior” vignaiolo…”
In cantina si sono fatte le 20:30, quindi potete immaginare come è andata a finire…
Altissimo Ceto! per Elio Altare e tutta la sua famiglia.
Azienda Agricola Cascina Nuova Elio Altare
Frazione Annunciata, 51
12064 La Morra (CN)
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Ivano Antonini alias EnoCentrico