Reportage dal “Riso Perfetto” esperimenti (didattici) TRAINING live in full effect per il nostro VG-Team e Titolari Club Viaggiatore Gourmet… Stay tuned!
Se volete aggregarvi alla prossima “lezione” Sabato 31/03 ore 10:00 siete i benvenuti! Scrivete subito a: eventi@altissimoceto.it o chiamate la nostra linea diretta 348.2911188
L’aula-cucina del Teatro 7
Nasce nel 2005 a Milano, in via Thaon de Revel al n.7, la scuola di cucina Teatro 7. Un innovativo concept di scuola di cucina, sostenuto da un progetto ambizioso che dal work in progress si è presto concretizzato in una realtà didattico-conviviale. L’idea è stata quella di unire una cucina di casa a una realtà di scuola, la prima a sorgere sul mercato italiano e internazionale, poiché tutte le scuole erano realizzate con attrezzature professionali. In questo nuovo contesto, invece, gli allievi avranno l’opportunità di usare i vari elettrodomestici KitchenAid così come farebbero a casa propria. La cucina ha una struttura lineare con due banconi di 5 metri, uno dedicato alla cucina e l’altro alla preparazione dei piatti e alla degustazione finale. Il locale ha un design pulito e semplice dai toni tenui, il tutto per far si che la cucina a vista diventi il punto di riferimento di tutta la scuola. L’idea prosegue con il concetto di avere una casa a disposizione per invitare fino a 20 amici per cucinare tutti assieme con lo chef che dirige i lavori.
Una panoramica attrezzature del locale griffate dal nostro Partner esclusivo KitchenAid
I coltelli marchio Zwilling J. A. Henckels
Chef Resident il bravo Gualtiero Villa
Ingredienti di giornata
L’argomento odierno è il riso e ce n’è sarà proprio per tutti gusti!
Storia del riso
Risalire alle origini del riso è molto laborioso, pare che le varietà più antiche (tra le quali un tipo di riso selvatico genere Oryza) siano emerse oltre 12000 anni fa lungo le pendici dell’Himalaya, come vi erano diversi tipi di riso nella valle dello Yangtze, nell’Asia orientale tra il fiume Rosso e il Golfo del Tonchino, tra il fiume Mecong, il Manacei e il Golfo del Sion. Il genere Oryza appartiene alla tribù Oryzeae della sottofamiglia delle Oryzoideae classificata nella famiglia delle Gramineae. Le specie Oryza hanno attratto l’attenzione di numerosi studiosi principalmente per l’enorme importanza agronomica e alimentare. Le forme asiatiche coltivate appaiono nel Neolitico ai confini meridionali dell’Himalaya, nel nord-est ed est dell’India, nel sud-est asiatico e nelle regioni meridionali della Cina. All’interno degli attuali confini della Cina, si differenziò una razza poi ribattezzata dai giapponesi con il termine japonica. Numerosi furono i cambiamenti morfologici e fisiologici di Oryza Sativa, dovuti a processi di adattamento alle diverse condizioni climatiche. Il riso conosciuto e coltivato già nel 10.000 a.C., su testimonianze e reperti di popolazioni asiatiche, è conosciuto dai Greci e i Romani attraverso Alessandro Magno, mentre nel sud dell’Italia solo grazie agli Arabi e da qui, nel XV secolo, arrivò nell’Italia settentrionale. Gli Arabi favorirono la coltivazione diffondendola in Egitto e sulla costa orientale africana sino al Madagascar. Il riso giunse in Marocco e dallo stretto di Gibilterra arrivò nella penisola iberica e nel bacino del Mediterraneo. Il riso, conosciuto in Italia dall’epoca greco-romana, non si diffuse come importante coltura agraria fino al XVI secolo, quando gli Sforza nel milanese e nel pavese fecero in modo che si potesse affermare anche in quelle aree ove le popolazioni rurali trovavano maggiori difficoltà di insediamento. Da documenti la prima risaia moderna nella pianura padana è del 1468 (Colto de’ Colti). Nel 1475 il duca Gian Galeazzo Sforza dona al duca di Ferrara un sacco di riso che viene da lui definito in una lettera alimento estremamente interessante e meritevole di essere coltivato. Nei primi tre secoli di risicoltura italiana viene quindi utilizzata una miscela di forme con il nome di Nostrale. Quest’ultimo di taglia di 120 cm, poco resistente al brusone, lo penalizzò nella coltivazione molto ridotta. Nella storia della risicoltura italiana il XIX secolo è ricordato per l’opera di costruzione della più importante rete irrigua (Canale Cavour) a vantaggio della coltivazione del riso, ma sorsero due problemi: la malaria e il brusone. Ai quei tempi la diffusione della malaria viene associata direttamente alla presenza della risaia sommersa, si resero necessarie nuove forme di risicoltura senza sommersione e nuovi materiali: i cosiddetti risi a secco o risi di montagna con l’introduzione di razze esotiche. Arrivarono in Italia alcune interessanti razze, tra le quali una che venne chiamata chinese, molto produttiva, coltivata in sommersione, precoce e resistente al brusone. Nel 1925 vi è un evento di portata storica: la realizzazione per la prima volta in Italia dell’incrocio artificiale fra due varietà di riso presso la stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli. Il più importante risultato è stata la varietà Vialone Nano (Nano x Vialone) rilasciata nel 1937, ma tuttora coltivata e molto apprezzata dagli estimatori dei classici piatti di risotto. Un altro riso d’eccellenza ottenuto in quegli anni dall’incrocio Vialone x Lencino è il Carnaroli (1945).
Tipologie di riso
Il riso, è una graminacea del genere di ciclo annuale, seminata in primavera e raccolta fra Settembre e Ottobre a secondo delle varietà, il chicco di riso è formato da una cariosside, un germe, uno strato aleuronico (detto pula) e da strati di glume (chiamate lolla). Questo cereale, appena liberato dalla spiga, si presenta come seme rivestito da membrane esterne del frutto, non commestibile né per l’uomo né per gli animali a causa dell’elevato contenuto in silice dello strato più esterno. A questo stadio viene chiamato risone e viene reso commestibile mediante un’operazione detta sbramatura, cioè molitura (apertura e rottura) dei rivestimenti esterni (lolla) che vengono eliminati. Si ottiene così il riso sbramato o integrale. Il chicco, ora alimento, viene raffinato rimuovendo gradualmente il pericarpo, lo strato aleuronico e parte del germe. Al termine di questa operazione si ottiene il riso raffinato, che contiene amido, proteine, vitamine e sali minerali, mentre la parte scartata è detta pula. Nel mondo esistono più di 140.000 differenti varietà di riso ognuna con tempi di cottura e sapore diverso.
L’Oryza Sativa si divide essenzialmente in:
Varietà Indica: sono coltivate prevalentemente nelle zone tropicali (Asia meridionale e sud-orientale, stati meridionali degli USA, Madagascar e Caraibi) e hanno il vantaggio di riuscire a superare facilmente la siccità e le malattie senza subire grandi danni. I chicchi di questa varietà hanno una forma snella e allungata.
Varietà Japonica: sono di casa nell’Asia orientale, negli stati arabi, nella zona mediterranea, in America meridionale, in California e in Australia. I gruppi varietali Japonica presentano chicchi corti, da ovali a tondeggianti. In Italia soprattutto nella Pianura Padana troviamo una serie di varietà della sottospecie Japonica.
Varietà Javanica: solo in Italia le varietà iscritte al registro nazionale sono ben 126 e molti Paesi hanno sviluppato cultivar particolarmente adatte alla loro cultura gastronomica.
Distinzione delle varietà di riso italiano e loro aspetto
Le varietà del riso comune…
Aspetto: chicchi piccoli e tondi richiede una cottura di 12/13 minuti
Denominazione: Originario Balilla Balilla grana grossa Cripto Rubino
Le varietà del riso Semifino…
Aspetto: chicchi tondi di media lunghezza o semi lunghi con cottura di 13/15 minuti
Denominazione: Rosa Marchetti Lido Titanio Monticelli Italico Maratelli Piemonte Padano Romeo Vialone Nano
Le varietà del riso Fino…
Aspetto: chicchi affusolati e semi affusolati con cottura di 14/16 minuti
Denominazione: Ribe Europa R.B. Ringo Romanico P. Marchetti Radon Veneria Rizzotto S. Andrea Vialone nero
Le varietà del riso Superfino…
Aspetto: chicchi grossi lunghi e molto lunghi con cottura di 16/18 minuti
Denominazione: Arborio Redi Volano Roma Razza 77 Baldo Carnaroli Silla Gritna Italpatna
Il riso ha un infinito numero di varietà, lavorazioni e risultati qualitativi e anche se non necessita di un particolare o specifico trattamento chimico o microbiologico di produzione e confezionamento esige un continuo monitoraggio di ogni fase del processo di lavorazione. È un prodotto che non potrà mai essere uniforme in campo, perché cambia ogni annata agraria; solamente la lavorazione, seguita passo per passo e monitorata in ogni fase, permette una standardizzazione qualitativa del prodotto.
Le principali varietà di riso
Arborio: ha chicchi grossi e lunghi, grazie al suo alto contenuto di amido resiste bene alla cottura e per questo motivo
Baldo: i chicchi sono grandi, traslucidi e molto consistenti. Ricco di amido, ha grande capacità di assorbimento ed è perfetto per la preparazione di risotti e per le cotture al forno.
Balilla: dai chicchi piccoli e tondi, ha un grande potere di assorbimento e di crescita in cottura. È utilizzato per minestre, ma anche nella preparazione di dolci, timballi e crocchette.
Basmanti: varietà originaria dell’India, dalla regione del Punjab. Ha chicchi lunghi e affusolati e quando cuoce emette un aroma di sandalo e nocciola. È ideale per la preparazione di piatti unici.
Carnaroli: nato da un incrocio tra il Vialone e Leoncino, ha chicchi grossi, consistenti e affusolati, che assorbono facilmente gli odori e si legano con armonia agli ingredienti. Dopo l’Arborio è la varietà più diffusa in Italia.
Gange: proveniente da coltivazioni indiane; si presta per la preparazione di piatti unici a base di carne e di pesce, ma può essere utilizzato anche come contorno e nelle insalate. Il suo tempo di cottura è di circa 18 minuti.
Glutinoso: esiste nelle varietà bianca e nera. È molto ricco di amido, in fase di cottura perde vigoria e assume una consistenza collosa. Per questo motivo viene utilizzato solo nella preparazione di dolci e budini.
Integrale: questo tipo di riso è quello che più conserva tutte le proprietà nutritive del cereale, poiché non subisce il processo di raffinamento e sbiancatura del tipo brillato. Si sposa bene con bolliti e zuppe.
Originario: ha chicchi piccoli e rotondi che cuociono in circa 12-14 minuti. Utilizzato soprattutto per le minestre per la sua resistenza alla cottura, si presta anche alla preparazione di dolci e dei famosi arancini.
Padano: caratterizzato da una pasta particolarmente tenera e da un alto contenuto di amido, è indicato soprattutto per preparare minestre e minestroni, ma si apprezza anche pescato e condito in bianco o al sugo.
Parboiled: si ottiene sottoponendo il riso grezzo a uno speciale processo di precottura. I suoi chicchi conservano intatte le caratteristiche nutrizionali tipiche del riso integrale. Sopporta cotture lunghe e non scuoce.
Patna: di origine thaitandese, ha chicchi lunghi e affusolati e un colore bianco latte. Per la sua origine orientale è adatto a piatti esotici, ma anche a insalate di riso, tortini e ripieni. Ha un’ottima tenuta in cottura.
Red: pregiata varietà orientate, cresce nelle coltivazioni del Borneo. I suoi lunghi chicchi presentano il caratteristico colore rossastro. Ideale come contorno a piatti di carne e di pesce. Gli indonesiani lo offrono agli dei.
Ribe: presenta una pasta molto compatta e chicchi lunghi e affusolati. Resiste bene alla cottura ed è indicato per risotti e risi imbottiti. È la varietà più utilizzata nel procedimento parboiled.
Roma: ha i chicchi lunghi, grossi e tondeggianti. È molto apprezzato in cucina per la sua estrema versatilità, che lo rende adatto a qualsiasi tipo di cottura, anche nelle minestre e gratinato in forno.
Sant’Andrea:
i suoi chicchi sono lunghi, grossi e corposi. Per il suo alto contenuto di amido è particolarmente indicato nella preparazione di minestre e zuppe, ma anche di sformati e dolci. Assorbe bene i condimenti.
Selvaggio: i suoi chicchi sono lunghi, affusolati e neri, ma non è un riso vero e proprio. È una graminacea, più precisamente la Zizzania Acquatica, che non viene coltivata, ma cresce spontanea nelle paludi. Cuoce in 45 minuti.
Thai: presenta una grana lunga e cristallina. Quando cuoce, emette un caratteristico ed esotico profumo di spezie. Perfetto se abbinato a piatti a base di carne, pesce o verdura, come contorno, all’uso orientale.
Venere: di origine cinese, è oggi coltivato anche nella Pianura Padana. Dà il meglio di sé abbinato a piatti di carne e di pesce al forno. Ricco di proprietà nutritive e, secondo gli antichi Cinesi, afrodisiache.
Vialone Nano: ha chicchi di media grandezza, semilunghi e tondeggianti. Le sue caratteristiche sono simili a quelle del Carnaroli, ma è più diffuso nel Nord-est italiano. Cuoce in circa 13 minuti ed è ideale per i risotti. (fonte: dispensa preparata per noi dallo chef-docente Gualtiero Villa)
Ore 10:00
Prima di cominciare caffè e qualche biscottino per colazione
Nel frattempo è stata allestita anche la mise en place della tavola
Gualtiero comincia con lo spiegarci le modalità con cui preparare un buon brodo, quello di verdura, di carne, il fumetto di pesce
Fioccano domande anche sull’uso da parte di molti chef dell’acqua al posto del brodo
Iniziamo a mettere mano alle padelle…
Lo chef ci illustra come lavorare alcuni degli ingredienti che andremo poi ad abbinare ai risi
Preparazioni… Quaglie
Togliere l’intestino ai gamberi e il corallo alle capesante
Sfilettare il salmone
Ottenere il cuore dai carciofi, pulire gli asparagi, tagliare le cipolle… Spiegandoci al meglio l’uso dei vari coltelli
Fatto il brodo e preparati gli ingredienti si può passare alla didattica del risotto vero e proprio
Come detto in precedenza, esistono in commercio diverse varietà di riso e ognuna trova il proprio degno utilizzo secondo il suo utilizzo finale. Ecco quindi che avremo risi vocati per essere serviti lessati, in minestre, al forno o spadellati. Per un buon risotto occorre quindi utilizzare un riso adeguato e la categoria di riso che a noi interessa è quella dei superfini. In questa categoria vi sono diverse varietà di riso e i più conosciuti e utilizzati sono: Carnaroli, Vialone Nano, Arborio, Roma, Sant’Andrea… Questi risi hanno come caratteristica comune quella di avere chicchi grossi e tondeggianti, con un alto valore di amido e di tenere bene la cottura per almeno 15 – 18 minuti. Per ottenere un buon risotto non basta scegliere il riso adatto o il brodo, ma bisogna rispettare le fasi molto importanti nella preparazione.
Prima fase: il fondo
Il fondo è un trito finissimo di cipolla o a volte anche scalogno o cipollotto che deve stufare a temperatura media con poco grasso in modo che si ammorbidisca e perda parte dell’acidità aumentando il gusto e cedendolo al grasso che lo accoglie.
Un piccolo trucchetto svelatoci da Gualtiero per insaporire al meglio il fondo di cottura: prendere uno spicchio di scalogno, avvolgerlo nell’alloro e inchiodare letteralmente la foglia con chiodi di garofano. In questo modo ci vorrà un attimo a rimuovere il tutto a tempo debito.
Seconda fase: la tostatura
Il riso ora va unito al fondo continuando a rimestare, per fare in modo che si scaldi piano piano per 2 o 3 minuti. Durante questa fase il chicco si scalda, si indurisce esternamente e diviene leggermente più bianco al centro e trasparente alle estremità. Inoltre assorbe molto gusto del fondo veicolato dallo stesso grasso.
Terza fase: la sfumatura
Avviene quasi sempre con un vino che può essere bianco, rosso, rosato oppure anche con un liquore. Ovviamente dipende dal risotto che stiamo preparando e da quale caratterizzazione vogliamo dargli. Unendo il vino, otterremo una sua rapida evaporazione in quanto il fondo della pentola e il riso stesso saranno molto caldi, è importante quindi versarlo rapidamente e in dose adeguata.
Quarta fase: la cottura
Questa fase è il naturale proseguimento della sfumatura in quanto poco prima che tutto il vino sia evaporato, occorre iniziare a bagnare con il brodo prescelto (verdure, carne, pesce) in maniera abbondante. Il brodo deve essere sempre molto caldo, in leggera ebollizione, in quanto se lo aggiungessimo al riso a una temperatura inferiore allo stesso ne fermeremmo la cottura; allo stesso tempo anche il riso deve cuocere a una temperatura sostenuta e il bollore deve essere sempre presente e costante.
Con un po’ di vino si lavora meglio in cucina, quindi…
Barolo Docg Boscareto 2003 – Beni di Batasiolo
Barolo imponente di stile tradizionale, proveniente dal cru Boscareto in Serralunga d’Alba. Il calore dell’annata accentua ancora di più la sua vigoria.
Quinta fase: la mantecatura
La fase di ultimazione del risotto ha lo scopo di renderlo ben cremoso e donargli un gusto unico e coeso secondo la propria caratterizzazione. Normalmente la mantecatura viene fatta con l’aggiunta di burro e Parmigiano, ma se per esempio il risotto è di pesce, lo mantecheremo solo con dell’olio extravergine e magari delle erbe aromatiche tritate. Quando il riso è al dente e giustamente cremoso, va tolto dal fuoco, rimestato brevemente e lasciato riposare un minuto, poi vi uniremo il burro freddo in fiocchetti che mescoleremo rapidamente fino a farlo assorbire dal risotto. Successivamente unire anche il Parmigiano e allo stesso modo del burro.
Sotto a spadellare!
VG Executive… InDaHouse
Il primo risotto è pronto!
Riso Carnaroli allo zafferano
Riso caro ai milanesi e non solo, trae la sua fortuna da questo splendido fiore che una volta colto ed essiccato dona i suoi pistilli con un gusto, profumo e colore unici. Chi preferisce unire lo zafferano all’inizio e chi alla fine; lo chef preferisce unirlo poco prima della mantecatura, dopo averlo messo a bagno con del brodo caldo, in modo che se si decidesse di utilizzare la polvere essa si sciolga bene oppure nel caso dei pistilli, questi abbiano modo di gonfiarsi e cedere il loro colore. La tradizione vuole che ci si metta anche il midollo.
Riso Vialone Nano con seppie e il loro nero
Frutto di un incrocio, questo riso per moltissimi gourmands è il riso perfetto per ogni risotto e in particolar modo per quelli di mare. Se si vuole usare un brodo leggero di pesce per questa ricetta, lo si può fare, bisogna notare che subendo poi l’aggiunta del nero di seppia, ogni tenue sapore viene pienamente coperto da quello di questo: molto sapido, corposo, oleoso. La procedura per questo riso ricalca quello di ogni altro, quindi fondo di cipolle o cipollotti, olio e niente burro. Sfumata leggera con un bianco secco e dalla metà cottura in poi versare il nero poco per volta. Troppo colore va sempre a scapito dell’eccessivo sapore. Lo si lascia al dente e appena morbido. Ora a riso molto caldo ma a fuoco spento, unire le seppie bianche tagliate in sottili striscioline e iniziare la mantecatura. Per questa operazione, lo chef consiglia di usare solo olio extravergine non troppo corposo.
Tè nero affumicato Lapsang Souchong da unire al risotto con le quaglie e il prosciutto
Il riso selvaggio va fatto bollire
Riso selvaggio canadese con salmone e menta
Il riso selvaggio canadese non è propriamente un riso, ma una vera e propria graminacea; una pianta infestante dunque e cresce spontaneamente negli immensi acquitrini dello stato canadese di Manitoba. Occorre lavarlo prima di farlo cuocere per almeno 40 minuti in acqua bollente leggermente salata. La cottura deve essere delicata.. È un riso molto saporito e aromatico, ricco si fibre e di gusto, naturalmente speziato. Lo abbiamo abbinato al gusto leggermente corposo e grasso del salmone. Appena scolato, lo saltiamo con un fondo di scalogno o di cipollotto, unendo il salmone in piccole scaloppe in modo che il riso termini la cottura e il salmone possa essere cotto. Insaporire con un’erba aromatica e olio.
Vsq Metodo Classico Extra Brut Talento – Arunda
Spumante poco dosato dalla grandissima personalità, proveniente da vigneti sulle pendici delle Alpi altoatesine. 80% Chardonnay e 20% Pinot Nero, con un affinamento minimo di tre anni. Dominanti sono le note minerali e saline.
Master and pupil
Riso Venere nero, quaglie ed erbette aromatiche
Il riso Venere nero, ormai ampiamente coltivato in Italia, è di un nero opaco che purtroppo in cottura perde e il risultato, almeno dal punto di vista visivo, non è armonico con il suo gusto, che a volte rasenta la nocciola con note di terra. È un riso che non si presta a essere cotto come un risotto in quanto la sua componente integrale è altissima. Tuttavia lessato o al forno è veramente squisito. Secondo Gualtiero dà il meglio di sé abbinato a gusti decisi quali i crostacei e le carni. Una volta lessato per circa 20 minuti e scolato, lo si spadella con delle verdurine e lo si serve con petti e coscette di quaglia ben rosolati in padella con l’aggiunta di erbe aromatiche e verdurine.
Riso rosso della Camargue con seppie e ribes
Riso difficile, da noi pochissimo usato, altamente integrale e ricco quindi di vitamine e principi nutritivi. Cresce storicamente nelle distese del sud-est della Francia in quella regione, la Camargue, già famosa per i suoi cavalli selvatici. Il territorio è lambito dai venti salmastri provenienti dal non lontano mare e questo clima conferisce al riso particolari aromi che lo rendono adatto al consumo sia con carni che con pesci, anche e sopratutto, impegnativi.
Nel frattempo Gualtiero fa andare al forno il riso Basmati
Riso Basmati Pilaf germogli e gamberi
Il riso Basmati è molto conosciuto e apprezzato in Italia sopratutto per le sue doti di leggerezza, in quanto contiene poco amido, per la sua brevità di cottura ovvero 12-15 minuti e per la sua naturale profumazione. Spesso è quasi un peccato condirlo seppur con un valido extravergine in quanto ne coprirebbe l’aroma e la delicatezza del gusto. È un riso che secondo Gualtiero dà il meglio di sé mediante tre cotture: a vapore, lessato o al forno. La cottura di un riso con il metodo della cottura in forno, detta Pilaf, ha origini antiche che riportano all’India per poi passare dalla Turchia e dalle Regioni arabe. Consiste nel cuocere il riso in forno, con coperchio, una limitata quantità di brodo e, a seconda delle personalizzazioni, il riso lo aromatizzeremo con chiodi di garofano, cipolla, alloro o altro. Questo tipo di cottura permette di esaltare e fissare meglio il gusto del riso stesso. In un tegame, con un poco di olio, unire e fare tostare il riso per 2 minuti unendovi insieme anche una piccola cipolla picchettata di chiodi di garofano e foglie di alloro. Aggiungere il brodo giustamente salato fino a sovrastarlo di circa 3 cm, coprire con un coperchio e cuocere in forno già caldo a 200° per circa 12 minuti. Versare successivamente in un vassoio in modo che si raffreddi rapidamente e poi spadellarlo con gli ingredienti preferiti oppure semplicemente come contorno.
Gran finale con uno zabaione espresso da favola
Zabaione con frutti di bosco freschi
Il caffè a chiudere questa prima giornata di training.
…
Prossima “Lezione”… Sabato 31/03 ore 10:00
Se volete aggregarvi siete i benvenuti! Appuntamento per Sabato 31/03 dalle ore 10:00. Scrivete subito a: eventi@altissimoceto.it o chiamate la nostra linea diretta 348.2911188
Tema di giornata…
La Carne Perfetta
Manzo
Rib Eye
Il filetto: l’occhio del gusto e l’evergreen
Vitello
Lo stinco: una cottura lenta che consente un’estrazione del gusto non a discapito del peso
Maiale
Il filetto: taglio magro e perfino prelibato
Oca
Il petto: il giro di boa, come l’oca si prepara all’estate
Agnello
Il carré: con o senza osso, il carré è sempre il numero uno
– Location a uso esclusivo: chef, sous-schef, lavaggio, grembiuli, guanti, dispense.
– Programma: 10:00-13:30 (3 ore e 30) – Seguirà pranzo conviviale con i vini del Viaggiatore
Vi aspettiamo!
Viaggiatore Gourmet
Partner della Prima Lezione VG Didattica
Teatro 7
20123 Milano
Via Thaon di Revel, 7
Aperto dalle 12:30 alle 18:30, chiuso sabato e domenica
E-mail: ks@teatro7.com
Sito internet: www.teatro7.com
Viaggiatore Gourmet Media Partner
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