Articolo a cura di Ivano Antonini-EnoCentrico.
Curatore Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e referente regionale del Piemonte.
Terzo ed ultimo appuntamento per quanto riguarda la denominazione Barolo per la seconda edizione della nostra Guida dei Vini on-line. Terminiamo l’analisi con la prova dei Barolo Riserva. Non molti a dire la verità, ma fatta di etichette eccellenti selezionate che hanno meritato, giustamente, un discorso ed un approfondimento indipendente per le peculiarità messe in campo.
In questo articolo si parla di: Bruno Giacosa, Conterno Giacomo, Enzo Boglietti, Ettore Germano, Fontanafredda, Gianni Gagliardo, Josetta Saffirio, Manzone, Massolino.
Prima di passare al racconto dei vini degustati, per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
Buona lettura!
1) LA GRADUATORIA:
I Barolo Riserva:
101/100 – Barolo Riserva Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba Bruno Giacosa 2004 (Cat. H)
97/100 – Barolo Riserva Monfortino Conterno Giacomo 2002 (Cat. H)
94/100 – Barolo Riserva Vigna Rionda Massolino 2004 (Cat. G)
93/100 – Barolo Riserva Lazzarito Ettore Germano 2004 (Cat. G)
93/100 – Barolo Riserva Persiera Josetta Saffirio 2004 (Cat. G)
92/100 – Barolo Riserva Enzo Boglietti 2004 (Cat. H)
90/100 – Barolo Riserva Preve Gianni Gagliardo 2004 (Cat. G)
90/100 – Barolo Riserva Le Gramolere Manzone 2004 (Cat. F)
89/100 – Barolo Riserva Mirafiore Fontanafredda 2004 (Cat. G)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
I Barolo Riserva:
101/100 – Barolo Riserva Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba Bruno Giacosa 2004 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Inchiniamoci di fronte all’ennesimo capolavoro del Maestro. Non solo perché insignito della prestigiosa etichetta rossa, ma perché rappresenta, di fatto, uno dei più grandi vini che siano mai stati prodotti all’interno dei nostri confini. Meritevole di un fondo scala ( e oltre…) e della menzione speciale, arrivato dopo una non facile decisione univoca del panel. Più volte è stato scritto e poi cancellato il giudizio finale. Difficile dargli un giudizio, difficile scrivere sul foglio, un numerino che possa racchiudere quello che si è provato in quel momento. Numeri freddi. Cifre illogiche e, a tratti, pure paradossali. Tutte votazioni che comunque non rendevano merito alla maestosità del vino. E sapete perché? Perché non eravamo noi a giudicare il vino, ma il vino a giudicare noi. Ci guardava dall’alto in basso. Lui. Con quello sguardo intenso, profondo e con un pizzico di arroganza, ma giustamente orgoglioso. Orgoglioso, perché a generarlo è stato lui, il Maestro. Il quale lo ha creato a sua immagine e somiglianza. Accigliato e un po’ scorbutico sulle prime, dovrete scendere quasi a compromessi se vorrete trarre il massimo vantaggio in termini emotivi da questo vino. Proprio come il feeling da adottare con Bruno, persona. Girategli intorno cautamente, siate di poche parole e più di facili orecchie. Tese all’ascolto. Ascolto di quelle poche parole che usciranno dalla sua bocca in un primo momento. Non aspettatevi grandi orazioni. Ci vuole tempo. Ci vuole pazienza. Se gli risulterete simpatico, allora sarà lui ad aprirvi il cuore ed accogliervi con la passione ed un pizzico di commozione. Questo vino e Giacosa, sono fatti uno per l’altro. Ma presto si sono dovuti separare, perché queste bottiglie dovevano essere lasciati libere per il mondo per fare felici centinaia di persone. E portare con se un pizzico di Langa e tante e tantissime emozioni. Poco più di diecimila esemplari prodotti, ma non per tutti. Bisogna meritarselo. Magari essere propensi anche alla lacrimuccia e ringraziare per l’ennesima volta il Maestro di tutti noi. Non sappiamo (e non ci interessa) sapere se questa è la migliore etichetta rossa di sempre. La perfezione è stata comunque capace di esprimersi ad alti livelli e ad andare pure oltre.
Si dice in giro che il “primo Giacosa” non si scorda mai. Già. Ma in questo caso, a dire il vero, neanche l’ultimo….
97/100 – Barolo Riserva Monfortino Conterno Giacomo 2002 (Cat. H)
Altissimo Ceto
I miti enologici crescono, si elevano e si consolidano. Sempre. Con il passare del tempo. Con il passare delle generazioni. Con il passare delle mode. I miti enologici rimangono tali, sempre. Si può passare con estrema naturalità negli apprezzamenti dei gusti, prima dai vinoni iperconcentrati per palati yankees, poi ai vinelli dealcolizzati per quelli anti-palloncino. Vigne che cambiano le loro generalità senza che queste vedano mai arrivare alla maggiore età. Vigne dove l’altro ieri trovavi piante di Cabernet, ieri c’erano quelle di Syrah e oggi qualsiasi cosa, purché sia rigorosamente autoctono. Ma i miti enologici sono sempre lì. Splendenti più che mai. Inflessibili. Così succede che in tempi dove i cambiamenti sono all’ordine del giorno e sono più rapidi di una connessione a banda larga, hai voglia di certezze, sicurezze, verità. Ed è proprio in questi momenti che ti accorgi che un certo Roberto Conterno sta facendo maturare il suo Nebbiolo “atto a divenire Barolo Riserva” proveniente dal millesimo 2002. E ti stupisci. Colto da una sindrome marzulliana incominci a farti delle domande e darti delle risposte da solo. Ma come? Proprio dalla 2002? Ma non ce l’avevano descritta come una delle annate…più piccole? Tanto per usare un termine che non sia censurabile. Così, la sete che ti prende è più forte della tua predisposizione mentale nel voler assimilare dei concetti e delle spiegazioni che vadano contro la naturalità di quanto ti è stato descritto di quell’annata. Non ti resta che fiondarti in cantina, perché vuoi toccare con mano la realtà delle cose. E ti accorgi che Roberto Conterno è distante anni luce da tanti Harry Potter del lievito selezionato o da tanti Silvan del concentratore. Niente magia, niente illusionismo, niente “prestigiribirizzazione”. Tutto naturale, tutto concreto, tutto terribilmente vero. Non c’è bisogno della telefonata a casa, per cercare la giusta risposta. Ce l’hai sotto gli occhi. E’ scontata. Poi arriva il momento che quel Nebbiolo vada in bottiglia e diventi finalmente un Monfortino ed infine scivolare beatamente nei nostri bicchieri. Ed è in quel momento che in mezzo a tanti altri, quel liquido incomincia a diventare qualcosa di magico. Spiritato? No, di “spiritato” ci sono solo i sentori di ciliegie, in un mare di complessità sconfinata. Unica. Balsamica, speziata e minerale. E così all’infinito… Il palato ha la soffice trama di un grande Vosne-Romanée, la terrosità di un grande Côte RotÎe, la mordenza tannica di un grande Madiran. Ma l’unicità, quella no. Quella è di un grande Monfortino. Perché e proprio di lui che stiamo parlando.
Per chiudere, ci sentiamo di affermare che non avrà magari la potenza della 2001, ma la lunghezza, la profondità e l’articolazione sono comunque degne di un grande Monfortino. Un mito enologico. Un’opera d’arte.
94/100 – Barolo Riserva Vigna Rionda Massolino 2004 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Appare in forma strepitosa il Vigna Rionda 2004 dei fratelli Massolino. Con un’apertura aromatica copiosa e generosa quasi singolare, conoscendo il cru e la sua evoluzione tardiva nella capacità di approccio. Ma con la personalità di sempre, che vede tradurre in sensazioni aromatiche e gustative, quanto è in grado di comunicare questo splendido vigneto di Serralunga. Dotato di un taglio minerale graffiante ed energico e che si contrappone ad una balsamicità eretta, verticale e pungente. Grandissima la finezza e l’espressività intensa ed appagante, così come la complessità. Un “legno” sapientemente espresso e non grossolano, in perfetta armonia con un frutto che denota stoffa e potenza, ma tanto bisognoso di tempo per arrivare ad una maggiore stratificazione. La cadenza è comunque ritmata. Meno al palato (ma ci saremmo meravigliati del contrario), con la tenacia e la grinta ad accompagnare un attacco che in questa fase non riesce ad appoggiarsi caldamente e soavemente sulle sensazioni legate alla morbidezza. Occorre anche una certa dimestichezza per registrarsi con il tannino mordente ed impulsivo. Sul finale abbiamo una riproposizione retro-olfattiva di alto livello, in grade di fare felice ed emozionare, chi avrà la voglia e la fortuna di aspettarlo.
93/100 – Barolo Riserva Lazzarito Ettore Germano 2004 (Cat. G)
Il Lazzarito è un cru che ci ha abituato a regalarci vini austeri, possenti, vigorosi. Quando poi, queste uve maturano in un’annata felice come la 2004 e vengono date in mano alle capaci ed abili doti di Sergio Germano, ecco che diventa un vino idoneo ad essere apprezzato anche in termini di finezza e di eleganza. In perfetta linea con il carattere di questo produttore che vuole vini riconoscibili, che richiamino il terroir di Serralunga, ma che siano al tempo stesso, diretti, dinamici, flessibili e non troppo cerebrali. Profilo olfattivo intrigante e che rende trepidante il palato. Compatto, non slegato, prestante nella freschezza e invogliante nella sapidità, fanno da coalizione ad uno spessore robusto, sostenuto e maturo. Il tannino è duro, saldo, ma non contrario all’agilità, che permette all’allungo di chiudere in una progressione inesauribile. Orizzonte roseo e brillante.
93/100 – Barolo Riserva Persiera Josetta Saffirio 2004 (Cat. G)
Altissimo Ceto
(etichetta non disponibile)
Senza ombra di dubbio, una delle più eleganti e sinuose prove di queste sessioni. Ma non tormentatevi, in quanto non sarà facile entrare in possesso di un flacone di questo prezioso nettare chiamato Riserva Persiera, vista la produzione esigua, ai limiti del confidenziale o se preferite “fatto esclusivamente per gli amici”. Siamo onorati di averne goduto, esamitato, valutato, giudicato ed infine raccontato. Con un sottile filo di commozione, a fare da contorno a queste poche parole che vogliono rendere il giusto merito al lavoro di Sara Vezza. Inutile ribadire che l’eleganza delle mosse e la raffinatezza delle forme siano rese concrete in questo liquido, in grado di raccontare una successione cadenzata di sensazioni che partono da quelle fruttate, croccanti e succose, a quelle speziate, pungenti e dolci. Utilizzo del legno con grande garbo e gentilezza. Bocca larga e continua. Non potente ma docile, indulgente e pacato. Saporoso e stuzzicante è il finale, che si congeda con la medesima finezza di come aveva aperto.
92/100 – Barolo Riserva Enzo Boglietti 2004 (Cat. H)
I Boglietti operano in quel di La Morra “solo” dal 1991. Ma c’è voluto poco perché questa piccola cantina entrasse nell’élite della produzione langarola. Ad un passato fatto di vini possenti, muscolosi e concentrati, è seguito un periodo, quello che stanno vivendo ora, più pacato e riflessivo. E di fronte ad un’annata come la 2004, hanno pensato di prolungare la stagionatura sacrificando una parte della loro esigua produzione di Nebbiolo da Barolo, per uscire con la Riserva. Già, proprio quella che abbiamo oggi nei bicchieri. Vino magistrale nell’esecuzione, dotato di una propagazione diretta, complessa, ma di facile lettura. Il quadro cioccolatoso e vanigliato è quello di sempre, ma viene allineato ad un frutto incisivo per verticalità e polposo per maturità. Appare evidente un tono piuttosto caldo al palato, dato dall’attacco alcolico non ancora perfettamente bilanciato da una freschezza che invece si mostra viva e rilevante, ma non rinfrescante, anche per via di un estratto particolarmente alto. Tannino che si mostra più completo di altri vini e con la chiusura che richiama lo stesso “taglio” avuto in fase olfattiva.
90/100 – Barolo Riserva Preve Gianni Gagliardo 2004 (Cat. G)
Di gran lunga la migliore espressione di questa etichetta. Una 2004 che permette di arrivare alla soglia dei 90 punti con concretezza, ma anche con dinamismo. Ottenuto da un blend di uve provenienti dai cru Parafada di Serralunga e Conterni di Monforte d’Alba, si proietta in un profilo aromatico ricco ed esauriente, di grande compattezza nel frutto. Netto e definito nella focalità delle sfumature, appare già appagante per un taglio speziato che lo rende apprezzabile nell’evoluzione, senza cedimenti ossidativi troppo prematuri. Bocca ricca, possente, ma al tempo stesso agile e lineare.
90/100 – Barolo Riserva Le Gramolere Manzone 2004 (Cat. F)
Soglia della super-eccellenza raggiunta anche dalla Riserva Le Gramolere di Giovanni Manzone. L’impianto olfattivo si mostra coinvolgente, articolato, bello, diretto. Un frutto maturo profondo e dotato di buona personalità, intenso nel carattere balsamico, largo nella speziatura. Bocca coerente, puntigliosa ma anche morbida. Già gradevole nell’approccio generale, grazie ad un tannino minuto e posato e da una freschezza sapida ed integrata. Buono e stuzzicante l’allungo finale.
89/100 – Barolo Riserva Mirafiore Fontanafredda 2004 (Cat. G)
Anche se alla fine si posiziona ad un passo dalla soglia dei 90 punti, possiamo dichiarare di essere particolarmente soddisfatti dall’esordio della Riserva Mirafiore. Un vino dotato di personalità e carattere, ma un po’ contratto nel nerbo comunicativo del terroir di Serralunga e con un legno che lo frena nell’orizzontalità aromatica, pur notando di essere carico di stoffa e di ricchezza. Bocca cesellata da un tannino viziato e a tratti spigoloso. Saporito, minerale e con una profondità originale e mai banale nei contenuti. Con una linearità profonda e concreta. Un progetto sicuramente ambizioso quello intavolato con questa etichetta, convinti che il team di Fontanafredda possa arrivare presto ai risultati che gli sono confacenti.
3) CONSIDERAZIONI FINALI:
Eccoci giunti al termine di questa lunga carrellata che ha visto come protagonisti principali i vini della denominazione Barolo. Una maratona che ha visto capeggiare la 2006, per quelli d’annata, e la 2004 per le Riserve. Annate che si sono dimostrate sicuramente di altissimo livello. Con la percentuale maggiore dei vini in assaggi che ha passato la soglia dei 90 punti. Molto buone dicevamo e che non trovano un riscontro altrettanto qualitativo che sia di così ampio respiro, in altre zone d’Italia.
A freddo ed analizzando in profondità le nostre note di assaggio, ci sentiamo anche di asserire con una certa tranquillità, che questa appellation gode di ottima salute. Se questa la valutiamo nei termini attitudinali delle caratteristiche caratteriali dei prodotti esaminati e per i riscontri numerici relativi alle valutazioni del nostro panel. Vini che non sono mai stati (a memoria d’uomo) così caratteriali, dinamici ed espressivi di una filosofia, ma anche comunicativi di un terroir e propensi a crescere nel lungo periodo. Certo, siamo anche consapevoli che le difficoltà che flagellano il mondo del vino oggi viaggino ad una velocità, opposta ed incontrollata, a quella di crociera intrapresa dalla qualità di questi vini (e non solo a Barolo…), frutto di annate molto buone e che li vedranno in costante crescita anche nei prossimi anni, questo alla luce degli assaggi fatti dalle botti nelle varie cantine. Duemiladieci compresa.
Queste complicazioni che riguardano cose già dette e ridette da più parti, toccano principalmente l’inserimento di questi numerosi vini in un mercato non facile, dove non si sa più cosa inventare per compiere quegli sforzi capaci di trovare degli sbocchi commerciali e che portino continui utili ad una cantina. Ormai, la sola qualità non basta. Non serve più fare solo il vino buono. Occorre più che mai venderlo. E per i consumatori, occorre più che mai berlo. Non esistono più neanche i tempi, dove i consumatori acquistavano e lasciavano i loro vini per venti, trenta, quaranta anni nelle loro cantine. I tempi sono ovviamente cambiati.
Proprio perché i tempi sono cambiati, c’è un aspetto che ci preme sottolineare oggi e che vede i produttori langaroli presentare molte lacune in merito. Quello della comunicazione. Buona parte degli investimenti fatti in questi ultimi anni, non hanno portato i loro frutti. O quantomeno hanno contribuito solo in minima parte. Molti di loro hanno girato, giustamente, il Mondo per portare in ogni parte del globo il linguaggio del terroir langarolo, ma non è stato sufficiente. Oggi si può e si deve comunicare una storia, una filosofia, direttamente da casa. In Piemonte, sono ancora molte/troppe le aziende che non hanno ad esempio un sito internet, se vogliamo partire dai fondamentali per una comunicazione valida ed incisiva. E volendo navigare tra quelli che esistono, molti di questi hanno aggiornamenti fermi alle calende greche. Troviamo spesso informazioni generiche e non dettagliate, per non parlare di schede tecniche ferme al compitino da prima elementare. Modello: “questo vino è intenso, giustamente tannico e si può facilmente abbinare a piatti di antipasti, primi piatti, pesci, carni bianche e rosse” ecc… Siamo entrati ormai da alcuni anni nell’era 2.0, ma vedendo la situazione in cui versa la Langa, oggi, non sembrerebbe.
Se non fosse per i numerosi Blog, i vari forum ed i social networks aperti da utenti appassionati del nettare di bacco, come potrebbero accedere alle informazioni sui vini langaroli, i vari utenti che giornalmente da ogni country del pianeta, cliccano, navigano, chattano per soddisfare la sete di conoscenza e di cultura. Si parla in continuazione di una più precisa comunicazione del terroir attraverso i vini, delle divergenze di un cru piuttosto che un altro, di stili, di caratteri, ma non si trovano poi riscontri nella realtà “virtuale”. Proprio a proposito di questo, mi preme citarvi il caso de Il Domaine de la Romanée Conti. Inutile dirvi che stiamo dunque per parlare di una delle più famose aziende vinicole mondiali. Bene, questa prestigiosa azienda borgognona, da qualche mese ha attivato un proprio sito. Andatelo a vedere. Navigatelo. Troverete foto, cartine, immagini e notizie. Tante notizie. Tante da appagare ogni genere di curiosità. Per non parlare poi di numerose aziende di Champagne o di Bordeaux, che hanno anche video su vendemmie, vinificazioni, degustazioni e profili su tutti i principali social networks.
In Langa tuttavia, sembra ancora tutto trincerato dietro ad un silenzio totale. Quasi a vegliare intorno: “il mio vino lo faccio io. Non voglio che nessuno lo sappia e sul come…segreto totale.” Un’aurea che si è fatta più fitta della nebbia che avvolge le colline albesi. Ma cosa hanno di diverso i vari Gaja, i Conterno, i Voerzio, i Giacosa, dai più grandi produttori mondiali? Perché un giapponese non può arrivare a conoscere tutte le informazioni e le curiosità sulla storia della dinastia Gaja? Perché vietare ad un americano di apprendere, quali sono le peculiarità del suolo, del clima, del luogo della vigna Francia? E perché mai ad un australiano, non gli si possa permettere di accedere a delle belle immagini, per vedere come sono fatte le Brunate? Mentre se un Brasiliano ha voglia di conoscere quali sono le annate che hanno visto le famose uscite delle Etichette Rosse, come deve fare?
Non sarebbe bello invece, girare per il web e trovare dei video di Giorgio Lavagna, enologo dei Giacosa, che ci racconta le caratteristiche dell’ultima vendemmia? Twittare con Roberto Conterno che ci anticipa le peculiarità di Cascina Francia e Monfortino? O accedere al profilo di Facebook dei Gaja e trovare tutte le novità e notizie su eventi, anteprime ecc…?
Ora, una maggiore modernizzazione dei metodi di comunicazione dei nostri cari vigneron di Langa, non sarà la panacea di tutti i problemi del mercato. Ma siamo pronti a scommettere che sicuramente qualcuno ne beneficerà.
In primis la cultura del consumatore…
Articolo redatto da:
Ivano Antonini alias EnoCentrico
Curatore della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e Referente regionale per il Piemonte.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier operante presso il Ristorante Relais & Chateaux “Il Sole di Ranco”.
Miglior Sommelier Professionista d’Italia AIS 2008, Miglior Sommelier della Lombardia 2001 e Sommelier dell’anno per la Guida de L’espresso 2006.
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
EDIZIONE 2010/2011:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo ed i Nebbiolo d’Alba
MARCHE
SICILIA
EDIZIONE 2009/2010:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
-Le Barbere d’Asti e altre Barbere.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
VENETO
-I vini di Breganze, gli IGT ed altre eccellenze regionali.
FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
EMILIA-ROMAGNA
-Sangiovese di Romagna, Albana di Romagna passito e altre eccellenze.
UMBRIA
TOSCANA
-Le produzioni IGT del Chianti Classico ed alcune eccellenze di zone limitrofe.
-Le eccellenze di Cortona e di Montepulciano.
-Le eccellenze della “Costa” (prima parte): I vini bianchi, Bolgheri e Montecucco
-Le eccellenze della “Costa” (seconda parte): Scansano, Val di Cornia e le produzioni ad I.G.T.
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
ABRUZZO
CAMPANIA
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
La Guida dei Vini on-line by Altissimo Ceto. Dedicata alle sole eccellenze. Sponsored By Amici Gourmet – Network esclusivo di appassionati Gourmet.
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