Articolo a cura di Ivano Antonini-EnoCentrico.
Curatore Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e referente regionale del Piemonte.
Secondo ed importante appuntamento, sia per il valore che per il numero di assaggi, per la denominazione Barolo. In questa recensione della seconda edizione della nostra Guida dei Vini on-line, abbiamo voluto includere tutti quei vini derivanti da uve che possono provenire da vigneto singolo, oppure da un assemblaggio di più vigneti, ma che sono considerati, per l’azienda, dei prodotti di punta. Spazio ora al racconto dei vini ed arrivederci al prossimo appuntamento, quando toccherà ad andare in scena: i Barolo Riserva.
In questo articolo si parla di:Azelia, Bricco Giubellini, Bruna Grimaldi, Comm. G.B. Burlotto, Conterno-Fantino, Conterno Giacomo, Corino, Damilano, Deltetto, Domenico Clerico, Edoardo Sobrino, Elio Altare, Enzo Boglietti, E. Pira e Figli-Chiara Boschis, Eraldo Viberti, Ettore Germano, Fontanafredda, Gagliasso, G.D. Vajra, Gianni Gagliardo, Josetta Saffirio, Luigi Baudana, Manzone, Massolino, Mauro Veglio, Monti, Oddero, Parusso, Pio Cesare, Podere Rocche dei Manzoni, Poderi Aldo Conterno, Poderi Luigi Einaudi, Principiano Ferdinando, Prunotto, Rinaldi, Roberto Voerzio, Scarpa, Schiavenza, Tenuta Rocca, Vietti.
Link di riferimento alla denominazione dell’Edizione 2009-2010: I Barolo
Prima di passare al racconto dei vini degustati, per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
Buona lettura!
1) LA GRADUATORIA:
Annata 2006:
97/100 – Barolo Cannubi-San Lorenzo-Ravera Rinaldi 2006 (Cat. F)
97/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Torriglione Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
96/100 – Barolo Cascina Francia Conterno Giacomo 2006 (Cat. H)
96/100 – Barolo Sarmassa di Barolo Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
96/100 – Barolo Rocche Vietti 2006 (Cat. G)
95/100 – Barolo Ciabot Mentin Ginestra Domenico Clerico 2006 (Cat. G)
95/100 – Barolo Romirasco Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
95/100 – Barolo Brunate Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
95/100 – Barolo Lazzarito Vietti 2006 (Cat. G)
94/100 – Barolo San Rocco Azelia 2006 (Cat. F)
94/100 – Barolo Mosconi Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
94/100 – Barolo Bussia Parusso 2006 (Cat. G)
94/100 – Barolo Cerequio Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
93/100 – Barolo Bricco Fiasco Azelia 2006 (Cat. F)
93/100 – Barolo Sorì Ginestra Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Cerretta Ettore Germano 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Cannubi E. Pira e Figli-Chiara Boschis 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Bussia Monti 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Ornato Pio Cesare 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Vigna Cappella S. Stefano Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
93/100 – Barolo Cicala Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
93/100 – Barolo Nei Cannubi Poderi Luigi Einaudi 2006 (Cat. F)
93/100 – Barolo Brunate Vietti 2006 (Cat. G)
92/100 – Barolo Margheria Azelia 2006 (Cat. F)
92/100 – Barolo Pajana Domenico Clerico 2006 (Cat. G)
92/100 – Barolo Vecchie Vigne Monvigliero e Pisapola Edoardo Sobrino 2006 (Cat. F)
92/100 – Barolo Persiera Josetta Saffirio 2006 (Cat. F)
92/100 – Barolo Margheria Massolino 2006 (Cat. F)
92/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Mauro Veglio 2006 (Cat. G)
92/100 – Barolo Rocche di Castiglione Oddero 2006 (Cat. F)
92/100 – Barolo Le Coste-Mosconi Parusso 2006 (Cat. G)
92/100 – Barolo Vigna d’la Roul Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
92/100 – Barolo Colonnello Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
92/100 – Barolo Costa Grimaldi Poderi Luigi Einaudi 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Vigna del Gris Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
91/100 – Barolo Giachini Corino 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Cannubi Damilano 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Case Nere Enzo Boglietti 2006 (Cat. G)
91/100 – Barolo Rocchettevino Eraldo Viberti 2006 (Cat. E)
91/100 – Barolo La Rosa Fontanafredda 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Gagliasso 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Cerretta Luigi Baudana 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Le Gramolere Manzone 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Parafada Massolino 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Castelletto Mauro Veglio 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Villero Oddero 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Mariondino Parusso 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo Brunate-Le Coste Rinaldi 2006 (Cat. F)
91/100 – Barolo San Pietro Tenuta Rocca 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Bricco Giubellini 2006 (Cat. E)
90/100 – Barolo Cannubi Comm. G.B. Burlotto 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Arborina Corino 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Brunate Damilano 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Liste Damilano 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Arione Enzo Boglietti 2006 (Cat. G)
90/100 – Barolo Fossati Enzo Boglietti 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Prapò Ettore Germano 2006 (Cat. G)
90/100 – Barolo La Villa Fontanafredda 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Big ‘d Big Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
90/100 – Barolo Ravera Principiano Ferdinando 2006 (Cat. G)
90/100 – Barolo Bussia Prunotto 2006 (Cat. F)
90/100 – Barolo Prapò Schiavenza 2006 (Cat. G)
89/100 – Barolo Badarina Bruna Grimaldi 2006 (Cat. E)
89/100 – Barolo Vigneto Gattera Mauro Veglio 2006 (Cat. F)
89/100 – Barolo Tettimorra Scarpa 2006 (Cat. F)
88/100 – Barolo Acclivi Comm. G.B. Burlotto 2006 (Cat. F)
88/100 – Barolo Cerequio Damilano 2006 (Cat. F)
88/100 – Barolo Bricat Manzone 2006 (Cat. F)
88/100 – Barolo Castelletto Manzone 2006 (Cat. F)
87/100 – Barolo Torriglione Gagliasso 2006 (Cat. F)
87/100 – Barolo Cannubi Gianni Gagliardo 2006 (Cat. G)
87/100 – Barolo Borzoni Montaribaldi 2006 (Cat. E)
87/100 – Barolo Broglio Schiavenza 2006 (Cat. G)
Annata 2005
91/100 – Barolo Bricco delle Viole G.D. Vajra 2005 (Cat. F)
89/100 – Barolo Vecchie Vigne Corino 2005 (Cat. G)
88/100 – Barolo Cerretta Cascina Nuova-Elio Altare 2005 (Cat. G)
88/100 – Barolo Sistaglia Deltetto 2005 (Cat. E)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
Annata 2006:
97/100 – Barolo Cannubi-San Lorenzo-Ravera Rinaldi 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Eccolo l’acuto del campione! Non pago di regalare continue emozioni da decenni, Beppe Rinaldi impenna la sua lambretta 🙂 e sfodera un Cannubi-San Lorenzo-Ravera, nel millesimo 2006, di una classe stratosferica. A dire il vero, se ci fossimo limitati a giudicare la sola sostanza ed il peso di questo vino, non si sarebbe posizionato così in alto. Ma in loro aiuto, ecco intervenire la finezza ed il fascino che emana questa bottiglia. Pronta a correre il suo Gran Premio (in questo momento però, siamo ancora al giro di ricognizione…) per entrare di diritto ed a pieno titolo, nelle più belle pagine scritte, ed interpretate, dal nostro “citrico”. Tutte queste metafore di stampo motoristico, sono usate per rendere il giusto merito alla passione di Beppe che ha per i motori, ma anche per dare una nostra decodificazione, a quanto avviene nei bicchieri una volta versato i suoi vini. Pur avendo alla base dei caratteri molto forti legati ai tannini ed all’acidità che vengono ancor più messe in risalto in questo tipo di annate, il vino scorre via liscio, diretto, senza intoppi e capace di immolarsi alla base del vostro cervelletto, portato sul filo delle emozioni e pronto ad innescare dentro di voi un meccanismo e fare uscire il vostro lato più avido, che vorrebbe tenersi per se’ tutta la bottiglia e non condividerla, in maniera ingorda, con nessuno. Meglio ancora se si trattasse di una magnum. Un frutto centrato, capace di essere caldo come la suadenza di una succosa ciliegia matura e rigoroso, stridulo e acuto, come l’asprezza di un ribes rosso. Evoluto quanto basta. Speziatura piccante e tanta mineralità tale da protrarsi all’infinito. Il gusto ha la cilindrata di un Hammer e la ripresa di una Lamborghini, vi farà salire a bordo e viaggerete comodi per un lungo viaggio, su un magnifico e scintillante coupé.
97/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Torriglione Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Allacciatevi le cinture, perché un nuovo viaggio è cominciato! Se pensavamo di sapere ormai tutto su Roberto Voerzio e credevamo di aver carpito ogni suo segreto, ci sbagliavamo di grosso. Si stanno riscrivendo delle nuove pagine nella storia di questo vigneron. Se da un lato eravamo abituati alla rotondità, alla suadenza, alla concentrazione, alla meticolosità dei suoi vini, ecco che presto sui nostri taccuini prenderanno forma degli appunti che riguarderanno più da vicino certi acuti, certe interpretazioni che riguarderanno dei frutti ancor più precisi e dettagliati. Le rese continueranno ad essere bassissime, ma il più grosso cambiamento riguarderà la cantina, dove hanno già preso posto alcune botti da 12 hl e dove stanno riposando i vini a partire dall’annata 2008. Ma un segno già tangibile, pur essendo elevato in barrique, lo abbiamo nella lettura di questo splendido vino. Un capolavoro assoluto. Possiede la grande finezza dei 2001, ma con un rigore ed una espressività più eloquente ed intensa. Il Rocche dell’Annunziata Torriglione si posiziona in vetta, rispetto agli altri cru di casa Voerzio, per la fragranza ed una maggiore integrità del frutto e quel tocco di balsamico che lo rendono estremamente godurioso. Tutte caratteristiche, sia ben chiaro, che si ritrovano anche nelle altre versioni di pari annata, ma che non imprimono la medesima passione, slancio emotivo ed eccitazione bramosa che ha invece questo vino. Non vorresti staccare mai il naso dal bicchiere, al fine di continuare a vivere nel vostro stato di sovreccitazione, e passare lentamente al secondo step, ovvero quello gustativo, cercando di non lasciarvi troppo ammaliare dalla sua facilità di beva. Il palato viene cesellato da un continuo, ordinato ed equilibrato passaggio di tutte le sensazioni, senza che nessuna di essa prevalga sulle altre. Non saranno vini per tutte le tasche, ma il risultato è di quelli che difficilmente si faranno dimenticare presto.
96/100 – Barolo Cascina Francia Conterno Giacomo 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Proviamo per un attimo (e in poche righe) a tracciare quali sono i presupposti e le caratteristiche che ci dovremmo aspettare da un grande vino. Prima di tutto il grande vino dovrebbe nascere, almeno si spera, da una grande annata. La grande annata è data, quando anche l’asticella dei vini cosiddetti di medio-basso profilo, è anch’essa elevata. Il grande vino non nasce solo in Francia; si può fare anche nelle più grandi denominazioni italiane per esempio. Il grande vino è la sintesi, o meglio, è l’esaltazione di una serie di parametri che non sono patrimonio di tutti, ma solo fruibili da pochi eletti. La/le grande/i vigna/e, l’esposizione, il suolo… insomma tutto quello che i “seguaci” di Sarkozy chiamano: terroir. Questo darà una grande uva. La grande uva diventerà grande vino, quando a governare la loro regia, si ha come primo interprete un produttore che risulti essere capace, abile ed intelligente. Ed in grado di mettere a frutto tutto quanto gli è arrivato in dote, in beni tangibili e non, dalla generazione precedente. E se quella generazione ha contribuito a scrivere la storia di quella denominazione, ecco che il nostro cerchio si chiude. E non bisogna essere delle cime della sapienza della “santa critica enologica”, per capire che Roberto Conterno è uno dei nostri migliori vigneron e che il “suo” Cascina Francia 2006 è un grande vino. Ma la premessa è stata doverosa poiché a bottiglia ancora coperta, il vino tendeva a sovrastare e dare quel qualcosa in più nel bicchiere, anche all’interno di una sessione di tanti ottimi vini. Ed i componenti del panel si ponevano appunto degli interrogativi e cercavano di dare ciascuno la propria interpretazione sulla differenza tra un grande Barolo ed un ottimo Barolo. Ma la soluzione non era da ricercare nell’inchiostro delle nostre biro intente a scrivere descrittori, caratteristiche, elementi cromatici, olfattivi o gustativi, ma si potevano leggere solo sulla nostra pelle e nel nostro cervello, solamente sul filo delle emozioni che questo vino è stato capace di dare. Quelle stesse emozioni che il Cascina Francia porterà in dote per molto tempo e che riuscirà a regalare a chiunque affonderà il cavatappi nel suo turacciolo nei prossimi decenni. O che potrà essere lasciato tranquillamente in dono alla prossima generazione. La nostra questa volta…
96/100 – Barolo Sarmassa di Barolo Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
Quattro etichette di Barolo 2006 (il La Serra non è stato prodotto, mentre il Capalot se ne parlerà forse molto più avanti…) targate Roberto Voerzio ed una più buona dell’altra. Il carattere del frutto di questo Sarmassa è, a tratti, più freddo e più distaccato di quello che abbiamo trovato nel Rocche dell’Annunziata, ma qui abbiamo potenza e tanta profondità. Una complessità meno appariscente, ma più minuta. Tanti piccoli tasselli belli, variopinti e prestigiosi come dei grandi Bisazza. Di grande classe quindi. Articolato e molto dinamico al palato, con la trama tannica e l’acidità che formano una spina dorsale sinuosa e perfetta. Oggi, ma anche tra diversi decenni. Prodotto solo in Magnum. Ve la potete cavare con 280 europei in enoteca, o giù di lì. 280 euro di assoluta goduria ed emozione. Emozione capace di travolgerti ma che non ha prezzo. Per tutto il resto, come sapete, c’è Master card.
96/100 – Barolo Rocche Vietti 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Quest’anno è il Rocche ha (ri)prendersi la supremazia in casa Vietti. Una prova di assoluto prestigio che lo include tra le prove meglio riuscite di questa etichetta. C’era da dubitarne? Uve provenienti da uno dei più importanti vigneti di Castiglione Falletto, da vigne vecchie e sapientemente vinificate nelle mani di Luca Currado e Mario Cordero. Stilisticamente un vino al limite della perfezione, capace di imprimere forza, potenza, carattere, ma in un quadro di assoluta eleganza, finezza, classe e stile. Con la pelle d’oca che ti coglie, appena metti il naso in questo bicchiere. L’impatto è di quelli da mozzare il fiato, profusione aromatica che si esprime in maniera più rapida e perentoria, di quanto faccia invece la tua penna che corre sul foglio a decodificare con rapidità i descrittori olfattivi. Un carattere che si mostra più energico e vigoroso della versione che lo ha preceduto. Un calore dato dall’alcol e dal frutto maturo e polposo in perfetta sintonia, con tutto il bagaglio speziato e balsamico che sempre ha saputo regalarci. Ma questa volta con uno stile meno irrigidito e formale di altre volte. Al gusto i tannini messi in fila come tanti piccoli soldatini, di grandissima condotta, piccoli e minuti. Per quanto riguarda invece l’articolazione mettete mano al vostro cronometro, ponetelo sul tavolo e tornate dopo qualche minuto. Smetterà magari a livello fisico, ma statene certi che continuerà a correre invece sui binari della vostra memoria. Un Altissimo Ceto stra-meritato, tutto da dedicare alla memoria del compianto Alfredo Currado. Bravi!
95/100 – Barolo Ciabot Mentin Ginestra Domenico Clerico 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Un grande passo in avanti per quanto riguarda la personalità, per il Ciabot Mentin Ginestra del grande Domenico Clerico. Ne abbiamo assaggiati molti di grandi vini firmati Clerico ed il Ciabot ha sempre impresso per il suo carattere ed il suo stile. Ma quest’anno, nel bicchiere, c’era un qualcosa in più. Sembra aver inserito la sesta marcia e possedere la stessa voglia di lottare, il trasporto e lo slancio emotivo di Domenico. Tra il frutto iniziale e la chiusura olfattiva, c’è tutto un mondo da esplorare e da scoprire. Portatevi il secchiello, perché i granelli della complessità sono tanti da raccogliere. I soldatini che compongono gli elementi gustativi sono numerosi, tutti in riga, ordinati, puliti e vestiti di tutto punto. Lungo, generoso e di grande eleganza. Se vi sentite soli e siete alla ricerca di compagnia in una sera solitaria, stappatelo, vi sarà utile come il vostro migliore amico. Capace di comunicare con tutta la sua “simpatia”. Quella tipica di Domenico.
95/100 – Barolo Romirasco Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto
Ma quant’è buono il Romirasco 2006 dei Conterno? Su una scala da 1 a 10, ti verrebbe di dare 11 per il suo lato godurioso e passionale nella sostanza. Cosa abbastanza insolita per i vini appena immessi sul mercato, per quello che è uno dei più storici domaines langaroli. Già, è proprio il lato succoso di un frutto a primeggiare, che per trovare il tuo completo appagamento, vorresti immergere le mani in questo cesto di ciliegie, more, prugne e lamponi maturi. E guai a non leccarti le dita, goderesti solo a metà. Deciso di acquistare volume e profondità con il tempo, oggi viene apprezzato per il carattere e la grinta di una grande Bussia. Profilo olfattivo più ricco e dettagliato dei suoi fratelli, dato dalla conformazione del terreno rispetto al Cicala ed al Colonnello e anche da un’età media delle viti più vecchia. Questo lato della Bussia, chiamato Romirasco appunto, è di proprietà esclusiva della famiglia Conterno ed è quello che rientra in percentuali considerevoli, quando viene prodotto il Granbussia. Tornando al vino, pardon al bicchiere, luccicava e splendeva per le sue tonalità che si accendevano come tante piccole lucine di Natale, ogni volta che si faceva roteare. Del suo quadro olfattivo ne abbiamo già parlato, ma non abbiamo accennato della cadenza ritmata ed in continua progressione, man mano che prende confidenza con l’aria aperta. Di grandissimo appeal speziato. Volume e ampiezza anche nel caso del palato che prende forma (e profondità) con il passare dei minuti. 95 punti tutti meritati, ma fondo scala per quanto riguarda l’apprezzamento. Grande vino.
95/100 – Barolo Brunate Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
Ti verrebbe quasi di dare lo stesso punteggio a tutti, in quanto il carattere, il peso e la classe sono monumentali per tutte le etichette. In sintesi, possiamo dire che le differenze di punteggio tra i vari cru trovano la loro naturale traduzione nella diversità dei singoli elementi. Partendo dal frutto, il Rocche dell’Annunziata è quello più “integro”, il Sarmassa denota potenza e stoffa, Cerequio è più rigido, mentre il Brunate porta nel DNA la classicità assoluta, con un frutto più posato e tendente verso quel carattere speziato ed un pizzico più evoluto. Mentre al palato è il tannino del Brunate a graffiare di più. Ma nessun allarme… la finezza è quella di sempre.
95/100 – Barolo Lazzarito Vietti 2006 (Cat. G)
Luca Currado e Mario Cordero sono tra i migliori interpreti nella vinificazione dei vitigni langaroli, con il Nebbiolo cercano di dare la migliore rappresentazione di quanto è capace di dare il terreno. Nella maniera più naturale possibile. Da una parte abbiamo il Rocche che brilla all’apice del suo splendore di fronte ad un millesimo più classico come questo e poi abbiamo il Lazzarito ed il Brunate. Il Lazzarito lo abbiamo visto svettare lo scorso anno, quando le caratteristiche della 2005 gli erano cucite perfettamente addosso. Con la 2006, questo cru assimila potenza e forza, con il carattere balsamico e speziato che lo rendono più incisivo, ma non con un pizzico di complessità in meno rispetto al Rocche. La bocca è ampia e voluminosa ed è proprio il tannino che incide e scalfisce con tenacia ad imporre la sua personalità. Chiusura lunga e profonda. Per palati forti.
94/100 – Barolo San Rocco Azelia 2006 (Cat. F)
Questa volta è il San Rocco a svettare tra i Barolo di Luigi Scavino. Per forza e personalità non scontate. Ha il piglio del campione, tenace e saldo. Come a pugno chiuso. Di grande estrazione e potenza, ma con il pregio qualitativo ed il carattere distintivo del San Rocco. Inoltre possiede grande freschezza e croccantezza del frutto, marasca, mora e prugna. Liquirizia ed eucalipto danno articolazione ad una speziatura piccante e dolce allo stesso tempo. Uso del rovere maniacale. Bocca eccelsa e roboante per setosità e tenacia dei tannini. Altra grande prova per un’azienda che non è più emergente da molti anni, ma che da diversi anni ha scoperto una nuova crescita. Quella personalità citata in precedenza.
94/100 – Barolo Mosconi Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
Continua il grande progress del Mosconi di questa prestigiosa cantina di Monforte d’Alba. Oltretutto in questo millesimo trova una definizione ed una precisione davvero da manuale. Puntiglioso, chiaro, deciso. Ma soprattutto di classe. Di grande classe. Il frutto e la dolcezza sono sempre presenti, quando in regia abbiamo Claudio Conterno e Guido Fantino. Il cru Mosconi poi lo allunga nell’articolazione, aggiungendo la pungenza della speziatura piccante, il carattere minerale e l’esplosione dei fuochi d’artificio nella complessità. La qualità della trama tannica sembra cucita all’uncinetto e la acidità toccherà le vostre corde vocali, stuzzicandole come le dolci noti da una tastiera da pianoforte. Lungo lungo, lungo, lungo….
94/100 – Barolo Bussia Parusso 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Marco Parusso è sapiente vigneron in quel di Monforte d’Alba. Attivo ed instancabile come pochi, continua a sperimentare, studiare, testare ciò che è meglio per arrivare ad una sempre maggiore espressività dei suoi vigneti. La 2004 aveva segnato una tappa fondamentale, poiché i vini hanno tracciato una linea di demarcazione. Vini più cerebrali, affusolati ed istintivi. Meno dolci e suadenti di un tempo, guadagnano in allungo, con un frutto più evoluto di altri vini degustati in queste sessioni, ma non per questo meno propensi alla tenuta del tempo. Certo, le durate sono tutte da verificare, ma le basi dicono così. Vini di personalità, quindi i Barolo di Marco, lineari e scorrevoli, si ricordano al palato per avere una suadenza in grande stile, data soprattutto dalla maturità estrema del tannino. E con il Bussia a capeggiare la fila con grande tenacia. E fascino.
94/100 – Barolo Cerequio Roberto Voerzio 2006 (Cat. H)
L’unica caratteristica che vede il Cerequio distanziarsi dai suoi fratelli, è da ricercare in un carattere più chiuso, capriccioso e corrucciato. Avrà bisogno quindi di tempo per esprimersi e trovare quell’equilibrio per poter dare quelle stesse emozioni che sono proprie ed intrinseche nei Barolo 2006 di Voerzio. Da aspettare.
93/100 – Barolo Bricco Fiasco Azelia 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Alla fine abbiamo deciso per un punto in meno ed una menzione speciale in più. Un filo più minuto e snello del San Rocco per il secondo cru più storico per Azelia, ovvero il Bricco Fiasco. Il carattere riconducibile a quella complessità minuta e profonda del grande vigneto di Castiglione Falletto, vola sui binari emotivi di alto livello. Frutta matura caramellata di grande dolcezza, ma non stucchevole e mai banale. Toni caldi e cioccolatosi, di un boisé presente ma integrato. Liquirizia e pepe sul finale. Bocca autorevole e vibrante, con una trama tannica più fitta e con un finale un po’ più asciutto che ha deciso sul punteggio finale. Eleganza e muscoli al servizio del vino.
93/100 – Barolo Sorì Ginestra Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Per i 9/10 della degustazione sembrava tenere botta al suo fratello Mosconi, mettendo in competizione il suo lato balsamico contro la mineralità di quest’ultimo. Il carattere e la personalità gli fanno meritare una menzione speciale. Il palato sembra più mascolino, compreso quel tannino vigoroso, tenace e meno cucito addosso del Mosconi.
93/100 – Barolo Cerretta Ettore Germano 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Colpo di grande maestrìa e classe per il Cerretta 2006 di Sergio Germano. Il classico esempio di come coniugare potenza ed eleganza e dare anche determinazione e carattere. Il frutto acquisterà con il tempo più articolazione, la segmentazione aromatica oggi è dettata da una speziatura dolce che esce sulle lunghe. Palato di grande coerenza con peso e fittezza che si mostrano fin da subito. Tenore alcolico e struttura ben supportati dalla freschezza e da una mineralità che offre ancor più fascino all’insieme.
93/100 – Barolo Cannubi E. Pira e Figli-Chiara Boschis 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Eccola! La prova che tutti ci aspettavamo dalla brava Chiara Boschis. Un vino dal piglio deciso, incisivo ed intenso. Intenso tanto nel profilo olfattivo, quanto alla profondità che è capace di imprimere al bicchiere. Soprattutto al palato. Forse la migliore versione del Cannubi di Chiara. Solo il tempo ce lo saprà dire, poiché parliamo di un vino ancora da completarsi e che qualche anno di sosta in bottiglia, gli saranno sicuramente utili alla causa. Ricco e tenace, anche al palato, con un tannino scalpitante da domare. Raccomandabile.
93/100 – Barolo Bussia Monti 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Senza ombra di dubbio, il miglior Bussia proposto da questo vigneron di Monforte d’Alba. Capace di surclassare la bellissima prova proposta lo scorso anno. Paolo Monti, da sempre uno dei massimi specialisti per quanto riguarda il vitigno Barbera nell’albese, da alcuni anni ha avuto un notevole percorso di crescita sul Nebbiolo da Barolo ed in particolare sul Bussia. Apice raggiunto, dicevamo, con questa 2006. Profondo come non mai, pur non avendo dei picchi d’intensità di altri produttori, ma molto sviluppato in maniera orizzontale è più dettagliato nelle piccole sfumature. Sfumature che vanno dal frutto, alle spezie, al cacao alla liquirizia e con un tocco balsamico sul finale. Messi da parte l’acidità ed il tannino che rinvigoriscono il palato, la bocca appare meno caratteriale e più contratta della 2005, a testimonianza di un vino che avrà bisogno di riposare per molto tempo in bottiglia, per trovare maggiore distensione.
93/100 – Barolo Ornato Pio Cesare 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Se c’è un vino che ha fatto un significativo salto in avanti, quanto a maturità e prestanza, quello è proprio l’Ornato di Pio Cesare. E non poteva deludere in questo millesimo, anche se stiamo parlando di un vino che dovrà trovare ancora l’equilibrio più confacente per smorzare il suo stile duro ed ostinato. Infatti, il profilo olfattivo risulta chiuso, pigro a concedersi, a tratti sonnacchioso. Ma sotto, la materia prima, è di quelle cospicue. Ricco, solido e pieno. Complesso e variegato all’olfatto, molto centrato sul frutto, con quel carattere incisivo e tenace, tipico di Serralunga. Ma la prova della saggia maturità raggiunta la troviamo al palato, capace di concedersi con potenza ed eleganza, senza cedimenti e senza intoppi. Facendo breccia su binari non facili, dettati dall’autorevolezza dei tannini e dal lato tranchant dell’acidità. Per gli amanti del genere thriller.
93/100 – Barolo Vigna Cappella S. Stefano Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Il Cappella Santo Stefano di Rocche dei Manzoni 2006 si è elevato su livelli altissimi, toccando vette che partono dall’impostazione e dalla costanza qualitativa ovviamente dati da Valentino Migliorini e che ha trovato un grandissimo seguito nel figlio Rodolfo. Il quale continua con la medesima passione del padre, con il plus, insieme all’enologo Beppe Albertino, di dare uno sprint tutto di carattere giovanile e di mettere al servizio dei vini, la loro voglia di fare bene e di puntare sempre al meglio. Oltrepassato quell’ostacolo iniziale, naturale per quest’azienda, dove il legno sulle prime tende a farsi notare, è solo in seguito all’acquisizione della boccata d’ossigeno che il vino prende forma. La potenza e la stoffa sono quelle di Monforte, ma la parte del leone, è data dalla bellissima finezza e minuta complessità che riesce ad avere di fronte a cotanta autorevolezza. Difficile che non vi piaccia o che non lo troviate estremamente godurioso. A chi non piacerebbe viaggiare comodi, comodi su un Cayenne e spingere sull’acceleratore, per sentire i brividi che sprigionano i cavalli sull’asfalto? Il palato esprime tecnica senza sbavature, acidità che esalta anche il lato sapido e minerale. E con la vibrazione che esalta ed emozione.
93/100 – Barolo Cicala Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
In un’annata abbastanza “classica” come può essere considerata la 2006, ecco spiccare il carattere appuntito, pungente, incisivo e balsamico del Cicala a casa Conterno, che tanto lo fa assomigliare ad un Barolo di Serralunga. Minerale ed intrigante grazie ad un tocco ferroso, ha il solo svantaggio di essere un po’ più frenato e contratto (in questa fase) dei suoi “fratelli”. Ma basta veramente poco alla stoffa e alla caratura per farsi notare. Anche al palato è il più graffiante, ma la qualità dei tannini e la setosità della trama è da grande stilista. Così il congedo alla retro-olfattiva, vi lascerà felici ed appagati. Altra grande prova che va a suggellare una sfilata di grandi Barolo davvero encomiabile.
93/100 – Barolo Nei Cannubi Poderi Luigi Einaudi 2006 (Cat. F)
I risultati dicono di un esito che si pone sulla stessa linea della versione precedente. Buona intensità e la stessa minuziosità espressiva degli aromi, complessi e variegati nella loro totalità dei vari generi aromatici. Un Barolo tarchiato e concreto, con un filo di eleganza in meno di come invece ci ha abituati. Più inflessibile e meno malleabile del Costa Grimaldi, ma con una lunghezza più rilevante.
93/100 – Barolo Brunate Vietti 2006 (Cat. G)
Il Brunate è il più placido ed il più pacato dei 2006 di casa Vietti. Non caricaturale, ma ricco, complesso e di stoffa. Senza eccessi, spolvera un frutto godurioso e saporoso all’infinito. E’ il cru ad essere più portato oggi alla prontezza, se mai dovreste stappare una bottiglia. Eleganza e finezza ad alti livelli.
92/100 – Barolo Margheria Azelia 2006 (Cat. F)
L’ultimo nato per Luigi Scavino, non sembra soffrire più di tanto la concorrenza del San Rocco e del Bricco Fiasco. Certo, il cru Margheria è di grande prestigio e ci vorrebbe poco (così si dice…) a renderlo straordinario, ma la mano di Luigi in cantina contribuisce ad esaltarlo al meglio per dargli quella personalità che gli è propria. Centrato, diretto e di facile lettura tra i tre, senza perdere in complessità e profondità. Maturità del frutto più decisa di quelli descritti in precedenza e variabili finali riconducibili al caffé ed al cuoio. Buona la massa in entrata al palato, robusto e non volgare. Sinuoso ed energico. Il portafoglio qualitativo di questa azienda, continua a crescere. Dove arriveranno?
92/100 – Barolo Pajana Domenico Clerico 2006 (Cat. G)
Secondo ed ultimo capitolo per quanto riguarda i Barolo di Clerico per quest’anno, Domenico ha deciso di posticipare l’uscita del PerCristina e del già tanto chiacchierato “Aeroplan Servaj” da uve provenienti da Serralunga. Consoliamoci dunque con il Ciabot descritto qualche riga più sopra e con la bontà e la delizia di questo Pajana. Ammiraglia di grande classe, dotata di tutti gli optional e tutti i confort, mette in risalto una delle migliori prove, pur viaggiando comunque a distanza dal Ciabot. Complesso, ricco, goudurioso come pochi altri, anche al palato sfodera le linee e l’eleganza, quasi fossero disegnate da Giugiaro, o vestite con la classe e la signorilità di un vestito di Valentino. Vedetelo come volete… tanto rimarrà sempre un altro grande vino. Fatto da Domenico Clerico.
92/100 – Barolo Vecchie Vigne Monvigliero e Pisapola Edoardo Sobrino 2006 (Cat. F)
Pur con caratteristiche ovviamente diverse, il Barolo di questo capace vigneron di Diano d’Alba si colloca con lo stesso punteggio della versione che lo ha proceduto. Fatte salve le dovute differenze che portano come bagaglio le esperienze che gli sono state date in dono dall’annata, in questo millesimo si esprime i maniera ricca, piena e dettagliata, ma con un rovere messo in maggiore evidenza. Sempre preciso ed intrigante il suo lato floreale e quel tocco “aromatico” originale in chiusura sempre stuzzicante ed invogliante. Bocca potente e verticale come al solito e analoga direzione dal timbro tostato, ad avvalorare la tesi iniziale. Da attendere.
92/100 – Barolo Persiera Josetta Saffirio 2006 (Cat. F)
Produzione da fare impallidire i più grandi garagisti del mondo, i vini di Sara Vezza sono l’archetipo del classico vino dal carattere femminile. Aggiungeremmo anche gli aggettivi meticoloso ed articolato, visto che non hanno mai una virgola fuori posto e non concedono sbavature. Profilo aromatico di grande definizione, dolce e polposo e dal carattere molto intrigante. Palato che viene pennellato, cesellato e dotato di una chiusura di grande pulizia enologica. Dinamico e di buona lunghezza.
92/100 – Barolo Margheria Massolino 2006 (Cat. F)
Il Margheria taglia per primo il traguardo, nella personale corsa con il Parafada dei fratelli Massolino. Vince la gara, grazie ad un peso ed una sostanza più rilevante, anche se i tasselli del mosaico devono ancora chiudersi e trovare maggiore integrazione. Cilindrata con una quantità notevole di cavalli da scaricare, in un motore che ha appena iniziato la sua fase di rodaggio. Frutto pieno, polposo e succoso. Palato deciso e tenace, con una sostanza decisamente più importante, di quanto aveva espresso invece la versione precedente. Trama tannica compatta e irremovibile.
92/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Mauro Veglio 2006 (Cat. G)
Prova corale di grande attrattiva e di grande carisma nell’approccio per i Barolo di Mauro e Daniela Veglio. Il Rocche dell’Annunziata, in annate classiche, si rivela sempre quello con la marcia in più. Difficilmente vogliamo trovarci nella condizione di dare dei consigli, ma per certe caratteristiche che mostra questo cru in queste annate, un po’ contratto e ritroso, poco propenso a sfoderare la sua stoffa in quel (poco) lasso di tempo che necessita in una degustazione, poterlo vedere maturare qualche mese in più in cantina e considerare le sue potenzialità, se fosse imbottigliato come Riserva e quindi uscire due anni dopo rispetto agli altri, sicuramente gli darebbe modo di ostentare maggiore incisività e slancio. Spessore e materia sapientemente vinificate, caparbietà e decisione in un guanto di velluto. Come quello della trama tannica che gli permette di chiudere con grande fascino. Altissimo Ceto e tanti auguri per il futuro radioso.
92/100 – Barolo Rocche di Castiglione Oddero 2006 (Cat. F)
Bellissima prova del Rocche prodotto dagli Oddero. Azienda storica e sempre ai vertici langaroli con vini magistrali, senza concentrazioni e senza eccessi, con quel lato minerale e sapido che li caratterizzano costantemente. Di fronte poi ad un’annata classica, viene poi messo in risalto un frutto profondo e maturo con sfumature piccanti e pepate. Esecuzione perfetta di tutte le componenti al palato, con nessun attore protagonista. Neanche il tannino che pur mostrandosi graffiante, è levigato e chiude elegante.
92/100 – Barolo Le Coste-Mosconi Parusso 2006 (Cat. G)
Un po’ meno intrigante del Bussia, ma ugualmente profondo, intenso ed appassionato nell’anima. Meticoloso e di grande definizione aromatica, con quel carattere generoso e cortese nell’approccio. Frutto macerato, ciliegie sotto spirito, cioccolato e spezie. Legno perfettamente giocato, solo bisognoso di tempo per equilibrarsi. Bocca con un pizzico di terrosità sul finale, in seguito ad una linearità agile e disinvolta. Ma con quel pizzico di spessore in più, che caratterizza il Le Coste-Mosconi. Da sempre.
92/100 – Barolo Vigna d’la Roul Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
Grandissimo risultato anche per la Vigna d’la Roul di Rodolfo Migliorini che purtroppo paga il gap con il Cappella Santo Stefano, perché non possiede quella punta profonda e quel tocco penetrante di quest’ultimo. L’articolazione non gli è comunque seconda, avendo in se la polposità e la saporosità di un frutto caldo, dolce ed armonioso che sarebbe apprezzato, anche da chi, il Barolo non rientra proprio nella top-ten dei suoi vini preferiti. Pieno, avvolgente e caratterizzato da una buona dolcezza in chiusura di bocca.
92/100 – Barolo Colonnello Poderi Aldo Conterno 2006 (Cat. H)
Se il Cicala tende a strizzare l’occhiolino a Serralunga, ecco il Colonnello volgere il suo “sguardo” a La Morra. Non per vicinanza geografica, ma per carattere. Ventaglio floreale di grande caratura ed un frutto che assume le sembianze di quello associabile alla fragola e al lampone, rispetto alla polposità della mora ed il mirtillo trovate invece nel Cicala e nel Romirasco. Anche il colore è più sfumato e la speziatura si è fatta più “dolce”. Il palato viene accarezzato e solleticato. Sembra quasi entrare in bocca scorrendo sulle pattine, gentile, cortese e garbato. Poi entra in scena il tannino che stuzzica e vibra insieme al puntiglio dritto e verticale dell’acidità, prima di congedarsi con grande charme. Consigli per l’uso. Se proprio non potete aspettare e se vi dovesse cogliere la fregola, impugnando il cavatappi e vorreste aprire uno dei super-cru 2006 di Aldo Conterno nel breve termine. Ecco, affondatelo allora in questo.
92/100 – Barolo Costa Grimaldi Poderi Luigi Einaudi 2006 (Cat. F)
La dichiarazione d’intenti del Costa Grimaldi è la solita. Lo senti subito in che direzione sta virando e dell’espressività che potrà regalare in futuro, per chi avrà la pazienza di aspettare. Frutto ricco, croccante, quasi da addentare dall’aspetto godurioso che emana. Palato energico e disponibile ad entrare in sintonia con esso, per trovare il rilassamento e l’equilibrio che porta in dono. Lodevole.
91/100 – Barolo Vigna del Gris Conterno-Fantino 2006 (Cat. G)
Il Vigna del Gris esce alla lunga come uno dei migliori campioni delle nostre sessioni, pur non riuscendo a tenere il passo del Mosconi e del Sorì Ginestra. Le vigne sono sempre nel cru Ginestra, ma il vino quest’anno non possiede quelle note di eucalipto che invece erano riscontrabili nel suo vicino di casa. Un filo più esile e lineare, mentre il tannino graffia meno, prolungando la sensazione di setosità fino in chiusura.
91/100 – Barolo Giachini Corino 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
New entry per quanto riguarda la nostra Guida quest’anno. Ma i vini di Giuliano Corino li conosciamo da anni, così come seguiamo la crescita esponenziale delle sue etichette, da quando si è avuto l’entrata in scena della new generation dei La Morra boys. Il Giachini in versione 2006, si colloca su un gradino superiore, rispetto all’Arborina. Questione di dettagli, da ricercare in un lato più integro e più definito del frutto e per un pizzico in più di completezza aromatica. Anche al palato si mostra più affusolato e più disteso, con un tannino però in attesa del suo equilibrio.
91/100 – Barolo Cannubi Damilano 2006 (Cat. F)
Azienda storica della denominazione, esiste dal 1890, che segnano con l’annata 2006, un passo importante a conferma del trend qualitativo positivo di crescita con le ultime annate. Il Cannubi si impone come la migliore etichetta, in seguito alla forza saputa imprimere con potenza e carattere, con una precisione aromatica che non subisce alcuna involuzione sotto il peso di questa forza. Con un rovere che tende ancora a spingere, ma non ad imprigionare, il profilo olfattivo riesce ad uscire in maniera ordinata e di ottima espressività, con delle tonalità piccanti legate al pepe nero ed alle spezie esotiche. Bocca coerente per forza ed un quadro tannico che si impone se paragonato alle altre etichette di questa casa.
91/100 – Barolo Case Nere Enzo Boglietti 2006 (Cat. G)
In questa edizione è il Case Nere a spiccare in vetta tra i Barolo 2006 dei fratelli Boglietti. E se non fosse per una contrattura nell’ampiezza ed una frenata nella distensione, lo avremmo trovato sicuramente più in alto. Pur avendo un legno che si mostra più integrato rispetto ai suoi fratelli. Un Barolo di estratto e di peso, ricco e polposo è il frutto. Bocca bisognosa di tempo, prima di riuscire a trovare il giusto feeling con questo vino.
91/100 – Barolo Rocchettevino Eraldo Viberti 2006 (Cat. E)
Debutto per questa etichetta che vuole essere la punta di diamante di Eraldo Viberti. Siamo sempre nel comune di La Morra, ma il vino tende ad issarsi per un’incisività del frutto, alquanto anomala per i vini di questo vigneron. La suadenza e la polpa invece sono caricaturali in pieno La Morra style. Floreale e “dolce” come pochi altri. Attento al dettaglio anche al palato, dove acidità e tannini, offrono equilibrio e ampliano il volume senza cedimenti.
91/100 – Barolo La Rosa Fontanafredda 2006 (Cat. F)
Sprint aggiudicato dal La Rosa in casa Fontanafredda, il cru di Serralunga d’Alba. Danilo Drocco ha messo a punto e registrato i vari meccanismi, proponendo un vino di contenuto e basato su delle ottime fondamenta per il futuro. Il profilo olfattivo dovrà trovare una maggiore coesione tra il frutto, il lato speziato ed il legno. Gradevole la nota ferrosa che esce in chiusura di naso. Bocca quadrata e verticale nell’incisività. Con il tannino caparbio a fare da contrappunto.
91/100 – Barolo Rocche dell’Annunziata Gagliasso 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Mario Gagliasso ormai non è più viticoltore emergente, benché la crescita dei vini è sempre esponenziale. Ma già da diversi anni hanno raggiunto sostanza e maturità. La maestrina dalla penna rossa ha finito di bacchettarli, in anni dove il rovere tendeva a fare capolino. Ora che hanno raggiunto la maggiore età, li vediamo esprimere con maggiore definizione e precisione. Il Rocche dell’Annunziata è ricco, pieno e solido. Incisivo quanto basta, per dare maggiore forma ad un quadro speziato e floreale più suadente e che aumenta la profondità del naso. Bocca rotonda e scorrevole, ritmata da un tannino vivace ma non mordente. Menzione speciale meritata e tanti auguri per il suo radioso futuro.
91/100 – Barolo Cerretta Luigi Baudana 2006 (Cat. F)
Un Cerretta che si piazza su una posizione di riguardo, ma leggermente più contenuta della prova espressa con la 2005. Leggiadro e suadente, con un profilo olfattivo riservato ed un frutto apprensivo prima di riuscire a distendersi con il passare dei minuti. Il palato si riconosce lo stile Vaira, carezzevole, garbato e con quel pizzico di ruffianeria (in senso buono..) sul finale. Carezzevole.
91/100 – Barolo Le Gramolere Manzone 2006 (Cat. F)
Se valutiamo con attenzione le ultime annate, possiamo asserire con una certa tranquillità che il Le Gramolere si rivela come l’etichetta più affidabile e solida, tra quelle proposte da Giovanni Manzone. Non solo, stiamo parlando di un vino che si colloca senza ombra di dubbio tra i vini che oltrepassano la soglia della super-eccellenza senza problemi. Frutto a go-go. Complesso e di buona maturità. Avvolgente, pieno ed incisivo al palato. Chiude in bellezza ed eleganza.
91/100 – Barolo Parafada Massolino 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Posizionato su un gradino più in basso rispetto al Margheria, ma meritevole della menzione speciale. Grazie ad un quadro balsamico ed intrigante del profilo olfattivo. Più composto e rigoroso, scorre al palato con dinamicità e buona lunghezza.
91/100 – Barolo Castelletto Mauro Veglio 2006 (Cat. F)
Un Barolo molto giocato sull’equilibrio, il Castelletto dei Veglio. Profondo e concentrato al punto giusto, senza eccessi, con tonalità nel frutto all’apice dell’indice della maturità e dell’appagamento. Diretto, immediato, ma anche propenso all’invecchiamento, esprime dolcezza senza soffocare sotto il peso del rovere che in questo cru, tende comunque a farsi sentire di più che nei profili olfattivi dei suoi fratelli. Non di grande spessore, ma ben fatto ed equilibrato fino in chiusura.
91/100 – Barolo Villero Oddero 2006 (Cat. F)
Meno piccante e pepato del Rocche, ma ugualmente sapido e minerale. Ennesima prova superba per un vino che interpreta in maniera perfetta la sintesi del terroir del Villero. D’altronde se non è con la classicità degli Oddero che si riesce ad ottenere questi risultati, chi altro può farlo? Bocca dinamica e vivace, più lineare e un po’ più sottile dell’etichetta degustata in precedenza.
91/100 – Barolo Mariondino Parusso 2006 (Cat. F)
Disinvolto, spontaneo, spensierato e spigliato. Sono solo alcune tra le definizioni che potrebbero rendere l’idea del Mariondino di Marco Parusso. Il più sottile e lineare dei Barolo 2006 di Marco, da uve provenienti da Castiglione Falletto. Sicuramente meno profondo dei suoi fratelli, possiede però in cuor suo, quel carattere appuntito e dinamico già da subito, che ne fanno un Barolo di buona prontezza e di facilità di beva. Grazie ad una freschezza di grande rilievo, senza essere troppo snervante. Per tutti.
91/100 – Barolo Brunate-Le Coste Rinaldi 2006 (Cat. F)
Come nel caso del millesimo 2005, dobbiamo registrare uno stacco netto e significativo tra i due Barolo top di Beppe Rinaldi. Il Brunate-Le Coste è pur sempre un Barolo con la B maiuscola, ma viaggia con i piedi più rasenti terra. Sembra quasi “comune” e confidenziale. Determinato, pur non avendo gli sprazzi, sul piano dell’incisività, del suo fratellone. Equilibrato e posato nell’articolazione. Un vino che si mostra già nel suo splendore, anche se il soggiorno in bottiglia gli può tornare utile, per acquistare un pizzico in più di profondità. Bocca calda e resa dinamica da una freschezza acido-sapida rilevante.
91/100 – Barolo San Pietro Tenuta Rocca 2006 (Cat. F)
Sicuramente la migliore etichetta prodotta fino ad oggi dalla Tenuta Rocca. Maggiore ampiezza e profondità e la consapevolezza di poter crescere ancora, poiché i margini di miglioramento possono (e devono) essere cavalcati e dare ancora maggiore spinta. Quello che manca a questo millesimo, rispetto ad altre etichette di queste sessioni, è una maggiore definizione a livello aromatico ed un rovere che avrà bisogno di tempo per essere digerito. Tuttavia, il lato migliore lo troviamo al palato con carattere e stoffa ed una chiusura capace di sfidare il tannino tenace e intransigente.
90/100 – Barolo Bricco Giubellini 2006 (Cat. E)
Tecnicamente ben fatto, il Barolo Bricco Giubellini, continua a crescere in autorevolezza e temperamento. Il temperamento di un grande Barolo di Monforte, sapientemente vinificato dalle mani di Claudio Conterno e Guido Fantino, è stato inserito in queste sessioni, visto che è l’unica etichetta di questa cantina per questa denominazione. Armonioso nelle componenti aromatiche, anche al palato mostra simmetria e ponderatezza nel carattere. Il tutto in un finale caldo e fruttato. Affidabile e di grande beva.
90/100 – Barolo Cannubi Comm. G.B. Burlotto 2006 (Cat. F)
Dotato di quell’impatto riflessivo e cauto dei Barolo di Burlotto, il Cannubi 2006 si eleva per forma e definizione certosina. Per chi ha voglia di quel classico che non va mai fuori di moda, mai fine a se stesso. Colore granato luminoso e brillante nelle sfumature. Sulle prime tende ad essere troppo scorbutico, ma poi si allunga e fa uscire il suo lato più intrigante. Bocca calda, puntigliosa e mordente, con un’acidità che tende a rinvigorirlo e portarlo con se, sotto braccio, per un viaggio lungo molti anni.
90/100 – Barolo Arborina Corino 2006 (Cat. F)
Più posato e mansueto del Giachini descritto in precedenza, mostra un frutto conciliante e floreale, che va a comporre e chiudere tutti i tasselli dell’equilibrio e della piacevolezza immediata. Avvolgente e dolce al palato, pieno, ma anche diretto e conciso nell’espressione. Chiude in maniera graziata. Come di consueto.
90/100 – Barolo Brunate Damilano 2006 (Cat. F)
Punteggio pari merito tra il Brunate ed il Liste, anche se con espressioni diverse. Nel caso del Brunate, abbiamo un profilo molto più giocato sul lato speziato/balsamico. Al palato non cercate opulenza, ma bensì maggiore sostanza. Chiusura senza intoppi e di maggiore eleganza tra i cru di Damilano.
90/100 – Barolo Liste Damilano 2006 (Cat. F)
Il Liste è il Barolo della famiglia Damilano che più ci porta con il pensiero, in la’ con gli anni. Molto centrato sul frutto, ha ancora da tessere insieme tutte i pezzi di questo puzzle. Anche il legno tende a fare capolino, ma sarà questione di dedicargli più tempo al fine di giungere ad una più completa integrazione. Bocca salda e tenace, con una buona tensione gusto-olfattiva.
90/100 – Barolo Arione Enzo Boglietti 2006 (Cat. G)
L’Arione ed il Fossati si posizionano tranquillamente (e a pari merito…) sulla soglia della super-eccellenza. Tuttavia i caratteri sono estremamente divergenti. L’Arione ha il carattere Serralunghiano con una incisività del frutto più rilevante ed un lato balsamico che spicca. Mentre al palato tende ovviamente ad irrigidirsi, se paragonato agli altri suoi coinquilini che provengono invece da La Morra. Tannino sferzante e deciso ed un’acidità ferrosa che raggrinza la chiusura.
90/100 – Barolo Fossati Enzo Boglietti 2006 (Cat. F)
Più esile ed affusolato dell’Arione, il Fossati si distende maggiormente sia al naso che in bocca. Il profilo olfattivo è ricco, ma più minuto e più timido nel proporsi. Palato avvolgente e dinamico. Peccato per una chiusura tostata un po’ amara che ne frena l’articolazione retro-olfattiva.
90/100 – Barolo Prapò Ettore Germano 2006 (Cat. G)
Un frutto più terroso e meno dinamico del Cerretta, ma di grande fattura e ben vinificato. In bocca mostra tutta la sua pienezza e la sua lodevole estrazione. Peccato per una chiusura un po’ amara del tannino.
90/100 – Barolo La Villa Fontanafredda 2006 (Cat. F)
Il La Villa è ottenuto dal vigneto Paiagallo nel comune di Barolo. Meno sostanzioso del La Rosa, ma molto più composto e con un frutto per certi versi più puro ed armonioso. Bocca avvolgente e più scorrevole, con una chiusura più dettagliata, ma meno profonda.
90/100 – Barolo Big ‘d Big Podere Rocche dei Manzoni 2006 (Cat. G)
Un vino che molto probabilmente avrà bisogno di tempo al fine di trovare la sua integrità e raggiungere quell’equilibrio del complesso, con la stoffa che possiede. Di grande peso e caratura al palato, che gli permettono di raggiungere la soglia dei 90 punti, ma che trovano in chiusura una nota vegetale nel frutto e cruda nel tannino che lascia un timbro rugoso come ricordo finale.
90/100 – Barolo Ravera Principiano Ferdinando 2006 (Cat. G)
Un vino che fa il suo debutto sulla scena langarola e lo fa con una prova magistrale. Non poteva essere altrimenti, visto che la firma sulla bottiglia porta il nome di Ferdinando Principiano. Il rigore e la precisione sono perfettamente in linea con il millesimo 2006, ma in questo caso il frutto viene addolcito e dotato di un lato che punta di più verso lo speziato. Bocca anch’essa suadente e calda. Vigoroso e tenace nell’impatto, anche per l’intransigenza della trama tannica. Il Boscareto 2006 è rimasto in cantina a beneficio di un’ulteriore affinamento. Sarà proposto nelle prossime sessioni.
90/100 – Barolo Bussia Prunotto 2006 (Cat. F)
Era da tempo che non si assaggiava un’etichetta blasonata di questa azienda con un così pregevole equilibrio. Equilibrio tra il frutto ed il legno. Equilibrio tra sostanza e eleganza. Equilibrio tra materia ed alcol. Buona la compattezza e la solidità nell’insieme, con un olfatto non troppo caricaturale ed un palato che si dilunga senza intoppi con una buona lunghezza. E capace di affrontare anche la sfida con un tannino tenace. E vincerla.
90/100 – Barolo Prapò Schiavenza 2006 (Cat. G)
Anche nel caso dei 2006, si conferma lo stacco impresso dai due cru proposti da casa Schiavenza. Il Prapò di Luciano Pira si mostra ritmato nella cadenza aromatica e con un taglio evolutivo più marcato che in altre versioni, ma senza cedimenti. Avvolgente, composto e puntiglioso al palato con un tannino a tratti riservato ma di buona stoffa.
89/100 – Barolo Badarina Bruna Grimaldi 2006 (Cat. E)
Il Badarina è espressione del Barolo di Serralunga. Nelle mani di Bruna Grimaldi, viene ingentilito e reso più armonioso e socievole. Mano che si sente già sull’impianto olfattivo, manifestato attraverso un frutto docile e mansueto nell’articolazione, originale anche per una sfumatura piccante e speziata. Già gradevole nella beva immediata, grazie ad un palato avvolgente e dinamico. Peccato per quel tannino un po’ grossolano che non gli ha permesso di oltrepassare la soglia dei 90 punti.
89/100 – Barolo Vigneto Gattera Mauro Veglio 2006 (Cat. F)
Si ferma ad un soffio dalla soglia dei 90 punti. Certo è, che il Gattera è l’etichetta di Mauro e Daniela Veglio che meno ci entusiasma. Mostra spessore e carattere, e ci sarebbe da preoccuparsi se fosse stato il contrario vista la bontà dell’annata, ma valutandolo nella sua completezza, mostra una tendenza all’evoluzione in maniera più rilevante rispetto agli altri vini. Terroso e cioccolatoso al palato, con una chiusura un po’ asciutta del tannino che gli impedisce di fare 90.
89/100 – Barolo Tettimorra Scarpa 2006 (Cat. F)
Passo in avanti quest’anno per quanto riguarda l’energia e l’autorevolezza per il Tettimorra di Scarpa. Stile classico ed intramontabile, sempre con quel tocco vegetale ma con un frutto più ricco che lo posiziona avanti se paragonato con la 2005. Ermetico e un po’ restio a proporsi sulle prime, trova maggiore distensione con il tempo. Da attendere.
88/100 – Barolo Acclivi Comm. G.B. Burlotto 2006 (Cat. F)
Completamente diverso dal Cannubi descritto sopra. E non solo perché si parla di comuni diversi, ma la mano che li ha creati sembra non essere la stessa. L’Acclivi è un assemblaggio di uve Nebbiolo provenienti dai vigneti Monvigliero, Neirane e Rocche dell’Olmo, tutti all’interno del comune di Verduno. E’ stato inserito in queste sessioni dei Barolo top, poiché si parla comunque di un vino che beneficia di tutte le migliori attenzioni aziendali. Il profilo olfattivo è dotato di un frutto più croccante di quello descritto prima e con un lato che vira più sul vegetale. Più verticale anche al palato, dove il lato rugoso del tannino è messo in bella mostra.
88/100 – Barolo Cerequio Damilano 2006 (Cat. F)
Il Cerequio è decisamente quello più sottotono tra i cru di questa storica casa. Il vino c’è, è compatto e reagisce bene, ma non con la stessa intensità e le medesime articolazioni delle etichette raccontate in precedenza. Ed un tannino che tende ad asciugarsi un po’ troppo in chiusura.
87/100 – Barolo Bricat Manzone 2006 (Cat. F)
Un Bricat stranamente un po’ più lineare nella sostanza, diretto nell’approccio e più semplice nella sua lettura. Un Barolo, tra le etichette proposte da Giovanni Manzone, che mostra un carattere più spensierato e che può essere stappato con facilità,anche nel breve periodo. Frutto che scorre rettilineo ed equilibrato. Bocca avvolgente e spontanea. Per chi non è alla ricerca di un vino troppo cerebrale.
88/100 – Barolo Castelletto Manzone 2006 (Cat. F)
Il Castelletto mostra un lato invece più irrigidito e più sfuggente, se paragonato ai suoi fratelli. Il frutto è fragrante, anche se un po’ largo nella stoffa. Più floreale e meno balsamico del Bricat, con una bocca più piacevole e diretta, rispetto a quanto espresso al naso. Di media persistenza.
87/100 – Barolo Torriglione Gagliasso 2006 (Cat. F)
Quadro aromatico di sostanza, ma con un lato più dolce e meno preciso rispetto al Torriglione. Anche l’evoluzione tende a mostrarsi con più evidenza. Palato più saldo e vivace, con una chiusura più gagliarda di quanto mostrato al naso. Classico. Tuttavia il Rocche dell’Annunziata, viaggia su ben altri pianeti.
87/100 – Barolo Cannubi Gianni Gagliardo 2006 (Cat. G)
Possiamo tranquillamente asserire che per certi versi, ci è piaciuto molto di più il Serre che è poi l’etichetta più classica di casa Gagliardo. Il Cannubi, sia ben chiaro, è un vino possente, prestante e di spessore, ma rispetto alle altre etichette nebbioliste di questa azienda di La Morra, è quello che più ha sentito l’impiego del rovere che tende a calcare un po’ troppo la scena, mostrando anche il suo lato più caffeoso e tostato. Al palato offre una chiave di lettura molto semplice per gli amanti del genere.
87/100 – Barolo Borzoni Montaribaldi 2006 (Cat. E)
Ottenuto da uve del vigneto Borzoni in quel di Grinzane, ha messo in evidenza una cospicua nota vegetale che ha irrigidito ed ampliato la verticalità olfattiva. Anche il frutto è inflessibile e poco propenso, in questo momento, ad una più ampia apertura. Molto meglio al palato, dove scorre con più naturalezza, anche di fronte ad una trama tannica in perfetta coerenza con l’asprezza registrata al naso.
87/100 – Barolo Broglio Schiavenza 2006 (Cat. G)
Indiscutibilmente più essenziale del Prapò di pari annata, Il Broglio si mostra con un taglio del frutto più grossolano e meno definito. Bocca lineare e sottile che tende ad asciugarsi per via di un tannino rigido e più acerbo.
Annata 2005
91/100 – Barolo Bricco delle Viole G.D. Vajra 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto
Un vino abbastanza inflessibile e poco propenso all’appagamento immediato. Caratteristiche abbastanza insolite per il vino top di Aldo e Milena Vaira. Mostra solidità e compattezza, ma il suo lato aromatico è a rilascio flemmatico e tende a farsi scoprire con il contagocce, anche a distanza di minuti. Ma stiamo parlando anche di una 2005 e quindi è alquanto comprensibile e saprà farsi valere tra qualche anno. E magari sarà pure rivedibile, anche sul piano del punteggio. Comunque il naso ci racconta della solita leggiadrìa e della voce comunicativa espressa con il garbo e precisione del dettaglio. Maniacale anche al palato. Aldo non concede mai sbavature ai suoi vini, compreso quel taglio più classico e più ritmato che mostra in fase gustativa. Più di quanto percepito al naso. Da attendere.
89/100 – Barolo Vecchie Vigne Corino 2005 (Cat. G)
Il Vecchie Vigne proposto da Giuliano Corino è la 2005 e di questo millesimo porta in dote i tratti più sintetici e stringati. Più bisognoso di prendere fiato per dare sfoggio della sua ricchezza, in quanto il legno tende a sfumare ed imbaccuccare, come una calda sciarpa di lana, che ne limita la sua espressività in totale chiarezza. Al palato punta dritta al sodo, con sostanza e materia. Trama tannica poco concessiva a distendersi.
88/100 – Barolo Cerretta Cascina Nuova-Elio Altare 2005 (Cat. G)
Un esordio sicuramente affidabile, anche se un po’ sottotono visto che si parla di Elio Altare. Si parla di uve provenienti dal vigneto Cerretta e quindi con un carattere profondamente da quello che ci ha abituato l’Arborina ed il Brunate per i pochi che hanno avuto modo di assaggiarlo. Il vino è un po’ contratto e ruvido. Di grande spessore e con una trama tannica graffiante e un po’ asciutta in chiusura. Visto che l’Arborina non è stato prodotto nella 2006 e quindi non ha trovato spazio in queste pagine, per il momento, va benissimo così.
88/100 – Barolo Sistaglia Deltetto 2005 (Cat. E)
Di poco sotto rispetto al millesimo 2004, il Sistaglia si mostra comunque come un vino solido e ricco. Ottenuto da uve che provengono da vigneti posizionati nel comune di Monforte d’Alba e La Morra, mostra un carattere un po’ sulle sue in principio. Notevole deve essere la presa d’ossigeno per dare il via all’articolazione che denota precisione e definizione. Palato anch’esso che fatica a concedersi per un allungo buono, ma non interminabile.
3) LE CONSIDERAZIONI FINALI:
Troveranno il dovuto spazio prossimamente, al termine della recensione dei Barolo Riserva.
A presto!
Articolo redatto da:
Ivano Antonini alias EnoCentrico
Curatore della Guida dei Vini on-line di Altissimo Ceto e Referente regionale per il Piemonte.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Sommelier operante presso il Ristorante Relais & Chateaux “Il Sole di Ranco”.
Miglior Sommelier Professionista d’Italia AIS 2008, Miglior Sommelier della Lombardia 2001 e Sommelier dell’anno per la Guida de L’espresso 2006.
Si Ringrazia i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
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