Articolo a cura di Simona Bizzarri.
Referente regionale per la Campania e la Basilicata.
Dopo aver degustato e recensito i vini bianchi, torniamo in Campania per raccontarvi cosa è scaturito dalle sessioni riguardanti invece i vini rossi. Parte del leone ovviamente giocata dalla denominazione Taurasi, ma vi raccontiamo ovviamente, anche tanto altro…
In questo articolo si parla di: Antonio Caggiano, Benito Ferrara, Cantine Lonardo, Colle di San Domenico, Colli di Lapio, De Conciliis, Di Meo, Donna Chiara, Feudi di San Gregorio, Fratelli Urciuolo, Guastaferro, Marisa Cuomo, Mastroberardino, Montevetrano, Quintodecimo, Terredora, Villa Matilde, Villa Raiano, Viticoltori del Casavecchia.
Prima di passare al racconto dei vini degustati, per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli.
Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori. In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato.
Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel al termine di ogni sessione.
Buona lettura!
1) LA GRADUATORIA:
I Taurasi:
93/100 – Taurasi Fratelli Urciuolo 2005 (Cat. D)
92/100 – Taurasi Vigna Macchia dei Goti Antonio Caggiano 2005 (Cat. E)
90/100 – Taurasi Colle di San Domenico 2004 (Cat. C)
90/100 – Taurasi Vigna Quattro Confini Benito Ferrara 2006 (Cat. D)
89/100 – Taurasi Vigna Andrea Colli di Lapio 2005 (Cat. E)
88/100 – Taurasi Colle di San Domenico 2003 (Cat. C)
88/100 – Taurasi Primum Guastaferro 2004 (Cat. D)
88/100 – Taurasi Pago dei Fusi Terredora 2003 (Cat. D)
88/100 – Taurasi Villa Raiano 2005 (Cat. D)
87/100 – Taurasi Cantine Lonardo 2005 (Cat. E)
87/100 – Taurasi Fatica Contadina Terredora 2004 (Cat. C)
86/100 – Taurasi Primum Guastaferro 2006 (Cat. D)
84/100 – Taurasi Feudi di San Gregorio 2005 (Cat. D)
I Taurasi Riserva:
91/100 – Taurasi Riserva Radici Mastroberardino 1999 (Cat. G)
88/100 – Taurasi Riserva Colle di San Domenico 2004 (Cat. E)
88/100 – Taurasi Riserva Vigna Quintodecimo Quintodecimo 2004 (Cat. H)
87/100 – Taurasi Riserva Primum Guastaferro 2003 (Cat. E)
87/100 – Taurasi Riserva Piano di Monte Vergine Feudi di San Gregorio 2002 (Cat. F)
86/100 – Taurasi Riserva Cantine Lonardo 2003 (Cat. F)
84/100 – Taurasi Riserva Di Meo 2003 (Cat. E)
I vini a D.O.C.:
92/100 – Irpinia Aglianico Serpico Feudi di San Gregorio 2005 (Cat. E)
89/100 – Falerno del Massico Rosso Camarato Villa Matilde 2004 (Cat. E)
88/100 – Irpinia Aglianico Cantine Lonardo 2006 (Cat. B)
88/100 – Irpinia Campi Taurisini Aglianico Donna Chiara Colli di Lapio 2006 (Cat. B)
87/100 – Irpinia Aglianico Preludio Donna Chiara 2006 (Cat. C)
87/100 – Costa d’Amalfi Furore Riserva Marisa Cuomo 2005 (Cat. F)
86/100 – Costa d’Amalfi Ravello Riserva Marisa Cuomo 2005 (Cat. E)
85/100 – Costa d’Amalfi Furore Rosso Marisa Cuomo 2008 (Cat. C)
84/100 – Irpinia Aglianico Rubrato Feudi di San Gregorio 2007 (Cat. A)
83/100 – Cilento Aglianico Donnaluna De Conciliis 2008 (Cat. A)
I vini a I.G.T.:
91/100 – Colli di Salerno IGT Montevetrano Montevetrano 2007 (Cat. G)
89/100 – Campania Rosso IGT Patrimo Feudi di San Gregorio 2005 (Cat.G)
87/100 – Paestum Aglianico IGT Naima De Conciliis 2005 (Cat. E)
87/100 – Aglianico di Irpinia IGT Vigna Olmo Di Meo 2006 (Cat. A)
84/100 – Campania Aglianico IGT Fratelli Urciuolo 2008 (Cat. A)
83/100 – Campania Aglianico IGT Donna Chiara 2007 (Cat. A)
83/100 – Terre del Volturno IGT Vigna Prea Viticoltori del Casavecchia 2006 (Cat. B)
81/100 – Terre del Volturno IGT Erta dei Ciliegi Viticoltori del Casavecchia 2006 (Cat. A)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
I Taurasi:
93/100 – Taurasi Fratelli Urciuolo 2005 (Cat. D)
Altissimo Ceto
Azienda a conduzione familiare, la quale dimostra di avere per questo vino la stessa dedizione che gli si può riservare ad un figlio. Accuratezza che sicuramente inizia dalla vigna e che prosegue poi in cantina dove il legno è stato usato e “dosato” in maniera egregia. Il risultato è un prodotto di un bellissimo colore rubino di buona trasparenza, con un naso che è ancora timido e sicuramente non aggressivo e che gioca sulla finezza con note di mora, viola e speziature di tabacco e liquirizia. Ma è in bocca che riesce a dare il meglio di sé con una parola d’ordine fondamentale che ha la tendenza a ripetersi all’infinito: eleganza, eleganza ed ancora eleganza. Avete presente una modella che sfila leggiadra in una passerella? Questo vino è Giselle Bunchen in persona con le sue movenze da pantera, tuttavia mantenendo una leggerezza ed una classe innata al tempo stesso. In questo Taurasi troviamo la sintesi del rapporto Aglianico/territorio che si erge ad altissima espressività, anche nei più alti parametri a livello nazionale. Non cercategli grosse concentrazioni, né tantomeno tenori alcolici elevati, ma bensì tutto il savoir-faire di una sapiente mano enologica, imprimendo al vino tannini setosi, grande avvolgenza ed un ingresso quasi timido che poi lascia spazio ad una saporosità e ad un gusto che si è già formato, pronto ad allungarsi con la maturazione e che raggiungerà, ne siamo certi, espressioni ancora più complesse. Bellissima la freschezza accompagnata da un riverbero sapido/minerale che correda e completa l’articolazione del vino. Cosa aggiungere ancora? Applausi ed un Altissimo Ceto meritato.
92/100 – Taurasi Vigna Macchia dei Goti Antonio Caggiano 2005 (Cat. E)
Antonio Caggiano, un’esperienza lavorativa come fotografo (non è l’unico in regione…) nella sua vita, riesce a “fotografare” in maniera coerente ed uniforme, l’immagine nitida e “colorata” di come si manifesta l’Aglianico in terra taurisina, in tutte le sue forme peculiari e caratteriali. Il Vigna Macchia dei Goti è da diversi anni ormai una delle più alte espressioni che si riescano ad ottenere da questo vitigno, racchiude l’essenza del vitigno a partire dal colore che risulta abbastanza scarico e di bellissima trasparenza con una tonalità che sta già virando verso il rubino ma mantiene netti riflessi porpora. Al naso l’apertura è decisamente fruttata, con note ancora vinose e sensazioni dolci che chiudono lo spettro olfattivo ma che, nonostante i 18 mesi di legno, non sono sovrastanti. Al gusto siamo rimasti veramente sorpresi perché non ci aspettavamo assolutamente di trovare in un vino relativamente giovane, un simile equilibrio gustativo. Il tannino ha avuto una maturazione perfetta e tutti gli altri elementi contribuiscono a formare un’insieme elegante e scorrevole. Come una grande opera fotografica di Newton, ha la capacità di dare le sensazioni emozionanti riscontrabili nella percezione di un presunto cambiamento di alcuni dei piccoli particolari, ogni volta che la si guarda.
90/100 – Taurasi Colle di San Domenico 2004 (Cat. C)
Nonostante il vino in considerazione provenga da un millesimo come la 2004, annata che da origine a vini abbastanza equilibrati, qui troviamo ancora tutti i sintomi di precoce gioventù: profumi ancora da cogliere nella loro quasi fragranza e con un palato che si esprime in tutta la sua freschezza, con un tannino vellutato e ben polimerizzato ed una buona persistenza con un frutto rosso che è netto, riscontrato già all’esame olfattivo, ma che torna anche ora in chiusura di bocca. I 24 mesi di affinamento in barriques sono già completamente integrati alle altre componenti, con le quali ha stretto un grande e felice sodalizio. Sicuramente troviamo già presenti una grande saporosità ed una personalità spiccata e ammaliante, con possibili margini di miglioramento nel tempo e con le emozioni che sapranno trasmetterci in futuro.
90/100 – Taurasi Vigna Quattro Confini Benito Ferrara 2006 (Cat. D)
Altissimo Ceto
La profonda personalità spiccata che gli abbiamo riconosciuto nel Greco Vigna Cicogna, la troviamo impersonificata anche nel Vigna Quattro Confini. Un Taurasi con sprazzi di frutta rossa matura con eleganza di grande classe, si alternano a momenti dove il floreale gioca con il balsamico, ed il profilo speziato con note di tabacco dolce tende anch’esso fare capolino. Bocca piena ed avvolgente, con una sapidità che si fa notare da subito, chiusura tutta in eleganza compresa quella della pulizia del tannino.
89/100 – Taurasi Vigna Andrea Colli di Lapio 2005 (Cat. E)
Difficile trovare vini fuori tono in casa di Clelia Romano, il savoir-faire femminile si sente alla grande e da le sue eleganti pennellate anche in un quadro dove solitamente la parola Taurasi, evoca pensieri e sensazioni più dure e più crude. Qui di crudo ci troviamo solo la chiusura del tannino che tende ad asciugare un filo troppo per come siamo felicemente abituati, che non stona ma che gli impedisce di arrivare di slancio alla soglia della super-eccellenza che avrebbe meritato per la bontà dello spessore e la qualità dell’allungo.
88/100 – Taurasi Colle di San Domenico 2003 (Cat. C)
Colore che vira su una sfumatura granata nel bordo e anche tutte le altre componenti mostrano segni di un’evoluzione già avvenuta. Sicuramente una certa influenza l’ha avuta, anche “grazie” all’annata decisamente calda come si può riscontrare all’esame olfattivo, dove troviamo note di frutta sotto spirito e fiore macerato, corredate e completate da anice, liquirizia e sentori di sottobosco. Al palato troviamo corpo e struttura, corredati da una freschezza che che riesce a rendere il vino di buona bevibilità ed elegante nell’insieme. L’estratto riesce a bilanciare quasi perfettamente l’alcool lasciandogli un piccolissimo spazio solo in chiusura con una nota di calore ben presente. Complimenti quindi all’azienda per il lavoro svolto non solo in vigna ma anche per le attenzioni rivolte ai compiti di cantina.
88/100 – Taurasi Primum Guastaferro 2004 (Cat. D)
La svolta decisiva per questa azienda nasce nel 2002 con la decisione di sfruttare le vigne presenti al centro di Taurasi per produrre vini di qualità. Siamo quindi ancora all’inizio del cammino ma i risultati cominciano già a farsi vedere. Il colore è rosso rubino con una sfumatura granata nel bordo, il naso in questo momento (ed in questa fase), non è il perfetto esempio della pulizia enologica e dovrà trovare in futuro maggiore precisione. Frutta sotto spirito, note balsamiche e speziatura fanno parte del bagaglio aromatico. In bocca abbiamo però un’inversione di tendenza, dove troviamo più eleganza e meno potenza. C’è una netta piacevolezza gustativa con il tannino, di buonissima fattura, che da spessore all’insieme. La freschezza che imprime scorrevolezza e l’alcol integrato perfettamente. Un’interpretazione già godibile oggi, ma fiduciosi nel futuro sicuri dei margini qualitativi in atto.
88/100 – Taurasi Pago dei Fusi Terredora 2003 (Cat. D)
Tutti i “suggerimenti” che possiamo trarre a partire dall’esame visivo e che passano poi attraverso la fase olfattiva, ci parlano di un vino in piena evoluzione. Il suo colore è già granato e al naso è facile imbattersi in note di frutta sotto spirito che cominciano ad avvicinarsi alla confettura e profumi terziari che ci conducono al cacao amaro, al sottobosco ed al cuoio. In bocca ci ha invece piacevolmente sorpreso. Tende a rinsaldarsi e rinvigorirsi con la potenza che si staglia decisa, sovrastando magari l’eleganza, ma esce con vitalità senza facili cedimenti. Lo spessore e la sensazione pseudo-calorica sono quelle da annata calda, ma il tannino è di buonissima fattura, pur non essendo smussato appieno.
88/100 – Taurasi Villa Raiano 2005 (Cat. D)
Altissimo Ceto
Vino che sulle prime ha destato un notevole stupore. Ha messo sul tavolo delle carte che hanno colpito per il suo indice di maggiore gioventù se paragonato agli altri campioni inseriti nella stessa sessione. Colore dalle piene e profonde sfumature porpora, naso con un frutto ancora fragrante, bocca con un’acidità decisa ed un tannino scalpitante. Vino che trapela sicuramente struttura, vitalità e carattere, ma alla ricerca della sua armonia non prossime nel breve periodo, viste le prospettive di invecchiamento che ha dimostrato.
87/100 – Taurasi Cantine Lonardo 2005 (Cat. E)
(etichetta non disponibile)
Pur tenendo conto dell’annata favorevole del vino in oggetto, possiamo dire che la versione “normale” del Taurasi di questa prestigiosa e storica cantina, ci è piaciuta maggiormente se messa a confronto con la Riserva descritta in seguito. Chiaro e definito è lo stile dell’azienda, che vuole un prodotto integro e rispettoso del vitigno e del territorio, dove mantiene le spigolature caratteriali dell’uva di origine, ma al tempo stesso riesce a creare un prodotto dove sono presenti caratteristiche di avvolgenza che tendono ad ammorbidirlo. Questo concetto si ritrova sia all’esame olfattivo, dove ci sono nuances nette di mora e frutta matura, piuttosto che al palato, dove la sensazione di setosità donata dall’alcool riesce a bilanciare il tannino creando una base di grande saporosità e lasciando una bella pulizia di bocca in chiusura. Bella infine la freschezza che snellisce l’allungo della struttura importante di questo vino.
87/100 – Taurasi Fatica Contadina Terredora 2004 (Cat. D)
Un Taurasi in piena fase della maturazione e della ricerca dell’equilibrio olfattivo. Un naso dominato, ma non oppresso, dalle note del legno. Frutto quindi in divenire, leggere le note speziate per un impianto comunque di grande complessità. In bocca troviamo un’avvolgenza decisa in apertura con il tannino che viene fuori dopo alcuni secondi e che conferisce una certa astringenza e che al momento frena decisamente l’espressività in uscita. La stoffa sicuramente non gli manca e neppure le componenti del vino che devono tuttavia ancora “conoscersi” e creare una sinergia complessiva. Da attendere, al fine di trarre il massimo da questo vino. Almeno a livello emotivo.
86/100 – Taurasi Primum Guastaferro 2006 (Cat. D)
Colore intenso che mostra segni di gioventù con la sua bella sfumatura porpora, naso con sensazioni vinose e note floreali nette e definite, rosa macerata in alcool in primis. In bocca si apre bene e si allarga, ma il tannino dimostra gioventù e tende a dare un po’ di astringenza in bocca frenando anche un po’ la freschezza sul finale. Tutte le qualità ci sono, dobbiamo però attendere per vedere se riusciranno ad amalgamarsi in maniera più equilibrata. Restiamo dunque in attesa per una maggiore distensione del prodotto, bisognoso ancora del meritato riposo in bottiglia.
84/100 – Taurasi Feudi di San Gregorio 2005 (Cat. D)
Vino con una grossa concentrazione cromatica di colore rubino intenso, ma con nette sfumature porpora. Il naso è dolce, accattivante (in pieno stile Feudi), con note vanigliate e di pepe nero, così come l’ingresso in bocca. Quando però comincia ad aprirsi, viene fuori in maniera decisa la componente tannica che lascia la sua impronta anche nel finale con una secchezza che fa percepire la nota amaricante. Le componenti predominanti quindi sono decisamente l’alcool ed il tannino che occupano tutta la “scena” gustativa, con la freschezza e la sapidità che non riescono a dare la giusta verve, per portarlo su un allungo maggiore.
I Taurasi Riserva:
91/100 – Taurasi Riserva Radici Mastroberardino 1999 (Cat. G)
Altissimo Ceto
Quale vino secondo voi, poteva risultare più radicato nel territorio, se non il Radici? In questo vino c’è tutto: storia, competenza, esperienza, gusto, emozioni. E poi… stiamo poi parlando di una Riserva 1999, mica ciufoli! Con la sua giusta evoluzione, senza cadere in facili cedimenti strutturali, mostra in maniera evidente i segni che rendono unica la Campania ed il re dei suoi vitigni. Frutto maturo e sentori di sottobosco, in bocca ancora vivace ma con un tannino che comincia a polimerizzare ed a trovare una piacevole e vibrante sinergia con le altre componenti. A corredare il tutto, questa acidità ancora incisiva e netta pronta a proiettarlo nella bacheca delle migliori annate di questo vino.
88/100 – Taurasi Riserva Colle di San Domenico 2004 (Cat. E)
(etichetta non disponibile)
Ci siamo trovati nella spiacevole situazione di dover penalizzare la Riserva di questa casa, in favore di quella “classica”. Profili aromatici appartenenti, di fatto, a due mondi diversi. Naso tostato, con note vegetali di peperone verde e frutto che arriva solo in un secondo momento. Meno male che recupera saldamente al palato dove riesce a rinsavire con vigore ed espressività, segno (forse) che il naso deve ancora “aggiustarsi”. Offre buona scorrevolezza con tannini che danno maggiore spessore al tutto, i quali lasciano uscire in chiusura le altre componenti con una bellissima freschezza e bella saporosità.
88/100 – Taurasi Riserva Vigna Quintodecimo Quintodecimo 2004 (Cat. H)
Incontro con il grande rosso campano dell’azienda di Luigi Moio che si presenta con un colore rubino impenetrabile e con un naso che gioca nettamente su note dolci. Troviamo infatti un frutto già maturo e polposo, note burrose, vanigliate, corredate da una sfumatura di liquirizia e bella mineralità. In bocca entra come un istrione: è fiero, deciso, prende tutta la scena. L’alcool dona una morbidezza suadente, il tannino è vellutato e lo spessore è così netto che sembra quasi di masticarlo più che berlo. Tornano netti e precisi i toni di vaniglia, i quali derivano sicuramente dalla giovinezza del prodotto, che devono ancora smaltire i 24 mesi passati in barrique di rovere nuovo. Tuttavia è un vino che non si sposta di una virgola, enologicamente ben fatto. Ma vista la bellissima prova, riscontrata con l’assaggio dei bianchi, dove gli stessi hanno staccato tutti, sinceramente ci saremmo aspettati maggiore personalità e vitalità da questo vino, complice un volume ed una pienezza ricca di se’, che tende a metabolizzare nell’immediato e non accende quella lampadina della curiosità che ti spinge a cercare e ricercare più volte nel bicchiere. Anche sul piano della beva ha bisogno di essere registrato, per vederlo prontamente proiettato nell’olimpo dei grandi rossi dello stivale. Categoria alla quale può facilmente ambire. Prezzo ambizioso.
87/100 – Taurasi Riserva Primum Guastaferro 2003 (Cat. E)
Vino che, nonostante l’annata difficile, impressiona per il fatto di rappresentare appieno l’espressione stilistica che l’azienda vuole apporre ai propri vini. Sicuramente in lavorazione, ma sorprendentemente reale in quanto a spessore e personalità. Un rubino compatto ed un naso con note di peperone e frutta sotto spirito in apertura ed a seguire, una speziatura dolce ma non invasiva. In bocca si trova grande potenza, è un motore con un rombo assordante, ma si è creato già un discreto equilibrio tra le varie componenti, pur bisognoso di tempo per imprimere maggiore articolazione. Potenzialità che trova a capo i suoi 15° in alcool supportati bene dall’estratto e dalla freschezza che riesce a venire fuori nonostante la grossa concentrazione. Il nostro migliore auspicio è quindi quello di continuare sulla strada intrapresa con lo stesso entusiasmo che viene riflesso in maniera evidente nel vino. L’unico appunto che ci sentiamo di fare è sul prezzo proposto, che ci appare un tantino ambizioso per le qualità proposte.
87/100 – Taurasi Riserva Piano di Monte Vergine Feudi di San Gregorio 2002 (Cat. F)
(etichetta non disponibile)
Vino che impressiona già a partire dal colore. Non potevamo aspettarci altro, visti i tratti stilistici che l’azienda di Sorbo Serpico ci ha abituati. Il naso è dolce, con note di prugna matura, che vira sulla confettura, pronta ad avvolgere completamente le nostre narici e che si integra con nuances decisamente speziate che rimandano a vaniglia, cannella, chiodi di garofano e una lieve punta di pepe. In bocca ha un’espressione propria, mostra una bella struttura ed un tannino morbido e senza spigolosità, alcol perfettamente integrato e una freschezza discreta ma presente. Chiusura dinamica e sciolta, ma da questa etichetta ci si aspettava di più.
86/100 – Taurasi Riserva Cantine Lonardo 2003 (Cat. F)
Un vino decisamente “maschio” nell’approccio, che si apre, sia al naso che in bocca, con grande vigorosità. Da una parte abbiamo, il profilo olfattivo che mostra già una decisa evoluzione e troviamo quindi sentori terziari già presenti ed un frutto che si è evoluto verso note di confettura. Mentre in secondo luogo, abbiamo invece una gustativa che resta in piedi senza particolari problemi, ma mettendo in evidenza un tannino un po’ scomposto, pur in relazione all’annata poco felice, è rimasto un po’ verde e l’alcool che in ingresso dona avvolgenza ma in chiusura si fa sentire un po’ troppo. E’ come un pugile che ha subito qualche colpo ma che nonostante tutto riesce a rimanere in piedi con orgoglio. Brava quindi l’azienda perché in questo caso, è riuscita a limitare i danni climatici mantenendo intatte le caratteristiche del vitigno.
84/100 – Taurasi Riserva Di Meo 2003 (Cat. E)
Colore intenso con sfumature porpora nel bordo che denotano una spiccata gioventù così come il naso con note ancora fraganti di marasca e una mineralità spiccata che conferisce discreta eleganza. In bocca tende a deludere un po’ le buone aspettative percepite all’olfatto, soprattutto in relazione alla non perfetta maturazione del tannino che conferisce eccessiva disidratazione e lascia secchezza nel finale. In questo momento l’acidità è frenata e l’alcool non si è ancora integrato con le altre componenti. Di conseguenza non abbiamo ancora la perfetta coesione tra le varie componenti. Anche questo vino dimostra come l’annata 2003 sia stata veramente difficile in un territorio soleggiato come la Campania, dove si raggiungono grosse concentrazioni in alcool che penalizzano le altre componenti. Giusto però non stravolgere l’essenza del vitigno cercando di ammorbidire troppo il vino lavorando eccessivamente in cantina. Caratteristiche che non si addicono di certo a questa prestigiosa cantina, conoscendo la loro storia, dove tendono a privilegiare le personalità del vitigno e le peculiarità date da una specifica annata.
I vini a D.O.C.:
92/100 – Irpinia Aglianico Serpico Feudi di San Gregorio 2005 (Cat. E)
Altissimo Ceto
Vino che ci ha particolarmente sorpreso. Colore rubino compatto di grande intensità e che girando nel bicchiere lascia un alone porpora lungo le pareti. Il naso è polposo, con note fruttate in evidenza di mora, ribes, lampone. In divenire, pepe, liquirizia e sottobosco. In bocca ha già un bell’equilibrio, con una saporosità ed un’ eleganza che sono i tratti distintivi di questo vino. Tutte le componenti sono amalgamate perfettamente come una squadra in cui ogni elemento conosce il suo ruolo e sa come muoversi in relazione agli spostamenti dei compagni: l’alcool lo aiuta ad aprirsi e ad allargarsi, la freschezza aumenta la piacevolezza e lo snellisce, il tannino è ancora giovane ma dimostra una maturazione perfetta e la chiusura minerale serve a chiudere e completare il quadro gustativo accompagnata da un bellissimo finale fruttato. Complimenti all’azienda che è riuscita a far crescere ulteriormente questo vino che in alcune occasioni si presentava con tanta potenza ma non sempre presentava la stessa leggiadrìa ed eleganza.
89/100 – Falerno del Massico Rosso Camarato Villa Matilde 2004 (Cat. E)
Bel connubio, nel nord della Campania, tra aglianico e piedirosso. La veste è decisamente rubino, con una leggerissima sfumatura granata. L’influenza del territorio è netta. All’esame olfattivo troviamo una mineralità spiccata con note iodate e ferrose, con un frutto abbastanza evoluto ed una bellissima finezza complessiva. Queste stesse caratteristiche si ritrovano anche al gusto, dove il vino entra dritto, deciso, senza però avere opulenza e rotondità eccessiva. Nonostante il tenore alcolico importante, la componente che marca in maniera netta il profilo gustativo è il tannino, che articola struttura e spessore. Ci ricorda un personaggio che si presenta in maniera discreta ma che al momento giusto tira fuori tutto il suo carattere. Unico neo che troviamo, e che gli impedisce di raggiungere la soglia dei 90 punti, è la chiusura con un tannino che, in coda, tende a peccare un po’ troppo di protagonismo.
88/100 – Irpinia Aglianico Cantine Lonardo 2006 (Cat. B)
Altissimo Ceto
Il vino, in questo momento, è il tipico cavallo di razza, come abbiamo l’abitudine di chiamarlo, ma che ha bisogno di tempo per essere domato. Ma soprattutto ha bisogno di una notevole ossigenazione, prima di poter essere apprezzato nel pieno delle sue potenzialità. L’impressione iniziale con quel tocco di vegetale in evidenza, deve avere tempo prima di ripiegare su un frutto che appare un po’ inibito nella sua espressione immediata. Tuttavia è la fase gustativa dove questo vino mostra, adesso, tutte le sue carte migliori, con un tannino deciso ma con una buona freschezza e tenore alcolico che bilancia perfettamente le componenti dure. La chiusura di bocca è veramente piacevole con un bellissimo retrogusto di lampone. E’ un vino che in questo momento potremmo definire “ermetico” perché non si mostra e non si esprime al primo approccio. Un Altissimo Ceto dato sulla fiducia, ma pienamente meritato.
88/100 – Irpinia Campi Taurisini Aglianico Donna Chiara Colli di Lapio 2006 (Cat. B)
Altissimo Ceto
Con un pizzico di presunzione ed incoscienza, ci sentiamo di asserire che la mano, il carattere e la personalità espressiva marchiata dalle indubbie capacità di Clelia Romano, vengano esaltate più nel Donna Chiara che non nel Vigna Andrea di Taurasi descritto qualche riga sopra. C’è ovviamente da tenere conto, l’importante divario creato dalle differenze di due annate molto diverse tra di loro. Ma il taglio stilistico che troviamo in questo vino, tende a mettere maggiormente in evidenza l’eleganza, la finezza e soprattutto l’equilibrio. Un vino che avrà davanti a se un futuro radioso, ma che non dispiace di fronte ad una stappatura precoce. La trama tannica è presente, crea volume, ma non accentua in alcun modo quelle durezze che possono creare difficoltà in fase di beva.
87/100 – Irpinia Aglianico Preludio Donna Chiara 2006 (Cat. C)
Altissimo Ceto
Senza ombra di dubbio, il miglior vino aziendale. Ma anche un prodotto, che seppur non possa vantare una storia così profonda, può essere tranquillamente iscritto nell’élite enologica del paese. Non dotato di un notevole spessore, le sue carte migliori le gioca sul piano del dettaglio e della complessità aromatica, per certi versi originale, ma non ruffiana e non eccedente in facili protagonismi. Al palato troviamo morbidezza ed incisività, aiutate da una verve acido-sapida che aiuta nella serbevolezza e sostiene in profondità l’articolazione.
87/100 – Costa d’Amalfi Furore Riserva Marisa Cuomo 2005 (Cat. F)
Blend di Per’e palummo e Aglianico usati in eguale misura, questa Riserva si dimostra un vino sicuramente imponente con un naso che affascina e dove, assieme alle note di mora e mirtillo che comunque sono predominanti, emerge anche una piacevolissima nota di tartufo. Metaforicamente parlando, sembrerebbe di trovarsi in mezzo ad un bosco con il terreno leggermente bagnato dalla pioggia, con una profusione di profumi sprigionati dagli elementi della natura. Al gusto troviamo essenzialmente note di grande gioventù, con freschezza e tenore alcolico leggermente in penombra ed un tannino che si erge a protagonista. E’ lui che forma la spina dorsale di questo vino, anche se in questo momento tende ad astringersi in chiusura, pur trovando fusione alla struttura. Aspettatelo ancora un po’ è il vino diventerà presto il leone di questa foresta.
86/100 – Costa d’Amalfi Ravello Riserva Marisa Cuomo 2005 (Cat. E)
Si cambia sottozona e cambiano le percentuali. Qui il piedirosso raggiunge il 70% e con esso anche lo “stile”. Profondamente diverso da Furore. Una delle cose più belle in casa Marisa Cuomo, è che possiamo trovare vini un po’ per tutte le occasioni. In questo caso non abbiamo un vino con grosse concentrazioni e grossa struttura, ma bensì un vino più lineare e scorrevole. Freschezza e serbevolezza in un vino dotato comunque di spessore, dove l’apporto aromatico dato dall’affinamento in barriques nuove, riesce a trovare la giusta armonia. Fosse dotato di un pizzico in più di quella personalità che Marisa ci ha abituato, questo vino avrebbe spiccato il volo.
85/100 – Costa d’Amalfi Furore Rosso Marisa Cuomo 2008 (Cat. C)
Stesse uve della riserva, in un corpo decisamente più snello, ma con la stessa grande e spiccata tendenza giovanile che li accomuna, pur riconoscendo la differenza di età. Colore di bella rifrazione, luminosa e trasparente. Naso che pur essendo ancora in divenire, mostra incisività ed eleganza. All’esame gustativo siamo ancora di fronte ad un puzzle dove ancora si devono inserire alcuni tasselli. Il corpo e la struttura si fanno già vedere in maniera netta. Tannino e acidità, in questa fase della sua esistenza la fanno ancora da padroni, ma il primo elemento è comunque di buona fattura e l’acidità contribuisce a dare quella ventata di freschezza che in un futuro non molto lontano sarà determinante a creare maggiore finezza e scorrevolezza. Peccato solo per quella chiusura che risulta un po’ troppo amaricante.
84/100 – Irpinia Aglianico Rubrato Feudi di San Gregorio 2007 (Cat. A)
Bella riflessione della luce attraverso le rifrazioni dei suoi colori. Un vino che sotto il profilo olfattivo è caratterizzato da spiccate note balsamiche, accompagnate comunque da un frutto rosso maturo e da bella mineralità. In bocca entra deciso ma con buona avvolgenza, che dopo qualche momento lascia spazio ad una buonissima freschezza e ad un tannino che lascia in chiusura una lieve secchezza. Può darsi che alcune tonalità calde dell’annata di origine, abbiamo inciso su questo aspetto del vino. Da sottolineare comunque il buon rapporto qualità-prezzo.
83/100 – Cilento Aglianico Donnaluna De Conciliis 2008 (Cat. A)
Vino dalla spiccata connotazione minerale e dai sentori “terrosi”. Al palato è la rappresentazione del vignaiolo stesso, con un fisico muscoloso ed un tannino deciso che è il tratto distintivo e caratterizzante di questo vino. In questo momento, anche la freschezza tende ad “indurirlo” ancor più, in attesa di un’evoluzione che gli porterebbe maggiore saggezza ed un tocco di avvolgenza e suadenza che lo renderebbe sicuramente più equilibrato.
I vini a I.G.T.:
91/100 – Colli di Salerno IGT Montevetrano Montevetrano 2007 (Cat. G)
Si è già scritto tutto sulla storia di Montevetrano e del Montevetrano, nonché sulla vita di Silvia Imparato, di professione fotografa e proprietaria di questa azienda campana. Tutte le volte che abbiamo l’occasione di parlare con lei, notiamo la passione che ci mette nel suo vino e mette in mostra tutti i tratti di una donna gentile e affabile, ma che lascia intravedere un carattere forte e deciso. Il suo vino non poteva che esprimere esattamente le stesse caratteristiche. Blend di cabernet con merlot e piccole percentuali di aglianico, dimostra come la tradizione unita all’internazionalità, possa dare risultati di grande livello qualitativo, senza cadere in facili cedimenti opulenti se rispettosi del proprio territorio. Il colore esprime quindi grossa concentrazione cromatica, il naso è già di grossa complessità con le nota fruttate di mora e ribes in evidenza, la nota lievemente vegetale che ci rimanda al cabernet, sfumature floreali, minerali ed una speziatura dolce che correda e completa lo spettro olfattivo. In bocca l’apertura è suadente con note di avvolgenza che lo allargano e che coinvolgono tutta la cavità orale. Una freschezza che entra in scena dopo pochi secondi e che si alterna piacevolmente con la sapidità ed una saporosità complessiva che rende il vino decisamente persistente. La 2007 è stata in generale un’annata abbastanza spigolosa e questa caratteristica viene riscontrata soprattutto nel tannino deciso, vigoroso che dona spessore ma che solo un paziente lavoro in cantina è riuscito ad ammorbidire e a farlo integrare in maniera quasi perfetta con le altre componenti. Se dovessimo “fotografarlo” in questo istante avrebbe le fattezze di Marlene Dietrich, una donna che si è discostata dallo stereotipo di bellezza tipico del tempo, ma che con i suoi lineamenti quasi mascolini, uniti alla forte personalità, è riuscita a mantenere il suo fascino inalterato nel tempo.
89/100 – Campania Rosso IGT Patrimo Feudi di San Gregorio 2005 (Cat.G)
Vino decisamente ed ovviamente diverso da quelli degustati fino ad ora. In questo caso non è più l’aglianico il protagonista principale, ma bensì il merlot e quindi ci troviamo di fronte ad un vino con profonde differenze, anche per le tematiche stilistiche proposte dal produttore. Dobbiamo comunque registrare una delle migliori versioni del Patrimo mai assaggiate. Nota ematica in apertura, naso dolce con note di sottobosco. Stilisticamente un vino con maggiore dettaglio e con maggiore finezza, anche se a nostro modo di vedere, certi caratteri concentrativi andrebbero alleggeriti e andrebbe privilegiata maggiormente la freschezza di beva. Al palato il vino entra con suadenza ed avvolgenza, il tannino è “dolce” e maturo, mentre in chiusura abbiamo questo frutto che ci ricorda la gelatina di fragole. L’allungo finale è lungo, ma frenato da una freschezza che non riesce a imprimere la giusta verve, ma questo potrebbe essere causato anche da alcune tonalità derivanti dall’annata. Vino che ha in previsione di avvicinarsi presto al suo momento di maggiore espressione.
87/100 – Paestum Aglianico IGT Naima De Conciliis 2005 (Cat. E)
Vino dal colore rubino compatto di bella trasparenza. Etereo. Naso con nuances di frutta cotta, cera d’api, tabacco da sigaro con prolungamento di sentori terziari già definiti. In bocca ci lascia piacevolmente stupiti: le note che avevamo percepito al naso e che rimandavano ad un tenore alcolico ben definito, sono perfettamente bilanciate da una struttura imponente, dove riesce però a farsi strada una bella freschezza che dona una ventata di piacevolezza. E’ un vino quasi masticabile, con un tannino che ci lascia capire le difficoltà di un’annata calda. Probabilmente l’azienda ha lasciato più spazio alla maturazione tecnologica che a quella fenolica, scelta che però condividiamo perché la lieve astringenza è comunque un po’ smussata dalla rotondità dell’alcool e la salivazione che abbiamo non rende il vino pesante. E gli garantirà comunque una bella longevità.
87/100 – Aglianico di Irpinia IGT Vigna Olmo Di Meo 2006 (Cat. A)
Questo vino stacca un po’ dallo stereotipo di aglianico, definito da sempre un vino con tonalità abbastanza “rustiche”. La nota caratterizzante in questo momento, soprattutto sotto il profilo olfattivo, è l’eleganza, con note di geranio in apertura ed un divenire di erbe aromatiche e sentori minerali. Le stesse sensazioni si ritrovano anche al gusto, ma in questo caso il vino “pecca di gioventù”, con un tannino ancora presente e netto, ma che comincia e creare una bella intesa con alcool e acidità dando comunque una piacevolezza complessiva. Dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza per poterlo apprezzare pienamente, ma sicuramente ne varrà la pena perché i requisiti per la qualità ci sono tutti, anche se un pizzico di struttura in più gli potrebbe dare maggiore spessore espressivo e longevità.
84/100 – Campania Aglianico IGT Fratelli Urciuolo 2008 (Cat. A)
Di fronte ad esempi di vini con concentrazione a volte quasi eccessive, questo vino si stacca e si distingue soprattutto per la sua semplicità. L’intento dell’azienda, per questa tipologia che vuole essere spiccata e molto giocata sul frutto, è ribadita infatti dalla volontà di lasciarlo affinare esclusivamente in acciaio. Il prodotto risulta così essere di colore rubino con bella vivacità, con un naso decisamente fresco e floreale, magari non di grande complessità, ma estremamente fragrante. In bocca entra dritto, diretto e facile. Si ripiega tutto sulla snellezza e sulla serbevolezza, fino in chiusura. Attenzione però a non lasciarvi ingannare…se vi trovaste in una serata tra amici nel bel mezzo di una discussione interessante, rischiereste di terminare la bottiglia senza nemmeno accorgervene!
83/100 – Campania Aglianico IGT Donna Chiara 2007 (Cat. A)
Vino semplice e diretto. Dedicato sicuramente a chi è alla ricerca di un vino espressivo di questo vitigno, ma spensierato nell’approccio. Di grande beva.
83/100 – Terre del Volturno IGT Vigna Prea Viticoltori del Casavecchia 2006 (Cat. B)
Eccoci di fronte al principale vitigno, “recuperato” e valorizzato da questa cooperativa: il Casaveccchia, che da anche il nome all’azienda stessa. Degustandolo ci rendiamo conto del lavoro svolto dall’azienda per creare un vino bilanciato da un’uva che presenta per DNA grosse durezze. L’intento è stato raggiunto con un vino che presenta al naso sentori netti di sottobosco e che in bocca ha raggiunto un buon equilibrio gustativo complessivo. L’unico difetto è che non siamo riusciti a trovare un elemento che caratterizzi il vitigno e che riesca ad emozionarci e a lasciarci immergere nel paesaggio casertano con i suoi profumi e le sue asperità.
81/100 – Terre del Volturno IGT Erta dei Ciliegi Viticoltori del Casavecchia 2006 (Cat. A)
Blend di casavecchia con pallagrello nero e altri vitigni autoctoni, questo vino si presenta con un naso che gioca sulla fragranza e sulla freschezza dei profumi, arricchiti da una nota balsamica molto piacevole. In bocca si gioca sulla semplicità, in relazione anche all’affinamento fatto solo in acciaio. Buona quindi la freschezza che da un timbro deciso su un corpo volutamente snello e scorrevole. La chiusura manifesta però una nota amaricante troppo evidente che ne penalizza la serbevolezza.
3) CONSIDERAZIONI FINALI
Lunga carrellata sui vini rossi campani, dove ovviamente il protagonista principale indiscusso in questa sessione, rimane indubbiamente l’Aglianico.
In questi ultimi anni, parlando di quest’uva, si sono potute riscontrare delle migliorie su più fronti. La prima, e sicuramente quella più importante, riguarda un sempre più grande numero di produttori che hanno scelto innegabilmente la strada qualitativa, dando maggiore vitalità e verve a questo vitigno. Il secondo aspetto e quindi subito conseguente al primo, si registra sulle peculiarità espressive dello stesso vitigno. Escludendo quelle aziende che magari hanno cercato subito di dare maggiori concentrazioni, mettendo in risalto in maniera negativa, un carattere per certi versi “anonimo” e “irriconoscibile”, ed in più andando ad incidere sempre più sulle asperità dell’uva se viene vinificato e affinato secondo questi canoni, dall’altra parte abbiamo invece un riscontro che sul piano della vitalità, della personalità, dello spessore e dell’allungo, lo stanno proiettando verso l’olimpo dei migliori vitigni italiani. Certo, a ragione, già ne faceva parte. In quanto la bontà intrinseca dei prodotti, il carattere sapido-minerale che viene messo in risalto se espresso da sapienti e rispettose mani vinificatorie, non hanno nulla da invidiare ai “cugini” Sangiovese e Nebbiolo. Ma se la strada intrapresa può essere quella giusta, il traguardo della perfetta personalizzazione è ancora lontano. Sono ancora troppe le diverse sfaccettature, ognuna che glorifica un proprio stile, ognuna che osanna una propria mano. Indubbio che queste ispirazioni personali debbano essere ben evidenziate, ma l’auspicio di trovare dapprima una maggiore coesione e cooperazione verso un linguaggio comune che deve essere alla base dell’asse Irpinia-Taurasi-Aglianico, potrà dare il via finalmente a quella differenziazione che hanno da offrire i singoli terroirs all’interno di queste denominazioni.
In Campania, in conclusione, si deve entrare più nell’ottica di creare un sodalizio, un punto di lavoro comune e interagibile tra le varie forze che operano nel vino, per avere il/i prodotto/i che questa regione, e soprattutto quest’uva merita. E viste le enormi potenzialità che ci sono alla base, poi tutto sarà più facile.
Articolo redatto da:
Simona Bizzarri.
Referente regionale per la Campania e la Basilicata.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S.
Consulente nel campo dell’enogastronomia.
Miglior Sommelier di Toscana 2008 e vincitrice del Master del Sangiovese 2008.
Si ringraziano i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Un particolare ringraziamento anche ai fratelli Luca e Francesco Iaiani della Tre Archi Distribuzione di Oleggio (NO) per aver contribuito alla fornitura di alcuni dei campioni degustati.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
EDIZIONE 2010/2011:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo ed i Nebbiolo d’Alba
MARCHE
EDIZIONE 2009/2010:
PIEMONTE
-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
-Le Barbere d’Asti e altre Barbere.
LOMBARDIA
TRENTINO ALTO-ADIGE
-Le “bollicine” metodo classico.
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FRIULI VENEZIA-GIULIA
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – seconda parte.
-I Vini Rossi ed alcune “chicche” dolci.
EMILIA-ROMAGNA
-Sangiovese di Romagna, Albana di Romagna passito e altre eccellenze.
UMBRIA
TOSCANA
-Le produzioni IGT del Chianti Classico ed alcune eccellenze di zone limitrofe.
-Le eccellenze di Cortona e di Montepulciano.
-Le eccellenze della “Costa” (prima parte): I vini bianchi, Bolgheri e Montecucco
-Le eccellenze della “Costa” (seconda parte): Scansano, Val di Cornia e le produzioni ad I.G.T.
MARCHE
-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
ABRUZZO
CAMPANIA
SICILIA
-I Vini bianchi e rossi dell’Etna.
-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
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