Articolo a cura di Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Continua il viaggio in terra Toscana e dopo il racconto con i risultati degli assaggi della denominazione del Chianti Classico, ecco il momento dei vini ad IGT. In questa sessione abbiamo inserito anche altre eccellenze che provengono da alcuni territori limitrofi, mentre i rimanenti saranno inseriti nelle prossime sessioni inerenti la zona di Montepulciano e poi in quelli riguardanti la Costa Toscana.
Buona lettura!
Per prima cosa la solita piccola legenda su come orientarsi nei nostri articoli. Al primo punto troverete la graduatoria finale che è scaturita al termine delle nostre sessioni, visualizzando i soli punteggi. Tale graduatoria è suddivisa prima di tutto per tipologia e poi per punteggio. In caso di medesima valutazione, si segue il classico ordine alfabetico riferito ai produttori.
In rosso sono segnalati i vini che hanno ricevuto il premio speciale, dato all’unanimità dal nostro panel, ovvero l’ Altissimo Ceto. Accanto al vino troverete la categoria di riferimento al prezzo che potrete trovare indicativamente sullo scaffale di un’enoteca.
Al secondo punto, sarà ripresa la medesima graduatoria, questa volta integrata con relativa foto all’etichetta e le note di degustazione. Ai nomi di ciascun produttore è “linkata” la propria scheda aziendale. Cliccandoci sopra, potrete accedere a dati, recapiti e le corrispondenti schede tecniche. Tutto questo al fine di avere il massimo delle informazioni relative al vostro vino interessato. Al terzo punto vengono inserite ogni volta, le considerazioni finali emerse e che sono state espresse sempre dal nostro panel, al termine di ogni sessione.
1) LA GRADUATORIA:
I Vini Bianchi ad IGT :
88/100 – Batar Querciabella 2007 (Cat. F)
87/100 – Torricella Barone Ricasoli 2007 (Cat. B)
87/100 – Terrantica Enrico Fossi 2006 (Cat. C)
86/100 – Al Poggio Castello di Ama 2008 (Cat. C)
86/100 – Cabreo La Pietra Tenute Folonari 2007 (Cat. E)
86/100 – Chardonnay Castello Monsanto 2007 (Cat. B)
85/100 – Renano Enrico Fossi 2006 (Cat. C)
84/100 – Ricciobianco Lanciola 2005 (Cat. B)
82/100 – Cerviolo San Fabiano in Calcinaia 2007 (Cat. C)
81/100 – Le Bruniche Tenuta di Nozzole Tenute Folonari 2008 (Cat. A)
I Vini Rossi ad IGT :
95/100 – Flaccianello della Pieve Fontodi 2006 (Cat. G)
94/100 – Solaia Antinori 2006 (Cat. H)
94/100 – Tenuta di Trinoro Tenuta di Trinoro 2007 (Cat. H)
93/100 – Santacroce Castell’in Villa 2003 (Cat. G)
93/100 – L’Apparita Castello di Ama 2006 (Cat. H)
93/100 – Fontalloro Felsina 2006 (Cat. F)
93/100 – Syrah Case Via Fontodi 2006 (Cat. F)
93/100 – Le Pergole Torte Montevertine 2006 (Cat. G)
92/100 – Tignanello Antinori 2006 (Cat. G)
92/100 – Cepparello Isole & Olena 2006 (Cat. G)
91/100 – Casalferro Barone Ricasoli 2006 (Cat. E)
91/100 – Siepi Castello di Fonterutoli 2006 (Cat. H)
91/100 – Il Carbonaione Poggio Scalette 2006 (Cat. F)
90/100 – Solare Capannelle 2004 (Cat. H)
90/100 – Percarlo Fattoria San Giusto a Rentennano 2005 (Cat. F)
90/100 – Montevertine Montevertine 2006 (Cat. E)
90/100 – Camartina Querciabella 2006 (Cat. H)
90/100 – Romitorio Santedame Ruffino 2006 (Cat. F)
90/100 – Le Cupole Tenuta di Trinoro 2007 (Cat. E)
90/100 – Picconero Tolaini 2006 (Cat. G)
89/100 – Balifico Castello di Volpaia 2006 (Cat. E)
89/100 – Vignavento Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
89/100 – Galatrona Petrolo 2007 (Cat. H)
88/100 – Le Favorite Carlo Gentili (Cat. D)
88/100 – Il Brecciolino Castelvecchio 2006 (Cat. D)
88/100 – Sassoforte Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
88/100 – Syrah Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
88/100 – Capogatto Poggio Scalette 2007 (Cat. D)
88/100 – Cabreo il Borgo Tenute Folonari 2007 (Cat. F)
88/100 (?) – Il Pareto di Nozzole Tenute Folonari 2006 (Cat. F)
88/100 – Cerviolo San Fabiano in Calcinaia 2005 (Cat. E)
88/100 – Cavalli Tenuta degli Dei 2006 (Cat. G)
88/100 – Nambrot Tenuta di Ghizzano 2006 (Cat. F)
88/100 – Anfiteatro Vecchie Terre di Montefili 2005 (Cat. G)
87/100 – Fontemerlano Castello di Cacchiano 2006 (Cat. E)
87/100 – Bellezza Castello di Gabbiano 2006 (Cat. E)
87/100 – Black Label D’Isanto & D’Isanto – I Balzini 2005 (Cat. E)
87/100 – Le Vespe Giuliano Tiberi 2006 (Cat. B)
87/100 -Il Borro Il Borro 2006 (Cat. F)
87/100 – Cabernet Collezione De Marchi Isole & Olena 2001 (Cat. F)
87/100 – Syrah Collezione De Marchi Isole & Olena 2004 (Cat. F)
87/100 – Palafreno Querciabella 2006 (Cat. F)
87/100 – Oreno Tenuta Sette Ponti 2006 (Cat. G)
87/100 – Bruno di Rocca Vecchie Terre di Montefili 2005 (Cat. G)
86/100 – Alleanza Castello di Gabbiano 2006 (Cat. E)
86/100 – Nemo Castello Monsanto 2004 (Cat. E)
86/100 – Coevo Cecchi 2006 (Cat. F)
86/100 – I Merli Giuliano Tiberi 2006 (Cat. C)
86/100 – Torrione Petrolo 2007 (Cat. E)
86/100 – Valdisanti Tolaini 2006 (Cat. E)
86/100 – Veneroso Tenuta di Ghizzano 2006 (Cat. D)
85/100 – White Label D’Isanto & D’Isanto – I Balzini 2005 (Cat. D)
84/100 – Terricci Lanciola 2003 (Cat. E)
84/100 – Modus Ruffino 2006 (Cat. D)
83/100 – Cabernet Sauvignon San Fabiano in Calcinaia 2007 (Cat. C)
83/100 – Al Passo Tolaini 2006 (Cat. D)
82/100 – Numero Otto Castelvecchio 2007 (Cat. E)
82/100 – Cabreo Black Tenute Folonari 2006 (Cat. F)
81/100 – Commendator Enrico Lornano 2005 (Cat. D)
80/100 – Orcia Rosso Cenerentola Fattoria del Colle Trequanda Cinelli Colombini 2004 (Cat. A)
I prezzi sono indicati per categorie in funzione della variabilità che potete trovare da enoteca ad enoteca:
Categoria A Fino a 14,00
Categoria B Tra Euro 12,00 e 17,00
Categoria C Tra Euro 15,00 e 20,00
Categoria D Tra Euro 18,00 e 25,00
Categoria E Tra Euro 23,00 e 30,00
Categoria F Tra Euro 28,00 e 50,00
Categoria G Tra Euro 45,00 e 70,00
Categoria H Oltre i Euro 70,00
2) LE NOTE DI DEGUSTAZIONE:
I Vini Bianchi ad IGT :
88/100 – Batar Querciabella 2007 (Cat. F)
Di una bella intensità colorante si rivela il “fifty-fifty” Querciabelliano. Invitante dal colore oro con lampi verdolini, fa da preludio ad un naso, dove le intensità dello Chardonnay e del Pinot Grigio, vi faranno divertire e perdere qualche minuto del vostro tempo con il naso nel bicchiere, per la sua cadenza ritmata e variabilità aromatica, impreziosita da un equilibrio con il legno (ancora in fase di integrazione), a nostro modo di vedere mai come prima d’ora. Si apre con toni di burro fuso e nocciole tostate, erbe aromatiche, frutta gialla matura. Niente male neanche al palato, dove si manifesta morbido e sapido, elegante ma con personalità da vendere. Discreta anche la freschezza che aiuta a far emergere ancor di più la finezza in chiusura. Ottimo risultato che tende a premiare il lavoro costante nel tempo di un’azienda, che da sempre ha creduto nella possibilità di fare dei grandi vini bianchi. Anche in terra di Toscana.
87/100 – Torricella Barone Ricasoli 2007 (Cat. B)
Sull’oro pieno con profondità della materia compatta ed intensa, con riflessi brillanti che rendono il vino vivo acceso nelle rifrazioni. Al naso presenta ancora un timbro dato da un legno che tende ad essere prevaricante nei confronti del varietale. Le tonalità mature indicanti una maturità del frutto da annata calda creano volume e ricchezza, ma non agevolano il dinamismo che oggi si racconta con note di frutta secca, tostature accese, vaniglia e tocchi di fieno fino a raggiungere in chiusura una piacevole sensazione di frutta tropicale. Al palato entra deciso con forza, grazie ad un’acidità che dona maggiore incisività di quanto avuto in fase olfattiva e rilevante è anche la struttura. Un vino che crediamo, abbia lunga vita davanti a sé, con un finale di bocca che lascia esplodere un carattere fruttato di lime e pompelmo. Avremmo preferito forse una mano più leggera nell’uso del legno ma sappiamo che questa si è resa molto più difficile, nella lavorazione di una materia derivante da un’annata come la 2007 e siamo pienamente fiduciosi nelle prospettive future.
87/100 – Terrantica Enrico Fossi 2006 (Cat. C)
Il Terrantica è un’incredibile e inusuale Pinot Bianco prodotto da Enrico Fossi in provincia di Firenze. Vinificazione ed affinamento nei legni piccoli, si presenta con uno splendente giallo dorato intenso. La maturazione in bottiglia gli ha permesso di dare quel pizzico di evolutivo in grado di fare da felice trait d’union tra il frutto ed il bagaglio aromatico derivante dal legno. Mix di frutta gialla, frutti esotici e frutti della passione, capaci di dare ritmica nella cadenza al naso. E se qualcuno potrà obiettare che il naso possa essere un po’ scontato, ecco che il palato è pronto alla rivoluzione. Freschezza di frutto e di acidità, fanno da spina dorsale ad un volume presente e ben articolato. Chiusura lunga e minerale. Che per un Pinot Bianco, non è cosa da poco.
86/100 – Al Poggio Castello di Ama 2008 (Cat. C)
Si presenta luminoso e tendente all’oro, mentre al naso apre il ventaglio olfattivo con caratteri di pesca e ananas segue un tocco di erbe aromatiche e un leggero finale di nocciola, non molto ricco ma ben disegnato e piacevole. Una freschezza evidente che con calma lascia spazio ad una sapidità espressiva. Non di grande corpo ma scorrevole, integrato il tenore alcolico che viaggia su valori cauti e lascia trasparire nella chiusura gustativa un ritorno di nocciola. Un bianco toscano semplice e godibile tanto che non si fatica a consumarne la bottiglia, chiaramente in compagnia, meglio ancora se buona come questo “Al Poggio”.
86/100 – Cabreo La Pietra Folonari 2007 (Cat. E)
Crediamo che la valutazione oggettiva in questo momento del Cabreo La Pietra 2007, sia più difficile di altre situazioni riscontrate in passato chiamati a valutare lo stesso vino nel medesimo periodo. Un legno che sicuramente domina più di ogni altreo elemento, ma con un’adeguata ossigenazione, rimaniamo piacevolmente colpiti, in quanto si scorge dei tratti legati ad una personalità abbastanza inusuale per questo vino. Approccio non facile, dicevamo, ma articolato, che si veste di colore oro e che sviluppa un quadro aromatico che tende a raccontare di sensazioni legate a burro fuso e spezie dolci, mandorla e frutta secca e la chiusura di ananas maturo. Al gusto c’è concentrazione e spessore, una bella forza che spalanca il vino all’ingresso, quasi esplosivo nel primo terzo di bocca più deludente nel secondo e nell’ultimo. Ci appare anche con un’acidità che fa fatica a reagire e che tende ad accorciare pure i tempi della profondità. Più di quanto abbiamo avuto al naso.
86/100 – Chardonnay Castello Monsanto 2007 (Cat. B)
Altissimo Ceto.
Dal Vigneto Valdigallo, all’incirca 3,5 ha, nasce questa selezione di Chardonnay che prosegue la sua strada, per metà in legno e per metà in acciaio. Uno dei vini bianchi con la storia più longeva, visto che la prima “edizione” risale 1980. Quando sicuramente questo vitigno non rappresentava ancora una moda. Siamo rimasti colpiti e sorpresi dalle potenzialità di questo vino e siamo pronti anche a rivederlo in futuro in termini di punteggio, in quanto (in questa fase), ci appare più energico di altre versioni del passato assaggiate oggi più che “maggiorenni” e che non avevano sicuramente lo stesso indice di energia e di grinta di questa 2007. Soprattutto al palato dove il carattere acido-sapido, donano vitalità e profondità alla fase gustativa generando un approccio godurioso, che si mette soltanto in secondo pianoo rispetto ad una 2006 che appare oggi, inarrivabile.
85/100 – Renano Enrico Fossi 2006 (Cat. C)
Un Riesling? Sissignori! Toscano? Sicuro! Prodotto a Signa in provincia di Firenze? Perchè no?!? Da un personaggio come Enrico Fossi c’è da aspettarsi di tutto. Compreso quello di stravolgere i canoni di un “semplice” Riesling Renano. E non solo perché viene prodotto in questo angolo di Toscana. Dall’aspetto giallo dorato e concentrato, più vicino alla sponda del Reno che della Mosella, il naso riflette la piena maturità del frutto, specchio dei vini di Enrico, con sentori agrumati canditi e frutta esotica. Non aspettatevi il bagaglio minerale teutonico o gli idrocarburi di un alsaziano invecchiato, ma cedete sotto la sua freschezza, visto che quest’ultima non manca al palato. E sentendo il profilo aromatico, si poteva anche sospettare il contrario. Maturità e pienezza anche in bocca, con una scia che continua con profonda coerenza. Senza mai apparire banale.
84/100 – Ricciobianco Lanciola 2005 (Cat. B)
Continua la carellata degli Chardonnay di questa sessione ed incontriamo quello più atipico ed inusuale, a cominciare dal millesimo in oggetto. L’azienda, anche se non è l’ultima annata in commercio, ci ha voluto inviare questa 2005, quasi ad indicare quella tendenza che dovrebbe portare a stappare dei vini bianchi più maturi, purchè dotati di questo carattere. Lanciola ha parte dei vigneti all’Impruneta (vicino Firenze) da dove arriva questo Chardonnay che si mostra con un profilo color oro pieno, compatto, con sentori olfattivi che richiamano la pesca e l’albicocca matura, una nota di miele d’acacia più tendente all’evoluzione, fiori gialli appassiti ed un finale “dolce” vanigliato. Anche al gusto conferma un’evoluzione evidente pur con degli elementi vigorosi e di buona vitalità. Un apice raggiunto da un’equilibrio che regala piacevolezza e saporosità gustativa.
82/100 – Cerviolo San Fabiano in Calcinaia 2007 (Cat. C)
etichetta non disponibile
Chardonnay con piccola aggiunta di Sauvignon. Oro vivo ed omogeneo, sono da preludio ad un profilo olfattivo dove domina ancora la vaniglia accompagnata da sentori di fieno, note mielate e ananas con chiusura di frutta secca. Anche al gusto ci dona l’impressione immatura, di dover tuttora assorbire il legno. Tuttavia la materia è solida, sotenuta da una freschezza ragguardevole, pronta ad accompagnarla sotto braccio per un futuro che si prospetta più roseo del presente. Da vedere (e da stappare…) comunque nel breve periodo.
81/100 – Le Bruniche Tenuta di Nozzole Folonari 2008 (Cat. A)
Chardonnay prodotto dalla famiglia Folonari, dai vigneti di Greve in Chianti. Paglierino senza grande intensità colorante, naso che alterna frutta tropicale come banana ed ananas ad agrumati, in un finale vanigliato molto “dolce”. Spicca il nerbo acido a livello gustativo, forse un po’ troppo sopra le righe, che manca di trovare un equilibrio con una struttura che appare alquanto essenziale e che tende a “lasciarci” in maniera frettolosa e con un finale amarognolo.
I Vini Rossi ad IGT :
95/100 – Flaccianello della Pieve Fontodi 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto.
Panzano, Conca d’oro, Sangiovese, Bernabei, Famiglia Manetti. In mezzo rigo si trova racchiuso il segreto di uno dei migliori 2006 che potete bere in Toscana. La località, il terreno, il vitigno, l’enologo e la proprietà sono, in ordine di apparizione, degli assoluti punti fermi, di una realtà che quest’anno ha manifestato tutto il potenziale di cui dispone, proponendo uno dei migliori Flaccianello che questo panel ricordi. In una sola parola: emozionante! Veste di un rubino assolutamente permeabile ( primo carattere sangiovesizzante) naso elegante con successione di lampone, mora, viola (secondo carattere sangiovesizzante), minerale, cioccolato e chiusura con tocco pepato. Al palato si rivela avvolgente, quel suo carattere giovanile esuberante, ma già largamente ricco ed espressivo. Capace di fare fuochi d’artificio, ma senza mai perdere di vista i canoni dell’eleganza, davvero elevati grazie ad una qualità tannica superlativa, ad un’ottima freschezza (terzo carattere sangiovesizzante) ma soprattutto alla dote più importante per un grande vino, l’equilibrio. Finale lunghissimo e saporoso. Degli assaggi già compiuti in anteprima della 2007, consigliamo caldamente di ripiegare su quest’ultima, se mai verrete assaliti da manie di voglia di gioventù e lasciare invece riposare la 2006 in cantina. E se un domani, in un giorno grigio, dove siete giù di morale, abbandonatevi all’energia che è capace di sprigionare questo bicchiere, sarà la vostra migliore compagnia. Già, anche da soli.
94/100 – Solaia Antinori 2006 (Cat. H)
Altissimo Ceto.
Il Solaia si conferma il non plus ultra di casa Antinori. Da anni, si puo ormai considerare l’ammiraglia del marchio aziendale e con un 2006 così…sai che ammiraglia! Fuori serie dotata full-optional. Sicuramente quest’annata entra nella top five dei migliori Solaia mai prodotti. Scuro, concentrato al visivo, apertura olfattiva tutta su mirtillo e mora, tabacco dolce e chiusura balsamica che ricorda l’eucalipto. E’ al gusto che oggi dona il meglio di se, conquistandosi un posto sul podio delle nostre preferenze della tipologia, poiché impressiona per volume ed eleganza, nonostante l’evidente gioventù. Ma anche per classe e stoffa, trama tannica di assoluta eccellenza derivata da un cabernet raccolto alla giusta maturazione, mentre risulta determinante per l’incisività e l’apporto della grande freschezza, donatagli invece dal Sangiovese. Lungo ed articolato il finale, dotato già da ora di un bellissimo equilibrio, ma pronto a dare maggiore espressività, in vista di una lunga evoluzione.
94/100 – Tenuta di Trinoro Tenuta di Trinoro 2007 (Cat. H)
Altissimo Ceto.
Che straordinario il 2007 per Mr. Franchetti e per Trinoro! La Tenuta si trova a Sarteano nel “profondo” sud Toscano, coda della Val d’Orcia. Un posto paesaggisticamente unico, ma senza una grande storia vinicola. Storia che si deve appunto a questa azienda, ma prima di tutto dal personaggio che la anima, il quale armato di coraggio e capacità ha segnato qualitativamente un territorio “vergine” sotto questo punto di vista. Portandolo verso vette qualitative impensabili fino a qualche anno fa, dove era riconosciuto più per i prezzi che spuntava. A visitarla, sembra di vivere per certi versi, un angolo di Bourdeaux in Toscana, forse più per la mentalità che per il paesaggio. Ma si commetterebbe un grave errore, se lo si apprezzasse per un carattere bordolese. Gli si mancherebbe di rispetto, visto che trapela un’indole toscana di assoluta venerazione. Anzi, sarebbe più corretto adorarlo per una personalità propria. Già, perchè Trinoro non assomiglia a nessun’altro. Franchetti, con la 2007, ha trovato la quadratura del cerchio attraverso gli alloctoni che lo compongono. Disegnando geometrie, caratteri ed estreme eleganze nei tratti. Al naso sprigiona cassis, mora, ginepro, liquirizia, al gusto sembra di immaginare un possente pugile che si muove con le movenze di un grande ballerino classico. Lunghissimo e di buon equilibrio il finale di bocca e che risalta, per l’ennesimo passaggio, l’eccellenza del frutto.
93/100 – Santacroce Castell’in Villa 2003 (Cat. G)
Altissimo Ceto.
In questo caso parliamo del vino di questa prestigiosa azienda dove il Sangiovese non è l’unico protagonista indiscusso e deve condividere il ruolo con il Cabernet, pur non allontanandosi di un millimetro dalla forte caratterizzazione territoriale data dalla Principessa Coralia Pignatelli della Leonessa. Ne scaturisce un vino importante, strutturato e fortissimamente elegante. Anche se a dettare le regole sono le caratteristiche dell’annata 2003, con un gran frutto nero e polposo, ma senza cedimenti. Rubino omogeneo con una percettibile ombra che diventa granata nei bordi, ricco e luminoso. Olfatto che si sviluppa tra frutti rossi e neri ed un floreale di rosa appassita. Con l’ossigenazione continua tra note di cedro, humus, sottobosco, una vena balsamica ed un finale di tabacco e mineralità dal timbro “ferroso”. Se il naso ci ha convinto, la bocca invece ci stupisce! Dando vita ad un connubio, una fusione, tra le componenti gustative posizionate ad altissimi livelli, con un concetto di equilibrio e di pulizia, ma anche di potenza che tocca le giuste corde. Sì, quelle emozionali. E l’ennesimo Altissimo Ceto convinto e meritato per questa azienda…
93/100 – L’Apparita Castello di Ama 2006 (Cat. H)
Come già scritto da più parti, l’annata 2006 si conferma veramente grande per la Toscana, soprattutto versante Siena e dintorni. E per Castello di Ama e per Marco Pallanti, è sembrata quasi una passeggiata, riuscire a portare in bottiglia delle massime espressioni territoriali attraverso i suoi vini. Come abbiamo già avuto modo di constatare nel caso dei Chianti Classico, anche il Vigneto L’Apparita, ha saputo regalare una prova di tutto rispetto. E’ vero che parliamo di uve Merlot, ma possiamo affermare serenamente che parliamo anche di un’interpretazione di territorialità. Color mirtillo profondo, al naso necessità di forte ossigenazione per riuscire ad imprimere articolazione e profondità al frutto polposo e di grande ricchezza. Infatti, balsamicità, humus e radicate ispirazioni sanguigne escono con il tempo. Al palato, esprime tutto il suo carattere “ciccia e brufoli”, visto che solo con la doverosa sosta prolungata in bottiglia, potrà finalmente dargli equilibrio ed armonia e finalmente addomesticare una trama tannica presente, minuta ma alquanto scalpitante.
93/100 – Fontalloro Felsina 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Ancora Sangiovese, ancora Bernabei, ma qui cambiano alcuni autori. A cominciare dal territorio che è quello di Castelnuovo Berardenga, mentre alla guida troviamo l’ispirata e saggia classe di Giuseppe Mazzocolin. Quindi, Felsina è un’altra delle “grandi” cantine toscane ad aver prodotto un 2006 che resterà a lungo nella memoria di chi ha la fortuna di provarlo, oppure farà la buona sorte di chi invece si sacrificherà a lasciarlo riposare per lungo tempo. Questa edizione del Fontalloro è oggi giovanissima, ma con la previsione di un potenziale evolutivo che ha impressionato il nostro panel. Rubino che sfuma nel porpora, media intensità colorante. Olfatto pieno, ricco, caldo, con sensazioni di marasca, una mora polposa e succosa. Poi liquirizia, cedro, sottobosco, humus e chiusura minerale. Al gusto si mostra potente ancora bisognoso di tempo per amalgamarsi e cedere all’eleganza, un purosangue ancora da domare, ma sul futuro si può scommettere ad occhi chiusi (un po’ come mettere i soldi in banca). Vivo e vibrante nello scorrere gustativo, saporoso e lungo, ottima la chiusura di bocca dove marca un piacevole frutto ed un’ottima freschezza.
93/100 – Syrah Case Via Fontodi 2006 (Cat. F)
Non è mai volato così in alto questo altro gioiello di casa Fontodi. A conferma di una strepitosa annata in quel di Panzano. Aggiungiamo anche che un Syrah così ricco e completo era davvero un po’ di tempo che non lo si gustava in Toscana. Farà la fortuna di chi avrà la possibilità di mettere le mani sopra una delle 10.000 bottiglie prodotte. Si veste con un vivissimo e profondo color buccia di melanzana, compatto, con la rotazione macchia in maniera evidente le pareti del bicchiere. Naso ricco e polposo, mora di rovo, pepe, cannella e cioccolato che chiude lo spettro, elegante anche se ancora in costruzione. Espressivo con personalità, riesce ad imprimere cadenza e profondità, comunicando la caratterizzazione del territorio panzanese, mostrando al gusto soffa e struttura, sostenuta da un’adeguta freschezza.
93/100 – Le Pergole Torte Montevertine 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto.
Manetti & Gambelli, come dire….. Sangiovese & purezza. La storia della Toscana enologica, ed in particolare del Sangiovese, passa anche da qui. Oggi è il giovane Martino Manetti a continuare a tenere elevato l’onore di una grande tradizione di famiglia. Forti anche del grande territorio di Radda in Chianti, sigillato anche in questo caso dal valore dell’annata, contribuendo a confermare una delle firme più prestigiose del patrimonio sangiovesistico toscano, issandolo tra i grand cru del territorio. Rubino trasparente e permeabile che lascia leggere le caratteristiche tipiche del vitigno, frutto fresco quasi croccante, mineralità, tabacco dolce nel finale, elegante e di forte caratterizzazione. Al gusto pare seta, avvolgente all’ingresso, poi subito decisa l’impronta del vitigno che guida il vino su canali di assoluta eleganza e facilità di beva. L’eleganza e la finezza, espressa nell’assoluta semplicità. Una caratteristica per pochi eletti.
92/100 – Tignanello Antinori 2006 (Cat. G)
L’altro grande e storico “personaggio” di casa Antinori, sforna una prova davvero ragguardevole, confermando il trend positivo innescato negli ultimi anni, dove si è riusciti a dare incisività ad un vino che sembrava ormai adagiato sui suoi successi. Probabilmente, oggi si può asserire che la sua dote migliore sia l’equilibrio, a coniugare volume, spessore e facilità di beva. Rubino concentrato, con naso già aperto ed elegante, ampiezza che esordisce con ribes e geranio, tocco di grande e rinfrescante balsamicità ed un finale di grande richiamo minerale come la grafite. Composto nella sua cadenza aromatica, riesce ad intrigare la mente e catturare le attenzioni, allo stesso momento. Anche al gusto conferma il connubio ottimale tra forza ed eleganza con una fase gustativa che scorre piacevolmente risaltando qualità tannica e freschezza ed un ritorno fruttato che lascia impresso un bel ricordo del suo passaggio.
92/100 – Cepparello Isole & Olena 2006 (Cat. G)
Altissimo Ceto.
Ennesimo riconoscimento per Paolo De Marchi che ancora una volta si conferma come uno dei riferimenti sangiovesisti della nostra terra. Si presenta un po’ chiuso, va aspettato e a poco a poco si rivela per quel carattere “elegantone” che non è altro! Eh…sì. Viola, lampone e ribes sono indicativi di un’indice di maturità del frutto polposo e croccante, poi in una successione temporale perfettamente scandita minerale di grafite, sottobosco humus e di nuovo frutto, tanto frutto. In bocca ha tante cose da racontare, ma lo fa con la calma, la tranquillità che evidenzia il temperamento dei forti, liscio come la seta nonostante la freschezza sostenuta, integrato e scorrevole, evidenzia l’equilibrio che è del sangiovese ovvero con una freschezza che caratterizza il percorso gustativo. Come sempre! Buono e territoriale.
91/100 – Casalferro Barone Ricasoli 2006 (Cat. E)
Il Casalferro si presenta come una delle migliori interpretazioni di sempre. Per dirla in una parola si potrebbe usare il termine buono. Anzi ottimo. Non ha una virgola fuori posto, a cominciare da una ricchezza cromatica intensa, compatta e profonda. Un naso che rimbalza tra frutto e dolcezza, amarena, gelatina di lamponi, vaniglia e cioccolato bianco. La massima espressione è raggiunta al gusto, ben bilanciato nelle sue componenti di estrema rotondità, largo all’ingresso e polposo, succoso, mantiene l’equilibrio durante tutto il percorso e chiude con tannini dolci, sferici, zero spigolosità e lunghezza nella saporosità al di sopra della media. Tutto veramente ben fatto. Anche se… Anche se… ci piacerebbe vederlo un giorno con uno spirito diverso, quello spirito che lo vedrebbe maggiormente legato ad una relazione territoriale, capace di imprimere con quella vitalità, quella grinta incisiva del grande territorio “chiantigiano” (anche in un supertuscan…) e che gli permetterebbe di avere maggiore sviluppo e maggiore articolazione, a quanto già espresso di molto bello fino ad oggi.
91/100 – Siepi Castello di Fonterutoli 2006 (Cat. H)
Questo Siepi 2006 è una fuoriserie! Color rosso rubino fiammante, profondo e concentrato. 5.000 di cilindrata e full optionals. Pieno, ricco. In poche parole…un “vinone”. I puristi potrebbero trovarlo “un po’ troppo in tutto”, ma crediamo che gli vada concesso, tempo, ossigenazione e concentrazione mentale per capire che c’è tanto altro, oltre all’apparenza. Trama fitta, spessa la massa colorante, naso di buona ampiezza ancora tutto da fare. Avvolgenza, caldo, sentori di mora, tabacco, rabarbaro, cioccolato fondente, pepe e marasca nel finale. Tutti i cavalli motore vengono scaricati al palato, dove impressiona per potenza, pur conservando stabilità, anche se la tenuta di strada è ancora poco stabile. Il tempo porterà saggezza e geometrie a dei tannini un po’ nervosetti e verso un’acidità ancora da integrare.
91/100 – Il Carbonaione Poggio Scalette 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
All’incirca vent’anni fa, nasceva l’idea della Famiglia Fiore di costruire il proprio progetto a Greve in Chianti nel podere Poggio Scalette, artefici pricipali la signora Adriana ed il figlio Jurij, chiaramente con la supervisione del grande Vittorio. Carbonaione nasce dal nome di un appezzamento di terreno aziendale così localmente chiamato ma la cosa interessante è che le viti di sangiovese ivi piantate risalgono al primo decennio della fine della guerra del 1915-1918, fatto più unico che raro e sicuro patrimonio di Poggio Scalette. Rubino porpora intenso ed impenetrabile, sprizza gioventù macchiando il bicchiere di un colore simile alla buccia di melanzana. Marcato il frutto nero come mora, prugna e ciliegia matura, cioccolato e polvere di cacao, tabacco e chiodo di garofano, naso sempre in crescendo ogni volta che lo si porta al naso. Elegante al palato, di ottima concentrazione, interessante il timbro acido che lo ingentilisce alla beva, ottima la qualità tannica che definisce un quadro gustativo di alto profilo, ben equilibrato e con potenziale evolutivo non indifferente. Da standing ovation!
90/100 – Solare Capannelle 2004 (Cat. H)
Una delle caratteristiche che più apprezziamo nei vini di questa azienda gioiello di Gaiole in Chianti, è la scelta autorevole di uscire più tardi sul mercato con le annate dei propri vini. Ciò permette a questo grande Sangiovese (ed in piccola parte di Malvasia Nera) a smussare certe asperità che possiede in gioventù e trovare maggiore equilibrio ad un carattere altrimenti indomito. A parte questa premessa, il vino ha bisogno del suo tempo nel bicchiere e di una buona e sana boccata di ossigeno, prima di prendere il via. Naso di grande finezza nelle sfumature, da ricercare sia con il naso, che con la mente, per “tirare” fuori il frutto edi il carattere speziato dolce. Con l’evoluzione, l’impianto olfattivo si integra di sentori balsamici e di humus. Al palato non è di certo il vino che vuole impressionare per potenza. La linearità e la precisione del Sangiovese, danno profondità e precisione di esecuzione all’assaggio. Equilibrio e sostanza leggermente disturbati oggi, da un tannino che si rivela particolarmente asciutto in chiusura e che dovrebbe riposizionarsi con il giusto periodo di maturazione in bottiglia.
90/100 – Percarlo Fattoria San Giusto a Rentennano 2005 (Cat. F)
Prendete il grande territorio di San Giusto a Gaiole in Chianti, metteteci la grande tradizione dei fratelli Martini di Cigala, fate supervisionare il tutto dalla forte esperienza di Attilio Pagli e capirete come si riesce ad esibire un grande vino, nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare in un’annata come la 2005. Certo, gli mancherà quella minuziosità, la profondità e l’articolazione di un grande Percarlo, ma tra le mani, pardon nel bicchiere, avrete un vino con tutte le carte in regola per essere apprezzato. Alla grande e anche nel breve periodo. Un naso da lasciare ossigenare prima di riscontrare quei tratti tabaccosi, balsamici e minerali di sempre. Mentre al palato, avrete rigore e tensione, marcati da un tannino tenace e mordente, in grado di caratterizzarlo con personalità, ma che difficilmente troverà la giusta mansuetudine in bottiglia.
90/100 – Montevertine Montevertine 2006 (Cat. E)
Che classe questo Sangiovese! Conferma l’ottima riuscita dei vini di Martino Manetti, versione 2006. Elegante nel suo smoking tagliato su misura, ineccepibile nel suo “danzare” nel bicchiere con ritmo regolare, leggiadro ma rigoroso come un ballerino classico. Classe e raffinatezza molto vicini a dei grandi Pinot Nero di pari grado. Al naso scarica tutta il suo carattere di frutta rossa, in primis lampone e ciliegia, poi viola mammola e mineralità a chiudere. Ottima freschezza e tannini finissimi, fanno da contraccolpo in un palato, dove la sensazione pseudo-calorica è appena accennata, senza mai interrompere la scorrevolezza gustativa tipica del Montervine. Anzi, rivelandosi pure la sua dote migliore. Leggere attentamente le avvertenze prima del consumo: la bottiglia potrebbe terminare prima del previsto.
90/100 – Camartina Querciabella 2006 (Cat. H)
Due cose ci sono piaciute più di tutte, in quest’edizione del Camartina. In primo luogo il grande indice di maturità e l’incisività che mostra il Cabernet Sauvignon, dove incide nella misura del 70% nella composizione finale. In secondo luogo, l’impronta fortemente minerale. Querciabella si sta confermando annata dopo annata su alti livelli, i suoi rossi sono vini solidi e compatti, tengono bene nel tempo e si dimostrano sempre eleganti. Al naso mostra tutta la sua giovinezza, ma già con il passo del fuoriclasse. Siamo convinti che tra qualche anno si dovrà rivedere il punteggio, oggi coerente ma alquanto restrittivo. Olfazione che apre con ribes, lampone e tocco di amarena, petalo di rosa e finale minerale. Il palato si mostra in un primo momento rigido e sul posto, ci vuole qualche secondo prima che riparta e ostenti tutto il valore che possiede. Ottima la qualità tannica marchiata dal Cabernet, ma che risulta ultilissima alla causa del Sangiovese, il quale apporta freschezza e snellisce il palato in chiusura.
90/100 – Romitorio Santedame Ruffino 2006 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Un matrimonio ormai collaudato tra il Colorino ed il Merlot, che trova un apice di altissimo livello con questa 2006. Vino elegante e di spessore, dove ci rammarichiamo solamente di trovare un profilo ancor più giovanile rispetto ad altri “colleghi”, a parità di annata. Ventaglio aromatico di grande variabilità che ci fa perdere più di un minuto per l’analisi, tra sfumature di cioccolato e lampi di rosa rossa, cannella e mora di rovo,tabacco e prugna. Bocca avvolgente e suadente che regala setosità, calma e serenità al suo interlocutore, poi d’improvviso entrano questi tannini adolescenti, irrequieti e quasi “arroganti” che regalano incisività, ma anche un brusco risveglio ad un palato che si era sintonizzato su una linea profonda e senza intoppi. Di gran lunga il prodotto di casa Ruffino, dal potenziale inespresso e di lunga vita.
90/100 – Le Cupole Tenuta di Trinoro 2007 (Cat. E)
Scusate, ma a definirlo un secondo vino, proprio non ce la facciamo! Questo ’07 de Le Cupole ha tutta l’eleganza, la potenza, la classe e la longevità del grande vino. Si veste di un rubino compatto, olfattivo aperto ed elegante nel rilasciare i descrittori, frutto nero di cassis, florale delicato e spezie dolci in chiusura. Il cambio di passo avviene al gusto, dove tira fuori il meglio di sé, mostrando una classe ed una leggiadria invidiabile, buona la freschezza, altrettanto la qualità tannica. Si lascia bere con estrema facilità nonostante i suoi buoni muscoli. Convincente oggi, emozionante tra qualche anno.
90/100 – Picconero Tolaini 2006 (Cat. G)
Azienda che merita attenzione e che sembra essere arrivata, grazie all’annata 2006, ad un livello di eccellenza, da cui potrà soltanto crescere. Interessante è anche la storia della proprietà, Mr. Tolaini che vanta un percorso personale ricco di fascino, emigrato in Canada giovanissimo e tornato come imprenditore di successo, ha costruito a Castelnuovo Berardenga un’azienda “no limits” davvero affascinante, così come è ambizioso il suo progetto, visto che è stato affidato all’enologo più famoso del mondo: Michel Rolland. Il vino di punta (prodotto oggi in 7.000bottiglie) si veste di un porpora acceso ed impenetrabile, naso caldo e potente, dove trovano spazio marasca, petalo di rosa macerato in alcol, amarena, rabarbaro bitter e cacao amaro. Si mostra ancora un “bimbo”, potente ed avvolgente nell’ingresso gustativo, mostra stoffa e spessore notevoli, tannini decisi ma di qualità che contribuiscono a definire lo scheletro imponente del Piconero. Lo si può immaginare come “carnoso” e concentrato, di alto livello sia nella definizione che nella conclusione gustativa dove risaltano balsamicità e piacevolezza. Se il buongiorno si vede dal mattino… allora ci possiamo aspettare pomeriggi davvero illustri!
89/100 – Balifico Castello di Volpaia 2006 (Cat. E)
Si ferma ad un soffio della soglia della super-eccellenza, l’espressione 2006 del Balifico del Castello di Volpaia. Un Sangiovese in purezza, capace di ammaliare ed intrigare per un frutto dolce, suadente ed incisivo, ma anche un po’ malizioso ed enigmatico nei tratti, capace di stare un po’ sulle sue senza farsi scoprire nella totalità del suo carattere. Quel tocco di spezie, tabacco e cuoio presente ma non evoluto, caratterizzano la chiusura olfattiva. Al palato, si mostra pieno, solido e di grande esecuzione qualitativa, ma quello che incide sulla profondità, sulla lunghezza e…sul punteggio, è un tannino abbastanza scorbutico che dubitiamo possa smussarsi con il soggiorno in bottiglia, che incide anche sulla percezione dell’allungo retro-olfattivo.
89/100 – Vignavento Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
Non ci stancheremo mai di dare merito alla piena personalità dei vini di Enrico Fossi. Anche quando si parla di Sangiovese Grosso, prodotto in questo angolo della provincia di Firenze. Il profilo olfattivo, sotto l’aspetto del frutto, sembra orientato verso l’evoluzione, con un bagaglio speziato dolce, tabacco da pipa, cuoio e goudron. Ma a tenerlo in piedi, senza farlo “sedere”, c’è l’apporto di sfrontatezza ed irruenza che lo fa’ disegnare in un profilo, tutt’altro che evoluto e di felice armonia ed integrazione tra frutto e legno. Al palato si mostra decisamente coerente e caratteriale, con quel giusto grado di avvolgenza, bilanciamento spessore-acidità-sapidità, mostrandosi profondo e molto espressivo. Peccato ad una chiusura asciutta, più imputabile a certi tratti “calorosi” dell’annata, che non gli impediscono l’acquisizione della menzione, ma che lo “limitano” e gli impediscono di spiccare il volo. Verso ben altri lidi.
89/100 – Galatrona Petrolo 2007 (Cat. H)
Bella prova per uno dei merlot più famosi d’Italia. L’azienda condotta egregiamente da Luca Sanjust si è fatta conoscere, da metà degli anni ottanta in poi, per la peculiarità dei vini prodotti, facendo da subito risaltare il concetto aziendale: poche etichette, da monovitigno, di qualità. Il merlot, in questo angolo dell’Aretino, si è dimostrato anche quest’anno vino rilevante nel panorama nazionale. Impenetrabile grazie alla massa colorante che dal rubino mostra un porpora netto, segnale di gioventù, naso di contenuto, mora, prugna, viola, cioccolato, minerale di grafite, chiodo di garofano e finale balsamico. Largo, imponente e deciso, anche se perde qualcosina sul piano della freschezza, prevale al gusto l’aspetto rotondeggiante tipico del vitigno in questione, quello fine dato dalla trama tannica ed un finale lungo ma leggermente asciutto che gli impedisce di varcare la soglia dei 90 punti.
88/100 – Le Favorite Carlo Gentili 2006(Cat. D)
Sono le parcelle “favorite” dalla famiglia Gentili che fanno nascere il crù aziendale che affina tra legno e vetro 26 mesi prima di venire alla luce. Vino di livello, potente, quadrato, di forte personalità che nasce da una buona percentuale di uve Sangiovese, seguita da Merlot ed un po’ di Cabernet. Colore rubino caldo ed impenetrabile, naso tra frutto maturo che tende a ripiegare sulla confettura ed il carattere speziato che rilascia frutta secca, cuoio liquirizia e tabacco con un bel finale minerale di grafite. Concentrato al palato, deciso con tannini forti e muscolosi ma rotondi, caldo e di contenuta freschezza. Ma tutta questa materia è perfettamente sorretta da un corpo sostenuto e notevole se si considera anche la lunghezza e l’articolazione del vino che rimane a lungo sospeso in fase retro-olfattiva.
88/100 – Il Brecciolino Castelvecchio 2006 (Cat. D)
Altissimo Ceto.
Il Brecciolino di Filippo Rocchi è un vino a prevalenza di uve Sangiovese, capace di mostrare un certo appeal già al profilo olfattivo. Curiosi infatti sono certi tratti del frutto che lo fanno apparire sensibilmente diverso e non banale da tanti altri super-tuscans. Chiariamo che questo non è volutamente “costruito” per essere così, ma ha tutto volutamente di suo. Il “terroir” della collina di San Pancrazio di San Casciano in Vla di Pesa, è un terroir che sicuramente non darà dei vini che mostrano volumi e spessori, ma che gioca tutte le sue carte sulle piccole sfumature aromatiche e su alcuni elementi. E ci riferiamo soprattutto ad una acidità più marcata ed un carattere sapido più accentuato. Il quadro aromatico è elegante e bem espresso come tutti i vini di Castelvecchio, dove la consulenza porta la firma di un certo Luca D’Attoma. Con un profilo che, dicevamo, non sorprenderà per forza ed incisività, ma tende ad allargarsi e intrigare il nostro naso a portarlo nel bicchiere per cercare sempre nuove sfumature. Al palato si mostra teso e con un tannino che potrebbe apparire nervosetto, ma che imprime carattere e decisione all’assaggio, senza farlo mai stancare, sul piano della profondità e della bevibilità.
88/100 – Sassoforte Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
Il Sassoforte è il Cabernet di casa Fossi. Difficile trovargli difetti, in un vino che si mostra equilibrato tra il frutto ed il legno, sinuoso nella profondità e non stucchevole nella dolcezza del frutto, morbido, caldo e rotondo fino alla fine. Ma probabilmente il “difetto” è proprio racchiuso in queste due righe, poichè è il vino di Enrico che mostra meno il carattere e la personalità dei vini di Fossi. Manca quell’elemento “disturbante” che ne caratterizza il passaggio e che pone il timbro finale nella nostra memoria, in ricordo: “di aver bevuto un suo vino…”
88/100 – Syrah Enrico Fossi 2005 (Cat. F)
Altissimo Ceto.
A prima vista, un elemento che distingue i vini di quest’azienda è da ricercare nella particolarità delle sue etichette pittoresche, dove tutte riportano uno slogan. In questo caso c’è scritto: “Niente Dà Niente”. E non poteva essere diversamente, in riferimento ad un vigneto che sorge sulle colline di Signa, le cui uve di Syrah sono poi messe in mano ad un personaggio come Enrico Fossi. Questo è il vino che più lo caratterizza ed è quello a cui si deve la sua “piccola fama” tra gli estimatori del genere. Quel genere di “lo famo strano”, perchè non si parla solo di uscire dagli schemi che potrebbero apparire normali in un Syrah in terra di Toscana, ma che invece è capace di imprimere un plus. Dare un certo carattere al vino, per quei consumatori ai quali è dedicato, che vogliono sempre uscire dalle tendenze del momento, per un vino che non vuole seguire mode, poiché non apparirà mai, con il passare dei millesimi, insignificante e troppo scontato.
88/100 – Capogatto Poggio Scalette 2007 (Cat. D)
Ancora Poggio Scalette, anche se questa volta non ci misuriamo con il sangiovese ma con un blend di petit verdot, merlot ed i cugini cabernet divisi in parti uguali. E stiamo parlando della prima uscita per il nuovo vino di casa Fiore: il Capogatto. Grande ricchezza cromatica espressa in un porpora che lascia un alone violaceo sulle pareti del bicchiere, naso con grande apertura fruttata di amarena poi liquirizia viola mammola ed ancora pepe nero, scatola di sigari ed una vena balsamica a chiudere un naso già ampio, ben dosato con il legno ed ancora in fase di crescita. Ottima avvolgenza gustativa e la conseguente rotondità poi caldo, potente con tannini setosi, succoso quasi carnoso, senza spigoli e con tanta buona materia prima ben amalgata. Prima uscita da noi timbrata con un colorato: Approvato!
88/100 – Cabreo il Borgo Tenute Folonari 2007 (Cat. F)
Entriamo nel regno Folonari, impero vinicolo Toscano che si propaga lungo 7 differenti tenute. Sempre di livello il Cabreo. Vino assolutamente piacevole, godibile, ben disegnato e che mostra un’ottima base data dal Sangiovese che tende a “marcare” questa ’07. Rubino porpora, naso che alterna piccoli frutti rossi e neri, ciliegia, balsamico e finale dolce vanigliato. In bocca unisce ottima beva con una buona struttura, senza spigolature e difetti, semplicemente ci piace per le caratteristiche appena evidenziate, ma anche perché risulta decisamente “pronto” e ben quadrato. Ci permettiamo un consiglio: compratelo e approfittatene nel breve periodo.
88/100 (?) – Il Pareto di Nozzole Tenute Folonari 2006 (Cat. F)
etichetta non disponibile
Il Cabernet di casa Nozzole, è risultato abbastanza interlocutorio. Un punteggio dato sulla fiducia con la riserva che ci consiglia di mettere un punto interrogativo. Il vino risulta con il consueto carattere di sempre, così come sono usuali volume e spessore che lo fanno posare nel bicchiere in questo momento, con molta apparenza. Un “vinone” che sicuramente avrà bisogno prima di tutto di assestarsi, di placare il suo carattere esuberante e poi di equilibrarsi. Compatto e tintoreggiante al colore, amarena, sentori tostati che ci riportano alla mente la polvere di caffè, l’humus e la liquirizia. Dicevamo, di grande impatto a livello olfattivo, ma anche gustativo. Grande volume, sensazione pseudo-calorica molto accentuata, ma anche rigido ed abbastanza contratto, che contribuiscono oltre modo ad una limitazione dell’eleganza. Dominante risulta essere la trama tannica che orienta le sue scelte oggi, verso palati forti.
88/100 – Cerviolo San Fabiano in Calcinaia 2005 (Cat. E)
Siamo a Castellina nell’azienda di Guido Serio, un’oasi paradisiaca racchiusa nel cuore della Toscana, Cerviolo è un “classico” Supertuscan prodotto da un blend tra sangiovese merlot e cabernet sauvignon, figlio di un annata calda e non facile, riscontrabile in una nota olfattiva vegetale ed in tannini decisi, ma assolutamente in regime di qualità. E’ profondo ed intenso in un rubino che mantiene ancora qualche accenno porpora, olfatto caldo e diretto che ondeggia tra balsamicità, mineralità ed un tocco vegetale. Diritto, tosto e deciso al gusto, decisamente caldo e avvolgente all’ingresso, tannini muscolosi, ma che non abbandonano accenni eleganti, finale caldo ma caratterizzato da una sensazione asciutta causa tannini. Ciò nonostante, rappresenta in tutto e per tutto, un degno rappresentante dei SuperToscani.
88/100 – Cavalli Tenuta degli Dei 2006 (Cat. G)
L’etichetta mostra la griffe del famoso stilista che con il figlio Tommaso si tuffa a “bomba” nel mondo del vino da un trampolino fantastico come quello di Panzano che gode di un’ottima veduta sulla “Conca d’Oro”. Il vino è un blend di Bordolesi con l’aggiunta dell’alicante, tutte uve che colorano e regalano un certo spessore al prodotto in questione ma anche buona rotondità, difficile trovarci spigolature o una sola virgola fuori posto. Risulta ben fatto, lo potremmo definire succoso, polposo con molta frutta nera sia al naso che al gusto, in chiusura anche note dolci e balsamiche. Nel seguito della degustazione entra rotondo ed avvolgente caldo, zero angoli. E’ come un’autostrada diritta ma anche lunga e dove è possibile godere di un bel panorama. Voluminoso, ricco e pieno. Difficile riscontrargli dei difetti. Anche se… l’apparire troppo perfetto…
88/100 – Nambrot Tenuta di Ghizzano 2006 (Cat. F)
etichetta non disponibile
Il territorio pisano attraverso la sua crescita, sta lentamente dimostrando tutto il suo potenziale. E parte di questa (ri)scoperta lo si deve proprio alla Tenuta di Ghizzano, la quale colpisce per una crescita costante negli ultimi anni, raggiungendo con questo vino a base merlot, con aggiunta di altri vitigni bordolesi, come Cabernet Franc e Petit Verdot, dei livelli molto vicini alla super-eccellenza. Ricco e profondo al visivo, naso avvolgente dove il legno necessita ancora, pur non prevaricando, di qualche tempo per amalgamarsi con il frutto nero, che è il padrone e si lascia accompagnare da fiori rossi appassiti e vaniglia. Ma che carattere al palato! Tanta stoffa e struttura, ancora con qualche colpo di coda in chiusura da sistemare, ma la cilindrata è alta ed è lì a dimostrare che la strada da percorrere è lunga, mentre la stoffa che sfoggia, è da paragonare alla seta. Sieti pregati di aspettarlo ancora un po’ per goderne a pieno le enormi potenzialità.
88/100 – Anfiteatro Vecchie Terre di Montefili 2005 (Cat. G)
La famiglia Acuti, con l’aiuto di Vittorio Fiore e Tommaso Paglione, ormai è un caposaldo di Greve da ormai trent’anni, i loro due crù sono attesi (a ragione) da schiere di appassionati fidelizzati. Questo Sangiovese è un vino di territorio, fortemente riconoscibile il legame con la propria terra d’origine. Questo ci piace ed intriga parecchio. Si racconta tramite un rubino compatto di media trasparenza, varietale del vitigno evidenziato da viola e frutti rossi all’olfatto, quello che ci ha “costretto” nell’assegnargli “solo” un 88/100, è da ricercare ad un carattere speziato e tabaccoso che tende a prevalere e non trovare una giusta armonia con il frutto. Cosa che, per l’Anfiteatro, è abbastanza insolito. Nettamente superiore al gusto, davvero scorrevole e preciso con tannini integrati, giusta freschezza ed una piacevolezza assoluta, elegante e facile da interpretare nell’approccio. Una versione ’05 di sicura crescita, che sembra aver risentito soltanto dell’annata calda, a livello olfattivo, mentre al palato ci riconcilia con il bicchiere.
87/100 – Fontemerlano Castello di Cacchiano 2006 (Cat. E)
Altissimo Ceto.
Il merlot di casa Cacchiano mostra sfumature legate alla gioventù già di primo acchito grazie ad un’evidente sfumatura rubino/porpora, naso diretto ed aperto, un eleganza che alterna toni dolci vanigliati a frutti neri, chiusura tra liquirizia, mentolato e nuance di tartufo. Al gusto sorprende per la sua freschezza, non solo quella legata all’acidità, anche se non ce l’aspettavamo in un merlot di Monti in Chianti, tendente invece a creare degli aspetti più “grossi” ed impegnativi sul piano dello sviluppo. Tannini rotondi ed integrati , tenore alcolico che rimane “sulle sue” e che non disturba, vino di media lunghezza ma che lascia un finale di bocca assolutamente piacevole tra freschezza e frutto. Ben riuscito, simpatico, divertente nella beva. Prodotto in soli 1300 “esemplari” completa l’ottima riuscita della gamma Cacchiano per quest’edizione della guida.
87/100 – Bellezza Castello di Gabbiano 2006 (Cat. E)
Il Bellezza è un’ottima interpretazione del vitigno Sangiovese in purezza, proveniente da quel di Mercatale Val di Pesa. Vestito di un rubino scarico che sta virando verso il granato. Apre olfattivamente in maniera suadente con mora e prugna entrambe di profonda maturità, per proseguire con la viola appassita e chiusura dolce vanigliata. Di medio impatto gustativo, con buona avvolgenza e discreta freschezza a sostegno, rimangono un po’ sopra le righe i tannini, che si esprimono un po’ duri che determinano un finale gustativo ad imprimere un palato un po’ troppo asciutto. Risulta pertanto un Sangiovese convincente e dalle ottime potenzialità espressive, ma tendenti a dare il meglio di se’, solo nel breve periodo.
87/100 – Black Label D’Isanto & D’Isanto – I Balzini 2005 (Cat. E)
Antonella e Vincenzo D’Isanto sono due persone vitali che mettono grande passione in quello che fanno, ottenendo dei risultati importanti, in una piccola azienda piena di idee e contenuti. Sempre in continuo movimento (vedere la nuova cantina appena costruita) hanno però raggiunto livelli di vertice nei vini che producono. Il nome Balzini deriva da balze, terrazze che identificano parte dei vigneti. Base di cabernet sauvignon si veste di un rubino concentrato, pieno e vivo, segno di grande integrità del frutto. Bel naso aperto con tocchi di minerale, grafite nello specifico, ribes nero ma anche tabacco da pipa e floreale di viola. Piacevolissimo l’impatto gustativo di grande scorrevolezza ed eleganza, tannini dolci, immediati e rotondi, integrata la nota calorica che avvicina molto l’equilibrio ed una chiusura calda e lunga nella saporosità.
87/100 – Le Vespe Giuliano Tiberi 2006 (Cat. B)
Giuliano Tiberi e Barbara Tamburini, rispettivamente proprietà ed enologa, della Pistoia che corre in campo vinicolo. Bravi ambedue a portare avanti un progetto di piccole dimensione (25.000 bottiglie) ma che diventerà importante con il tempo. E con i vini. A cominciare da Le Vespe, prodotto principalmente da uve Sangiovese ed altre uve, dove rientra una in particolare, chiamata Abrostine. Capiamo che parlare di territorialità in questo angolo di Toscana diventi difficile, visto che non offre dei grandi metri di paragone, ma possiamo comunque parlare di un certo legame territoriale di questi vini, dati dalla profondità degli stessi in virtù di un terreno e per una freschezza del frutto e di sostegno, dovuta al microclima di questa zona, con buone escursioni termiche. Rubino di media trasparenza, olfatto fresco e fragrante con un frutto rosso, lampone e fragola croccanti, poi viola e tocco finale di cipria e cannella. Buona la ricchezza gustativa, con una superiorità data dalla scorrevolezza che mostra al palato, tannini di lodevole qualità, presenti ma ben maturi, bella la vena acida che porta a conferma, delle prospettive evolutive di questo vino.
87/100 -Il Borro Il Borro 2006 (Cat. F)
L’azienda della famiglia Ferragamo ha da poco superato i dieci anni di attività. Situata in Valdarno offre al visitatore l’impressione di arrivare in un posto paradisiaco: la tenuta, le vigne, la riserva davvero qualcosa di rara bellezza. Il Borro è la punta di diamante, il centravanti, il riferimento per i viandanti enoici che incontrano questa realtà, blend costruito su quattro grandi “internazionali”, si mostra impenetrabile all’impatto, rubino compatto. Naso ondulante tra dolcezza, frutto e una certa vena balsamica, marasca rosa cannella poi ribes e mentolato, per un ventaglio olfattivo interessante e ancora migliorabile dal tempo. In bocca è caldo e potente grazie ad alcolicità e tannini definiti ma ben presenti, buona la spalla acida, vino compatto e serrato che abbisogna ancora di un po’ di tempo per meglio raccontarsi ma con potenziale evolutivo e buona saporosità che regala lunghezza.
87/100 – Cabernet Collezione De Marchi Isole & Olena 2001 (Cat. F)
L’azienda ci ha voluto inviatre la loro versione 2001 del Cabernet Sauvignon e noi con molto piacere lo abbiamo testato e valutato, consapevoli che ciò non comporterà una grande utilità per chi segue la nostra Guida, in quanto non è più in commercio. Diremmo un’ovvietà asserendo che è perfetto da bere adesso. Meno ovvio invece è il fatto che il vino è completo, integro ed articolato, anche se certe sfumature e certi passaggi lo fanno apparire molto più evoluto in rapporto all’età effettiva. Granato alla vista, naso spalancato e in fusione tra confetture, spezie e mineralità, bocca armoniosa in equilibrio di sicura finezza e pulizia, con tannini ormai di Giottesca rotondità. Godibilissimo, piacevole ma da non dimenticare in cantina.
87/100 – Syrah Collezione De Marchi Isole & Olena 2004 (Cat. F)
Idem come sopra. Versione 2004 del Syrah di Paolo De Marchi, il primogenito toscano che ha aperto varchi inaspettati per questo vitigno nella terra del Granducato. Intenso e cupo al visivo, naso con frutto nero maturo, peonia e bella speziatura integrata di pepe e cannella. Potente e quadrato al palato, avvolgente caldo con rigorosi tannini, ben impostato ed articolato, dove il suo unico peccato, rimane quello di congedarsi prima di quanto diversamente ci si aspettava.
87/100 – Palafreno Querciabella 2006 (Cat. F)
etichetta non disponibile
La versione 2006 del Merlot di Querciabella è segnata, per tutto il corso della degustazione, da una componente alcolica che condiziona naso e bocca. Conferendogli sì, buone rotondità ed equilibri, ma che alla lunga risulta anche un limite ai fini dell’eleganza. All’olfatto mostra ampiezza e variabilità, apre con marasca, mora poi petalo di rosa macerato in alcol e chiude con una piacevole nota speziata ben integrata. Di discreta struttura, mette in evidenza dei tannini incisivi, insieme ad una buona freschezza che tende a “tagliare” e bilanciare in parte la sensazione pseudo-calorica, non appesantendolo troppo sul piano della bevibilità.
87/100 – Oreno Tenuta Sette Ponti 2006 (Cat. G)
Il vino di punta di una Tenuta che in poco tempo si è fatta conoscere oltre-oceano e che ha portato nel mondo un piccolo angolo della provincia di Arezzo. Superpremiato, supertitolato, ha raggiunto con questa 2006 una compattezza ed una solidità mai avuta prima. Ammiraglia con la potenza di una fuoristrada di forte cilindrata, con una marea di cavalli da scaricare (e da fondere) nel corso della sua vita in bottiglia. Al palato è robusto, autorevole, quadrato con certi spigoli da smussare e ben impostato. Non consigliato a chi predilige invece, vini più snelli e longilinei.
87/100 – Bruno di Rocca Vecchie Terre di Montefili 2005 (Cat. G)
A voi la descrizione del Cabernet di casa Montefili, che ha indubbiamente risentito di un’annata abbastanza calda, perdendo in finezza ed eleganza, quello che ha acquistato in forza. Sicuramente abbiamo assaggiato annate del “Bruno” più eleganti e dinamiche, ma sul piano della solidità e della compattezza, si conferma (e chi dubitava?) un’azienda affidabile, anche di fronte ad annate che presentano delle oggettive difficoltà. Esperienza di vinificazione, unite al micro-clima di Panzano, forniscono garanzie di integrità e freschezza di frutto sempre. Con l’ossigenazione escono nuances evolutive di tabacco e caffè, alternate a delle sfumature leggermente vegetali. Al gusto si mostra rigido, diritto e muscolare, ben articolato con dei tannini che tendono a disidratare, caratterizzando così la chiusura, che rimane appunto calda e asciutta.
86/100 – Alleanza Castello di Gabbiano 2006 (Cat. E)
L’Alleanza del Castello di Gabbiano, gioca su una base di uve Merlot unita ad una modesta percentuale di Sangiovese. Si veste di un granato compatto. All’olfatto si mostra con degli accenni segnati dall’evoluzione di un frutto che vira sulla confettura e dei profumi terziari concentrati che raccontano note di cuoio, tabacco, caffè e pellame. Largo, voluminoso e morbido, con tannini rotondi ed integrati. Un po’ flebile l’acidità, che segna la chiusura, lasciando un finale un po’ troppo amaricante. Da bere nel breve periodo.
86/100 – Nemo Castello Monsanto 2004 (Cat. E)
Azienda icona del territorio Chiantigiano per il vitigno Sangiovese, con il Nemo si mette alla prova con un’altro vitigno “nobile”: il Cabernet Sauvignon. Un vino che non mette però in mostra alcuni estremismi, come tanti altri suoi “colleghi”. Corretto nella sua linearità e piacevole nell’approccio, evidenzia in questa annata anche una spina dorsale non indifferente. Monsanto evidenzia così di possedere anche un suolo da Cabernet. Per niente vegetale e molto centrato sul frutto, a seguire fiori rossi appassiti e cannella, con qualche tratto che si avvia verso i terziari. Al gusto è ben composto, con tannini decisi ma che non intaccano la scorrevolezza, anche se il suo congedo appare un po’ troppo anticipato.
86/100 – Coevo Cecchi 2006 (Cat. F)
New entry con il botto per la grande famiglia Cecchi. Un esordio felice per questo vino a base Sangiovese, con aggiunte di Cabernet Sauvignon sempre di terra Chiantigiana, mentre Merlot e Petit Verdot provengono invece dalla terra maremmana. Tutti strumenti di un’orchestra fatta per suonare una piacevole sinfonia, senza che nessuno di essa prevalga su tutte le altre. Il blend si mostra sin da subito all’altezza, aprendosi all’olfatto con toni vegetali erbacei non intralcianti, con dei richiami alla foglia di thè, ma anche toni balsamici e tabacco in chiusura. Non male neanche al palato dove si mostra vicino all’equilibrio, con vette di serbevolezza e forza che si alternano con il giusto passo dando lasciando sensazioni piacevoli. Un vino che vorrà (e dovrà) crescere con le prossime versioni, anche sul piano dell’allungo e della profondità.
86/100 – I Merli Giuliano Tiberi 2006 (Cat. C)
Altissimo Ceto.
Seconda convincente prova in questa sessione, di questa piccola azienda del Pistoiese. In questo caso siamo chiamati a valutare un vino ottenuto dal vitigno Merlot, in un angolo di terra Toscana non facile ma che la brava Barbara Tamburini sarà pronta a raccogliere la sfida. Un rubino di bella intensità colorante, naso che si appassiona a momenti ad un frutto nero come ribes e mora ed altri legati a quelli derivanti dai legni come la vaniglia e la cannella. In bocca ci sorprende perchè risulta più serbevole e fragrante che potente. Bella la freschezza che risulta molto particolare per essere un merlot, ma proprio per questo lo caratterizza con una netta impronta aziendale. Tannini definiti, alcol perfettamente integrato, chiusura di bocca fresca e fruttata. Bravi! Una realtà da tenere sicuramente d’occhio nel tempo.
86/100 – Torrione Petrolo 2007 (Cat. E)
Preciso e già quadrato questa 2007 del Torrione di Petrolo. Convincente per linearità e scorrevolezza gustative, unite ad un buon spessore, senza mai apparire pesante. Tonalità porpora, accesa e luminosa, di buona profondità la massa colorante. Naso che si fa attendere per qualche minuto, ma poi “arriva” in maniera convincente, con tocchi di mora e liquirizia, ma anche decisi accenni di china e rabarbaro, a preludio di un finale di bella mineralità. Al gusto ci piace molto questo timbro di freschezza in supporto allo spessore, che aiuta come la brioche per un cappuccino. La profondità rende ancor più serena e rassicurante la degustazione. Buona la qualità tannica, integrata come del resto la componente alcolica.
86/100 – Valdisanti Tolaini 2006 (Cat. E)
Di un porpora acceso che colora il bicchiere. Una trama fitta ed impenetrabile che imprime l’idea della sua freschezza e gioventù. Il Valdisanti potrebbe essere considerato come una sorta di deuxième vin aziendale. Lo spettro olfattivo risulta variegato su di un ampio ventaglio di differenti nuances come mora di rovo, macchia mediterranea, geranio, ribes nero ed un finale dolce e vanigliato. In bocca impressiona per potenza ed irriverenza giovanile. Ancora un po’ spigoloso ed ancora in cerca della sua più corretta integrazione, soprattutto nell’espressione tannica. Di grande potenziale il futuro, siamo convinti che di questa azienda, come accennato nel caso del Picconero, sentiremo parlare sempre più spesso ed in maniera sempre più convinta in futuro.
86/100 – Veneroso Tenuta di Ghizzano 2006 (Cat. D)
Il territorio Pisano mostra da sempre dei tratti evolutivi nei prodotti della sua terra, sia nella tonalità, che nelle correnti olfattive, pur risultando un terroir convincente e dalle grandi potenzialità. Il Veneroso è un vino a base Sangiovese, con aggiunte di uve Cabernet Sauvignon. Rubino al colore tendente al granato ed un naso incentrato sulla prugna cotta, sentori speziati di liquirizia ed evolutivi nelle sfumature di torrefazione e speziatura dolce. In bocca e tosto e vigoroso. Lo avremmo preferito trovare al palato più snello e lineare, soprattutto in raffronto di una acidità che non riesce a supportare la massa estrattiva, pur risultanto di buon equilibrio e di buona piacevolezza in chiusura.
85/100 – White Label D’Isanto & D’Isanto – I Balzini 2005 (Cat. D)
Altissimo Ceto.
Il fatto che sia stato assegnato l’Altissimo Ceto al White Label di casa D’Isanto e non al Black Label, pur concedendogli lo stacco sul piano del punteggio, è da ricercare nell’assolutà linearità e piacevolezza durante tutto il corso della degustazione di questo vino. Mostrando nella sua “semplicità”, una precisione stilistica senza una virgola fuori posto. Non che il BL le avesse, ma a volte si apprezza più volentieri certe essenzialità che alcuni estremismi. Carico e ricco nella tonalità rubino, naso che spinge con forza e con richiami di ciliegia matura, gelatina di lamponi e spezia integrata a chiudere. Ma è al palato che evidenzia la sua dote migliore, con la sua scorrevolezza gustativa senza intoppi o frenate indesiderate. Tanto pulito e fruttato nel finale di bocca che gli possiamo perdonare anche il difetto di scivolare via un po’ troppo presto.
84/100 – Terricci Lanciola 2003 (Cat. E)
Sangiovese appoggiato sui due cabernet, che si è ben presentato nonostante l’annata difficile. Quello che sicuramente lo ha penalizzato e limitato ai fini del punteggio è la sua carenza di acidità a causa dell’annata. Granato omogeneo, naso aperto che sta già regalando il meglio di se’, con frutto in confettura, vaniglia, tabacco e cannella. Inizio di sfumature di torrefazione e cacao in chiusura olfattiva. L’apertura e lo sviluppo gustativo sono sicuramente le note positive, mentre il manifestarsi della rugosità asciutta dei tannini di questa vendemmia, pendono dalla parte di quelle negative. Pur riconoscendogli una certa solidità e compattezza di base.
84/100 – Modus Ruffino 2006 (Cat. D)
etichetta non disponibile
Il Modus della prestigiosa casa di Pontassieve è un vino buono, più che corretto, ma che sicuramente potrebbe fare, e dare, di più in termini di piacevolezza ed espressività. Già perchè è proprio questo il suo limite. Un vino bilanciato nella sua composizione di uve Sangiovese, Cabernet e Merlot, ma che si mostra con alcune carenze nella linearità olfattiva e al gusto. Ti da quasi l’impressione di arrivare un po’ in ritardo in alcuni tratti del suo carattere, a cominciare dal frutto che appare un po’ surmaturo e troppo piacione. Mentre al palato, risulta avvolgente, pieno, ma con tratti rugosi e leggermente affaticati.
83/100 – Cabernet Sauvignon San Fabiano in Calcinaia 2007 (Cat. C)
Una prova decisamente “fisica” del Cabernet 2007 di San Fabiano in Calcinaia. Una versione solida e di valore, dove i suoi limiti sono dati da un bilanciamento non perfettamente allineato tra massa estrattiva e muscoli messi in mostra. Intenso e profondo nel suo rubino compatto, vegetale e speziato al naso con sentori di liquirizia, pepe e chiodo di garofano. Caldo ed intenso al palato con tannini che appaiono vigorosi, ma non perfettamente allineati con il resto delle componenti gustative, interessando anche la chiusura dove limita lo sviluppo della finezza.
83/100 – Al Passo Tolaini 2006 (Cat. D)
Un vino che viene sicuramente apprezzato più di quanto non lo faccia il suo pur egregio punteggio. Risulta giovanile e casual nell’approccio, ma è nella sua volontà essere così, soprattutto nella verticalità e nell’incisività del Sangiovese che occupa una buona fetta di questo vino. Naso su di un frutto nero polposo come mora e prugna, liquirizia, chiodi di garofano e poi grafite ed infine bacche di ginepro, di ampio respiro nella sua essenzialità. Caldo e di bell’avvolgenza al palato, solo per un attimo, prima che il tannino entri in scena e mostri la sua personalità. Finale di frutto nero tutto da apprezzare.
82/100 – Numero Otto Castelvecchio 2007 (Cat. E)
Approccio di facile lettura per il Numero Otto di Castelvecchio che porta nel bicchiere le doti stilistiche essenziali del vitigno Canaiolo, ma che vuole imprimere un ritmo che vuole porsi sopra la soglia dell’essenziale e con la volontà di mantenere quel pizzico di personalità e carattere che è nella linea dei prodotti di questa azienda. Assaggio lineare e sottile, che gioca molto sull’asse dell’equilibrio acido-sapido.
82/100 – Cabreo Black Tenute Folonari 2006 (Cat. F)
Non ci ha particolarmente convinto in pieno l’esordio del Pinot Nero di casa Folonari. Siamo certi che l’esperienza ed il tempo daranno ragione alle versioni future di questo vino, dove c’è qualcosa da aggiustare nel tiro su questo difficile ed imprevedibile vitigno. Molto ricco e concentrato, naso di frutti rossi e spezie come pepe e chiodo di garofano, dove emerge anche una nota vegetale. Si mostra un po’ scomposto e fuori squadra al palato, dove emergono calore e tannini sugli altri elementi gustativi.
81/100 – Commendator Enrico Lornano 2005 (Cat. D)
Taglio bordolese prodotto da questa azienda di Monteriggioni, bisognoso di tempo e soprattutto di esperienza. Tanti gli elementi da sistemare e tanti gli ingranaggi da oliare. Potente e sgraziato sono le caratteristiche principali di questo vino, dotato di notevole spessore e buona materia prima. I tannini sono rigidi e la freschezza presente che sovrasta la massa, contribuisce ad indurire il palato in chiusura.
80/100 – Orcia Rosso Cenerentola Fattoria del Colle Trequanda Cinelli Colombini 2004 (Cat. A)
Un vino dimensionato sicuramente nel suo punteggio ma che offre almeno due spunti interessanti. Il primo riguarda l’impiego del vitigno Foglia tonda nell’uvaggio di questo prodotto e poi, il territorio di origine posizionato tra i terroir di Montalcino e Montepulciano. Quindi mica “pizza e fichi”… ma bisognoso di acquisire la propria (e meritata) posizione nel panorama vinicolo toscano. A costo di fare i famosi salti mortali, con sforzi e sacrifici per dargli una propria identità. Il Cenerentola 2004 è un vino di carattere e (troppa) forza che sta cercando il giusto equilibrio con l’eleganza. Siamo convinti che una maggiore linearità ed un alleggerimento sul piano dello spessore, andrebbe a favore del dinamismo. Ma le basi sembrerebbero solide e non ci resta che fare i nostri migliori auguri di buon lavoro a Madame Donatella.
3) CONCLUSIONI FINALI
Carrellata niente male, suggestiva e ricca di fascino, su una buona parte del panorama ad indicazione geografica dell’amata provincia di Siena e di alcuni territori posti subito a ridosso. Agli occhi del consumatore meno attento all’evoluzioni di questa denominazione, proverà un poco di imbarazzo di fronte a questa variabile di vini ottenuti dai vitigni più disparati, soprattutto quando si parla di vini rossi.
Ma vorremmo iniziare a parlare invece di vini bianchi e chiedersi se la Toscana può essere considerata a tutti gli effetti, terra da grandi bianchi ed in particolare di quelli ottenuti con lo Chardonnay. La risposta potrebbe apparire alquanto scontata e non avrebbe sicuramente un riscontro positivo, visto le poche punte di eccellenza prodotte e che riguardano in parte, i prodotti raccontati quì. Ma ci sarebbe da porsi una domanda ancora più sconveniente e che ci si domanda se effettivamente vale ancora la pena produrre dei vini bianchi in questo angolo di Toscana? Perchè stiamo parlando di difficoltà e complicazioni che si trascinano ormai da diversi anni. E non stiamo parlando di quelle legate ad una collocazione in una certa fetta di mercato, ma di quelle che riguardano delle vere e proprie “malattie croniche” da parte di molti e che trovano il loro apice in vini senza un perchè e che non si possono mettere di certo sullo stesso piano qualitativo di altri vini prodotti in Italia. E non vogliamo neanche scomodarci di metterli in paragone con quanto prodotto oltralpe… Urge trovare subito una soluzione per evitare che si passi il punto di non ritorno, di un mercato che è già arrivato ad un punto di saturazione al suo apogeo e che trova risposta in quel consumatore che oggi non è più spinto dalla curiosità e dalla voglia di trovare giovamento nello stappare questo tipo di bottiglie.
Molto più complicato diventa il discorso che riguarda i vini rossi. Se dovessimo fare un’attenta analisi dei punteggi assegnati in questa sessione e paragonarlo a quelli ottenuti dalla prestigiosa denominazione del Chianti Classico, vedremmo che lo scarto è notevole in favore dei primi. Questo non significa gioco forza, che tendiamo a privilegiare i vini chiamati supertuscans, ma che tuttavia possono coincidere con delle conseguenze dovute a scelte qualitative fatte da alcune aziende e che hanno portato nel corso degli anni, a crearsi un nome a livello internazionale con vini che sono diventate delle vere e proprie griffes stilistiche, ai quali si riservavano i migliori trattamenti e le migliori uve.
Ora, non vorremmo ripeterci con quanto già scritto nelle conclusioni finali della sessione del Chianti Classico, dove avevamo auspicato un rimodernamento del sistema Chianti, adottanto un sistema su scala bordolese, ma vorremmo invece soffermarci su alcune riflessioni che riguardano da vicino invece gli IGT. Se da un lato non abbiamo nulla da eccepire sulle migliori espressioni del vitigno Sangiovese in purezza come ad esempio Flaccianello, Fontalloro, Cepparello, Anfiteatro ecc. che continuano a fare “tendenza” e portano nel Mondo delle caratterizzazioni territoriali non indifferenti, una considerazione la meritano invece i vini prodotti invece da uve alloctone. Da diversi anni a questa parte ci dilunghiamo in assaggi di vini che rappresentano per certi versi delle perfezioni in termini enologici. Vini ben fatti, polposi, ricchi, solidi, articolati e profondi. Ma con un difetto. Quello di essere artefatti nello spirito. In degustazioni alla cieca, tendono a fare uscire tutto il loro fascino apparente, di immagine, senza essere in grado di dare risalto invece a quell’indole che comunicherebbero le loro radici di origine e che porterebbe di conseguenza, maggiore attrazione nel bicchiere verso chi è chiamato a degustarli o “semplicemente” a berli.
Sappiamo benissimo che arrivare ad un tipo di risultati che porta maggiore caratterizzazione in bottiglia, non è per niente facile. Richiederebbe da parte dei produttori degli sforzi non indifferenti. Ci vorrebbe prima di tutto un maggiore rispetto per la loro terra e capire quanto è in grado di comunicare, su dove e cosa piantare, su quali metodi di coltivazione e di “trattamento” usare e ascoltare maggiormente anche la voce del vino che con le dovute attenzioni, si sarebbe in grado di scegliere il giusto tipo di botte da usare, il tipo di legno e conoscere quale sarebbe il periodo più adeguato di affinamento.
Tutto questo, sappiamo, comporta sforzi, rischi e molti costi di gestione, ma per il prezzo che si fanno pagare molti vini oggi, sarebbe il minimo per il rispetto che si dovrebbe portare verso il consumatore finale, il quale compie anch’esso dei notevoli sforzi in termini economici per arrivare a comprare certe bottiglie.
Articolo redatto da:
Cristiano Cini.
Referente regionale per la Toscana.
Sommelier Professionista, Degustatore Ufficiale e Relatore ai corsi A.I.S. Sommelier e titolare del Ristorante “La Tagliatella” di Arezzo.
Vice-Campione Italiano A.I.S. dal 2006 al 2008, Miglior Sommelier della Toscana 2003.
Si ringraziano i componenti del panel di degustazione del portale Viaggiatore Gourmet-Altissimo Ceto per aver preso parte alle sessioni di assaggio.
Di seguito, potete trovare gli altri post inerenti la nostra Guida dei Vini on-line:
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-I Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
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-I Vini Bianchi del Friuli V.G. – prima parte.
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-Il vitigno Verdicchio nelle sue sfumature.
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-I Vini bianchi e rossi della Sicilia.
Le sessioni di degustazione si sono svolte presso il Ristorante di Cristiano Cini:
RISTORANTE LA NUOVA TAGLIATELLA
Viale Giotto, 45/47
52100 Arezzo
Tel: 0575 21931
e-mail: cristina.raffaelli@alice.it
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