Contributo VG-TV: Intervista a Maurizio Zanella. Prima parte.
La strada che unisce Erbusco ad Iseo, è una strada che non riuscirà mai ad avere i medesimi romanticismi delle più belle ruotes des vins de la Champagne. Anche l’aria che si respira, in questo angolo della provincia di Brescia, non è la medesima di Reims o Epernay. Ma la sensazione che vi assale, una volta varcato l’enorme cancello-scultura di Pomodoro, ha ogni volta qualcosa di unico. Dove perfino l’aria cambia. Le vostre narici ed i vostri polmoni, inspiegabilmente, si dilateranno, mentre il brusìo ed i rumori del tran-tran quotidiano rimarranno fuori dal cancello. Solo il cinguettìo degli uccelli farà da colonna sonora. Ecco perchè questo luogo magico, questo angolo di paradiso, questo Eden, si chiama Ca’ del Bosco… Un luogo, dove non saranno le numerose sculture diffuse negli enormi spazi della tenuta, quelle che vi daranno la percezione che la volontà di questa cantina resti sempre quella di creare, attraverso i vini, delle piccole opere d’arte. Nossignori. Percorrendo la strada che raggiunge la cantina, i vostri occhi saranno colpiti dai numerosi filari, messi in ordine come soldatini, tutti in fila, tutti in linea, pronti a scommettere che sia più facile trovare un quadrifoglio nei terreni lasciati inerbiti, piuttosto che trovare una vite fuori posto. Questa è la vera opera d’arte. La prima azienda italiana ad avere più di cento ettari piantati a 10.000 ceppi a ettaro.
Prima il solito ripasso “guidaiolo”, con i premi delle Guide edizioni 2010:
A.I.S.: Cinque grappoli al Franciacorta Brut Anna Maria Clementi 2002 ed al Franciacorta Dosage Zerò 2005.
Espresso: Eccellenza al Franciacorta Brut Anna Maria Clementi 2002.
Gambero Rosso: Tre bicchieri al Franciacorta Brut Anna Maria Clementi 2002.
Ma la vera forza della natura a Ca’ del Bosco, ha le sembianze di un personaggio corpulento, possente, forte, di uno che da diversi anni porta il numero cinque davanti alla sua età, ma che la sua intraprendenza, il suo spirito d’iniziativa e la sua voglia di crescere e di migliorarsi sono quelle di un ventenne. Certo, la Franciacorta non l’ha inventata lui, ma difficile, se non praticamente impossibile, immaginare cosa sarebbe oggi la Franciacorta, se non fosse esistito il personaggio “Maurizio Zanella“. Personaggio, avrete modo di conoscerlo meglio nel prossimo video, geniale e lungimirante come pochi, anche se di lui, si è già detto praticamente tutto. In questa seconda parte (pubblicata anch’essa sulla home page) sentirete dalle sue parole gli obbiettivi per il futuro e della sua mission di voler “contrastare” la supremazia dello Champagne. Ma la parte più interessante di questo video è il pensiero di Zanella che ha verso la biodinamica e di come ci sia stato in passato, la volontà di applicare questa filosofia, anche da parte della sua azienda. Nella parte finale invece si alternano nel discorso, vari nomi come Bollinger, Veronelli, Giacomo Bologna e altri nomi ancora. In che modo? Seguiteci…
Contributo VG-TV: Intervista a Maurizio Zanella. Seconda parte.
La sua storia ormai ha varcato anche i confini nazionali per raggiungere tutti i continenti ed arrivare laddove sono arrivati anche i suoi vini. Ovvero nell’essere presenti in numerose delle Carte dei Vini, tra i più importanti Ristoranti al mondo e nei quattro angoli del Globo.
Il 2009 è stato un anno importante per il nostro Carlomagno-Zanella, in quanto è stato eletto come presidente alla conduzione del Consorzio di tutela della Franciacorta e siamo pronti a scommettere che gli stimoli e la sua voglia di fare al servizio del Consorzio e di tutto il territorio della Franciacorta, saranno gli stessi di quando, da ragazzo appena maggiorenne e senza un briciolo di esperienza vinicola, ma forte di quella incoscienza giovanile, decise di sfruttare in altro modo, quelle barbatelle piantate dalla sua famiglia e rendere più ambizioso quel progetto iniziale che era invece limitato alla sola produzione del vino in casa. Idea che è maturata in seguito ad un viaggio in Francia, prima in Borgogna e poi in Champagne e che in pochi anni ha trasformato quella che era una minuscola casa di campagna, in un’azienda che oggi si estende su 150 ha in diversi punti del territorio franciacortino e che produce mediamente 1.100.000 bottiglie all’anno. Sempre nella rincorsa delle migliori scelte qualitative.
Nella terza ed ultima parte, il nostro Maurizio, ci parla di Guide (senza risparmiare delle “frecciatine”…), di sommeliers, di internet, di enologi consulenti e di Haut-Brion ’61. E per ultimo, vedrete un Maurizio Zanella come non l’avete mai visto, emozionato, alle prese di promoter pubblicitario dell’azienda…
Contributo VG-TV: Intervista a Maurizio Zanella. Terza ed ultima parte.
Terminata l’intervista a Maurizio Zanella, è ora proseguire con la cronaca…
Facciamo un passo indietro.
Come ricordato nel video, tutto cominciò quì…
Eccola, la mitica “Cà del Bosc” che sua madre comprò tra il 1964 ed il 1965 e dove partì l’avventura.
Nessuno pensava, tantomeno mamma Anna Maria Clementi, che i continui viaggi del figlio Maurizio tra Milano e Brescia, per raggiungere la casa di campagna, non avessero solo lo scopo del puro divertimento o di quella normalità tipica dei ragazzi di quella età. Infatti, passarono solo tre anni, da quando, quella che era soltanto una pianificazione o un’idea, prese forma. E fu così che in quel bosco fecero la loro comparsa le prime ruspe che iniziarono a scavare la terra per farci una cantina ad 11 metri di profondità. In seguito impiantò il suo primo vigneto ad alta densità e nel 1972 nasce il Pinot di Franciacorta bianco. In pochi annni, fecero seguito anche il Pinot di Franciacorta rosso, mentre dalla vendemmia 1976, nacquero i primi tre “spumanti”, il Pinot di Franciacorta brut, il Pinot Franciacorta Dosage Zerò ed il Pinot Franciacorta rosè.
Capì che il passo successivo della vendita dei vini prodotti, sarebbe stato molto più difficoltoso di quanto prevedeva una scelta produttiva, selettiva e rigorosa ai fini qualitativi. Ma l’indole dell’abile P.R., l’aveva già nel sangue ed importante si rivelò anche i numerosi consigli dei più importanti produttori di allora, con i quali aveva stretto anche un legame di amicizia. Iniziò a girovagare i migliori ristoranti per far conoscere i suoi vini ed arrivarono i primi successi. Arrivò presto anche il 1980, quando Maurizio, su suggerimenti di un certo Giacomo Bologna, sentì che questi vigneti potevano essere in grado di produrre anche un grande taglio bordolese. Fu una grande provocazione. Ma ancora più grande fu la decisione di dare a questo vino, il proprio nome. Il debutto, a dire il vero, fu piuttosto discusso e criticato, sia per il prezzo che voleva essere immesso sul mercato, sia per la scelta del nome. Quest’ultima appariva sicuramente pretenziosa ed arrogante. Ma ci voleva ben altro per scalfire la tenacia di Zanella ed il 1981 fu la prima annata ufficiale del primo vino italiano che portava il nome del produttore.
Dopo la “Champagne” e “Bordeaux”, arrivò anche l’ora di portare un po’ di “Borgogna” in queste terre e da questa passione scaturirono, nel 1983, il Pinèro e lo Chardonnay.
Il resto è storia recente…
Nel nostro giro tra vigneti di proprietà della Ca’ del Bosco, dislocati in vari punti della Franciacorta, veniamo seguiti e letteralmente “trascinati” dalla passione che mostra nel suo lavoro, dall’agronomo della Casa: il Dott. Luigi Reghenzi.
Ci spiega come a Ca’ del Bosco si adotti una viticoltura di tipo responsabile, usando solo concimi naturali e non si impiegano prodotti chimici di sintesi nel trattamento dei vigneti.
Due cose sono ritenute fondamentali per arrivare ad ottenere delle uve di grande qualità. La prima riguarda l’alta densità degli impianti, per facilitare la discesa in profondità dell’apparato radicale di ogni singola vite e per arrivare ad abbassare sensibilmente la produzione per pianta, che tocca gli 800 gr. come livelli massimi. La seconda è l’inerbimento spontaneo tra i filari per una migliore stabilità dell’eco-sistema della viticoltura.
Dal vigneto Torri a Timoline si gode di una delle più belle vedute della Franciacorta. Questo è uno dei vigneti usati per la produzione del Pinot nero che rientra nel Pinéro.
Fagiani e “fagianelle”…
Sentiamo ora un piccolo intervento video del Dott. Reghenzi.
Contributo VG-TV: Intervento del Dott. Luigi Reghenzi.
Non solo Arnaldo Pomodoro ha lasciato la sua impronta artistica con la realizzazione del cancello d’entrata.
Anche l’artista tedesco Igor Mitoraj…
L’artista Rabarama, nata a Roma e diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Venezia…
Mentre l’enorme rinoceronte che “governa” l’ingresso della cantina, è opera dell’artista Stefano Bombardieri. A grandezza naturale, vuole simboleggiare un’immagine di forza e di energia che si trova imbragato e che rimane sospeso nell’aria, lasciando un impronta intensa e violenta nell’immaginario di chi lo vede.
Un consiglio… se vi dovesse capitare… evitate di dire che assomiglia al Rinoceronte di Rivetti. Ok??? 😀
Lasciata la parte agronomica, diamo ora la parola all’enologo Stefano Capelli, il quale ci introduce alla filosofia produttiva di Ca’ del Bosco.
Contributo VG-TV: Intervento del Dott. Stefano Capelli.
Stefano Capelli è in forza alla Ca’ del Bosco dal 1986 e rappresenta solo il terzo enologo nella storia di questa cantina. Il primo è stato il francese André Dubois (davvero singolare la traduzione letterale in italiano che significa Delbosco…) seguito dall’americano Brian Larky.
Attualmente la Ca’ del Bosco rappresenta una delle cantine tecnologicamente più avanzate in Italia. I lavori di ampliamento sono durati sette anni e della “vecchia” struttura che occupava una superficie di 10.000 mq, si è passati agli attuali 20.000. Contrariamente a quanto potrà apparire ai vostri sguardi, la volontà non è quella di aumentare ulteriormente la produzione, ma l’obiettivo principale è quello di ridurre al minimo lo “stress” del vino nei vari passaggi della vinificazione, facilitandone i passaggi per gravità o tramite l’ausilio di “ascensori”. Esteriormente, la struttura esterna fatta a forma di onda, sembra raffigurare il posizionamento dei vigneti lungo i filari di una collina ed i pali inclinati, utilizzati per la sospensione del tetto, ricordano quelli di sostegno che si trovano normalmente in vigna.
A questo punto cambiamo nuovamente di “cicerone” ed è il turno della brava e simpatica Anna Caprini, addetta alle pubbliche relazioni dell’azienda.
La visita incomincia dalla zona di ricezione dell’uva. Quelle raffigurate sono delle normalissime celle frigorifere. Le vendemmie vengono effettuate per vitigno e per parcella e le uve raccolte raggiungono la loro cella di destinazione.
Un pratico sistema di controllo a barre permette di abbattere i rischi di errore umano. Infatti, ciascun trasportore viene dotato di un codice dato dall’enologo in seguito alla sua decisione di passare alla pigiatura o la pressatura, di un determinato vitigno o di uno specifico vigneto. Se il trasportatore si trovasse davanti ad una cella diversa da quella assegnatogli, la porta non si apre.
Una volta prelevate dalle loro celle, le uve incominciano il loro processo produttivo. Vengono riposte su dei nastri trasportatori, che salgono in cima ad un piano di lavoro e di selezione delle uve. Da quì le uve rosse raggiungono l’impianto di pigia-diraspatura…
…mentre le uve bianche raggiungono le presse. Tutte dotate di un sistema di pressatura soffice, studiate apposta per le esigenze di Ca’ del Bosco e per la sua produzione, principalmente fatta di vini metodo classico.
Il mosto raggiunge così le vasche di fermentazione, seguendo quel processo di gravità naturale accennato in precedenza.
La cantina, dicevamo, è provvista di due vasche che svolgono la funzione di ascensore, per il trasporto dei mosti in fermentazione dal piano più basso al piano più alto.
L’enorme vasca situata al centro della cantina è chiamata l’Astronave. E’ una vasca che serve esclusivamente per gli assemblaggi dei vini prima di passare alle fasi successive. L’enorme capienza è stata studiata soprattutto per contenere tutti i vini che andranno a comporre la cuvée finale del vino più “importante” come numero di bottiglie, ovvero il Franciacorta Brut Cuvée Prestige n.m..
L’Astronave vista da sotto…
Passando lungo i corridoi che conducono dalla sala vinificazione alla barricaia, si passa davanti all’enorme spazio ricavato e adibito al laboratorio di studio e di analisi della Ca’ del Bosco. Giornalmente vengono eseguiti studi, analisi e ricerche su mosti e vini, anche di annate più vecchie.
Si passa dalla barricaia…
e dalle gallerie che ospitano le numerose bottiglie in affinamento…
Il viaggio termina con la linea di imbottigliamento, situata nel punto più basso della cantina.
“Operaie” in forza alla Ca’ del Bosco…
E’ giunta l’ora di partire con le degustazioni…
Bicchiereeee!
Una piccola premessa! Le note di degustazione che seguono sono di totale responsabilità del sottoscritto e riportano i giudizi in ventesimi, poichè sono state effettuate a bottiglie scoperte. Possono risultare quindi differenti da quelle elencate nella recensione inerente i Franciacorta, della nostra Guida dei Vini on-line dedicata alle eccellenze. Come sapete, esse sono pubblicate invece in centesimi ed ottenute facendo la media valutativa di tutti i membri del panel. Le degustazioni sono fatte a bottiglie coperte ed in comparazione con le altre tipologie.
Prima parte dedicata alle bollicine…
Franciacorta Brut Cuvèe Prestige n.m.
Valutazione: 15/20
Tipologia del vino: Franciacorta D.O.C.G.
Varietà delle uve: Chardonnay 75%, Pinot Bianco 10%, Pinot Nero 15%. Provenienti da 134 vigne.
Età media delle vigne: 24 anni.
Epoca di vendemmia: Terza decade di Agosto e prima decade di Settembre.
Resa media per ettaro: 8.400 kg/5.400 l.
Permanenza sui lieviti: Per un periodo medio di 28 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: 10 ml di liqueur per bottiglia.
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,5%; Acidità Totale 6,20 gr/l.
Prezzo in enoteca: € 25,00 (indicativi).
E’ stato ricordato anche nel video di apertura, il fatto che il sottoscritto non goda di un particolare feeling verso l’ultimo nato di questa azienda, ovvero la Cuvèe Prestige, nutrendo inoltre dei particolari rimpianti verso la “vecchia” cuvée etichetta oro. Ma sono anche pronto a testimoniare di aver visto dei piccoli passi in avanti per quanto riguarda la personalità e lo spessore di questa etichetta, rispetto ai suoi esordi. La cuvée assaggiata in azienda faceva parte della partita appena degorgiata. Lotto che include nel suo DNA, la maggiore provenienza delle uve, frutto dell’annata 2006 e considerata di altissimo livello in Franciacorta. Il vino è enologicamente ben fatto e privo di difetti ma, come dicevo, vorremmo poter trovare un giorno, anche in questa cuvée, il carattere stilistico proprio della casa e che oggi viene riservato soltanto ai millesimati. L’impatto olfattivo evidenzia note fruttate improntate su frutti maturi, delle sfumature lievitate meno evidenti se paragonate alle prime versioni, mentre al palato possiede uno spessore sottile e lineare ed una vivacità espressiva legata soltanto all’acidità e alla sapidità, ma che risultano piacevolmente marcate. Un vino tutto sommato ben fatto, ma visto il titolo nobiliare che gli è stato dato, ci aspettiamo sicuramente molto di più.
Franciacorta Brut Cuvèe Prestige Rosé n.m.
Valutazione: 15 +/20
Tipologia del vino: Franciacorta D.O.C.G.
Varietà delle uve: Pinot Nero 75%, Chardonnay 25%. Provenienti da 24 vigne.
Età media delle vigne: 26 anni.
Epoca di vendemmia: Terza decade di Agosto e primi giorni di Settembre.
Resa media per ettaro: 7.000 kg/4.500 l.
Permanenza sui lieviti: Per un periodo medio di 30 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: 12,5 ml di liqueur per bottiglia.
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,5%; Acidità Totale 6,30 gr/l.
Prezzo in enoteca: € 28,00 (indicativi).
Idem come sopra, anche se gli dobbiamo riconoscere qualcosina in più sul piano della personalità, forse aiutato dall’importante predominanza delle uve di Pinot Nero. Nulla a che vedere con il Franciacorta Rosè millesimato prodotto in passato dalla Ca’ del Bosco, ma un prodotto di sicuro successo commerciale, visto anche il periodo molto fortunato che vivono le bollicine rosate in generale. Se poi viene associato all’estetica del packaging, il gioco è fatto.
Franciacorta Brut Satèn 2004
Valutazione: 18 +/20. – Altissimo Ceto.
Tipologia del vino: Franciacorta D.O.C.G.
Varietà delle uve: Chardonnay 70%, Pinot Bianco 30%. Provenienti da 15 Vigne.
Età media delle vigne: 29 anni.
Epoca di vendemmia: Terza decade di agosto e prima decade di Settembre 2004.
Resa media per ettaro: 6.400 kg/3.800 l.
Permanenza sui lieviti: Per un periodo medio di 46 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: 7,5 ml di liqueur per bottiglia
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,05%; Acidità Totale 6,10 g/l.
Prezzo in enoteca: € 37,00 (indicativi).
Franciacorta Dosage Zèro 2004
Valutazione: 18/20.
Tipologia del vino: Franciacorta D.O.C.G.
Varietà delle uve: Chardonnay 60%, Pinot Bianco 23%; Pinot Nero 17%. Provenienti da 22 vigne.
Età media delle vigne: 29 anni.
Epoca di vendemmia: Prima decade di Settembre 2004
Resa media per ettaro: 6.700 kg/4.050 l.
Permanenza sui lieviti: Per un periodo medio di 48 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: Non ha aggiunta di liqueur
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,5%; Acidità Totale 6,50 g/l.
Prezzo in enoteca: € 32,00 (indicativi).
Il Dosage Zerò 2004 si trova, a suo malgrado, nella situazione di dover “rivaleggiare” in questa degustazione con il Satèn, visto che lo succede. Se dal punto di vista qualitativo, dello spessore e del dinamismo possono risultare a pari merito, la stessa cosa non possiamo dire parlando del carattere. Il Satèn è tanto più emozionale, quanto il Dosage Zerò si mostra vigoroso nella sua “freddezza” ed impulsività. Possiede quindi un carattere, se vogliamo più “agitato” e non è pronto a soddisfare una più vasta platea. Pertanto, resta rigorosamente da consigliare a quei palati un po’ più preparati a questo genere di espressioni stilistiche e pronti a scendere più nel particolare dell’analisi organolettica e atti a ricercare ogni sottile sfumatura. Il naso è imperioso, esce un frutto maturo autoritario, prima di fare spazio a delle tonalità che imboccano la strada inconsueta del vegetale, quasi balsamico, ricco di erbe aromatiche e riscontrabile in passato, che mi venga in mente, solo in quella magnifica versione targata 1999. In bocca appare austero, dove l’assenza normale della liquer lo porta dritto dritto sui binari della vivacità espressiva e verticale, date dalle durezze e dove troviamo un’acidità vigorosa e tagliente, alternata ad un’importante nota sapida. Un vino che definirei “intellettuale”…
Franciacorta Brut 2004
Valutazione: 17,5+/20 – Altissimo Ceto.
Tipologia del vino: Franciacorta D.O.C.G.
Varietà delle uve: Chardonnay 55%; Pinot Bianco 15%; Pinot Nero 30%. Provenienti da 22 vigne.
Età media delle vigne: 29 anni.
Epoca di vendemmia: La prima decade di Settembre 2004
Resa media per ettaro: 6.600 kg/4.000 l.
Permanenza sui lieviti: Per un periodo di 48 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: 7,5 ml di liqueur per bottiglia.
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,5%; Acidità Totale 6,50 g/l.
Prezzo in enoteca: € 30,00 (indicativi).
Se si potesse quantificare la crescita esponenziale qualitativa dei vini nella storia di Ca’ del Bosco, credo che il Brut millesimato occuperebbe la prima posizione di questa ipotetica classifica. In più potremmo anche considerare questa 2004, la punta di diamante di tutte le versioni proposte. Il vino ha acquistato quella vigorìa ed espressività che aveva giustamente bisogno e che spesso in passato ne era carente. Il naso si è fatto via via più fitto e mostra un frutto ricco, in perfetto equilibrio con le note finissime e fragranti regalate dai lieviti. Con l’ossigenazione si fa’ sentire anche un carattere speziato, mai trovato così piacevolmente presente. Pur non mostrando i suoi caratteri evolutivi. In bocca è pieno, solido ed appagante. Gioca come un grande equilibrista tra le sensazioni date dalla sua morbidezza e le durezze, quasi mettendo in secondo piano la pungenza dell’acidità, che risulta affilata e sottile come la lama di un rasoio. Una grande “bolla”. Piacevole oggi… grande domani!
Franciacorta Cuvèe Annamaria Clementi 2002
Valutazione: 18 /20.
Tipologia del vino: Franciacorta
Varietà delle uve: Chardonnay 55%, Pinot Bianco 25%, Pinot Nero 20%, Provenienti da 16 vigne.
Età media delle vigne: 38 anni
Epoca di vendemmia: La terza decade di Agosto 2002
Resa media per ettaro: 5.300 kg/ 2.500 l
Permanenza sui lieviti: Per un periodo medio di 6 anni e 5 mesi.
Dosaggio alla sboccatura: 7,5 ml di liqueur per bottiglia
Dati analitici sulla sboccatura: Alcool 12,5; Acidità Totale 6,10 g/l.
Prezzo in enoteca: € 75,00 (indicativi).
L’Anna Maria Clementi versione 2002 è intrigante come un Monet, espressivo come un Van Gogh ed enigmatico come la Gioconda. Non possiede la finezza dell’annata precedente, ma sono pronto a scommettere che a livello di ricchezza possiede quel nonsochè di misterioso e che tra qualche anno potrà essere riconducibile nello stile e paragonabile a certi grandi Bollinger. E deciso di rivederlo anche sul piano del punteggio. Perchè così com’è, ha ancora poco da raccontare sul nostro filone delle emozioni. Il bagagliaio della complessità è quello di una Station Wagon, frutta matura, floreale, spezie ed erbe aromatiche, ma lo scatto e la reattività sia in fase olfattiva, che in quella gustativa, non possiedono i doverosi cavalli di potenza. Un vino che oggi può arrivare al cervello, ma che necessita di anni prima di portarlo dritto al cuore.
Passiamo ora ai vini “fermi”…
Chardonnay 2006
Valutazione: 17,5+/20.
Tipologia del vino: Terre di Franciacorta D.O.C.
Varietà delle uve: Chardonnay 100%. Provenienti da 7 vigne
Età media delle vigne: 32 anni
Epoca di vendemmia: Ultima decade Agosto 2006
Resa media per ettaro: 6.800chilogrammi/3.960 litri
Imbottigliamento: 14 Maggio 2007
Affinamento in Bottiglia: 20 mesi
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,0% Vol; acidità totale 5,30 g/l.
Prezzo in enoteca: € 42,00 (indicativi).
Incominciamo la bellissima sequenza dei vini fermi con lo Chardonnay di Ca’ del Bosco e più precisamente con le due annate più “riuscite” degli ultimi anni. La versione 2006 si presenta di gran lunga superiore a quella che passeremo a descrivere successivamente. Un vino che, una volta superata l’impasse iniziale di una chiusura avvertibile dovuta alla mancanza di ossigenazione, presenta spessore ed una notevole grassezza, aiutandolo ad una maggiore integrazione con il legno. Il naso mette in evidenza questo equilibrio, anche se avrà bisogno di qualche anno, prima di trovare la giusta integrazione. Un profilo olfattivo di stoffa, di grande complessità e di elegante finezza. Il frutto è di lodevole maturità, dove emergono delle note floreali di fiori gialli e di beurre noisette da grande Chardonnay. Un naso così dolce e ben levigato, potrebbe farvi pensare ad un vino che, al palato, risulti molto gradevole, ma dalle prospettive un po’ troppo “noiose”. La bocca appunto è opulenta, avvolgente e calda. Ma è proprio quando avrete preso un minimo di confidenza che incomincia a “prendervi”, mettendo in evidenza delle pungenze e quella personalità, capace di reggerlo in piedi e sostenerlo in tutto il suo percorso della profondità gustativa.
Chardonnay 2001
Valutazione: 17/20.
Tipologia del vino: Terre di Franciacorta Bianco D.O.C.
Varietà delle uve: Chardonnay 100%
Età media delle vigne: 27 anni.
Epoca di vendemmia: Dal 26 al 29 Agosto con meticolosa selezione manuale dei grappoli prima della spremitura
Resa media per ettaro: 68 q.li, 44hl
Imbottigliamento: 30 Agosto 2002
Affinamento in bottiglia: 14 mesi prima della messa in vendita.
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,0%; Acidità Totale 5,2o g/l.
Non possiede la grassezza e l’avvolgenza della 2006, ma ne incarna lo stesso spirito legato alla finezza, pur mostrando una tonalità più evidente del legno. Il frutto ha raggiunto la sua pienezza caratteriale data anche dalla giusta evoluzione aromatica. Facile pensare ad un vino che risulta in questo momento all’apice della sua godibilità e pronto a restarci per diversi anni. Al palato possiede una bellissima sapidità che si fa sentire già dal primo impatto, prima di dare spazio al calore e accogliervi tra le sue braccia e portarvi con se in una lunga passeggiata sulle sue “ali” emotive.
Pinéro 2004
Valutazione: 17,5/20.
Tipologia del vino: Pinot Nero del Sebino igt.
Varietà delle uve: Pinot Nero 100%. Provenienti da 10 vigne.
Età media delle vigne: 27 anni
Epoca di vendemmia: 8 Settembre 2004
Resa media per ettaro: 6.600 kg/3.900 l
Imbottigliamento: 17 Novembre 2005
Affinamento in Bottiglia: 2 anni e 7 mesi
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,0; Acidità Totale 5,10 g/l.
Prezzo in enoteca: € 47,00 (indicativi).
Il Pinèro 2004 comincia la serie dei vini rossi. Ci vuol poco per entrare in confidenza con il bicchiere, anche in seguito ad un evidente passaggio importante tra bollicine e vini bianchi, in quanto verrete già da subito attratti per le sue tonalità vivaci, quasi brillanti della sua veste color rosso lampone. La buona profondità estrattiva è il bigliettino da visita di quanto riscontrerete al naso. Un frutto fragrante, croccante, da “addentare” e che arriva a toccare diversi punti della sua piacevole complessità, dando fondo prima di tutto ad una chiara matrice speziata, giocata tra le sfumature dolci di cannella e tabacco da sigaro e poi quelle pungenti di “goudron” e liquerizia. In bocca è sottile, lineare e si mostra in tutto il suo carattere irrequieto, data dalla sua precocità tutta “ciccia e brufoli”. Un vino sicuramente di altissimo livello che che avrà bisogno di molto tempo prima che il suo lato crudo trovi la giusta fusione con il suo carattere comunque dolce ed ancora inespresso.
Pinéro 1998
Valutazione 17/20.
Tipologia del vino: Pinot Nero del Sebino igt.
Varietà delle uve: Pinot Nero 100%.
Età media delle vigne: 27 anni.
Epoca di vendemmia: 29 Agosto 1998 con meticolosa selezione dei grappoli prima della spremitura.
Resa media per ettaro: 64 q.li / 44hl
Affinamento in Bottiglia: 12 mesi prima della messa in vendita.
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,0%; Acidità Totale 5,07%.
Stefano Capelli ha voluto mettere in degustazione, penso provocatoriamente, un Pinéro frutto di un’annata particolare. Quasi volendo evidenziare come questo vino è capace di proporre un suo carattere ed una sua personalità, anche in annate che non beneficiano delle grazie di Dio che hanno invece annate come quella degustata in precedenza. Annate come la 2004, sono molto buone e su un vitigno come il Pinot Nero in Franciacorta mette in risalto la croccantezza e la vivacità del frutto, ma anche delle tonalità che alla fine si mostrano un po’ “freddine”. Quindi lo stile di questo Pinéro ’98 risulta più sottile e lineare, meno definito della 2004, ma con un’espressione più carnosa nello spirito, più calda e più docile nell’aspetto. Il frutto è considerevole, con la giusta speziatura evolutiva e la grazia di un grande Corton. Con l’ossigenazione escono anche delle noti molto rinfrescanti e pungenti legate al finocchio selvatico e alle foglie di te’ nero. In bocca è avvolgente, con una retro-olfattiva da frutto “da spalmare”. Un’acidità perfettamente integrata ed un finale tutto in dolcezza e cioccolato.
Carmenero 2001
Valutazione 17/20.
Tipologia del vino: Vino da Tavola Rosso
Varietà delle uve: Carmenere 100% provenienti da 5 vigne.
Età media delle vigne: 22 anni
Epoca di vendemmia: 25 settembre 2001
Resa media per ettaro: 7.000 Kg/ 4.600 litri
Imbottigliamento: 29 Novembre 2002
Affinamento in Bottiglia: 3 anni
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13.5% Vol, Acidità Totale 5,10 grammi/litro.
Prezzo in enoteca: € 32,00 (indicativi).
L’effetto che ha suscitato questo vino, fin dalla prima annata, verso il sottoscritto è dato da un rapporto quasi conflittuale. Proprio come raffigurato sulla sua etichetta. Mostrando i suoi caratteri da lupo più evidenti, attraverso impressioni abbastanza rigide ed imperturbabili ed al tempo stesso, manifestando anche la sua indole più interna e nascosta da agnellino, con effetti più calorosi, appaganti e mansuete. E’ cresciuto molto in carattere questo vino, anche se il percorso fin quì effettuato, è molto breve. Elegante, come non è mai stato in precedenza, presenta un frutto di grande concentrazione e di ricchezza senza apparire per nulla volgare. Frutta rossa a bacca nera in confettura, come il mirtillo e la mora, scivola via offrendo sempre nuovi riscontri olfattivi con il passare del tempo e ogni volta che viene portato al naso. In bocca propone una ricchezza sferzante ed incisiva che va in contrapposizione a note di grande morbidezza. L’acidità è pungente e non ancora ben integrata. Di buona lunghezza e profondità, ma nel suo passaggio al palato lascia una traccia sicuramente più fugace di quanto abbia mostrato al naso in precedenza.
Maurizio Zanella 2001
Valutazione: 18,5 +/20 – Altissimo Ceto.
Tipologia del vino: Rosso del Serbino igt
Varietà delle uve: Cabernet Sauvignon 50%; Cabenet Franc 20%, Merlot 30%. Provenienti da 10 vigne.
Età media delle vigne: 23 anni
Epoca di vendemmia: 13 Settembre 2001
Resa media per ettaro: 6.800chilogrammi/4.600 litri
Imbottigliamento: 10 Febbraio 2003
Affinamento in Bottiglia: 3 anni e 10 mesi
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,50% Vol, acidità totale 5,12 grammi/litro.
Prezzo in enoteca: € 40,00 (indicativi).
Il Maurizio Zanella ha tutte le carte in regola per essere iscritto al partito dei più importanti tagli bordolesi italiani. Addirittura è ancora vivo nella mia memoria, il ricordo di una degustazione di qualche anno fa dove era stato messo in una degustazione a bottiglie coperte, con altri pesi massimi mondiali della medesima categoria. Il risultato è stato per tutti sorprendente. Nel frattempo è maturato questo vino, anche se potenzialmente è ancora uno studente che ha appena scoperto con questa annata, che cosa vuole fare da grande e si è iscritto all’università. Quindi i margini di crescita sono ancora elevati e ci aspettiamo ancora di più dal Maurizio Zanella vino. Infatti, la 2001 è tra le grandi annate di sempre, dove il profilo olfattivo è di grande maturità fenolica, evidenziando un frutto polposo, suadente e senza prendere posizione attraverso i suoi caratteri varietali o con quelle venature erbaceee, evidenziate invece in altre annate, come ad esempio la 1996. Il profilo olfattivo è espressivo ma c’è ancora molto da leggere in futuro, in questo bicchiere. I repentini passaggi olfattivi-gustativi, non mostrano cedimenti noiosi, anzi diverte e coinvolge, durante la sua beva. Sarete colpiti dal suo mix di calore dato dall’alcol e dalla morbidezza e la sua freddezza metodica vista l’impostazione perfetta, come se fosse disegnata, dell’acidità e della trama tannica. Il tutto prima di abbandonarsi in un lungo sfogo retro-olfattivo, tutto in finezza.
Maurizio Zanella 1998
Valutazione: 17,5 +/20.
Tipologia del vino: Rosso del Serbino igt
Varietà delle uve: Cabernet Sauvignon 45%; Cabenet Franc 25%, Merlot 30%.
Età media delle vigne: 23 anni.
Epoca di vendemmia: Dal 9 al 13 Ottobre 1998
Resa media per ettaro: 65q.li, 44hl
Imbottigliamento: 16 Febbraio 2000
Affinamento in Bottiglia: 16 mesi prima della messa in vendita
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,50% Vol; acidità totale 5,1 grammi/litro.
Annata 1998 anche per il Maurizio Zanella e annata interlocutoria anche per lui. Anche se in maniera meno evidente e meno marcata dello stacco caratteriale evidenziato invece nel Pinéro. Da un lato non possiede la grande prova di maturità fenolica e la finezza della 2001, ma quello che si evince positivamente, da questa 1998, è la grande articolazione mostrata ed il grande senso di appagamento che mostra in fase di apprezzamento generale. Al profilo olfattivo padroneggia un frutto di grande complessità, molto sottile, quasi da ricercare. Ha da poco iniziato il suo processo evolutivo verso le tonalità versione confettura e spezie, piacevolmente alternate da alcune note erbacee che non costituiscono intralcio nella sua progressione verso un balsamico che ricorda la menta. Ottima la corrispondenza gusto-olfattiva, costituisce un vino di grande stoffa e carattere molto mansueto, dove le durezze sono state accuratamente ammaestrate dando risalto ad un tannino di grande finezza ed integrità. Il finale risulta più spettacolare sul piano del dinamismo che non quello legato alla profondità.
Ilmerlot 2003
Valutazione: …
Tipologia del vino: Merlot del Serbino lgt
Varietà delle uve: merlot 100%. Provenienti da 3 vigne.
Età media delle vigne: 25 anni
Epoca di vendemmia: 26 Agosto 2003
Resa media per ettaro: 6.300chilogrammi/4.200 litri
Imbottigliamento: 30 Novembre 2004
Affinamento in Bottiglia: 4 anni e 5 mesi
Dati analitici all’imbottigliamento: Alcool 13,50% Vol; acidità totale 4,90 grammi/litro.
Sono troppo poche due annate (la 1990 è troppo lontana per essere ricordata e poterla mettere in paragone) per “inquadrare” questo vino, dal punto di vista stilistico. Motivo in più se il confronto lo facciamo su due annate come la 2001 e la 2003, troppo diverse tra di loro e parlando di un vino monovitigno. Preferisco anche tenere in sospeso la valutazione complessiva. Non che questo vino meriti un 16, piuttosto che un 17 oppure un 18, ma ritengo di non avere in mano degli elementi molto validi al fine di giudicarlo in un’ottica a tutto tondo, all’interno del linguaggio espressivo di quello stile chiamato Ca’ del Bosco. Il vino è comunque impostato su una base di buona concentrazione, tecnologicamente ben fatto e con un profilo olfattivo che evidenzi dei segni di cottura o cedimenti dovuti all’annata. In bocca, il vino è ricco, avvolgente, molto ben disegnato nella trama tannica ed in perfetto equilibrio conl’acidità. Bisognoso anch’esso di essere ancora coccolato per lungo tempo, nella “sua” bottiglia in cantina.
Terminata la degustazione “tecnica”, passiamo nel salone per l’aperitivo prima di andare a pranzo…
Ultimi scatti…
Ooooopppppsssss… 😀
Note positive
-Tra le note positive in assoluto è bene evidenziare ancora una volta lo stile chiamato Ca’ del Bosco, che riesce con grande maestrìa a giocare sempre con grande equilibrio e discrezione, in un mix di potenza ed eleganza. Nonchè il valore intrinseco dei vini, sempre in continua crescita qualitativa fin dai primi anni e che ne fanno una delle aziende di riferimento a livello nazionale.
-Un’altra caratteristica di sicuro valore è data dalla situazione di “normalità” raggiunta con il termine dei lavori in cantina e che permettono oggi, all’enologo Stefano Capelli, di lavorare in un contesto di grande rilievo, al fine di poter migliorare ulteriormente i vini, sul piano della personalità.
Note negative
– Più che un aspetto negativo è una valutazione di tipo personale e che può risultare molto soggettiva, ma non posso ancora non sottolineare come oggi si evince uno stacco molto evidente, parlando di Franciacorta, tra i non millesimati (ovvero le due Cuvée Prestige…) ed i millesimati. Vedremo se in futuro questa doverosa scelta stilistica di voler produrre un vino atto a soddisfare ed allargare il numero dei suoi estimatori, continui a premiare ed accontentare la notevole offerta produttiva proposta. Altro dettaglio, ma che questa volta riguarda i vini fermi, ed in particolar modo lo Chardonnay, è il fatto che in annate considerate “minori”, i loro nasi mostrino dei legni un po’ troppo evidenti.
-Approfitto inoltre di questo spazio, per parlare in maniera più generale questa volta e di allargare il discorso da estendere a tutte le aziende franciacortine. Mi riferisco alla difficile prospettiva futura, in chiave di mercato, di quei vini “targati” Curtefranca. In particolar modo a tutti quei vini bianchi e rossi aziendali “base” e senza bollicine, che oggi vivono una situazione abbastanza difficile ed annaspano nel dover ricavare il loro spazio commerciale. Vini che vengono proposti molte volte a prezzi non più competitivi, soprattutto se paragonate alle produzioni, a parità di categoria, di altre regioni e che perdono terreno, oltre modo, anche sul piano della personalità. Gli sforzi futuri da parte delle aziende dovranno essere sempre più riversati sulla produzione dei vini metodo classico.
Conclusioni
-Il valore aggiunto di questa cantina porta un nome ed un cognome: Maurizio Zanella. Ovvero, tutto ciò che oggi si può notare, vedere e toccare a Ca’ del Bosco, perderebbe notevolmente in valore se non ci fosse alla sua base un personaggio come Maurizio. Cosa sarebbe dei vigneti ad alta densità di impianto, della cantina iper-tecnologica, dei validi professionisti che lavorano al suo interno, di una forza commerciale di assoluto spessore, senza la spinta, la grinta, la forza, l’intraprendenza ed il carisma del suo “patron” che continua ad alimentare, con il medesimo ed immutato spirito.
Ma prima di concludere, vorremmo poter ringraziare anche noi una persona speciale, senza la quale, oggi non saremmo quì a raccontarvi di questa fiaba diventata realtà e che nulla sarebbe, se lei non avesse acquistato quella che in origine era considerata un’umile residenza di campagna...
Un grandissimo grazie, Sig.ra Anna Maria Clementi!
Ca’ del Bosco s.p.a.
Via Albano Zanella, 13
25030 Erbusco (BS)
Tel: +39 030 7766111
Fax: +39 030 7268425
Sito Web: www.cadelbosco.com
Indirizzo posta elettronica: cadelbosco@cadelbosco.com
Per chiudere delle Cartoline del pranzo alle Due Colombe di Rovato e che vi racconteremo solo per immagini:
Articolo redatto da:
Ivano Antonini alias EnoCentrico