Intervista fatta il 10 Giugno 2008.
Se vi ricordate, di Thomas Duroux ne avete fatto conoscenza quando vi abbiamo parlato della splendida verticale di Château Palmer organizzata dai fratelli Balan nella cornice di Villa Braida, lo scorso anno. Questa volta parliamo però di Duroux persona e cominciamo proprio dalla fine. Thomas è diventato direttore generale di Chateau Palmer nel luglio 2004. Non è facile trovare una così giovane persona in un ruolo così rilevante. Acquisendo un ruolo ambito e di tutto rispetto, non solo per l’autorevolezza che impone l’essere alla guida tecnica di una tenuta bordolese tra le più importanti, ma anche perchè si è trovato a subentrare ad una persona che per 42 anni ha rappresentato un pezzo di storia di Palmer, ovvero quel Bertrand Bouteiller, storico “capo”, che ha lasciato un’impronta indelebile a Palmer e dove, in tutto questo lasso di tempo ha vissuto di Palmer, periodi buoni e meno buoni. Ma crediamo che il Duroux che abbiamo conosciuto nella nostra intervista, abbia la forza ed il carisma di fare altrettanto bene. Ed il suo breve periodo degli ultimi cinque anni sono lì a dimostrarlo. Crediamo anche che abbia le carte in regola per lasciare una “sua” impronta, anche perchè, campanilisticamente parlando, è in grado di dimostrarlo avendo alle spalle un’esperienza italiana, proprio di un suo breve e recente passaggio in una realtà non facile come Bolgheri, e mettendoci del “proprio” nella crescita stilistica di Ornellaia, avuta e facilmente riscontrabile, nell’assaggio dei vini del passato recente di questa tenuta. Dall’intervista notiamo che le origini emiliane e l’esperienza di Bolgheri, in Thomas, siano stati, non solo nella crescita professionale, ma anche nell’espressività verbale, di un italiano così fluente (Ufff…meno male, mi ha risparmiato i sottotitoli! 😀 ). Come ci sia arrivato a camminare nei vigneti in terra toscana, è stato alquanto singolare. E’ stato voluto e portato proprio dai Mondavi, che all’epoca erano ancora co-titolari di Ornellaia, dopo aver passato lo stesso periodo professionale da loro in California.
Dalle sue parole non si nasconde che nutra una profonda passione per il vino. Anche la sua passione, come tutti i suoi avvicendamenti professionali, si è rivelata in maniera atipica, nata dopo una continua frequentazione dei suoi amici e dove un ruolo importante lo hanno svolto i genitori di quest’ultimi, i quali non perdevano occasione di condividere i loro gioielli conservati in cantina proprio con lui. Thomas ride divertito di questi aneddoti, in quanto riconosce che la sua attrazione nasce proprio da lì, e non da quella che poteva essere trasmessa dal nonno, nonostante esso fosse un produttore di vino.
Subito dopo essersi accorto che il senso della sua vita poteva fare rima con la parola vino, ecco che si iscrive alla facoltà di viticoltura della scuola agraria di Clermont-Ferrand e sempre in maniera insolita, si trova a svolgere il suo primo tirocinio, presso la splendida tenuta bordolese di Léoville Las Cases, lavorando al fianco del “grande” Michel Delon. “Non male come prima esperienza…”, vero?
La prima esperienza di vinificazione in “proprio” è sempre legata a Bordeaux, ma questa volta ci si sposta nel Pessac Léognan, più precisamente al Domaine de Chevalier e sembra un proprio segno del destino, una sorta di chiusura del cerchio, vedere che la prima esperienza e l’ultima (ultima?) vede scritta la parola Bordeaux nel suo curriculum. Esperienza che nel frattempo si è sviluppata anche attraverso Sud Africa ed Ungheria, oltre alle già citate California ed Italia.
L’approdo al comando di direttore generale di Palmer non poteva che arrivare in modo del tutto inaspettato, proprio perchè mai e poi mai si sarebbe immaginato che il suo nome era stato depositato come possibile candidato nel ruolo di direttore generale di Palmer. “Anche perchè non ho mai avuto legami con i proprietari della tenuta” – dice sorridendo, Duroux.
Oggi, felicemente insediato a Palmer, lavora seriamente in funzione che esso continui a mantenere il ruolo di altissimo livello, che gli è dovuto e che gli spetta. Inoltre essere dirimpettai a Château Margaux, rappresenta per Duroux, un modello di ispirazione e anche una sfida, pur riconoscendo i due ruoli stilistici, profondamente diversi. Più cabernottiano è Margaux, più merlottiano è Palmer. Ma importante è la crescita stilistica dei vini della tenuta, indipendentemente dai vitigni utilizzati e sinceramente mi sento di asserire che siano pochi gli châteaux che impiegano gli sforzi per fare il Grand Vin, anche per la produzione del suo second, l’Alter Ego.
Per riuscire al meglio in questo ruolo, ha voluto a fianco due persone: Bernard de Laage di Meux, come direttore dello sviluppo, ed una donna, Sabrina Pernet, come direttrice tecnica.
Ma veniamo all’intervista…
Nella prima parte (che avete già trovato sulla Home Page…), ci racconta della sua vita professionale, del suo rapporto con il vino, della filosofia che vuole dare a Palmer, del futuro, di sogni e di Sangiovese…
Intervista a Thomas Duroux-Prima parte.
Se non riuscite a visualizzare il filmato, cliccate qui.
Nella seconda parte dell’intervista, Thomas Duroux, ci propone una sua riflessione sulla viticoltura biodinamica, di cosa non sopporta dell’enologia moderna e di ricette. Interessante la sua interpretazione riguardante l’enologia in genere e quando questa viene abusata, dove riconosce che, oggi, il consumatore non ha più voglia di bere un vino perchè lo ha fatto tizio o caio, ma ha voglia di bere un vino perchè proviene da un luogo.
Intervista a Thomas Duroux-Seconda parte.
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Ci ha detto che il suo più grande sogno è quello di avere un giorno una vigna tutta sua e di fare un vino in produzione limitata, non in vendita, da dare solo agli amici.
Intanto il team di Altissimo Ceto si prenota. E come su Facebook, manda la richiesta di amicizia… 😉
In bocca al lupo Thomas!
Ivano Antonini alias EnoCentrico