VIDEO VG-TV.
Degustazione fatta il 9 Giugno 2008.
Quella di Château Palmer è una delle più belle, antiche ed affascinanti storie, tra tutte le tenute bordolesi. Ma quello che la rende ancor più affascinante è che, al suo interno, racchiude una storia talmente appassionata, da vedere, nel corso della sua vita, trasformare il suo nome originario di De Gasq, risalente alla fondazione verso la fine del 1600. Come si è arrivati a questo lo spiega molto bene il suo direttore generale-enologo Thomas Duroux nel video iniziale e che ha visto come protagonista principale, un generale inglese, di nome Palmer appunto. Questo aitante generale, divenne il suo legittimo proprietario, al termine della guerra della Francia con l’Inghilterra, nel 1814.
Questa affascinante tenuta si trova a nord di Bordeaux, terra di grandi vini rossi, in quel lembo di terra chiamato Médoc, situato nel comune di Margaux, proprio all’altezza del punto dove la Garonna si incontra con la Dordogna formando insieme il fiume Gironda. Il termine Médoc è un’espressione latina che significa medio aquae, ovvero “tra le acque”, vista la sua posizione ubicata tra la Gironda ad est e l’Oceano Atlantico ad ovest.
In origine, il Médoc, non era che una grande palude (presente ancora adesso in molte zone…), che nel corso dei secoli si è trasformato fino ad arrivare ad essere un terreno adatto alla viticoltura, prevalentemente ricco di ghiaia e ciottoli, favorendone l’impiego di numerosi vitigni ed in particolare quella del Cabernet Sauvignon, diventato talmente importante, fino ad essere la spina dorsale di tutti gli Châteaux di quella che viene denominata la riva sinistra, per via della sua posizione rispetto alla Garonna-Gironda. I corsi d’acqua hanno da sempre giocato un ruolo importante per la viticoltura bordolese, in quanto sono di enorme aiuto nella regolazione termica, favorendo il clima per il ciclo vegetativo della vite; nei periodi primaverili con il germogliamento, la tarda estate/inizi autunno per la maturazione fenolica, nonchè, nel rendere gli inverni meno rigidi, al fine di recare meno danni possibili che, viceversa, si potrebbero avere di conseguenza alle numerose gelate. In particolare quest’ultima caratteristica viene anche assistita dalla presenza di una foresta, che si estende in maniera corrispondente lungo il Médoc, proteggendo i vigneti dai venti freddi provenienti dall’Oceano.
Ma tutti sanno che non è solo il Cabernet Sauvignon ad essere importante nell’éncepagement bordolese. L’utilizzo dei blends con altre uve, con tempi di maturazione e di raccolta diversi e più precoci, di quelli del Cabernet Sauvignon, consentono agli enologi di modificare ogni anno, in funzione dell’annata e delle caratteristiche dei vini, la percentuale dell’assemblaggio finale. Così, in compagnia del Cabernet Sauvignon, troviamo anche il Cabernet franc, il Petit Verdot, il Malbec ed il Merlot. Ed è soprattutto il Merlot che concorre in modo rilevante sull’incisività e la personalità dello stile finale di Palmer, a differenza di tutti gli altri Châteaux del Médoc. Il Merlot, per Palmer, ricopre lo stesso ruolo fondamentale del Cabernet Sauvignon tanto da, in maniera figurata e scherzosa, pagare gli stessi parametri di I.C.I., per la residenza coabitativa nelle migliori parcelle del comune di Margaux, oltre a dividerseli con il proprio dirimpettaio, il celebre Château Margaux.
Ed è proprio di questo che sarà oggetto del prossimo video, raccontato dalla voce di Thomas Duroux…
La verticale di Cht Palmer-Video terreni e vitigni.
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Da sempre il termine Margaux è sinonimo di finezza ed eleganza e ancor di più questa finezza, è accentuata nello stile Palmer. Infatti, i fanatici di questi vini, non amano cercare la potenza e la struttura (nonostante la sua imperiosa e autoritaria etichetta nera lascino intendere…) in un bicchiere di Palmer, ma bensì la gentilezza, la classe, la femminilità e la sottigliezza, pur restando dei vini capaci, nelle grandi annate, di sfidare i secoli di vita. “Spero di essere ancora in vita” -dice il direttore Thomas Duroux, parlando del millesimo 2005 – “quando quest’annata sarà al suo apice della forma!!!”
Unico neo che si trascina dietro fin da quella famosa classifica del 1855, è nel fatto che allora fu classificato solo nel rango dei Troisièmes Grands Cru Classés. Oggi, se fosse possibile una rivisitazione di quella classifica, non avremmo nessun dubbio, portarlo nel rango dei Prémiers. Ma a suo favore giocano molti millesimi (ed alcuni prezzi…) che non hanno nessun timore a “giocarsela” con i grandi.
Abbiamo menzionato il nome del direttore-enologo Thomas Duroux, del quale non vi diciamo nient’altro, in quanto è stato ospite ai nostri microfoni per una bellissima intervista di prossima pubblicazione, in un post apposito.
Parliamo invece del significato dello stile Palmer e di come nasce il suo deuxième vin, Alter Ego, nel prossimo filmato…
La verticale di Cht Palmer-Video Filosofia aziendale.
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Non ci resta che passare alla degustazione. Ma prima di farlo è bene che il nostro “Chef ” Duroux, controlli bene le sue materie prime…
…e le assaggi…
Bicchiereeeee!
Il “menu” prevede…
Ma con i modi di un grande ed estroso chef, ecco che il nostro Thomas Duroux decide di cambiare il servizio delle portate e di incominciare quindi dalle due annate di Alter Ego, prontamente anticipate nella descrizione, nel prossimo video.
La Verticale di Cht Palmer. Video-Alter Ego.
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Alter Ego 2004
Giudizio EC: 16/20
L’Alter Ego di quest’annata risulta molto piacevole nel suo frutto esuberante, già da subito presente nel bicchiere. Un frutto, che non brilla per incisività, ma che gioca le sue carte sulla polpa e per il suo essere in fusa armonia con i fronzoli dolci dati dal legno. Perde mezzo ventesimo su quello che dovrebbe essere il suo reale giudizio, all’esame gustativo, dove riscontriamo una trama tannica ben fatta, ma con un tannino troppo asciutto e per la scia di “affumicato” che lascia in chiusura di bocca.
Alter Ego 2000
Giudizio EC: 16,5/20
Decisamente su un gradino superiore troviamo il 2000 di Alter Ego. Meno polposo nel frutto, rispetto al predecessore al servizio, ma più ricco di sfumature e di una maturità prevalente. Anche in bocca si mostra più “ciccioso”, più dolce, una trama tannica meno incisiva ma più soave e delicata. Così come di grande appeal è l’eleganza in chiusura.
Concluso l’antipasto, ecco che il nostro chef porta in tavola le prime annate del Grand Vin. Nel prossimo filmato, che vi invito a seguire fino alla fine, non si discute soltanto delle particolarità delle due annate in esame, ma si parla anche delle profonde differenze tra maturità tecnoligica e maturità fenolica ed è confortante sapere, dalle parole di Thomas Duroux, come a Bordeaux, lo sia diventato ancor di più a partire dalla 2001. Questo spiega come sia stato possibile appunto, nelle ultime annate, ad assistere a dei Bordeaux, più pieni, più caldi, più ampi e con dei tannini meno agressivi. C’è spazio anche per una domanda provocatoria, stuzzicata dall’amico Aldo Comi, se l’oggetto di tutta questa attenzione, possa essere opera di Michel Rolland…
La Verticale di Cht Palmer. Video-Annate 2004 e 2001.
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Château Palmer 2004
Giudizio EC: 17/20
Non me ne vorrà l’amico Duroux se disserto da lui a riguardo della bontà di quest’annata. Sono troppi i vini che ho avuto la fortuna di assaggiare in confronto, da potermi convincere del contrario e dare quindi un risultato sommatorio, al fine di promuovere la 2004 al rango delle grandi annate. La quale, personalmente, ritengo essere inferiore alla 2003 e distante anni luce dalla memorabile 2005. Spero di sbagliarmi ed abituati ai continui saliscendi delle linee di forma dei vini, forse tra qualche anno, saranno lì a smentire quanto detto ora.
A favore di Duroux, posso comunque dire che la 2004 di Palmer, sia, sempre a mio modesto modo di vedere, tra le più interessanti a Bordeaux, fino al punto di porlo davanti al suo celebre dirimpettaio (ma lo dico sottovoce per cercare di non sollevare polveroni…). Questi continui paragoni, nascono sempre, per il vizio che ci trasciniamo da sempre noi degustatori, che vogliamo sempre fare classifiche sfide e comparazioni, magari tralasciando il fatto che spesso e volentieri, questi paralleli, vengono fatti su vini che incarnano nel loro DNA, stili completamente diversi come nel caso sopra citato. Ma questo, credo che ormai sia una cosa che Palmer sia abituato da secoli e che si trascinerà dietro ancora in futuro. Ma torniamo al nostro bicchiere. Una 2004 che presenta spessore ed un buon indice di grassezza, ma che in questo momento sta’ attraversando quella fase di “ciccia e brufoli”, in vista di una maggiore integrazione con il legno e smussare quei spigoli (i brufoli appunto…) che lo renderanno più armonioso in futuro.
Château Palmer 2001
Giudizio EC: 17+?/20
Spigoli che vengono evidenziati anche nell’acidità di questa 2001. Particolarmente vistosa e tagliente che, nella fase gustativa, fa’ un po’ da freno a mano sullo sviluppo in progressione, e che pone un grosso punto interrogativo, sugli aspetti migliorativi del vino nel corso dei prossimi anni. Di terreno viene guadagnato in fase olfattiva, guadagnando punti rispetto alla 2004, sul piano della ricchezza, la balsamicità e la mineralità del frutto. Ed una maggiore finezza nell’eleganza…
Nel corso del nostro menu di giornata, ecco arrivato il momento dei “secondi piatti”, dove le annate incominciano a farsi più mature. Quindi, ecco scendere in gara, la 1999, la 1996 e la 1990. Nel filmato che segue, spazio quindi alle descrizioni di queste tre annate…
La Verticale di Cht Palmer. Video-Annate 1999, 1996 e 1990.
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Château Palmer 1999
Giudizio EC: 17,5/20
Il profilo olfattivo di questo 1999 si presenta da subito con un timbro più “giovanile” rispetto alla 2001 ed un apporto aromatico più largo. Buona l’integrazione con il legno, così come al palato si dimostra equilibrato tra le sue varie componenti ed una trama tannica più fitta e più minuta. Pronto a scommettere che in futuro potrà regalare maggiori soddisfazioni rispetto alla 2004 ed alla 2001.
Château Palmer 1996
Giudizio EC: 18,5+/20
Di tutt’altra stazza e di tutt’altra fattura è questo 1996, anche risultando il più atipico dei Palmer presentati, visto che mette in campo una buona dose di potenza e di muscoli, cosa che lo fa’ rassomigliare più ad un Pauillac. Ma quello che colpisce è l’energia ed il dinamismo, in quanto non ci si limita solo alla potenza, perchè quì abbiamo un frutto di buona articolazione, che sfodera sentori di balsamico, mentolato e mineralità. In bocca, come anticipato, abbiamo spessore, ma supportato da una meravigliosa acidità ben integrata, così come il tannino che si esibisce in maniera fitta e minuta, con una bellissima dolcezza in chiusura. Da capriole…
Château Palmer 1990
Giudizio EC: 18+/20
La versione targata 1990 è di un Palmer più classico. Incanalato sui binari della finezza, difficile discostarlo da lì. Mi aspettavo un filo più potente, invece abbiamo dei bellissimi toni di evoluzione sulle spezie dolci e su quel carattere un po’ muschiato ed un po’ tartufato che esprime il merlot dopo un prolungato soggiorno in bottiglia e che oniricamente ti trascina su quel temperamento che hanno molti Bordeaux, appartenenti però alla riva destra, e che questo tipo di Palmer li fa’ assomigliare un po’. In bocca è di notevole avvolgenza e “dolcezza”, con una chiusura di bellissima eleganza, pur non possedendo la stessa lunghezza della 1996.
Eccoci arrivati al momento del “dessert”. E cosa tira fuori dal cilindro il nostro chef? L’annata 2005. Il perchè sia stato servito alla fine, sarà lui stesso a raccontarlo. Prima però una bellissima storia che ci dice anche a quale annata si avvicina la memorabile 2005…
La Verticale di Cht Palmer. Video-Annata 2005.
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Château Palmer 2005
Giudizio EC: 19+/20
Purtroppo non ho una memoria storica tale di degustazione di annate di Palmer così lontana, da poter giungere alla conclusione e sostenere che effettivamente la 2005 assomiglia alla 1945. 😀
Ma l’analisi del vino in se’, porta comunque all’esito di innalzarlo tra le più grandi di sempre. Non solo un Palmer “classico” come la 1990 e polposo come la 1996. Di più! Al naso esibisce grande personalità e quel tocco di esotico che appartiene ai grandi Lafite-Rothschild, con una finezza ed un’eleganza senza fine. In bocca ha un tessuto così soffice che si può trovare in un, concedetemi il paragone azzardato, grande Satèn. Una trama tannica, fitta e minuta con quel tannino che si sente/non si sente. Dolce ma incisivo. Se il 1996 era da capriole, questa 2005 è da triplo salto carpiato! Ma attenzione…da comprare e dimenticare in cantina.
Conclusioni.
Nella conclusione del post ci tengo a dire una cosa. Se da un lato sembrerebbe che non vi è nulla (cosa che per molti aspetti risulta essere veritiera…) da cercare nel migliorare i vini di questa splendida e prestigiosa tenuta, dall’altro, trovo che l’entrata di un giovane e dinamico direttore-enologo come Thomas Duroux, serva a rinfrescare e ringiovanire le forze nello chai dello Château, portando in dote la sua esperienza cresciuta in giro per il mondo, in vista di un maggior rafforzamento dello stile dei vini di Palmer, dandogli maggiore energia.
Nel finale di degustazione, sentiamo il saluto e le ultime considerazioni fatte da Daniele Balan, in ricordo di questa bellissima degustazione.
La Verticale di Cht Palmer. Video-Conclusione.
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Ivano Antonini alias EnoCentrico