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Evento del 18 Novembre 2008
C’è lo Champagne e poi c’è Krug! Questa frase emblematica, che sembra a prima vista arrogante e ambiziosa, è stata lo slogan che ha caratterizzato lo scandirsi delle ore di una bellissima giornata passata al Ristorante Seven di Ascona in Svizzera, della quale vi abbiamo già ampiamente documentato dalle nostre consuete cartoline. Il significato di questa frase ha un senso ancor più profondo. Il tutto viene sintetizzato nel risultato che tutti noi conosciamo e che è esordito in un’avventura partita nel 1843, dove la storia di una famiglia e il lavoro continuo verso l’eccellenza hanno portato alla creazione di un mito e di un qualche cosa di indefinito e di misterioso, che sì appartiene al mondo dello Champagne, ma al tempo stesso, in maniera del tutto onirica, gravita su un universo completamente a parte. E oggi per noi e per tutti i lettori di Altissimo Ceto questo bellissimo incanto si è materializzato nella persona di Rémi Krug, in questa intervista esclusiva dove con classe, riserbo e self control ci ha prima colpito per la sua proverbiale disponibilità e poi ci ha deliziato dandoci delle risposte non scontate alle domande, cercando di dare soddisfare la nostra “sete” di conoscenza, ma conservando sempre quell’alone misterioso che ruota intorno al mito Krug. E noi da semplici amatori vogliamo, con questo racconto, avere la pretesa di raccontare almeno una parte dei segreti legati a questa leggenda e a voi non resta che proseguire nella lettura del post e nella visione delle parti restanti dell’intervista.
Come anticipato siamo stati ospiti della famiglia Breuer presso il Ristorante Seven di Ascona, in una giornata per noi memorabile, tanto per i nostri ricordi quanto per le nostre papille, consci del fatto di aver potuto far parte di un gruppo ristretto di persone che hanno avuto la fortuna di assistere a una sinfonia magnificamente suonata da un’orchestra, che ha avuto in Rémi Krug, un ottimo direttore, e consapevoli di come sono così rari questi momenti, tanto da aver fatto la loro “prima” quì, in suolo elvetico, nella vicina Ascona.
“Parliamo di quello che volete ma assolutamente niente che riguarda il business dell’azienda, perché io mi considero in pensione”-queste sono state invece le prime parole che ci ha rivolto Rémi Krug, in uno splendido italiano come potete apprezzare nella nostra intervista. Già perché Rémi ha lasciato il posto di comando a suo nipote Olivier. Al comando di una nave che, come tutti sanno, fa ormai parte della “compagnia” di bandiera LVMH,dal 1999.
Rémi Krug ha dapprima tenuto banco senza cedimenti, per ben tre ore, nella parte tecnica della giornata. Dove alternava ogni momento con parole intriganti, ascoltando attentamente le domande di ciascun partecipante ed esercitando tantissimo il pubblico sugli esercizi di memoria. Questo non solo perché la traduzione dell’interpretazione dello stile Krug sia soltanto da ricercare nei profumi o nel gusto, ma abbia un significato più intimo da ricercare nella propria memoria.
Ma che cos’è finalmente questo celebrato stile Krug? Sembra strano dirlo e può suonare in maniera abbastanza eccentrica sostenere che lo stile Krug sia tutto da ricercare nel bicchiere della sua cuvée di base, quella che una volta portava il nome di Private Cuvée e che oggi tutti noi conosciamo con il nome di Grande Cuvée. Forse perché questa Grande Cuvée possiede qualcosa di speciale, diversa da tutte quelle prodotte dalle altre grandi case, che per la famiglia Krug rappresenta fondamentalmente il loro biglietto da visita più importante, quella che a tutti gli appartenenti al ristretto gruppo del Krug Fans club mondiale, si è avvicinato per la prima volta e quello che ha permesso di innamorarsi di questa Maison. Per parola di Rémi, chiunque abbia avuto modo di incontrare lungo il suo percorso, è in grado di raccontargli come è stata la loro “prima volta”. Dicevamo che la Grande Cuvée è la più difficile da realizzare, al contrario dei millesimati che sì, incarnano in essi lo stile Krug, ma che, proprio perché sono dei millesimati, sono prodotti solo ed esclusivamente nelle grandi annate e sono frutto soltanto della miscellanea di vini di quella annata. La lavorazione della Grande Cuvée viene sintetizzata da Rémi Krug in quattro parti.
Il primo capitolo porta il titolo di: Uva
La champagne è la Regione vitivinicola che si trova più a nord, tranne poche altre eccezioni. Questo porta ad avere problemi causati dall’estrema variabilità di ogni singola annata, che si ripercuotono poi nelle incognite della lavorazione di una cuvée, che deve cambiare sempre e rimanere al tempo stesso sempre uguale per trasmetter lo stile di una casa. Ma l’annata non è l’unico fattore a determinare le difficoltà di questa creazione che difatti vengono ampliate dalle caratteristiche che rendono unico e differente il territorio della Champagne. Specie per un’azienda come Krug debba contare solo in parte sui vigneti di proprietà e molto per gli acquisti delle uve, derivanti da un mosaico fatto di prima da vigneti, ciascuno con il proprio microclima, esposizione e “terroir”. Poi da uve quali lo Chardonnay, il Pinot Nero ed il Pinot Meunier. Ma anche di parcelle e perchè no, di gente, in quanto la loro serietà nella lavorazione dei vigneti, è fondamentale per l’ottima riuscita del risultato finale.
Secondo capitolo: Fermentazione del vino base
Quella che viene anche chiamata prima fermentazione avviene, per tutti i vini, in barriques, perchè, a detta di Krug, sono degli strumenti in grado di esprimere tutto il meglio che l’uva vuole comunicare, tradotta in termini di alta fedeltà. Ma questi piccoli fusti arrivano anche ad essere usati per 35-40 anni prima di essere cambiati. Inoltre, per filosofia aziendale, i vini che stazionano per i primi tre anni nelle barriques nuove, vengono venduti ad altri produttori, aspettando quindi che queste siano “lavate” e che non cedano più in maniera importante i loro componenti aromatici.
Terzo capitolo: La Cuvée
La Cuvée dei vini base è il momento più importante, e più affascinante, per realizzare il prodotto che dovrà seguire la filosofia aziendale e quindi degno di tutte le attenzioni. Da parte di tutti. Già, perchè oltre agli enologi aziendali è richiesta la presenza e l’assaggio dei componenti famigliari e, a loro, spetta la decisione finale. Questa operazione viene eseguita annualmente, di solito in febbraio, è può richiedere diversi giorni. Vengono prima compiuti gli assaggi dei diversi vini di ogni uva e di ogni singola parcella provenienti dall’ultima annata, questo per avere un quadro completo sull’annata appena prodotta. In seguito, in base alle caratteristiche di questi vini, viene effettuato l’assaggio dei vini “di riserva”, frutto di annate passate e conservate in piccoli tini di acciaio. Si arriva quindi al momento di calcolare le percentuali dei diversi vini che andranno a così comporre la cuvée. Difficilmente, a questo risultato, si arriva al primo istante, anzi si arriva quasi sempre a dover correggere “il tiro” più volte, anche in occasione di annate molto buone, come nel caso, della 1985. “Quell’annata aveva dato dei vini talmente potenti” -ci viene ricordato da Rémi – “che abbiamo dovuto prendere dei vini di riserva di annate più magre per attenuare la loro prepotenza, oltre a quello di prelevare, da quella cuvée, i vini di 20 fusti che provenivano dalle uve di Ambonnay e che risultavano i più influenti per metterli nel millesimato ed avere infine una Grande Cuvée da incanalare su dei binari più consoni allo stile aziendale e che possedesse infine i suoi normali standard che noi ricerchiamo in essa”. Questo perchè una volta che il vino andrà in bottiglia, per la seconda fermentazione, non si potrà più correggere ed il risultato lo si apprenderà solo dopo 6-7 anni, dopo la sboccatura, quando raggiungeranno le tavole dei consumatori ed i Krugisti (così vengono chiamati i fanatici dello stile Krug) non permetterebbero mai alcun tipo di errore.
Quarto capitolo: Il Tempo
In realtà è l’unico capitolo dove nessuno può intervenire, ma è fondamentale per la riuscita dello stile Krug. Nel caso della Grande Cuvée e per il Rosè raggiunge i 6-7 anni di maturazione. Per le altre Cuvée della Maison, tutte millesimate, e le cui cuvée sono realizzate partendo dai vini frutto di una singola annata, vengono definite soltanto quando il vino ha raggiunto la maturazione ideale in bottiglia e possono arrivare a 10 anni per il Millesimè, 11 anni per il Clos du Mesnil e 13 anni per il Clos d’Ambonnay. Discorso a parte per il Collection che, contrariamente a quanti pensano che siano dei R.D., non sono altro che una parte degli stessi millesimati che hanno subito un ulteriore invecchiamento in cantina, a parità di sboccatura. Questi millesimati possono arrivare a vedere la luce anche dopo 27 anni!
E giunta l’ora di alcune domande da parte del pubblico presente…
Pubblico: “Come si diventa dei conferitori di uva per la Maison Krug?”
Rémi Krug: “I nostri conferitori sono persone fidate, dove questo rapporto di fiducia dura, in alcuni casi, da diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, può succedere che qualcuno di essi possa decidere di non apportare più le sue uve nelle nostre cantine perché magari ha deciso di intraprendere la strada della produzione in proprio. In questo caso se tra i nostri conferitori ci sono dei conoscenti che vogliono diventare nostri conferitori, prima vengono seguiti dal nostro staff direttamente sul territorio, in seguito gli viene dato un periodo di prova. Questa prova durerà circa tre anni ed è fatta da vinificazioni di queste uve, in maniera separata dal resto della produzione, per testare la qualità di questi vini. I vini ottenuti in questi tre anni non vengono mai usati per le nostre cuvée e vengono venduti ad altri produttori. Nel caso che questa prova vada a buon fine entrerà di diritto nella grande famiglia Krug.”
P.: “Le vostre scelte sulla Cuvée vengono fatte in base ai vitigni di provenienza?”
R. K. : “No. A parte i nostri due single vineyards come il Clos du Mesnil ottenuto da sole uve di Chardonnay e il Clos d’Ambonnay di solo Pinot Nero, per tutte le altre Cuvée della casa vengono utilizzati tutti e tre i vitigni permessi, ma non sappiamo in quale percentuali. Mi spiego, in una cuvée della Grande Cuvée possono entrare anche tra i 600-800 diversi tipi di vino, ma non sono in grado di dire in quali percentuali vi è entrato lo Chardonnay ad esempio. Le dirò di più, in ogni Grande Cuvée c’è un poco di Clos du Mesnil e un poco di Clos d’Ambonnay, ma le percentuali possono variare di anno in anno e aumentano nel caso di un’annata non particolarmente felice, dove saremo già in grado di dire in partenza che non verrà prodotto alcun millesimato come nel caso, vado a memoria, della ’77, la ’78 oppure la ’84.”
P.: “Che importanza ha la liqueur d’expédition sul prodotto finale?”
(Questa liqueur è la “soluzione” messa alla fine, in seguito alla sboccatura e fatta in gran parte di zuccheri, ma può includere anche dei Brandy o dei Cognac in base alle ricette “segrete” aziendali)
R. K. : “Nessuna. Noi usiamo solo zuccheri e i nostri Champagne vengono dosati al minimo, per mantenere, il più possibile, la purezza dei nostri vini. Quindi la morbidezza e la rotondità che sentite nei nostri prodotti sono solo il frutto del lungo invecchiamento a cui vengono sottoposti i nostri prodotti.”
P.: “Il vostro Rosè come viene ottenuto?”
R.K.: “Il colore del nostro Rosè non è ottenuto da alcun tipo di assemblaggio con vini rossi, ma è solo il frutto della vinificazione in rosato di una parte delle uve di solo Pinot Nero.”
Dicevamo della storia prestigiosa cominciata nel 1843 a opera del suo fondatore Johann-Joseph Krug, che incarnava perfettamente il DNA di famiglia, infatti aveva abbandonato il suo posto in seno a un’altra prestigiosa casa per crearne una tutta sua, al fine di poter dare sfogo al suo talento e proseguire così la sua corsa verso il suo ideale di Champagne. DNA che è stato trasmesso anche alle generazioni seguenti, in quanto nessuno si accontentò mai dei risultati ottenuti, ma furono sempre compiuti sforzi, investimenti e idee per proseguire sempre lungo e diritto sulla strada dell’eccellenza, pur guardando indietro con fierezza per i risultati ottenuti, ma guidando senza sosta, con ottimismo, verso il futuro. Fino ad arrivare a oggi a Rémi Krug. Anche se quest’ultimo ci ricorda di appartenere ormai al passato e che il presente e quindi il prossimo futuro si chiama Olivier Krug
Nella seconda parte dell’intervista ci viene raccontato di alcuni segreti che rendono così unico il loro Champagne più singolare, il Clos du Mesnil. Singolare in quanto, come ci viene spiegato, va’ in contrapposizione a quella che rappresenta invece la filosofia Krug. Gli viene chiesto anche su quali vini sono orientati i suoi gusti e le sue preferenze. Anche sui vini italiani…. E voi? Conoscete l’aleatico? 😀
Intervista a Rémi Krug – Seconda parte.
Se non riuscite a visualizzare il filmato, cliccate qui.
Nella terza e ultima parte andiamo a fondo nel significato di cosa significa essere Krug, che cosa sarebbe stato se non si fossero trovati nella Champagne e già che ci siamo chiediamogli di cosa pensa di internet.
Intervista a Rémi Krug – Terza parte.
Se non riuscite a visualizzare il filmato, cliccate qui.
Bene, non ci resta che raccontare dei vini…
Bicchiereeeee!
Champagne Brut Grande Cuvée Krug N.M.
Giudizio EC: 18,5/20
Non solo vi è stato spiegato più volte di come la Grande Cuvée sia l’emblema della filosofia Krug, ma è anche la sintesi di cosa significa coniugare potenza e femminilità, forza ed eleganza, maturità e freschezza, tutto questo in un bicchiere di Champagne. Dove le bollicine rappresentano un optional, anzi la normale conseguenza per potersi chiamare Champagne. Perché, sono convinto che i Krug, ne farebbero anche a meno! Voi non siete convinti? Se incontrerete un giorno Rémi, chiedetegli di quella volta che trovò una bottiglia di Grande Cuvée già aperta in frigorifero… Sì, quella che fu dimenticata prima di partire per un mese in vacanza all’isola d’Elba…
Noi invece siamo convinti che le bollicine siano quel veicolo che serve per estendere la magnifica coreografia offerta da questo vino. Appagano dapprima la vista per il loro essere così sottili, minute e armoniose, ottenute solo con il lento passare dei sei anni di affinamento. All’olfatto sono quel veicolo che servono per trasportare in superficie tutta la fragranza che potrebbe offrire un panettone appena sfornato. Mentre al palato si propongono con quel solletico che tiene unita da una parte la larghezza prodotta dalla struttura del vino, che scivola lasciando quel senso di maturità, e dall’altra l’acidità vibrante che con quel suo carattere nervoso e inquieto tiene in piedi tutta la sua voglia di farsi bere e farsi desiderare.
Champagne Brut Rosé Krug N.M.
Giudizio EC: 17,5/20
Personalmente trovo che il Rosé di Krug sia il prodotto meno interessante della gamma proposta dalla prestigiosa Maison, pur considerando che lo Champagne in questione sia a tutti gli effetti in linea con la filosofia Krug. Forse proprio perché è un Krug, quindi con quel suo carattere maturo e la sua inconfondibile potenza, lo valuto così. Mi spiego: trovo che uno Champagne Rosé, anche se possiede “ciccia e muscoli”, si debba esprimere comunque in tutta la sua femminilità, conservando il suo frutto al massimo della sua croccantezza, frutto che sia da mordere e non da spalmare, mentre al palato deve impressionare al primo istante, lasciando poi però lo spazio alla lunghezza dei suoni, la sapidità e l’eleganza. Tutte doti che, intendiamoci, possiede questo Rosé, ma in maniera, sempre secondo il mio parere, troppo accentuata.
Champagne Brut Vintage Krug 1998 (in anteprima)
Giudizio EC: 19/20
Questo Vintage non sembra per niente soffrire il fatto che la sua commercializzazione avvenga dopo la strepitosa (e quasi al limite della perfezione…) vendemmia 1996. Il Vintage di Krug, come ci spiega Rémi, è un prodotto che tutto sommato ritengono sia facile da realizzare in quanto è il risultato dell’assemblaggio di vini delle tre uve permesse di un’annata molto buona. L’annata molto buona per Krug tiene in considerazione tutto! L’andamento climatico, la maturazione dell’uva, la vendemmia in perfette condizioni e soprattutto il risultato finale valutando i vini al termine della loro prima fermentazione. Quest’ultimo dato è importante per dare allo Champagne finale il timbro di famiglia, marchiandolo con la tanto decantata “filosofia Krug”, ma conservando i caratteri dell’annata. Ecco quindi che dopo la strepitosa, prepotente ed esplosiva 1996, arrivare la solare, docile, sorridente e meno “nervosa” 1998. La comparazione con la precedente fa pensare che il suo apice lo possa raggiungere fra un bel po’, ma sicuramente prima della sua sorellina maggiore. Questo perché padroneggia un frutto dalla matrice calda, con un’ampiezza aromatica che trova la sua traduzione in tantissimi termini che vengono sprigionati ogni volta che si portano al naso. In bocca è avvolgente, cremoso e accattivante. Il tutto puntellato da quei pali che sostengono la struttura, chiamati freschezza e sapidità. Di notevole spessore l’evidenza data dalla grandissima eleganza in chiusura.
Champagne Brut Collection Krug 1981
Giudizio EC: 19+/20
Quali emozioni potrebbe rappresentare uno champagne bevuto a distanza di 27 anni dalla sua vendemmia. Lo champagne in generale poco o niente, perché sono pochi quelli che possono regalare ancora molto, ma non dimentichiamoci che qui stiamo parlando di Krug, e per di più, di un vino che ha, solo ora, visto le luci della ribalta della sua commercializzazione. Il vino mostra i muscoli e il suo carattere amplificato da aromi che sfociano nel sottobosco e nello speziato della sua singolare maturità, tanto che, se servito a temperatura ambiente in uno di quei bicchieri neri, si potrebbe facilmente confondere con un rosso. Ma la sua valutazione non è da considerarsi soltanto perché oggi ci gustiamo uno champagne di 27 anni, ma anche (e soprattutto!) per il fatto che i suoi anni li porta con grande professionalità, serietà e leggiadria. Il tutto giocando delle carte vincenti, che portano il nome di voluttuosa opulenza, accattivante maturità, grande freschezza e superba eleganza. Senza dimenticarsi del suo finale. Vi ricordate quando vi ho parlato all’inizio di esercizi della memoria? Ecco, sono serviti per portarci il suo ricordo addosso ancora oggi.
Conclusioni
In conclusione a tutto diventa ancora difficile capire quale sia il segreto della filosofia Krug. Mi rendo perfettamente conto che non serve un post così lungo, un’intervista e tante degustazioni per capirlo fino in fondo. O forse il segreto sta proprio in questo? Apprezzare Krug per com’è. Degli Champagne unici, uguali nello stile, ma ognuno profondamente diverso dall’altro. Da sempre. Quindi assistiamo pure ai cambiamenti generazionali e alle proprietà, mentre il mondo intorno continuerà a girare e cambiare. Possono cambiare i governi, possono cambiare le nazioni, ma Krug rimarrà sempre Krug. Quel qualcosa di misterioso e unico che gravita su un universo a parte. Già, perché c’è lo Champagne, e poi c’è Krug!
Recapiti:
Maison Krug
5, Rue Coquebert
51100 Reims
Tel: (0033) 03 26844420
Fax: (0033) 03 26844449
e-mail : krug@krug.fr
web site: www.krug.fr
Si ringrazia la:
Moët Hennessy Suisse SA
Ch. des Coquelicots 16
CP 496
CH-1215 Genève 15
Rappresentata dalle persone:
Sig.ra Alison Hick
Senior Brand Manager
Sig. Luigi de Santis
Regional Sales Manager
SEVEN ways to be different – Nelle persone della Famiglia Breuer, Chef Ivo Adam , Davide Biolcati
Via Moscia, 2 CH-6612 Ascona (Piazza)
+41 91 780 77 77
Per “l’after” il mitico Urs Mader
CANTINA DELL’ORSO
Via Orelli, 8 – CH-6612 Ascona
+41 091 785 80 20
Ivano Antonini alias EnoCentrico