Azienda visitata il 21 Maggio 2008.
Suona davvero strano sentire parlare di questa Cantina come di un’azienda giovane, dinamica e che rientra tra le “giovani promesse”, poichè sono davvero poche, in Italia, quelle che possono vantare una storia altrettanto antica, come la Coffele di Soave, Cantina “su misura” e a conduzione familiare. Da sempre condotta con grande volontà, passione e alla ricerca delle migliori scelte qualitative per il consumatore finale, dalla Coffele’s Family. Semmai un giorno avrete l’occasione di sentire il “patron” Giuseppe Coffele narrare, con trasporto ed umiltà, la storia della sua famiglia, avrete in voi la medesima sensazione di incanto di quando i vostri nonni vi raccontavano la favola della Buona Notte.
Tutto cominciò dalla famiglia Visco, viticoltori antesignani di questa zona, che già a metà del 1800, portavano le uve in questa cantina per dare luogo a quel vino che, originariamente, si chiamava Bianco Soave. Ma tutto questo non è frutto della immaginazione di una fiaba con Hansel & Gretel protagonisti, perchè dei documenti datati 1874, sono lì a testimoniare la loro reale presenza radicata sul territorio.
Ultima discendente di questa famiglia è Giovanna Visco, moglie di Giuseppe Coffele. La loro prima grande passione è stato per entrambi l’insegnamento, fino al giorno che il richiamo per la terra si fece sempre più forte, complice il DNA di famiglia, e decisero di orientare tutte le loro capacità di istruzione, non più verso i loro (ex)alunni, ma alle barbatelle di Garganega.
Correva quindi l’anno 1971 quando nasceva ufficialmente l’azienda Coffele.
Da qualche anno, la fiaba si è arricchita di un nuovo capitolo, che vede i figli di Giovanna e Giuseppe, Chiara e Alberto, che continuano, con la medesima passione, il lavoro tracciato da mamma e papà.
Come vi è già stato anticipato nelle precedenti Cartoline di VG, io quel giorno non ho potuto unirmi a loro per la visita alla cantina e quindi per la prima volta, mi trovo nella situazione di raccontarvi la sua storia dall’esterno. Anche se posso tranquillamente affermare che, il solo fatto di seguirla da numerosi anni, pur non avendola mai visitata, sia un buon presupposto per conoscerla profondamente.
Fu un certo Silvano Formigli, in una degustazione di Selezione Fattorie di alcuni anni fa’, che mi presentò Chiara, anticipandomi serenamente e con convinzione, che aveva inserito la Coffele nel suo “pacchetto” di piccole aziende, in quanto credeva molto nei loro vini e che potevano essere tranquillamente considerati, delle New Entry del panorama qualitativo italiano. Da allora sono stati numerosi i passi migliorativi compiuti da questa azienda. Storia che si è fatta via via più interessante, non senza alcuni incidenti di percorso (vedi versioni passate di vini con legni abbastanza evidenti…). Incidenti dovuti solo a dei peccati di inesperienza, ma che ben presto sono stati modellati, sempre verso quella ricerca qualitativa già accennata in precedenza. Da allora il successo è cresciuto, trainato anche dalla “conquista” dei fatidici tre bicchieri, dove quest’ultimi sono stati visti più che altro nell’ottica del premio che è arrivato per ripagare i notevoli sforzi e gli enormi sacrifici fatti da questa famiglia. La quale, bisogna riconoscerlo, si trova in una zona, dalle mille risorse ma, non facile dal punto di vista commerciale.
Abbiamo parlato di tre bicchieri e quindi abbiamo introdotto il nostro ripasso “Guidaiolo”:
Duemilavini: La guida dei Ricci’s Boys assegna 4 grappoli al Soave Classico Alzari 2005, al Soave Classico Ca’ Visco 2006, al Nuj 2004 ed al Recioto di Soave Classico Le Sponde 2005.
Espresso: La guida di Rizzari-Gentili assegna i 17.5/20 al Recioto di Soave “Le Sponde” 2005. 16/20 al Soave Classico Alzari 2005 e 15.5/20 al Soave Classico Ca’ Visco 2006.
Gambero Rosso-Slow Food: dopo tre anni consecutivi Il Soave Classico Ca’ Visco 2006, non raggiunge l’ambìto traguardo dei tre bicchieri e si ferma a quota due bicchieri rossi così come il Soave Classico Alzari 2005 ed il Recioto di Soave Le Sponde 2005. A quota due bicchieri neri il Soave Classico 2006.
Per raggiungere l’azienda è facilissimo basta uscire al casello di Soave, percorrendo la A4, e seguire le indicazioni per il centro storico, la parte ricettiva dell’azienda si trova dentro alle mura di Soave.
Presentazione della Squadra:
Chiara Coffele…l’anima commerciale.
Alberto Coffele…l’anima enologica.
Giuseppe Coffele, semplicemente…il boss.
Se eravate abituati anche all’intervista video con il produttore, penso che questa volta rimarrete delusi visto che ho lasciato il compito a VG di raccogliere le testimonianze scritte con il testo delle mie domande classiche…
Proprio un peccato non aver potuto raccogliere, attraverso il video, gli scorci “storici” della loro casa…
INTERVISTA.
EnoCentrico: “Prima di tutto…ti chiediamo cosa significa, per la vostra famiglia, trovarvi a Soave?”
Chiara Coffele: “La famiglia di nostra madre, dalla quale abbiamo ereditato i vigneti, era una delle famiglie storiche del paese. Imbottigliavano vino di qualità già nel 1870, possediamo infatti alcune analisi chimiche eseguite sui vini di quelle annate che non hanno nulla da invidiare alle analisi che vengono effettuate sui vini ai giorni d’oggi. Abbiamo una bellissima etichetta di un loro Soave che si chiamava “Bianco Soave”, direi che non potremmo essere più “soavesi” di così!”
EC: “Qual è secondo te la situazione attuale della denominazione e quali sono gli sbocchi per il futuro?”
CC: “Quando ho iniziato a vendere il nostro vino, mi arrabbiavo tantissimo quando chi assaggiava i miei vini mi diceva “questo è troppo buono per essere un Soave”! Allora credevo di avere la forza di far cambiare l’opinione dei degustatori di tutto il mondo…adesso, dopo 7 anni, mi capita (ahimè…) di sentire ancora la stessa frase! Quando qualcuno assaggia una cosa che non gli piace, non la vuole più riassaggiare. Non c’è niente da fare. Cerchiamo quindi di far bere solo dei buoni Soave, per il bene di tutti!”
EC: “Cosa vorresti trovare maggiormente caratterizzato nei vini di questa denominazione?”
CC: “Il nome! Non sono d’accordo con i produttori che hanno deciso di togliere il nome Soave dall’etichetta, anche se capisco la loro frustrazione.”
EC: “Ci sono delle sintonie/sinergie tra i produttori di qualità?”
CC: “Per fortuna, molte. C’è un bellissimo rapporto soprattutto fra i giovani produttori, io sono stata promotrice di una serie di incontri proprio con la nuova generazione di vignaioli, in modo da poterci conoscere meglio e soprattutto discutere delle problematiche comuni. È stato molto utile, come si suol dire “mal comune, mezzo gaudio”!”
EC: “Ci dici, qual è il tuo rapporto con il vino?”
CC: “Mi sembri Joly, quando mi ha chiesto quale fosse il mio rapporto con la terra! A volte degusto, a volte bevo, da sola o in compagnia; comunque più che il rapporto con il vino, mi piace il rapporto con i vignaioli. Alcuni di loro (quelli veri, però!) sono dotati di una sensibilità decisamente superiore alla media delle altre persone.”
EC: “Tu e tuo fratello Alberto siete stati condizionati a proseguire la tradizione di famiglia? Oppure siete stati liberi di scegliere la vostra strada?”
CC: “Mio fratello non è stato condizionato dai nostri genitori, ma, direi, dal “sistema”… non è facile crescere una famiglia/azienda e fare finta di niente…ricordo ancora quando lo abbiamo accompagnato a San Michele all’Adige…io piangevo di nascosto nei sedili posteriori della macchina!
Per quanto riguarda me, quando dovevo scegliere se e quale università frequentare, mia madre mi ha detto: “scegli qualcosa che ti piace, intanto…poi si vedrà”. Così ho deciso di studiare Lingue e Letterature Straniere a Bologna. Ho avuto la fortuna di condividere l’appartamento con dei ragazzi marchigiani con i quali abbiamo avuto degli scambi enogastronomici che poco avevano a che fare con la cena dello studente… da allora non ho mai smesso di parlare di vino, fino alla tesi (sono riuscita a fare una tesi sul vino pur essendomi laureata in Lingue, vedete voi!). il 9 luglio 2001 mi sono laureata, l’11 ero già in ufficio…”
EC: “Pregi e difetti di tuo padre…”
CC: “Difetti????” 🙄
EC: “…e quelli di tuo fratello.”
CC: “Pregi????” 😀
EC: “Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? E quale impronta vorrà dare la nuova generazione a questa azienda?”
CC: “Mio fratello si occupa dell’azienda da quando aveva 19 anni. Io da quando ne avevo 25. Adesso ne abbiamo rispettivamente 34 e 32…credo di poter dire che l’impronta l’abbiamo già data. Per quanto riguarda invece gli obiettivi futuri, quello per me più importante è di andare sempre d’accordo con mio fratello. Nostra nonna ce lo ha ripetuto fino a poco prima di lasciarci, credo fermamente che il futuro della nostra azienda dipenderà in gran parte da quello.”
EC: “Ci credete nella biodinamica?”
CC: “Crediamo nel rispetto della natura seguendo possibilmente dei principi scientifici al passo con i tempi, visto che il clima sta cambiando, e si deve saper stare al passo anche con quello.”
EC: “Cosa significa per te fare un vino di “territorio”?”
CC: “Per me significa valorizzare innanzitutto IL territorio. La soddisfazione più grande che ho è quando porto qualcuno in campagna che mi dice “ non avete nulla da invidiare alla Toscana”.”
EC: “Nella vostra introduzione dite “il vino si fa’ prima di tutto in vigna”. Con quali princìpi si può arrivare?”
CC: “Nostro padre ha dovuto gestire un patrimonio viticolo di 27 ettari quando insegnava Lettere alle Scuole Medie di Soave. Ci dice sempre che quando aveva un’ora “buca” andava in campagna a controllare i lavori di terrazzamento. Per 15 anni ha fatto “solo” quello. Il principio su cui si è fondato maggiormente è stato farsi aiutare da chi ne sapeva di più di lui: ha collaborato con l’Istituto Agrario di Conegliano, e adesso Castel Cerino è diventato, grazie a lui in primis, uno dei migliori Cru della zona classica del Soave. Quando iniziò i lavori negli anni ’80, tutto il paese gli diceva che sarebbe andato incontro ad una rovina, che era inutile insistere in un terreno così… Direi che ha fatto bene a proseguire con le sue idee iniziali!”
EC: “Avete mai pensato di introdurre le botti grandi al posto delle barriques?”
CC: “Il nostro Soave Classico “Alzari” non affina in barriques ma in botti grandi, da 1500 l. Questo per quanto riguarda il Soave “in legno”. Il Recioto “Le Sponde” fermenta e affina in barriques, ma solo per dieci mesi.”
EC: “Se non esistesse la Garganega, su quale vitigno puntereste per fare un grande vino?”
CC: “Beh….io sono “patita” di Pinot Noir…Alberto mi ha detto che lui lo pianterebbe, ma poi lo dovrei vinificare io…”
EC: “Vi diamo la possibilità, per un momento, di partire da zero con un’azienda al di fuori della denominazione del Soave? Dove andreste?”
CC: “Il mio sogno da sempre è di andare in Australia. Credo che abbandonerei l’Italia per andare là.”
EC: “Esiste invece, un’azienda che vi piacerebbe condurre al di fuori della vostra?”
CC: “Lavorerei volentieri per un’azienda che produce un vino che non mi piace…per vedere se sono una brava venditrice o meno!”
EC: “Vi diamo anche la possibilità di mettere la vostra firma sul vino migliore che abbiate mai bevuto, quale scegliereste?”
CC: “Rispondo, ma ne voglio 12 in omaggio!! Qualche anno fa un ristoratore norvegese, che era appena stato in Piemonte, mi ha portato una bottiglia di Barbaresco “Rio Sordo” 1996 dei Produttori del Barbaresco; non è sicuramente il vino migliore del mondo…certo è che la sensazione che mi ha dato è stata indescrivibile, talmente forte da farmi tenere la bottiglia accanto al computer e berne un sorso ogni giorno fino a quando non l’ho finita!”
EC: “Domanda classica…Secondo te, sono gli stili dei vini che influiscono sulle valutazioni di una guida, oppure sono le guide che influenzano lo stile di un vino?”
CC: “Risponderei solo dicendo che ci sono troppe guide. E basta.”
EC: “Come influisce oggi il mondo mediatico e soprattutto quello di internet sul commercio del vino oggi?”
CC: “Non credo molto alla vendita di vino on line, in quanto il cliente torna con piacere in azienda per comprare direttamente il vino, cosa che vale anche per gli stranieri…per quanto mi riguarda, internet al momento lo uso di più come strumento di approfondimento e ricerca su argomenti riguardanti il nostro settore!”
EC: “Altra domanda classica…a parte le solite cose come la standardizzazione, cosa non sopporti dell’enologia di oggi?”
CC: “L’artificiosità che si è creata intorno a questo mondo. Nessuno parla più di quanto sia dura seguire un vigneto, prima che il vino. Alzarsi la mattina presto, patire il freddo o il caldo, pregare perché non piova troppo o troppo poco, perché non grandini…bisogna saper gestire la vigna, prima che la cantina, poi il vino, poi le vendite…credo che ci siano pochi imprenditori a 360° come lo siamo noi vignaioli…eppure la gente si aspetta che siamo sempre sorridenti, pronti ad accogliere le visite, i giornalisti, gli importatori; che sappiamo parlare un italiano perfetto, oltre che ad un impeccabile inglese…il tutto magari il giorno dopo che una grandinata ti ha rovinato un anno (ma anche più) di lavoro!”
EC: “Ultima domanda. Perché i lettori di Altissimo Ceto dovrebbero scegliere (e bere…) i vini Coffele? Cos’hanno di speciale? O di diverso?”
CC: “Se i lettori non li apprezzassero, sarebbero di “Altissimo Ceto”???” 😀
La visita aziendale inizia come al solito dai vigneti che si trovano fuori dal comune di Soave, in località Castelcerino, ad una altitudine compresa tra i 200 ed i 320 mt s.l.m.
Gli ettari totali sono 27 coltivati in un unico corpo. Il vitigno Garganega la fa’ da padrone coprendo l’85% della superfice totale. Il resto è diviso tra Trebbiano di Soave, ci sono viti di Chardonnay e Sauvignon che sono stati piantati da Giuseppe 30 anni fa’, aggiudicandosi il titolo di pioniere di queste uve per la zona del Soave. Le uve che concorrono alla produzione dell’unico vino rosso aziendale, il Nuj, sono invece il Merlot ed il Cabernet.
Nella fattoria troviamo il “fruttaio”, ovvero il luogo dove vengono lasciate le uve per l’appassimento. Come potete vedere la tecnologia ai massimi livelli non manca, con la gestione elettronica per le aperture. Presente…
…e passato!
In cantina vengono utilizzate solo vasche di acciaio inox a temperature controllate. Mentre per l’affinamento si utilizzano botti da 1500 lt. non tostate per l’Alzari, e le classiche barriques per il Recioto di Soave Le Sponde.
Dalla serie: Anche le guide contano…
E ora, avviamoci alla degustazione…
P.s.: il contenuto dei solfiti, ci viene comunicato dall’azienda, è da registrare intorno ai 30 mg/lt di “libera” per tutti i vini, mentre la “totale” è tra i 70 ed i 90 mg/lt per tutti i Soave, mentre per il Recioto, è tra i 120 ed i 140 mg/lt.
Bicchiereeee!
Soave Spumante Brut.
-Tipologia vino: Spumante D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,0%
-Vinificazione: del vino base in maniera tradizionale in vasche di acciaio inox.
-Affinamento: Presa di spuma in autoclave con permanenza di sei mesi.
-Prezzo in enoteca: Euro 11,00.
-Zuccheri residui: 6,40 g./lt.
Giudizio EC: 13,5/20.
Il vino si presenta con un frutto esuberante, caldo, con qualche imprecisione di definizione aromatica. Mi piacerebbe cogliere però un frutto più vigoroso, più “verde” e più croccante. In bocca presenta un’ossatura fatta di grande freschezza, con un buon spessore al palato ma che viene mascherato in parte da una bollicina di buona finezza, ma un tantino esuberante. Molto gradevole infine la sensazione in chiusura data da un discreto equilibrio acidità-zuccheri.
Soave Classico 2007.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,6%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: per alcuni mesi, a seconda delle annate, nelle vasche di fermentazione.
-Prezzo in enoteca: Euro 10,00.
Giudizio EC: 13,5+/20.
Il Soave Classico di Coffele presenta come base un quadro olfattivo che si è fatto più preciso e più flessuoso rispetto alle versioni passate. In maniera più allargata, l’annata 2007, verrà ricordata per aver consegnato dei vini bianchi con frutti meno croccanti e più maturi e dotati di freschezze più contenute, cosa che possiamo riassumere anche in questo vino e nel Ca’ Visco di cui parleremo successivamente. L’olfatto chiude con una nota vegetale. La fase gustativa è caratterizzata da una costante sottile nell’approccio, sorretta da una buona sapidità e la chiusura di note di frutta secca, tipiche della Garganega.
Soave Classico Ca’ Visco 2007.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 75% Garganega e 25% Trebbiano di Soave.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,8%.
-Vinificazione: separata per le due uve in maniera tradizionale, in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: sempre in vasche di acciaio inox, segue poi assemblaggio e sosta in bottiglia.
-Prezzo in enoteca: Euro 15,00.
Giudizio EC: 15,5+/20.
Deciso ed imperioso lo stacco che lo differenzia dal suo “fratellino”. Ok! La 2007 non avrà tra le mani lo stesso poker d’assi vincente che possedeva invece la 2005, ma per vincere la partita sul piano della piacevolezza, diciamo che tutto sommato, se gli diamo anche il tempo di maturare in bottiglia, la sua buona mano può ancora giocarsela e prevedere in futuro un rimodellamento del punteggio verso l’alto. Abbiamo una fase olfattiva di grande precisione aromatica, con quella nota salina e leggermente minerale che lo rendono rinfrescante. Anche la nota vegetale presente appare più pulita e meno fastidiosa del Soave Classico. Al palato troviamo un bello spessore sostenuta da una buona freschezza e con una nota sapida meno incisiva sempre rispetto al campione analizzato in precedenza.
Soave Classico Alzari 2005.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega (di cui il 40% compie un appassimento di circa 40 gg.).
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 13,3%.
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: 12 mesi in botti di rovere francese non tostate, dalla capienza di 1.500 lt.
-Prezzo in enoteca: Euro 17,50.
Giudizio EC: 15?/20.
Premetto che non amo particolarmente questa tecnica che prevede (anche in minima parte) un previo appassimento delle uve, questo perchè molto prevedibilmente si ripercuote sul quadro olfattivo. Traducibili in aromi che spesso risultano troppo “maturi” e che estremizzano un frutto che risulterà alla fine un po’ “seduto”, privo di quello slancio che lo potrebbe rendere più piacevole. Motivo in più se poi, a tutto questo, aggiungiamo anche la maturazione in legno. Tornando nella fattispecie al nostro Alzari, levando questa premessa, scorgiamo un frutto dotato di grande ricchezza che spazia, con buona variabilità, dalla frutta a polpa gialla alla frutta esotica, con note rinfrescanti di lieve balsamico e di buona mineralità. Ha finalmente trovato anche quell’equilibrio frutto/legno che spesso aveva stonato in alcune versioni passate. In bocca possiede dei buoni muscoli, sostenuti da una grande freschezza. La parte interlocutoria legata al punteggio è quindi solo da ricercare nella premessa fatta sopra.
Recioto di Soave Classico Le Sponde 2006.
-Tipologia vino: Dolce D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,0%
-Appassimento: di circa sei mesi. I grappoli vengono appesi a delle reti nel fruttaio dell’azienda. Quotidianamente vengono controllati per togliere eventuali acini non perfetti.
-Vinificazione: fermentazione in barriques.
-Affinamento: 10/12 mesi in barriques in parte nuove ed in parte usate.
-Zuccheri Residui: 134,5 g/l.
-Prezzo in enoteca: Euro 22,00.
Giudizio EC: 18/20. ALTISSIMO CETO.
Non penso di dire delle fregnacce e di far torto a nessuno se asserisco che questo, tra i Recioto di Soave, al momento è il numero Uno. Di un gradino superiore rispetto anche alla notevole versione 2005. Prima di tutto per la grande pulizia aromatica che lascia scorgere ogni minima sfumatura delicata della sua complessita. Frutto maturo e non stucchevole, a contatto con l’aria sprigiona via via degli aromi di albicocca disidratata quasi di origine pantesca nella sua forma vinosa, fichi e datteri rinfrescati da noti di balsamico e di salvia. La frutta secca, presente in maniera più marcata in altri Recioti, qui viene esaltata in maniera più tenue e molto meno amara. In bocca l’imponenza degli zuccheri residui, non scade nella stucchevolezza grazie alla forza acida che sorregge anche la struttura, aumentando così lo slancio gustativo e la piacevolezza di beva. Un consiglio…non servitelo troppo freddo, altrimenti vi perderete ogni piccola sfumatura.
Note positive.
-Il packaging, anche nella caratterizzazione stilistica delle etichette, in perfetta sintonia allo stile aziendale.
-La crescita qualitativa, lenta ma costante, uniti al grande impegno fatto anche di energie profuse nel lavoro da parte di tutta la famiglia, votate sempre alla ricerca del meglio.
Note negative, Dettagli.
-Vorremmo trovare dei vini dotati di maggiore incisività, un filino più grassi, dove il frutto sia dotato di maggiore slancio e con delle note vegetali meno “verdi”, più fresche e con una maggiore vivezza stilistica, che sono tranquillamente alla loro portata di mano. Per chi ha la possibilità, prego, vedere il Ca’ Visco 2005…
Conclusioni.
-Un’azienda condotta con grande passione dove è possibile trovare lo slancio e la voglia di fare, con quell’esuberanza giovanile, data dai figli Alberto e Chiara, con un occhio rivolto al rigore della tradizione solcata da mamma Giovanna e papà Giuseppe. Una maggiore omologazione caratteriale sarebbe presto auspicabile in futuro per tutti i vini, per vedere assottigliarsi quel divario che esiste ora tra i vini “base” ed il Recioto di Soave, dove quest’ultimo si trova decisamente, per stile e vigore, su di un altro pianeta.
Azienda Agricola Coffele
Via Roma, 5
37038 Soave (VR)
Tel: 045.7680007
Fax: 045 6198091
Skype: vinicoffele
e-mail : info@coffele.it
web site: www.coffele.it
Azienda visitata il 21 Maggio 2008.
Suona davvero strano sentire parlare di questa Cantina come di un’azienda giovane, dinamica e che rientra tra le “giovani promesse”, poichè sono davvero poche, in Italia, quelle che possono vantare una storia altrettanto antica, come la Coffele di Soave, Cantina “su misura” e a conduzione familiare. Da sempre condotta con grande volontà, passione e alla ricerca delle migliori scelte qualitative per il consumatore finale, dalla Coffele’s Family. Semmai un giorno avrete l’occasione di sentire il “patron” Giuseppe Coffele narrare, con trasporto ed umiltà, la storia della sua famiglia, avrete in voi la medesima sensazione di incanto di quando i vostri nonni vi raccontavano la favola della Buona Notte.
Tutto cominciò dalla famiglia Visco, viticoltori antesignani di questa zona, che già a metà del 1800, portavano le uve in questa cantina per dare luogo a quel vino che, originariamente, si chiamava Bianco Soave. Ma tutto questo non è frutto della immaginazione di una fiaba con Hansel & Gretel protagonisti, perchè dei documenti datati 1874, sono lì a testimoniare la loro reale presenza radicata sul territorio.
Ultima discendente di questa famiglia è Giovanna Visco, moglie di Giuseppe Coffele. La loro prima grande passione è stato per entrambi l’insegnamento, fino al giorno che il richiamo per la terra si fece sempre più forte, complice il DNA di famiglia, e decisero di orientare tutte le loro capacità di istruzione, non più verso i loro (ex)alunni, ma alle barbatelle di Garganega.
Correva quindi l’anno 1971 quando nasceva ufficialmente l’azienda Coffele.
Da qualche anno, la fiaba si è arricchita di un nuovo capitolo, che vede i figli di Giovanna e Giuseppe, Chiara e Alberto, che continuano, con la medesima passione, il lavoro tracciato da mamma e papà.
Come vi è già stato anticipato nelle precedenti Cartoline di VG, io quel giorno non ho potuto unirmi a loro per la visita alla cantina e quindi per la prima volta, mi trovo nella situazione di raccontarvi la sua storia dall’esterno. Anche se posso tranquillamente affermare che, il solo fatto di seguirla da numerosi anni, pur non avendola mai visitata, sia un buon presupposto per conoscerla profondamente.
Fu un certo Silvano Formigli, in una degustazione di Selezione Fattorie di alcuni anni fa’, che mi presentò Chiara, anticipandomi serenamente e con convinzione, che aveva inserito la Coffele nel suo “pacchetto” di piccole aziende, in quanto credeva molto nei loro vini e che potevano essere tranquillamente considerati, delle New Entry del panorama qualitativo italiano. Da allora sono stati numerosi i passi migliorativi compiuti da questa azienda. Storia che si è fatta via via più interessante, non senza alcuni incidenti di percorso (vedi versioni passate di vini con legni abbastanza evidenti…). Incidenti dovuti solo a dei peccati di inesperienza, ma che ben presto sono stati modellati, sempre verso quella ricerca qualitativa già accennata in precedenza. Da allora il successo è cresciuto, trainato anche dalla “conquista” dei fatidici tre bicchieri, dove quest’ultimi sono stati visti più che altro nell’ottica del premio che è arrivato per ripagare i notevoli sforzi e gli enormi sacrifici fatti da questa famiglia. La quale, bisogna riconoscerlo, si trova in una zona, dalle mille risorse ma, non facile dal punto di vista commerciale.
Abbiamo parlato di tre bicchieri e quindi abbiamo introdotto il nostro ripasso “Guidaiolo”:
Duemilavini: La guida dei Ricci’s Boys assegna 4 grappoli al Soave Classico Alzari 2005, al Soave Classico Ca’ Visco 2006, al Nuj 2004 ed al Recioto di Soave Classico Le Sponde 2005.
Espresso: La guida di Rizzari-Gentili assegna i 17.5/20 al Recioto di Soave “Le Sponde” 2005. 16/20 al Soave Classico Alzari 2005 e 15.5/20 al Soave Classico Ca’ Visco 2006.
Gambero Rosso-Slow Food: dopo tre anni consecutivi Il Soave Classico Ca’ Visco 2006, non raggiunge l’ambìto traguardo dei tre bicchieri e si ferma a quota due bicchieri rossi così come il Soave Classico Alzari 2005 ed il Recioto di Soave Le Sponde 2005. A quota due bicchieri neri il Soave Classico 2006.
Per raggiungere l’azienda è facilissimo basta uscire al casello di Soave, percorrendo la A4, e seguire le indicazioni per il centro storico, la parte ricettiva dell’azienda si trova dentro alle mura di Soave.
Presentazione della Squadra:
Chiara Coffele…l’anima commerciale.
Alberto Coffele…l’anima enologica.
Giuseppe Coffele, semplicemente…il boss.
Se eravate abituati anche all’intervista video con il produttore, penso che questa volta rimarrete delusi visto che ho lasciato il compito a VG di raccogliere le testimonianze scritte con il testo delle mie domande classiche…
Proprio un peccato non aver potuto raccogliere, attraverso il video, gli scorci “storici” della loro casa…
INTERVISTA.
EnoCentrico: “Prima di tutto…ti chiediamo cosa significa, per la vostra famiglia, trovarvi a Soave?”
Chiara Coffele: “La famiglia di nostra madre, dalla quale abbiamo ereditato i vigneti, era una delle famiglie storiche del paese. Imbottigliavano vino di qualità già nel 1870, possediamo infatti alcune analisi chimiche eseguite sui vini di quelle annate che non hanno nulla da invidiare alle analisi che vengono effettuate sui vini ai giorni d’oggi. Abbiamo una bellissima etichetta di un loro Soave che si chiamava “Bianco Soave”, direi che non potremmo essere più “soavesi” di così!”
EC: “Qual è secondo te la situazione attuale della denominazione e quali sono gli sbocchi per il futuro?”
CC: “Quando ho iniziato a vendere il nostro vino, mi arrabbiavo tantissimo quando chi assaggiava i miei vini mi diceva “questo è troppo buono per essere un Soave”! Allora credevo di avere la forza di far cambiare l’opinione dei degustatori di tutto il mondo…adesso, dopo 7 anni, mi capita (ahimè…) di sentire ancora la stessa frase! Quando qualcuno assaggia una cosa che non gli piace, non la vuole più riassaggiare. Non c’è niente da fare. Cerchiamo quindi di far bere solo dei buoni Soave, per il bene di tutti!”
EC: “Cosa vorresti trovare maggiormente caratterizzato nei vini di questa denominazione?”
CC: “Il nome! Non sono d’accordo con i produttori che hanno deciso di togliere il nome Soave dall’etichetta, anche se capisco la loro frustrazione.”
EC: “Ci sono delle sintonie/sinergie tra i produttori di qualità?”
CC: “Per fortuna, molte. C’è un bellissimo rapporto soprattutto fra i giovani produttori, io sono stata promotrice di una serie di incontri proprio con la nuova generazione di vignaioli, in modo da poterci conoscere meglio e soprattutto discutere delle problematiche comuni. È stato molto utile, come si suol dire “mal comune, mezzo gaudio”!”
EC: “Ci dici, qual è il tuo rapporto con il vino?”
CC: “Mi sembri Joly, quando mi ha chiesto quale fosse il mio rapporto con la terra! A volte degusto, a volte bevo, da sola o in compagnia; comunque più che il rapporto con il vino, mi piace il rapporto con i vignaioli. Alcuni di loro (quelli veri, però!) sono dotati di una sensibilità decisamente superiore alla media delle altre persone.”
EC: “Tu e tuo fratello Alberto siete stati condizionati a proseguire la tradizione di famiglia? Oppure siete stati liberi di scegliere la vostra strada?”
CC: “Mio fratello non è stato condizionato dai nostri genitori, ma, direi, dal “sistema”… non è facile crescere una famiglia/azienda e fare finta di niente…ricordo ancora quando lo abbiamo accompagnato a San Michele all’Adige…io piangevo di nascosto nei sedili posteriori della macchina!
Per quanto riguarda me, quando dovevo scegliere se e quale università frequentare, mia madre mi ha detto: “scegli qualcosa che ti piace, intanto…poi si vedrà”. Così ho deciso di studiare Lingue e Letterature Straniere a Bologna. Ho avuto la fortuna di condividere l’appartamento con dei ragazzi marchigiani con i quali abbiamo avuto degli scambi enogastronomici che poco avevano a che fare con la cena dello studente… da allora non ho mai smesso di parlare di vino, fino alla tesi (sono riuscita a fare una tesi sul vino pur essendomi laureata in Lingue, vedete voi!). il 9 luglio 2001 mi sono laureata, l’11 ero già in ufficio…”
EC: “Pregi e difetti di tuo padre…”
CC: “Difetti????” 🙄
EC: “…e quelli di tuo fratello.”
CC: “Pregi????” 😀
EC: “Quali sono gli obiettivi futuri dell’azienda? E quale impronta vorrà dare la nuova generazione a questa azienda?”
CC: “Mio fratello si occupa dell’azienda da quando aveva 19 anni. Io da quando ne avevo 25. Adesso ne abbiamo rispettivamente 34 e 32…credo di poter dire che l’impronta l’abbiamo già data. Per quanto riguarda invece gli obiettivi futuri, quello per me più importante è di andare sempre d’accordo con mio fratello. Nostra nonna ce lo ha ripetuto fino a poco prima di lasciarci, credo fermamente che il futuro della nostra azienda dipenderà in gran parte da quello.”
EC: “Ci credete nella biodinamica?”
CC: “Crediamo nel rispetto della natura seguendo possibilmente dei principi scientifici al passo con i tempi, visto che il clima sta cambiando, e si deve saper stare al passo anche con quello.”
EC: “Cosa significa per te fare un vino di “territorio”?”
CC: “Per me significa valorizzare innanzitutto IL territorio. La soddisfazione più grande che ho è quando porto qualcuno in campagna che mi dice “ non avete nulla da invidiare alla Toscana”.”
EC: “Nella vostra introduzione dite “il vino si fa’ prima di tutto in vigna”. Con quali princìpi si può arrivare?”
CC: “Nostro padre ha dovuto gestire un patrimonio viticolo di 27 ettari quando insegnava Lettere alle Scuole Medie di Soave. Ci dice sempre che quando aveva un’ora “buca” andava in campagna a controllare i lavori di terrazzamento. Per 15 anni ha fatto “solo” quello. Il principio su cui si è fondato maggiormente è stato farsi aiutare da chi ne sapeva di più di lui: ha collaborato con l’Istituto Agrario di Conegliano, e adesso Castel Cerino è diventato, grazie a lui in primis, uno dei migliori Cru della zona classica del Soave. Quando iniziò i lavori negli anni ’80, tutto il paese gli diceva che sarebbe andato incontro ad una rovina, che era inutile insistere in un terreno così… Direi che ha fatto bene a proseguire con le sue idee iniziali!”
EC: “Avete mai pensato di introdurre le botti grandi al posto delle barriques?”
CC: “Il nostro Soave Classico “Alzari” non affina in barriques ma in botti grandi, da 1500 l. Questo per quanto riguarda il Soave “in legno”. Il Recioto “Le Sponde” fermenta e affina in barriques, ma solo per dieci mesi.”
EC: “Se non esistesse la Garganega, su quale vitigno puntereste per fare un grande vino?”
CC: “Beh….io sono “patita” di Pinot Noir…Alberto mi ha detto che lui lo pianterebbe, ma poi lo dovrei vinificare io…”
EC: “Vi diamo la possibilità, per un momento, di partire da zero con un’azienda al di fuori della denominazione del Soave? Dove andreste?”
CC: “Il mio sogno da sempre è di andare in Australia. Credo che abbandonerei l’Italia per andare là.”
EC: “Esiste invece, un’azienda che vi piacerebbe condurre al di fuori della vostra?”
CC: “Lavorerei volentieri per un’azienda che produce un vino che non mi piace…per vedere se sono una brava venditrice o meno!”
EC: “Vi diamo anche la possibilità di mettere la vostra firma sul vino migliore che abbiate mai bevuto, quale scegliereste?”
CC: “Rispondo, ma ne voglio 12 in omaggio!! Qualche anno fa un ristoratore norvegese, che era appena stato in Piemonte, mi ha portato una bottiglia di Barbaresco “Rio Sordo” 1996 dei Produttori del Barbaresco; non è sicuramente il vino migliore del mondo…certo è che la sensazione che mi ha dato è stata indescrivibile, talmente forte da farmi tenere la bottiglia accanto al computer e berne un sorso ogni giorno fino a quando non l’ho finita!”
EC: “Domanda classica…Secondo te, sono gli stili dei vini che influiscono sulle valutazioni di una guida, oppure sono le guide che influenzano lo stile di un vino?”
CC: “Risponderei solo dicendo che ci sono troppe guide. E basta.”
EC: “Come influisce oggi il mondo mediatico e soprattutto quello di internet sul commercio del vino oggi?”
CC: “Non credo molto alla vendita di vino on line, in quanto il cliente torna con piacere in azienda per comprare direttamente il vino, cosa che vale anche per gli stranieri…per quanto mi riguarda, internet al momento lo uso di più come strumento di approfondimento e ricerca su argomenti riguardanti il nostro settore!”
EC: “Altra domanda classica…a parte le solite cose come la standardizzazione, cosa non sopporti dell’enologia di oggi?”
CC: “L’artificiosità che si è creata intorno a questo mondo. Nessuno parla più di quanto sia dura seguire un vigneto, prima che il vino. Alzarsi la mattina presto, patire il freddo o il caldo, pregare perché non piova troppo o troppo poco, perché non grandini…bisogna saper gestire la vigna, prima che la cantina, poi il vino, poi le vendite…credo che ci siano pochi imprenditori a 360° come lo siamo noi vignaioli…eppure la gente si aspetta che siamo sempre sorridenti, pronti ad accogliere le visite, i giornalisti, gli importatori; che sappiamo parlare un italiano perfetto, oltre che ad un impeccabile inglese…il tutto magari il giorno dopo che una grandinata ti ha rovinato un anno (ma anche più) di lavoro!”
EC: “Ultima domanda. Perché i lettori di Altissimo Ceto dovrebbero scegliere (e bere…) i vini Coffele? Cos’hanno di speciale? O di diverso?”
CC: “Se i lettori non li apprezzassero, sarebbero di “Altissimo Ceto”???” 😀
La visita aziendale inizia come al solito dai vigneti che si trovano fuori dal comune di Soave, in località Castelcerino, ad una altitudine compresa tra i 200 ed i 320 mt s.l.m.
Gli ettari totali sono 27 coltivati in un unico corpo. Il vitigno Garganega la fa’ da padrone coprendo l’85% della superfice totale. Il resto è diviso tra Trebbiano di Soave, ci sono viti di Chardonnay e Sauvignon che sono stati piantati da Giuseppe 30 anni fa’, aggiudicandosi il titolo di pioniere di queste uve per la zona del Soave. Le uve che concorrono alla produzione dell’unico vino rosso aziendale, il Nuj, sono invece il Merlot ed il Cabernet.
Nella fattoria troviamo il “fruttaio”, ovvero il luogo dove vengono lasciate le uve per l’appassimento. Come potete vedere la tecnologia ai massimi livelli non manca, con la gestione elettronica per le aperture. Presente…
…e passato!
In cantina vengono utilizzate solo vasche di acciaio inox a temperature controllate. Mentre per l’affinamento si utilizzano botti da 1500 lt. non tostate per l’Alzari, e le classiche barriques per il Recioto di Soave Le Sponde.
Dalla serie: Anche le guide contano…
E ora, avviamoci alla degustazione…
P.s.: il contenuto dei solfiti, ci viene comunicato dall’azienda, è da registrare intorno ai 30 mg/lt di “libera” per tutti i vini, mentre la “totale” è tra i 70 ed i 90 mg/lt per tutti i Soave, mentre per il Recioto, è tra i 120 ed i 140 mg/lt.
Bicchiereeee!
Soave Spumante Brut.
-Tipologia vino: Spumante D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,0%
-Vinificazione: del vino base in maniera tradizionale in vasche di acciaio inox.
-Affinamento: Presa di spuma in autoclave con permanenza di sei mesi.
-Prezzo in enoteca: Euro 11,00.
-Zuccheri residui: 6,40 g./lt.
Giudizio EC: 13,5/20.
Il vino si presenta con un frutto esuberante, caldo, con qualche imprecisione di definizione aromatica. Mi piacerebbe cogliere però un frutto più vigoroso, più “verde” e più croccante. In bocca presenta un’ossatura fatta di grande freschezza, con un buon spessore al palato ma che viene mascherato in parte da una bollicina di buona finezza, ma un tantino esuberante. Molto gradevole infine la sensazione in chiusura data da un discreto equilibrio acidità-zuccheri.
Soave Classico 2007.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,6%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: per alcuni mesi, a seconda delle annate, nelle vasche di fermentazione.
-Prezzo in enoteca: Euro 10,00.
Giudizio EC: 13,5+/20.
Il Soave Classico di Coffele presenta come base un quadro olfattivo che si è fatto più preciso e più flessuoso rispetto alle versioni passate. In maniera più allargata, l’annata 2007, verrà ricordata per aver consegnato dei vini bianchi con frutti meno croccanti e più maturi e dotati di freschezze più contenute, cosa che possiamo riassumere anche in questo vino e nel Ca’ Visco di cui parleremo successivamente. L’olfatto chiude con una nota vegetale. La fase gustativa è caratterizzata da una costante sottile nell’approccio, sorretta da una buona sapidità e la chiusura di note di frutta secca, tipiche della Garganega.
Soave Classico Ca’ Visco 2007.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 75% Garganega e 25% Trebbiano di Soave.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,8%.
-Vinificazione: separata per le due uve in maniera tradizionale, in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: sempre in vasche di acciaio inox, segue poi assemblaggio e sosta in bottiglia.
-Prezzo in enoteca: Euro 15,00.
Giudizio EC: 15,5+/20.
Deciso ed imperioso lo stacco che lo differenzia dal suo “fratellino”. Ok! La 2007 non avrà tra le mani lo stesso poker d’assi vincente che possedeva invece la 2005, ma per vincere la partita sul piano della piacevolezza, diciamo che tutto sommato, se gli diamo anche il tempo di maturare in bottiglia, la sua buona mano può ancora giocarsela e prevedere in futuro un rimodellamento del punteggio verso l’alto. Abbiamo una fase olfattiva di grande precisione aromatica, con quella nota salina e leggermente minerale che lo rendono rinfrescante. Anche la nota vegetale presente appare più pulita e meno fastidiosa del Soave Classico. Al palato troviamo un bello spessore sostenuta da una buona freschezza e con una nota sapida meno incisiva sempre rispetto al campione analizzato in precedenza.
Soave Classico Alzari 2005.
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega (di cui il 40% compie un appassimento di circa 40 gg.).
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 13,3%.
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: 12 mesi in botti di rovere francese non tostate, dalla capienza di 1.500 lt.
-Prezzo in enoteca: Euro 17,50.
Giudizio EC: 15?/20.
Premetto che non amo particolarmente questa tecnica che prevede (anche in minima parte) un previo appassimento delle uve, questo perchè molto prevedibilmente si ripercuote sul quadro olfattivo. Traducibili in aromi che spesso risultano troppo “maturi” e che estremizzano un frutto che risulterà alla fine un po’ “seduto”, privo di quello slancio che lo potrebbe rendere più piacevole. Motivo in più se poi, a tutto questo, aggiungiamo anche la maturazione in legno. Tornando nella fattispecie al nostro Alzari, levando questa premessa, scorgiamo un frutto dotato di grande ricchezza che spazia, con buona variabilità, dalla frutta a polpa gialla alla frutta esotica, con note rinfrescanti di lieve balsamico e di buona mineralità. Ha finalmente trovato anche quell’equilibrio frutto/legno che spesso aveva stonato in alcune versioni passate. In bocca possiede dei buoni muscoli, sostenuti da una grande freschezza. La parte interlocutoria legata al punteggio è quindi solo da ricercare nella premessa fatta sopra.
Recioto di Soave Classico Le Sponde 2006.
-Tipologia vino: Dolce D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Garganega.
-Provenienza uve: Località Castelcerino di Soave nella zona classica.
-Gradazione alcolica: 12,0%
-Appassimento: di circa sei mesi. I grappoli vengono appesi a delle reti nel fruttaio dell’azienda. Quotidianamente vengono controllati per togliere eventuali acini non perfetti.
-Vinificazione: fermentazione in barriques.
-Affinamento: 10/12 mesi in barriques in parte nuove ed in parte usate.
-Zuccheri Residui: 134,5 g/l.
-Prezzo in enoteca: Euro 22,00.
Giudizio EC: 18/20. ALTISSIMO CETO.
Non penso di dire delle fregnacce e di far torto a nessuno se asserisco che questo, tra i Recioto di Soave, al momento è il numero Uno. Di un gradino superiore rispetto anche alla notevole versione 2005. Prima di tutto per la grande pulizia aromatica che lascia scorgere ogni minima sfumatura delicata della sua complessita. Frutto maturo e non stucchevole, a contatto con l’aria sprigiona via via degli aromi di albicocca disidratata quasi di origine pantesca nella sua forma vinosa, fichi e datteri rinfrescati da noti di balsamico e di salvia. La frutta secca, presente in maniera più marcata in altri Recioti, qui viene esaltata in maniera più tenue e molto meno amara. In bocca l’imponenza degli zuccheri residui, non scade nella stucchevolezza grazie alla forza acida che sorregge anche la struttura, aumentando così lo slancio gustativo e la piacevolezza di beva. Un consiglio…non servitelo troppo freddo, altrimenti vi perderete ogni piccola sfumatura.
Note positive.
-Il packaging, anche nella caratterizzazione stilistica delle etichette, in perfetta sintonia allo stile aziendale.
-La crescita qualitativa, lenta ma costante, uniti al grande impegno fatto anche di energie profuse nel lavoro da parte di tutta la famiglia, votate sempre alla ricerca del meglio.
Note negative, Dettagli.
-Vorremmo trovare dei vini dotati di maggiore incisività, un filino più grassi, dove il frutto sia dotato di maggiore slancio e con delle note vegetali meno “verdi”, più fresche e con una maggiore vivezza stilistica, che sono tranquillamente alla loro portata di mano. Per chi ha la possibilità, prego, vedere il Ca’ Visco 2005…
Conclusioni.
-Un’azienda condotta con grande passione dove è possibile trovare lo slancio e la voglia di fare, con quell’esuberanza giovanile, data dai figli Alberto e Chiara, con un occhio rivolto al rigore della tradizione solcata da mamma Giovanna e papà Giuseppe. Una maggiore omologazione caratteriale sarebbe presto auspicabile in futuro per tutti i vini, per vedere assottigliarsi quel divario che esiste ora tra i vini “base” ed il Recioto di Soave, dove quest’ultimo si trova decisamente, per stile e vigore, su di un altro pianeta.
Azienda Agricola Coffele
Via Roma, 5
37038 Soave (VR)
Tel: 045.7680007
Fax: 045 6198091
Skype: vinicoffele
e-mail : info@coffele.it
web site: www.coffele.it
Ivano Antonini alias EnoCentrico
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Ivano Antonini alias EnoCentrico