VIDEO VG-TV.
Azienda visitata il 18 marzo 2008.
Il viaggio enologico di Altissimo Ceto in terra toscana comincia proprio da qui. La scelta di Fontodi come “Battesimo” da cronista del vino in questa splendida terra non è da ritenersi casuale visto che è stata anche la prima cantina toscana che ho avuto il piacere di visitare nella mia vita professionale come Sommelier. Se fossi in possesso della mitica DeLorean di Ritorno al Futuro farei un salto nel remoto e mi piacerebbe potervi raccontare di come, in una azienda chiamata allora con il nome di Case Via, secondo alcuni scritti dell’epoca, narravano che, già agli inizi del ‘900, si producevano delle prelibatezze enologiche in questo lembo di terra che i latini denominavano Fons-odi. Ma noi questa splendida realtà la viviamo ora, al presente, ove un imprenditore, un certo Dino Manetti, discendente di una dinastia di artigiani operante già da tre secoli nel campo della terracotta, affascinato e preso dal richiamo verso la sua terra, scelse proprio di iniziare la sua “seconda vita”, questa volta enologica, dalla Conca d’Oro di Panzano in Chianti, nel cuore del Chianti Classico. Era il 1968 e si trasferì con tutta la famiglia nella nuova azienda e la chiamò con il nome che oggi tutti conosciamo. Oggi, sono i figli che al timone nella cabina di comando, proseguono con la medesima passione e professionalità del papà, ma su questo nessuno ha mai nutrito dei dubbi poichè questa passione è nata con loro, crescendo fin da piccoli tra i filari delle vigne e abituati a giocare tra vasche e tini. Capitano della nave è il “boss” Giovanni, protagonista del video di apertura, insieme ai fratelli Marco e Giovanna, quest’ultima in particolare si occuperà della vostra accoglienza qualora un giorno deciderete di sostare nel loro agriturismo Tenute di Pecille.
Notevoli come sempre le lodi ed i giudizi elargiti come potrete vedere nel nostro “Ripasso Guidaiolo” :
Duemilavini: la guida dei Ricci’s Boys assegna il riconoscimento più alto, ovvero i cinque grappoli al Flaccianello della Pieve 2004. Seguono a quota quattro il Vin Santo del Chianti Classico 1999, il Syrah Case Via 2004, il Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo 2003 ed il Pinot Nero Case Via 2004.
Espresso: sulla guida del curatore Enzo Vizzari, troviamo in testa, a pari merito con i 17/20, il Flaccianello della Pieve 2004 ed il Syrah Case Via 2004.
Gambero Rosso: Nessun giudizio per il Flaccianello della Pieve 2004, in quanto gli ispettori della guida della Chiocciola si sono messi in azione troppo presto e quindi questo vino non è stato ritenuto pronto per essere valutato per l’edizione 2008. Quindi giudizio in sospeso per il prossimo anno. Due bicchieri neri al Chianti Classico Vigna del Sorbo 2003, Vin Santo del Chianti Classico 1999 e per il Syrah Case Via 2004.
C’era, al completo, il Team di Altissimo Ceto, sulla macchina che di ritorno dall’Umbria raggiunse l’azienda, percorrendo il tratto tortuoso della Chiantigiana inerpicandosi fino all’ameno villaggio di Panzano per poi scendere in direzione di Castellina in Chianti fino a giungere all’ingresso dell’azienda in località San Leolino.
Abbiamo menzionato già della “Conca d’Oro”, un grande vigneto, se vogliamo anche per certi versi atipico parlando di Chianti in linea generale, perchè frazionato al suo interno e dove sono diversi i produttori che si spartiscono le varie parcelle. Qui le uve producono qualcosa di speciale, di diverso e molti vini infatti sono entrati di diritto nel prestigio in campo enologico e sono diventati dei monumenti enologici in onore al Re Sangiovese. I nostri cugini d’oltralpe non esiterebbero neanche un minuto, se questa vigna si trovasse in Borgogna anzichè nel Chianti, ad elevarlo al rango dei Grand cru, prestigio che guadagnerebbe prima di tutto per la bellezza della sua posizione disposta ad anfiteatro e rivolta completamente a sud, poi per la composizione del terreno tipico chiantigiano, denominato Galestro, fatto di suoli drenanti e favorevoli per lo sviluppo in profondità dell’apparato radicale. Possiede inoltre un microclima unico impreziosito dal vento che spesso soffia dalla Valle della Pesa e che regola quelle escursioni termiche tra il giorno e la notte e che danno vita così a uve dal carattere aromatico unico ed incomparabile al resto della produzione chiantigiana.
In questa splendida Chianti Valley si trovano tutti i vigneti di Fontodi, che dagli originari 10 ettari, sono passati ai 130 odierni, di cui 70 sono dediti alla coltivazione della vigna e 20 invece degli ulivi. La produzione vinicola totale raggiunge annualmente le 300.000 bottiglie circa.
Il giorno del nostro passaggio in azienda purtroppo il “patron” Giovanni non era presente e abbiamo potuto intervistarlo soltanto successivamente in occasione dell’ultimo Vinitaly, quindi quel giorno a riceverci c’era il simpaticissimo Silvano (in foto), “figlio adottivo” della famiglia Manetti, in quanto è presente in quel di Fontodi da numerosi anni e di questa azienda conosce e custodisce ogni segreto e sarebbe in grado tranquillamente di chiamare per nome ogni singola barbatella.
Silvano ci carica tutti sul Fuoristrada e ci accompagna in giro per le vigne…
Iniziamo proprio dal vigneto che si trova immediatamente sotto l’azienda. Quello che vedete nella foto successiva è il vigneto denominato Flaccianello della Pieve. Sarebbe meglio dire “era” visto che è stato espiantato dopo la vendemmia del 2001 per raggiunti limiti di età delle sue vigne. In attesa che il nuovo vigneto raggiunga di nuovo la maturazione necessaria e quindi dare di nuovo i frutti che saranno ritenuti ideali per la produzione di questo vino, si è deciso, a partire dall’annata 2003 (la 2002 non è stata prodotta), di ottenere il Flaccianello da una selezione rigorosa dei migliori grappoli di Sangiovese che vengono raccolti dalle viti aziendali più vecchie e che per la loro natura sono state in grado, già al loro esordio dell’annata più difficile degli ultimi tempi, di sopravvivere al forte stress idrico di quell’anno, poichè il loro apparato radicale raggiunge anche i 10 metri di profondità. Ora le uve di Sangiovese vendemmiate da questo vigneto “giovane” vengono utilizzate per la produzione del Chianti Classico “base”.
La differenza rispetto al vigneto precedente, che subito viene notato, è proprio nel cambiamento direzionale dei filari. Con il nuovo reimpianto delle vigne si è voluto modificare al meglio l’esposizione solare, aumentando così il numero delle ore di contatto con i raggi del Sole e trarre beneficio anche sotto il profilo idro-geologico.
L’azienda Fontodi ha lo scopo per l’immediato futuro, di rendersi autosufficiente e sarà proprio a partire dalla prossima vendemmia, la prima, ad essere certificata ufficialmente con il termine “derivante da coltura biologica” dopo essere trascorsi i canonici 5 anni di conversione dei vigneti. Il tutto è cosa di non poco conto visto la superficie aziendale dedicata alla coltura della vigna e degli ulivi. Questa autonomia è data dal compost che viene usato per la coltivazione dei terreni, creato mediante fermentazione di un impasto ottenuto dai sermenti triturati dopo le potature in aggiunta al letame di vitelli proveniente dal proprio allevamento delle Chianine.
Ma per spiegare il “discorso” biologico” chi meglio del nostro amico Giovanni Manetti è in grado di parlarci di come è nata e di come si è sviluppata questa scelta.
Tutti i nuovi reimpianti raggiungono una densità tra i 6.600 ed i 6.700 ceppi. I filari vengono lasciati ovviamente inerbiti…
La casa del patron con vista…
Altre cartoline, prese dal basso…
A Fontodi, oltre al Sangiovese, vengono coltivati anche Sauvignon e Pinot Bianco che compongono l’inusuale assemblaggio del Meriggio, Pinot Nero e Syrah che compongono le etichette chiamate Case Via, ma anche una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon coltivato nella Vigna del Sorbo. Le rese del Sangiovese sono bassissime, si parla di 50 q.li di uva ad ettaro per il Chianti Classico e di 30 q.li ad ettaro per il Flaccianello della Pieve ed il Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo.
Anche la Conca d’oro ha la sua croce come simbolo! Sembra una piccola Romanée Conti… 😀
Il Vineyard tour è terminato e quindi passiamo ora alla visita della Cantina…
La cantina è stata realizzata nel 1997, disposta su tre livelli per facilitare il cosiddetto lavoro a “caduta” e limitare al minimo l’utilizzo delle pompe per gli spostamenti del vino.
Sul piano più alto della cantina arrivano le uve che vengono passate sul tavolo di cernita, ove vi lavorano ben sei persone che hanno lo scopo come dei piccoli “buttafuori” di una discoteca, di occuparsi alla rigorosa selezione di ingresso delle uve, con l’esclusione delle uve non ritenute idonee, prima di raggiungere la pigiadiraspatrice e le vasche di fermentazione…
La maggior parte sono delle tradizionali vasche di fermentazione in acciaio inox a temperature controllate…
Vengono impiegati anche due fermentini in legno, i quali vengono utilizzati per la vinificazione delle uve di Pinot Nero, di Syrah ed una minima parte di Sangiovese…
I mosti invece che raggiungono le vasche di fermentazione di acciaio vengono tenuti separati, durante tutta la loro fase di vinificazione, per singola parcella. La prima selezione, come già detto, delle uve di Sangiovese dei vigneti più vecchi andranno a comporre i lotti per la composizione del Flaccianello, così come seguono strade diverse, fino al momento dell’imbottigliamento, il Sangiovese ed il Cabernet Sauvignon, provenienti dalla Vigna del Sorbo. Tutta la fase di vinificazione viene svolta dal personale aziendale, con l’ausilio della consulenza esterna di Franco Bernabei.
Le fermentazioni sono spontanee, dalla vendemmia 2004 non vengono più impiegati i lieviti selezionati. Come potete notare dalla foto successiva, tutte le vasche sono dotate di una coppia di follatori, che agiscono due volte al giorno durante la fase di macerazione, che hanno la funzione di immergere di nuovo le bucce nel mosto in fermentazione, nella maniera più delicata possibile e continuare la loro operazione di estrazione delle sostanze, senza dover ricorrere ai normali rimontaggi con le pompe e che sarebbero fonte inutile di stress per i vini.
Anche le fermentazioni malo-lattiche vengono svolte in maniera spontanea e solo attraverso l’ausilio dell’innalzamento delle temperature. Il vino atto a diventare Chianti Classico, resta in acciaio e la svolge così al loro interno, mentre per tutti gli altri vini passano al livello inferiore, posti nelle barriques in un locale apposito, riscaldato, e qui sosta per almeno due mesi fino al termine delle fermentazioni malo-lattica. Questa è anche la parte della cantina cosiddetta storica, dove nel 1981 nacque il Flaccianello.
Sofisticate apparecchiature vengono utilizzate per tenere sotto controllo la temperatura ed il giusto grado di umidità… 😀
La cantina di affinamento contiene circa 1.300 barriques, tutte di rovere francese e la scelta di usare solo, per quest’ultime, quelle di media tostatura o adirittura non tostate. Vengono utilizzate di solito fino al massimo di tre anni e ogni anno, a seconda delle caratteristiche di ogni singola annata, si cambia circa un terzo. La cantina è anche dotata di spruzzi umidificatori che servono da regolatori per il giusto grado di umidità.
La permanenza in legno per l’affinamento dei vini prevede circa 12 mesi per Chianti Classico e Pinot Nero, e 18 mesi per Flaccianello, Vigna del Sorbo e Syrah.
Ogni cantina ha la sua “mascotte”…
Silvano inoltre ci racconta che sono iniziati i lavori per l’ampliamento della Cantina, creando nuovi spazi, con lo scopo, in futuro, di prolungare l’invecchiamento in bottiglia dei vini più importanti e quindi poter commercializzare vini che siano il più pronti possibile al consumo, evitando così la vendita di un prodotto non pronto.
Prima di passare alla fase della degustazione dei vini aziendali, abbiamo lasciato in sospeso l’ultima parte dell’intervista video a Giovanni Manetti che ci confessa che la produzione di una “bollicina” a Fontodi sia tra i suoi desideri, inoltre ci parlerà dei suoi gusti, delle sue aziende e dei suoi vini di riferimento e non mancheranno i pensieri sulle Guide del settore…
Bene ed ora all’assaggio!
Si parte!
Chianti Classico 2005
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Sangiovese.
-Provenienza uve: da diversi vigneti all’interno della tenuta.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: tradizionale, in vasche d’acciaio a temperature controllate per 16-18 giorni.
-Affinamento: 12 mesi in barriques.
-Contenuto solfiti: 9 mg/lt di libera e 77 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 14,00.
Giudizio EC: 15,5+/20.
Un Chianti che mostra tutto il carattere del Sangiovese ( e vi devo confessare che non è cosa di poco conto…) restando nei limiti della correttezza senza strafare e dare quindi vita ad un vino di grande bevibilità e che fa’ la sua bella figura se messo in tavola con una bistecca succulente e di grande fattura. Profilo olfattivo quindi con un frutto senza grandi eccessi, nota di rovere in perfetto equilibrio e si presenta al gusto più sottile ripetto alla versione precedente e quindi mette in maggiore rilievo, il carattere del tannino.
Chianti Classico Riserva Vigna del Sorbo 2004
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 90% Sangiovese e 10% Cabernet Sauvignon.
-Provenienza uve: dal vigneto omonimo sito nella Conca d’Oro
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: tradizionale, in vasche d’acciaio a temperature controllate per 16-18 giorni.
-Affinamento: 16-18 mesi in barriques a seconda dell’annata.
-Contenuto solfiti: 13 mg/lt di libera e 36 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 31,00.
Giudizio EC: 18,5+/20
Da quando mi capita di assaggiare regolarmente le etichette di Fontodi, ovvero dall’annata ’95 a oggi, al momento della loro commercializzazione, ho sempre trovato che il Vigna del Sorbo fosse più di chiara espressione immediata, molto più aperta, se comparato alla stessa annata del “fratellino” Flaccianello, che invece è sempre risultato più introverso. Ho sempre pensato che era quella percentuale di Cabernet Sauvignon che gli dava già maggior slancio fin da piccolo, perciò non mi spiego come mai, per quanto riguarda le versioni 2004, avvenga il contrario e quindi ci troviamo il Sorbo che fatica non poco ad emergere nel bicchiere e soffre, aromaticamente parlando, il confronto. Il vino è comunque da considerarsi una delle più belle espressioni, come per il Flaccianello, mai create da questa casa. Concentrato, ricco, con un frutto croccante e polposo, un carattere balsamico che rinfresca il profilo olfattivo ed in bocca che si mostra con i muscoli, senza però perdere in eleganza ed agilità. Dategli tempo…
Flaccianello della Pieve 2004
-Tipologia vino: Rosso I.G.T.
-Vitigni utilizzati: 100% Sangiovese.
-Provenienza uve: ottenuto dalla migliore selezione di uve dei vigneti aziendali più vecchi.
-Gradazione alcolica: 14%.
-Vinificazione: tradizionale, in vasche d’acciaio a temperature controllate per 16-18 giorni.
-Affinamento: per 16-18 mesi in barriques a seconda dell’annata.
-Contenuto solfiti: 8 mg/lt di libera e 29 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 39,00.
Giudizio EC: 19/20 ALTISSIMO CETO
Non posso che essere concorde con Giovanni Manetti quando dice che questa versione 2004 del Flaccianello entrerà di diritto nell’elenco delle grandissime annate per questo vino. Non importa se questo sia fatto con le uve di un solo vigneto oppure con la selezione delle uve delle vigne più vecchie, l’importante è comunque la linfa che sgorga da ogni singola parcella della Conca d’Oro e la mano enologica dello staff di una grande cantina riesca a mantenenere questa personalità lungo tutto il corso della vinificazione e lo possa mettere in bottiglia senza stravolgimenti interpretativi di natura diversa se non quella naturale data dal terroir Chiantigiano. I 19/20 vengono assegnati sulla fiducia al potenziale evolutivo di questa grande interpretazione del Sangiovese di Panzano. Il vino in questo momento esprime quel carattere tutto “ciccia e brufoli” già visto altrove, ovvero di quel vino che eprime lo spessore e la potenza della grande annata, ma che poi l’eleganza viene “sporcata” da difetti che sono solo da attribuire all’esuberanza giovanile e che saranno modellati con la sosta in bottiglia. Leggi una evidente nota vanigliata che avrà bisogno di qualche anno per smorzarsi e che è da attribuire al suo passaggio in rovere, ma che non sia da vedere come qualcosa creato per sovrastare il frutto di questo vino. Questa versione ha alcuni tratti somatici trovati nella 2001, pur avendo acquisito maggiore compostezza olfattiva e aver guadagnato una dinamicità nel tannino di gran lunga superiore. Entra di diritto nel mio personale palmares delle migliori interpretazioni del Flaccianello e tra qualche anno pronto per vedersela con la mia preferita di sempre: la 1999.
Case Via Sirah 2004
-Tipologia vino: Rosso I.G.T.
-Vitigni utilizzati: 100% Syrah.
-Provenienza uve: dal vigneto denominato Case Via.
-Gradazione alcolica: 13,5%.
-Vinificazione: tradizionale, in vasche d’acciaio a temperature controllate per 16-18 giorni.
-Affinamento: per 16-18 mesi in barriques a seconda dell’annata.
-Contenuto solfiti: 20 mg/lt di libera e 49 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 31,00.
Giudizio EC: 16/20
Confesso di non aver mai avuto un grande feeling con le etichette Case Via di Fontodi. Non che siano particolarmente difettosi, anzi, tutto sommato sono vini molto buoni, tecnicamente ben fatti, equilibrati, che vogliono assumere un’impronta toscana e non vogliono “scimmiottare” i borgognoni per quanto riguarda il Pinot Nero o i rodaniani per il Syrah. Ma sono vini che, nelle esperienze degustative passate, non mi hanno mai regalato delle particolari emozioni al di là della classica espressione puramente tecnica, esprimendo quel qualcosa in più sul piano del carattere e della personalità che possono esprimere i vini di Fontodi. Il Pinot Nero non ci è stato possibile degustarlo, ma in una precedente degustazione, la versione 2004, se messa in comparazione (con tutte le dovute differenze…) con il Syrah, perde qualcosina per strada rispetto ad una più nitida espressione del vitigno “rodaniano” che, in questa annata, si impreziosisce di maggiore concentrazione (anche rispetto la 2003!!!) si mantiene sui binari dell’eleganza, spunta una chiara nota minerale che non mi pare abbia mai avuto e guadagna anche sul piano della bevibilità.
Ora qualche cartolina dalla stalla di Fontodi con l’allevamento delle Chianine…
Il Boss…
…ed il nuovo che avanza.
Come spesso succede, le nostre visite finiscono quando si fa’ buio…
Note positive
-Il packaging è caratterizzato da bottiglie classiche bordolesi e le borgognotte usate per il Pinot Nero e Syrah, con etichette ben fatte, colorate ma non stucchevoli e graficamente abbastanza semplici e poco elaborate.
-Vedi “conclusioni”.
Note negative, Dettagli
-Come già detto in precedenza, mi piacerebbe trovare maggior evidenza caratteriale per le etichette Case Via.
Conclusioni
-Una batteria di grandissimo livello, come mai mi era capitato di assaggiare prima su tutta la linea, ma sempre alla ricerca del miglioramento e sempre in grande evoluzione qualitativa. Credo che la “fortuna” di trovarsi nella Conca d’Oro, la grande cura delle vigne, la conduzione biologica delle vigne, la grande “mano” in fase di vinificazione senza l’ausilio di lieviti selezionati, la scelta di utilizzare solo barriques di bassa tostatura oppure non tostate, siano tutte caratteristiche che danno il loro grande contributo alla qualità ed alla personalità dei vini di Fontodi.
Altissimo Ceto! Per Giovanni Manetti e tutto il suo staff.
Az. Agr. Fontodi
Via San Leolino, 89
50020 Panzano in Chianti (FI)
Tel.: 055 852005
Fax: 055 852537
e-mail: info@fontodi.com
sito: www.fontodi.com
Ivano Antonini alias EnoCentrico