Degustazione fatta il 23 Ottobre 2007.
Appuntamento dal grande carattere attrattivo, quello organizzato dagli Iaiani’s brothers dell’Enoteca Tre Archi di Oleggio.
Riuscire a sottrarre quel personaggio di Domenico Clerico dai suoi numerosi impegni, portarlo in provincia di Novara e per di più in compagnia di quattro annate di Barolo non deve essere stato un compito facile.
Domenico Clerico è una persona che trasmette grande energia, dalle sue parole si nota come ci sia una dedizione passionale per il suo lavoro, per la sua terra e per il nebbiolo.
Domenico ha anche come merito di avere avuto una grande fortuna, quella di aver incontrato nella sua vita due persone che sono poi risultate essere di enorme importanza, se oggi i suoi vini sono conosciuti e sono sulle carte dei vini di molti tra i migliori ristoranti del Mondo.
La prima persona è sicuramente la moglie Giuliana, con la quale ha iniziato l’avventura in solitario nel 1976, un po’ per volontà e un po’ per scelta per via dei motivi di salute del padre di Domenico. Quest’ultimo, fino ad allora, vendeva le uve alla Cantina Sociale Terre del Barolo.
La seconda si tratta di una persona taciturna e riservata, che lavora sempre dietro le quinte e difficilmente lo vedrete alle luci della ribalta.
Quando fate visita a Clerico in cantina lo vedrete sbucare soltanto al richiamo di Domenico al comando di: “Massssimoooooo!”
Bene, questa persona è Massimo Conterno, il suo cantiniere, con un cognome decisamente impegnativo e che fa’ sorridere il fatto che ci sia un Conterno nella cantina di Clerico.
Ma il resto della storia ve lo racconteremo quando dedicheremo la scheda personale a questa azienda.
Ora veniamo al racconto della giornata!
Tocca a Francesco Iaiani presentare Domenico alla “folla” che è accorsa a Oleggio per passare due ore in compagnia di Clerico, rivolgergli delle domande e farsi trascinare dalla sua esuberanza caratteriale.
La degustazione di oggi verteva su due annate di Langhe Rosso Arte 2005 e 2001, e quattro annate di Barolo Ciabot Mentin Ginestra, che sarà anche poi l’oggetto del nostro racconto. Domenico ha portato per l’occasione, la 2005, la 2004, la 2003 e la 2001, a queste ci aggiungo io, per dare completezza ad un decennio significativo per questo vino, anche la 1998, la 1996 e la 1995 che ho avuto il piacere di degustarle il giorno successivo. Presente la 2003, mancano le altre due annate “calde”, la 2000 e la 1997.Unico rammarico è quello di non potervi raccontare della 1999 che tutt’ora rappresenta la migliore annata fin qui prodotta.
Ma adesso vi chiederete che cos’è il Ciabot Mentin Ginestra? Che cosa possa avere di così speciale?
Il “Ciabot” si trova nel comune di Monforte d’Alba ed è una parte del vigneto della Ginestra, dalla grandezza di 3,20 ettari, che si trova ad un’altitudine di 420 mt s.l.m. e che prende il nome da una piccola casa di campagna (ciabot) che era di proprietà, prima del suo acquisto nel 1981, dei fratelli Fiore e Mentin.
Il terreno è ricco di calcare è argilla e la vicinanza con Serralunga sembra regalare ai vini i suoi stessi toni balsamici e lo stesso tannino minuto ma piacevolmente duro tipico dei cru di questo comune e che li rendono così differenti dagli altri cru villages “Monfortini”.
Ci confessa Clerico: “Ho avuto un colpo di fortuna perchè l’ho comprato alla modica cifra di 150.000.000 di lire“…o del vecchio conio per dirla alla Bonolis.
“Se dovessi comprarla oggi“-continua Domenico-“non credo che sarei in grado di potermelo permettere!”
“E bravo Domenico!” ho pensato tra me e me “e la nuova cantina in costruzione? Chi te l’ha regalata Babbo Natale???”
Comunque a questo grande personaggio langarolo gli possiamo concedere anche questo e non meravigliatevi se lo vedrete in giro con il naso allungato…
Personalmente ritengo che il Ciabot, fino ad ora, sia stata l’etichetta più rappresentativa di questa azienda, vuoi perchè è stato il primo “cru” acquistato in ordine di tempo, vuoi che forse è il vino dove Domenico credo riversi più energie. Ho detto è stata, perchè con il Mosconi Per Cristina targato 2001 sarei pronto a scommettere che si sia aperta una nuova era, dove il Mosconi potrà insidiare la leadership del Ciabot.
Fermo restando che non voglio relegare, il pur ottimo Pajana, nel ruolo di cru minore!
Veniamo in sintesi alla scheda tecnica:
-Uve: nebbiolo of course! Ma vengono usate solo quelle che provengono da vigne che hanno minimo 10 anni di vita. Le altre vengono usate per il Langhe Rosso Arte.
-Provenienza uve: e c’è da chiederlo?
-Rese per ettaro: 55 q.li circa.
-Tipologia vino: Indubbiamente…Rosso D.O.C.G.
-Bottiglie prodotte: tra le 10.000 e le 12.000. A queste si devono sottrarre quelle che vengono preventivamente bevute nelle diverse “irruzioni” e delle “razzìe”, tipo Unni, dei clienti e dei Langa in Boys in compagnia di Domenico e Massimo nella loro cantina. Quindi ci troviamo che quelle commercializzate sono molte, ma molte, ma molte di meno!
E quando vi trovate nella condizione di fare l’ordine…immancabilmente succede che le bottiglie che vi arrivano sono quasi sempre dimezzate rispetto a quelle ordinate al rappresentante.
-Vinificazione: nei rotomaceratori, con macerazione sulle bucce che varia a seconda delle annate tra i 5 e i 10 giorni.
-Affinamento: In barriques di rovere francese. 90% nuove e 10% di secondo passaggio.
LA VERTICALE.
Contrariamente alla prassi normale, preferisco raccontarvela dall’annata più “vecchia” a quella più “giovane”.
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 1995
Giudizio EC: 18/20.
Il ’95 nel colore è un granato vivace di medio spessore, ed è quello meno carico nella tonalità.
Il naso, tra le annate degustate è quello più lento a dichiararsi. Il frutto è evoluto ma ancora pieno di vivacità, buono l’equilibrio con le note vanigliate date dai legni piccoli.
In bocca è di media avvolgenza, sottile in entrata e lento a concedersi anche nello sviluppo retro-olfattivo. Il quadro tannico è di media fittezza con un tannino minuto, vivace ma non particolarmente aggressivo.
Conclusioni: in Langa, l’annata 1995 è stata la prima buona annata dopo la 1990. In questo Ciabot di tutto rispetto, sottolineo ancora la sua lentezza espressiva con l’ossigenazione, rispetto alle altre annate. Si può comunque ancora conservare in attesa che il tempo possa attenuare questa difficoltà ed il suo consumo oggi è consigliabile una stappatura preventiva e una buona aerazione in un bicchiere ampio.
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 1996
Giudizio EC: 19/20.
Sottolineo l’assenza del grandissimo ’99 ( 😥 ) in quanto sarebbe stato interessante poterlo confrontare con l’altrettanto grandissimo ’96. Il colore rosso granato, di consistenza maggiore rispetto al campione precedente, si esprime con grande brillantezza e vivacità. Il naso anch’esso è restìo a concedersi ma con meno pigrizia del ’95. Vivacità anche nel frutto maturo ma decisamente ancora “croccante”, un legno ben integrato. Il quadro aromatico è rinfrescato da una buona mineralità e da quella nota balsamica e di resina che questo cru riesce a dare nelle grandi annate. In bocca è di grande avvolgenza ed esuberanza, lo sviluppo nel retro-olfattivo trova un allungo molto più marcato rispetto al naso. Di grande equilibrio il peso di questo vino, con la nota alcolica e l’acidità. Il quadro tannico è di maggiore fittezza rispetto alla ’95 e con un tannino più sottile e più graffiante.
Conclusioni: Domenico, con questo Ciabot, ha dato una grande versione ripettosa dell’annata ma addolcendo comunque l’austerità tipica del ’96. Un vino, per chi ne conserva ancora qualche bottiglia, che può ancora sostare nelle vostre cantine.
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 1998
Giudizio EC: 18,5/20.
Questo ’98 si presenta con un colore granato con una tonalità più consistente rispetto alla ’96 ma un po’ più cupo. Al naso abbiamo un vino di grande complessità, con le stesse caratteristiche tipiche del Ciabot di Clerico ma decisamente più “calde” nei toni. Anche l’espressione minerale e balsamica è presente ma molto più pacata nei termini espressivi.
In bocca è di grande avvolgenza. Si esprime con un carattere più ricco rispetto alla ’96 ma di quest’ultima non tiene lo stesso allungo e la stessa eleganza espressiva. Il tannino è presente, vivace ed è ben integrato nel vino.
Conclusioni: le caratteristiche trovate nel bicchiere, fanno di questo vino, quello più equilibrato e quello più piacevole nel carattere di tutta la batteria. Si può decisamente ancora conservare ma non abbiate timori se volete stapparlo ora.
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 2001
Giudizio EC: 19-/20.
Questo Ciabot gioca sulla distanza con il ’96, in attesa dell’evoluzione della ’04, per il palmares del miglior vino. Del ’96 ha molte similitudini, incominciando dai toni olfattivi di grande eleganza, il frutto più ricco e più caldo rinfrescato dalle stesse note balsamiche ma con un tono minerale decisamente più moderato. Il legno non è ancora del tutto integrato, ed ha bisogno di molta ossigenazione in quanto, come parecchi 2001 in questo momento, vivono un periodo di letargo per quanto riguarda l’approccio olfattivo.
In bocca è di grande avvolgenza, solido, di buona ricchezza sostenuta da una grande freschezza data dall’acidità. Il segno meno nel giudizio è dato da una alcolica in risalto, rispetto alle altre componenti, nell’equilibrio complessivo del vino.
Conclusioni: il 2001 è una grande annata, dai caratteri un po’ austeri ma non così duri come per la ’96. Decisamente da aspettare nello sviluppo nel bicchiere ma se potete non stappatelo ora!
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 2003
Giudizio EC: 18,5-/20.
Un vino che già nel colore rispecchia l’annata, con un colore che non brilla per la sua vivacità ma che presenta una consistenza decisamente la più marcata tra le annate degustate.
Nel quadro complessivo un vino che gioca le sue carte migliori nell’analisi olfattiva, in quanto troviamo un frutto caldo ma non “cotto”, un legno sorprendentemente integrato e le note balsamiche sono espressive pur non avendo i toni della ’96 e della ’01.
In bocca è sicuramente ben fatto, il segno meno è dato dalla freschezza che non riesce a supportare interamente il peso di questo vino. Preso singolarmente potreste anche non farci caso ma degustato tra la ’01 e la ’04, purtroppo lo noterete.
Conclusioni: la 2003 è stata decisamente, come tutti si ricorderanno, un’annata calda. Con tutte le difficoltà legate a questa annata, Domenico è riuscito a realizzare un Ciabot domando le carratteristiche dell’annata. Potete ancora conservarlo per alcuni anni in cantina ma non concedetegli troppo “riposo”!
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 2004
Giudizio EC: 19?/20.
Un Ciabot con tutte le carte in regola espressione della grande annata. In questo bicchiere abbiamo tutto, a partire dal colore rubino compatto vivace con riflessi granato, di grande tonalità. Un naso con un frutto ricco, espressivo, complesso nell’insieme con un legno non ancora integrato ma non particolarmente invadente. I toni balsamici sono un po’ offuscati, richiederanno tempo per la loro totale espressione.
In bocca è di grande avvolgenza, peso ed equilibrio, una trama tannica fitta, con un tannino minuto, graffiante ma abbastanza statico in questo momento.
Conclusioni: E allora questo punto interrogativo a fianco del giudizio?
E’ dato per una sua nota di resina di pino e di caffè che troviamo sia al naso che al retro-olfatto che in questo momento disturba l’eleganza complessiva.
BAROLO CIABOT MENTIN GINESTRA 2005
Giudizio EC: sospeso
Non me la sento e non sono in grado di esprimere un giudizio in termini sia in ventesimi che in asterischi in questo momento per quanto riguarda un’annata che è stata “assemblata” di recente e portata per la prima volta ad una degustazione pubblica.
Domenico l’ha voluta portare in quanto si tratta della prima annata ottenuta da una fermentazione spontanea, quindi senza aggiunta di lieviti selezionati. Anche se quelle assaggiate fino ad ora porvengono da lieviti ottenuti da ceppi autoctoni.
Il vino è decisamente interessante, un naso particolarmente espressivo, un frutto pulito, ma tutto questo non so’ se sia merito di questo tipo di vinificazione oppure dalla consueta bravura tecnica di Clerico.
In bocca non giudicabile in quanto la totale assenza dell’equilibrio gustativo lo rendono particolarmente difficile nell’analisi.
Ivano Antonini alias EnoCentrico