UINOM AVALON SULIIS – Il Vino dei Celti di Lomellina
Duemilaquattrocento anni fa i Levi, popolazioni celto-liguri che abitavano il territorio tra Ticino, Po e Sesia, produssero vino in abbondanza e di grande qualità, sviluppando una tecnica agronomica autonoma, derivata dai numerosi contatti esistenti con il vicino mondo etrusco.
Oggi questa tradizione è stata recuperata a Robbio, l’antica Redobium, grazie a un lavoro paziente e appassionato di ricostruzione del paesaggio e dei sapori, che l’uomo e la natura hanno forgiato nei secoli in Lomellina.
Il sistema di allevamento adottato è quello descritto da Columella nel suo De Re Rustica: si tratta dell’Arbustum Gallicum. nel quale da due a quattro viti sono fatte crescere lungo le branche principali di un acero. Insieme all’Arbustum Gallicum sono presenti anche viti allevate su supporto morto, secondo la tecnica delle caracatae.
I vitigni messi a dimora, Moradella e Vespolina, sono i più antichi di cui si abbia notizia nel territorio. Ma il paesaggio padano non era come oggi una sterminata distesa piana e le viti mal sopportano il ristagno idrico: per questo è stato necessario ricostruire interamente un antico dosso lomellino, su un versante del quale è stata messa a dimora una superficie vitata di circa 1600 mq.
Il prodotto, una volta raccolto, è torchiato a legna e viene conservato in botti grandi secondo le descrizioni di Strabone; viene quindi travasato all’interno di speciali vasi in ceramica, detti “a trottola” per la loro forma, appositamente sviluppati dai Levi per la conservazione del vino, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici. Questo oggetto, quindi, è una vera e propria “firma” della viticoltura celtica, non avendo analogie con alcun altro contenitore di vino al mondo.
La produzione è di 4-5 hl di prodotto, posto in vasi a trottola numerati in serie unica per ogni anno di produzione. Tali vasi vengono riprodotti artigianalmente uno a uno a partire dai modelli originali custoditi nei musei archeologici lomellini (specialmente Gambolò e Vigevano) e sono collocati all’interno di una scatola in legno di castagno riempita di paglia di triticum monococcum, il più antico frumento coltivato dall’uomo, anch’esso prodotto nel podere celtico ricostruito.
I Celti costituiscono, insieme ai Romani e all’influsso che su entrambi ha esercitato la novità del cristianesimo, un pilastro fondamentale nella costruzione dell’identità e della cultura europea. La ricostruzione del vino che loro seppero ideare è un’operazione che rivolge il suo fascino a tutti coloro che, dalla Norvegia alla Spagna, dall’Irlanda, dalla Boemia all’Italia del nord, sono in qualche modo eredi e debitori di tale secolare presenza.
Questo lavoro, questo oggetto, questo sapore che affonda le sue radici nel Mistero, ha l’ambizione di riconsegnare a noi uomini del XXI secolo un pezzo dimenticato della nostra tradizione, restituendoci la possibilità di viaggiare nel tempo, attraverso il gusto.
Presentazione Produttore, presso l’enoteca Tre Archi di oleggio (NO)
Venerdì 9 Novembre alle ore 21:00 www.trearchi.com
Per Informazioni : Costantino Di Claudio – costantino@pappafood.it