Visitata il 19 giugno 2007.In una calda giornata di sole, una di quelle giornate che io definisco “da bollicine”, partiamo e raggiungiamo la Franciacorta.
Questa zona si trova nel cuore della Lombardia, a sud del Lago d’Iseo, in provincia di Brescia.
Sono diverse le interpretazioni d’origine di questo nome che qualcuno, malignamente, associa ad una piccola Francia, alludendo per alcune caratteristiche simile alla Champagne.
L’origine più probabile resta comunque quella derivante da “Franzacurta”, nome che fece comparsa per la prima volta, su alcuni documenti del XIII secolo; molti villaggi della zona godevano di alcune esenzioni, da parte del clero, di imposte sul commercio (franchae curtes).
Questa regione, fatta di colline moreniche, adatta soprattutto per la coltivazione di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, ha dato da sempre vini con una naturale predisposizione alla “spumantizzazione” con il metodo tradizionale, tanto da avvalersi della DOC nel 1967 e la DOCG nel 1995. Quest’ultima riguarda solo i vini (guai a parlare di spumanti ai franciacortini) prodotti da uve provenienti dai comuni inseriti nel disciplinare della Franciacorta e solo dalla rifermentazione in bottiglia con il metodo tradizionale (o champenois).
Per raggiungere l’azienda di oggi usciamo dal Casello di Ospitaletto, seguiamo le indicazioni per Passirano e poi per Camignone e quindi raggiungiamo Il Mosnel.
Oggi la squadra di Altissimo Ceto è al completo, perchè c’è anche Massimo De Marco, “sceso in campo” con la sua classica tenuta in pantaloncini corti e maglietta (ma oggi fa’ molto caldo!) per quello che è uno dei suoi primi battesimi per quanto riguarda la visita alle aziende vinicole, lui che è abituato alle brasserie.
Ma prima un ripasso “guidaiolo”:
(Da tenere conto che i punteggi delle guide edizioni 2007, qui sotto descritte, sono stati degustati nel 2006 e quindi possono essere riferiti a vini dell’annata passata.)
-AIS: 5 grappoli al Parosè ’02
-Gambero Rosso: 2 bicchieri rossi al Brut Millesimato ’01
-Espresso: 17/20 al Satèn ’02
“Il Mosnel-Quelli che il vino…” recita l’insegna d’ingresso. “…lo bevono!” aggiungiamo noi quasi in un coro unanime.
Ad accoglierci c’è la titolare, Lucia Barzanò, gentile e sempre sorridente, una perfetta “Donna del Vino”. Lei è la responsabile Marketing e P.R. dell’azienda.
In cantina lavora il fratello Giulio e l’enologo Flavio Polenghi.
Lucia ci confessa che una “sbirciatina” al sito l’aveva già data e quindi capisce subito al volo le nostre intenzioni, cominciando da qualche notizia di tipo storico.Lucia Barzanò: “L’azienda sorge sull’omonima località dal nome dialettale, Il Mosnel appunto, di origine celtica che significa pietraia, cumulo di sassi. La nostra proprietà ha
alle spalle una storia secolare con cantine cinquecentesche e dei terreni annessi
già con tradizioni viticole e che venne ereditata dai Barboglio, il nostro ramo
materno, nel 1836“.
LB: “Oggi abbiamo 40 ettari di vigneto suddivisi in 15 diversi appezzamenti, di cui 35 per la produzione dei Franciacorta DOCG e 5 per i vini Doc, che piano piano li stiamo rimpiazzando perché vogliamo abbandonare la produzione dei vini fermi e dedicare tutte le nostre forze alle bollicine. I nostri vigneti sono caratterizzati da un grande rispetto per l’ambiente, dall’alta densità di viti per ettaro e dalla bassa produzione per pianta.
Il piano di concimazione aziendale prevede la distribuzione di concimi organo-minerali. Sono concimi che contengono matrici organiche altamente umificate che rispettano e salvaguardano la fertilità del terreno, garantendo una elevata efficienza nutritiva della vite grazie ad un graduale rilascio dell’azoto, alla protezione del fosforo dalla insolubilizzazione,ad un incremento della disponibilità del potassio e del magnesio ed alla presenza di microelementi chelati in maniera naturale.
Sono una tipologia di concimi che salvaguardano l’ecosistema agricolo e l’ambiente ed hanno una elevata efficienza nutrizionale abbinata ad un minor impiego di unità fertilizzanti.
Per quanto riguarda i Franciacorta nascono da uve da viti con una resa per ettaro di 80 quintali per una produzione di 52 ettolitri di mosto”.
La vendemmia avviene manualmente in piccole casse, per evitare che il troppo peso le schiacci e quindi potrebbero partire delle sgradite fermentazioni.
Una foto della cantina di vinificazione.
Le uve, una volta raggiunta la cantina vengono messe sul nastro per la cernita, dopodiché raggiungono la pressa pneumatica per una spremitura soffice. Qui avviene anche la divisione tra prima spremitura (mosto fiore) e seconda spremitura. Alcuni mosti raggiungono le barriques per la fermentazione del vino base, altri raggiungono i tini inox per il debourbage che consiste nel mantenere il mosto, prima della fermentazione, ad una temperatura di 13° per un periodo di circa 12 ore, viene fatto decantare di tutti i sedimenti grossolani, ai mosti successivamente vengono inoculati dei lieviti selezionati e fatti fermentare a temperatura controllata, divisi per vitigno e per possedimento. Al vino ottenuto viene fatta anche una parziale malolattica.
Barriques utilizzate per la fermentazione di una parte dei mosti.
A Marzo avviene il periodo cruciale che è quello delle creazioni delle Cuvée. E’ uno dei momenti più importanti perché si tratta, non solo di unire vini con vitigni diversi, di zone diverse, oltre all’aggiunta di vini di “riserva”, ma si decide anche la tipologia del Franciacorta (normale, Satèn o Rosé) in base alle caratteristiche, in funzione di una previsione futura. Il tempo minimo di invecchiamento di una bottiglia di Franciacorta Il Mosnel è di 24 mesi.
Una volta creata la cuvée, viene aggiunto lo sciroppo di dosaggio, una “soluzione” di zuccheri e lieviti che saranno poi i responsabili della rifermentazione in bottiglia, della formazione delle bollicine e dell’arricchimento delle note fragranti di crosta di pane tipiche degli Champenois. Per il Satèn, avendo per disciplinare una pressione atmosferica inferiore, viene messa meno “liqueur”.
Vengono imbottigliate e poi tappate con il tappo a corona ed un piccolo tappino in plastica chiamato “bidule”, che servirà nella fase finale del processo di spumantizzazione, per raccogliere i sedimenti dopo il processo di invecchiamento.
Nel frattempo scendiamo nel caveau.
Pupitres utilizzate per il remuage.
Durante questo periodo le bottiglie riposano accatastate per un periodo che va tra i 24 ed i 40 mesi a seconda della tipologia.
Quando sono pronte per la commercializzazione, le bottiglie vengono “svegliate”, rimosse dal loro “letto”, messe in una cesta e poste sulle pupitres per il remuage.
Le pupitres sono dei cavalletti in legno con dei buchi pronte ad ospitare le bottiglie. Quest’ultime vengono girate ogni giorno di un quarto di giro e lentamente alzate verso una posizione, quasi verticale, per favorire il distaccamento dei lieviti dalle pareti della bottiglia, e farli lentamente scivolare verso la bidule.
Finita questa operazione le bottiglie vengono rimesse nelle ceste con il tappo all’ingiù e pronte per la sboccatura.
Un particolare inerente l’illuminazione della cantina.
Questa tecnica, chiamata “à la glace”, consente di mettere il collo a bagno in una soluzione refrigerante, in modo che venga ghiacciato il vino con all’interno i sedimenti. Le bottiglie ritornano in posizione eretta, il tappo a corona viene tolto e la pressione favorisce l’espulsione del ghiacciolo, così il vino rimane limpido.
A questo punto si aggiunge quella che viene chiamata liqueur d’expedition, ovvero una soluzione contente principalmente zuccheri in grado di determinare la tipologia di Franciacorta (Extra brut, Brut, Satèn).
La visita alla cantina termina con una gradevole passeggiata nel parco secolare dell’azienda e vista su un vigneto ad alta densità coltivato a Pinot Nero.
E ora all’assaggio!
Da oggi parte una nuova sezione.
Anni fa, una famosa pubblicità recitava: “Per dipingere una parete grande, mi serve un pennello grande!”
E noi diciamo: “Per abbinare un vino GRANDE, non ci serve un piatto GRANDE ma un GRANDE Piatto!
Ecco allora che sono andato a “rubare” le note di degustazione dei piatti dei ristoranti visitati da VG, ho estrapolato le sue caratteristiche e troverete accanto a tre vini di ogni cantina l’abbinamento di un piatto di un grande chef con delle note di abbinamento.
Si parte!
(Nella descrizione “contenuto solfiti” viene descritto il quantitativo di anidride solforosa contenuta in ciascun vino. Gli indici sono espressi in mg./lt ed il primo indica “di libera” mentre il secondo è il totale.)
Franciacorta Brut
Vitigni: 60% Chardonnay, 30% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero
Provenienza uve: Larga Vecchia, Larga Cani, Mosnel, Camilì e Tesa
Vinificazione: 30% in barrique il resto in acciaio.
Affinamento: 25 mesi.
Gradazione alcolica: 12%
Zuccheri riduttori: 8 gr/lt
Contenuto solfiti: 29/106.
Prezzo in enoteca: Euro 16,00
Giudizio EC: 14,5/20
Nato per la prima volta nel 1979, oggi la sua produzione si aggira intorno alle 100.000 bottiglie.
Un buon Franciacorta di un’azienda che già a partire dal suo vino “base”, al suo assaggio vuole far intuire la personalità dei suoi vini.
All’olfatto si presenta di buona ricchezza, con note di vaniglia, derivate dal passaggio in legno, non invasive e con un frutto che noi preferiremmo fosse più fresco e meno “mieloso”. Forse una maggior percentuale di Pinot Nero lo renderebbe al naso più caratterizzato.
Anche in bocca si presenta con una certa “maturità” ben bilanciata dall’acidità. quella chiusura “dolcina” in finale ne limita un po’ la facilità di beva.
Franciacorta Pas Dosè
Vitigni: 60% Chardonnay, 30% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero.
Provenienza uve: Larga Vecchia, Larga Cani, Mosnel, Camilì e Tesa.
Vinificazione: come il brut base.
Affinamento: 36 mesi.
Gradazione alcolica:12%
Zuccheri riduttori: 3 gr./lt
Contenuto solfiti: 25/70
Prezzo in enoteca: Euro 17,00
Giudizio EC: 14/20
Prodotto per la prima volta nel 1980, oggi la sua produzione si aggira intorno alle 10.000 bottiglie.
Stesso discorso del Brut base, ma con un naso e un palato ancora più “evoluto” per via del maggior soggiorno sui lieviti.
Il mezzo punto in meno è dato però da una minor personalità e da una chiusura olfattiva che nel nostro bicchiere faceva fatica ad aprirsi anche dopo esserci tornato su alla fine dell’assaggio.
Franciacorta brut Satèn 2002
Vitigni: 100%Chardonnay
Provenienza uve: Larga Cani, Mosnel, Camilì e Tesa
Vinificazione: 35% della massa del vino base fermenta in barrique.
Affinamento: 30 mesi
Gradazione alcolica: 12,5%
Zuccheri riduttori: 8 gr./lt
Contenuto solfiti: 30/87
Prezzo in enoteca: Euro 23,00
Giudizio EC: 16,5/20
Prodotto per la prima volta nel 1996, oggi la produzione si aggira intorno alle 20.000 bottiglie.
Il Satèn de Il Mosnel è sempre stato in passato oggetto di discussione sulle guide del settore, per il suo registro olfattivo caratterizzato da forti sentori vanigliati dati dal legno.
Oggi, assaggiando questo prodotto, c’è da notare una sorta di cambiamento. Certo il prodotto è meno ricco rispetto agli anni passati, questo forse dovuto anche all’annata, ma il vino ne ha guadagnato in eleganza, ha decisamente un frutto più fresco, il legno è meno invadente/invasivo ed è spuntata una nota minerale che lo rende molto più affascinante e piacevole.
In bocca ha un allungo più sottile, con un buon equilibrio acidità-carbonica che lo rende un Franciacorta di bella beva.
Da tenere in considerazione per uno sviluppo nelle annate future per l’acquisizione dell’Altissimo Ceto.
Abbinamento
Zuppetta di rane e lumache al Franciacorta, scalogno e dragoncello.
Ristorante Miramonti l’Altro-Concesio (BS)
Un piatto decisamente insolito per la presenza delle rane e delle lumache insieme. Che esce dagli schemi “classici” così come non è “classico” il Satèn de Il Mosnel.
In questo caso si gioca sull’equilibrio delle sensazioni che un grande chef può dare ad un piatto del genere. Regalando al palato un alternarsi di sensazioni molto sottili e delicate, in modo tale, in questo caso, di poter giocare sull’equilibrio di questo Satèn con le sue note altrettanto sottili e delicate.
http://viaggiatoregourmet.blogspot.com/2006/07/ristorante-miramonti-laltro-concesio.html
Franciacorta Brut N.5 2003
Vitigni: 100% Chardonnay
Provenienza uve: Dosso, Limbo, Larga, Mosnel e Roccolo
Vinificazione: fermentazione del vino base e successivo affinamento per 5 mesi in barrique.
Affinamento: 36 mesi
Gradazione alcolica: 12,8%
Zuccheri riduttori: 6 gr./lt
Contenuto solfiti: 26/92
Prezzo in enoteca: Euro 30,00Giudizio EC: 17/20 ALTISSIMO CETO
Prodotto per la prima volta in quest’annata per una produzione di circa 4.600 bottiglie.
Nessun riferimento al costoso profumo. Il numero è stato scelto perché le uve provengono da 5 vigneti ed è stato 5 mesi in legno.
Per questo Franciacorta sono stati usati vini base ottenuti dal solo mosto fiore, ed ha un estratto secco di 25,80 gr./lt!
Il peso lo si sente anche nel bicchiere (da registrare dopo l’assaggio di un balzo sulla sedia di VG, mentre Massimo De Marco l’ha paragonato ad una grande Weiss).
Colpisce già subito alla vista con il suo giallo dorato carico di una brillantezza unica che esce da tutti gli altri vini.
Il naso è ricco, una bella alternanza di note di frutto, vaniglia, crosta di pane, fiori gialli e miele rinfrescato da sentori di salvia, con l’osigenazione esce una nota minerale anche se in tono minore rispetto al Satèn.
In bocca è avvolgente e ricco, peccato solo per quella struttura non sostenuta da una freschezza adeguata che lo rende un poco stucchevole e che poteva ambire a ben altro punteggio, ma credo che nel confronto con il Satèn sia da tenere conto delle 2 annate difficili ed estremamente diverse.
Dentice di lenza, composta di pomodoro e peperoncino, purè di melanzana, sorbetto di barbabietole rosse, ginger e pepe di Ayacucho. E un gambero di Sanremo.
Ristorante Aimo e Nadia-MilanoUn piatto di bella struttura, di buona succulenza e dove si alternano sensazioni tra le più svariate, caldo e freddo, tendenza dolce data dal dentice, dalle melanzane, dalle barbabietole e dal gambero. Richiede un vino altrettanto di peso! Se poi ci aggiungiamo le “bollicine” per contrastare la tendenza dolce del piatto, l’abbinamento è fatto. Si dice che la “bollicina” va’ su tutto, non sempre è vero, ma in questo caso, se si analizza sul piano della concordanza l’avvolgenza di questo N°5 con il piccante del peperoncino e l’alternarsi delle sensazioni al retro-olfattivo con le note esotiche del ginger e del pepe di Ayacucho il risultato è sublime!
http://viaggiatoregourmet.blogspot.com/2007/03/ristorante-il-luogo-di-aimo-e-nadia.html
Franciacorta Brut millesimato 2001
Vitigni: 60% Chardonnay, 35% Pinot Bianco, 5% Pinot Nero
Provenienza uve: Larga Vecchia, Roccolo e Roccolino
Vinificazione: 30% in barrique, il resto in acciaio.
Affinamento: 40 mesi.
Gradazione alcolica: 12,5%
Zuccheri riduttori: 8 gr./lt
Contenuto solfiti: 34/84
Prezzo in enoteca: Euro 25,00
Giudizio EC: 15,5/20
Prodotto per la prima volta nel 1984, oggi la produzione si aggira intorno alle 10.000 bottiglie.
Difficile l’assaggio dopo due pesi massimi. Infatti questo è un Franciacorta che gioca più sull’eleganza e la finezza piuttosto che la potenza aromatica.
Quasi sottile ma con un frutto meno evoluto, mentre in bocca riesce molto meglio nell’allungo e con un pizzico in più nella persistenza retro-olfattiva.
Franciacorta Rosè Pas Dosè Parosè 2003
Vitigni: 70% Pinot Nero, 30% Chardonnay.
Provenienza uve: Roccolino, Giardino e Tesa.
Vinificazione: 70% in barrique il resto in acciaio.
Affinamento: 30 mesi.
Gradazione alcolica: 12,5%
Zuccheri riduttori: 3 gr./lt
Contenuto solfiti: 26/85
Prezzo in enoteca: Euro 30,00
Giudizio EC: 16,5/20
Prodotto per la prima volta nel 2001, oggi la produzione si aggira intorno alle 7.000 bottiglie.
La chiusura di questo assaggio di oggi, con questo prodotto, è degno del livello qualitativo di questa cantina.
Questo Franciacorta è ad oggi il prodotto più atipico in circolazione.
Già dal colore può non incantare gli aficionados di questo genere visto che il colore non tende a stupire con vestiti “rosa schocking”! Ma quando lo porterete al naso, capirete che vuole essere appunto diverso dagli altri pari categoria.
Troverete un vortice di sensazioni che si alternano, dalla viola ai frutti rossi per poi passare alla frutta esotica. Si unisce la scontrosità data dal Pinot Nero con la leggiadrìa dello Chardonnay. Ma una simile “dolcezza” regalata all’olfatto è subito contrastata dal palato. Lo troverete avvolgente, carezzevole ma extra-secco in chiusura (p.s. : contiene meno di 3 gr./lt di zuccheri riduttori).
Un Pas Dosè che piacerà ad un pubblico ristretto (d’altronde con 7.000 bottiglie…) e da bere a tavola e non “pour le plaisir”!
Abbinamento:
Il Vitellino cotto al rosa con emulsione di tonno, capperi e alici fresche al sale nero Halen Mon ed erbe aromatiche.
Ristorante Schuman-Ispra (VA)
L’abbinamento incomincia già a livello cromatico con la vista. In questo Franciacorta abbiamo un’alta percentuale di Pinot Nero che lo rende strutturato al punto giusto per sostenere il Vitellino, mentre la morbidezza e le note delicate in persistenza aromatica dello Chardonnay giocano in concordanza con le note complesse dell’emulsione di accompagnamento. Infine la freschezza e la chiusura da Pas Dosè lasciano il palato pulito e senza contrasti.
http://viaggiatoregourmet.blogspot.com/2007/05/ristorante-shuman-ispra-va.html
Note positive
-In primis la personalità dei Franciacorta degustati. Certo non rientrano nello schema “classico” ma sono comunque da promuovere per la loro originalità.
-La data di sboccatura sulla retroetichetta.
-La vista dei vigneti e della cantina danno un senso di ordine e pulizia e tutto cio si riscontrano nell’eleganza e la pulizia aromatica dei vini.
-La conduzione di Lucia e Giulio Barzanò. Parlando con loro si sente nelle parole la passione che ci mettono nel fare vino.Note negative
-In un certo senso il loro stile di fare Franciacorta che può non soddisfare tutti i palati. Ma all’Altissimo Ceto team piace così.
-Una nota sul Pack delle bottiglie. Le bottiglie sono le classiche “sciampagnotte” e vestite da etichette altrettanto semplici e classiche. Noi crediamo che, così come al ristorante, la mise en place ci introduce allo stile di cucina dello chef, anche per un’azienda che produce vini dalla spiccata personalità, dovrebbe lanciare messaggi, facendolo già dalle linee delle sue bottiglie e dalle sue etichette e quindi azzardare di più nell’originalità.
L’ingresso e lo spazio “Quelli che il vino…”
Conclusioni
-Un’azienda gioiello, condotta con passione, motivazione e con la voglia di migliorare ogni anno che passa.
-Se avrete l’occasione di passare per Camignone sarete accolti come a casa e potete anche acquistare i loro prodotti nello spazio “Quelli che il vino…”.
-A Il Mosnel si organizzano incontri, iniziative che vanno dalla semplice degustazione agli abbinamenti cibo-vino.
-Si ospitano anche congressi in un’auditorium multimediale capace di ospitare fino a 100 persone.
Insomma una cantina a 360° adatta per le persone che, dalla serie:
“Quelli che il vino…è la loro vita!”
Registriamo i progressi fatti in questi ultimi anni e sicuri che con le prossime annate avremo ulteriori miglioramenti, diamo l’Altissimo Ceto Promising (a ottobre vi spiegheremo cos’è) ai Barzanò e a tutto il loro staff.Cin! Cin!
Ivano Antonini alias Enocentrico
ivano.antonini@altissimoceto.it
Az. Agr. Il Mosnel
Via Barboglio, 14
25040 Camignone di Passirano (BS)
Tel: 030 653117
Fax: 030 654236http://www.ilmosnel.com/
info@ilmosnel.com