Articolo a cura di Ivano Antonini.
Archivio storico reportage: Az. Agr. Il Mosnel-Camignone di Passirano (BS)-(27 luglio 2007)
Il Mosnel, nel termine dialettale bresciano, significa la pietraia o cumulo di sassi. Ed è proprio in questo angolo del comune di Camignone di Passirano, in terra franciacortina, dove risiede il regno dei Barzanò, ospitato nelle meravigliose cantine cinquecentesche ereditate dalla famiglia Barboglio nel 1836. Anche se, bisogna aspettare il 1968 prima di veder fruttare questo luogo magico in senso enologico. Artefice di questo “start-up” è stata Emanuela Barboglio, una delle persone che ha contribuito notevolmente all’affermazione del vino di Franciacorta, mentre oggi trova il suo consolidamento nelle mani dei figli Lucia e Giulio Barzanò.
I fratelli Barzanò, all’inizio del nostro incontro, ci tengono a precisare che uno dei segreti che sono alla base delle loro “pozioni magiche” è un vitigno che tende invece ad essere bistrattato (o ignorato…) da molte altre aziende in Franciacorta, ovvero il Pinot Bianco. Sembra proprio che su questo “cumulo di sassi”, questo nobile vitigno trovi il suo habitat ideale e restituisca ai propri titolari, sotto forma di vitalità ed energia, tutto l’amore che gli viene dedicato.
Ho avuto modo di girare in lungo ed in largo buona parte della Franciacorta, ho messo piede in molte delle più prestigiose cantine, ho partecipato a degustazioni di ogni genere tra verticali, orizzontali e chi più ne ha più ne metta, ma è la prima volta che mi è capitato di essere chiamato ad una sessione di assaggio dove il protagonista è il Brut non millesimato o più comunemente chiamato “Brut base” nel linguaggio tra appassionati. A essere sincero non mi è mai piaciuto come nome in quanto appare irrispettoso nei confronti di una Cuvée dove le attenzioni, il lavoro e la grande maestria dello chef de cave, deve essere ai massimi livelli per raggiungere il risultato finale.
Infatti è proprio questo che si voleva dimostrare con questa degustazione organizzata da Giulio e Lucia, ovvero proporre otto versioni del loro Brut non millesimato, presentate con sboccature diverse ed avendo come “base” vini di annate diverse, incominciando dalla prima che è stata degorgiata “à la volée” ed anche quella più “atipica” tra quelle degustate, poiché assaggiata in assenza di dosaggio. Un Pas dosé a tutti gli effetti quindi.
L’enologo Fabio Polenghi alle prese con le operazioni di degorgément à la volée
Il Patron Giulio Barzanò introduce il tema della degustazione di giornata.
Mentre la sorella Lucia si occupa del servizio… 😉
Il Franciacorta Brut non millesimato de Il Mosnel è ottenuto dalla classica unione delle tre uve di Franciacorta, partendo dal 60% di Chardonnay (una parte di questa fermenta in legno) passando dal 30% di Pinot Bianco e finendo con il 10% di Pinot Nero, quest’ultimi due vitigni vinificati solo in acciaio. Lo scopo di un Brut non millesimato è quello di mantenere nel tempo una costante qualitativa che riassume i caratteri di uno stile aziendale. La base di partenza è fatta con i vini di una determinata annata, mentre con i vini di riserva invece (sono chiamati così le basi di annate precedenti che sostano in una cantina) si vanno ad “aggiustare” le sfaccettature di quel millesimo per creare appunto quella Cuvée tesa più ad assomigliare allo stile di una maison, la quale, una volta pronta per andare in commercio, deve poi ritrovarsi nei gusti dei consumatori affezionati a quello stile. Diciamo che in linea di massima, con queste cuvée, si vuole privilegiare la freschezza e la delicatezza di una bollicina ottenuta dal metodo classico, la parte lievitata deve esprimere tutta la sua fragranza e la carbonica deve essere energica e leggiadra allo stesso tempo.
I primi quattro vini derivano tutte dalla base del millesimo che troviamo in commercio ora, la 2009, e sono stati degorgiati ad intervalli di tre mesi. L’annata è stata molto buona ed alle uve ha regalato maturazioni regolari, anche se l’estate si è rivelata calda. Sicuramente avremo dei grandi millesimati in futuro da questa vendemmia. Al Mosnel si è vendemmiato tra l’11 ed il 21 di agosto. Per quanto riguarda il Brut n.m., riscontriamo come il primo vino (quello degorgiato al momento) sia ovviamente quello più scontroso, ma si intuisce sicuramente la tensione e l’alto valore qualitativo che emerge attraverso un frutto maturo e caldo, dai lievi accenni di frutta tostata ed una fragranza di crosta di pane che avrà bisogno di tempo per trovare il suo equilibrio con le altre componenti aromatiche. Al palato abbiamo un’acidità diretta, affusolata e dai toni citrini, mentre la carbonica crea volume e vigore. Il secondo vino è quello più problematico nell’approccio, in quanto degustato solo a tre mesi dalla sboccatura. Al naso, il vino appare ancora in riduzione e stenta ad uscire nel breve tempo di sosta che abbiamo nel bicchiere, mentre al palato si pone su toni ben più attivi e dinamici anche se occorrerà aspettarlo ancora. Di tutt’altro tono invece il terzo ed il quarto campione, poiché hanno goduto di maggiore tempo per armonizzarsi ed equilibrarsi. A differenza dei primi due, esprimono all’olfatto anche delle delicate note di felce e dei sentori di pesca bianca fresca, la fragranza lievitata invece si è fatta più “dolce” e rilascia dei ricordi di pan brioche.
Il quinto vino deriva invece dall’annata 2008 con livelli qualitativi molto buoni anche se un po’ meno vigorosi della 2009. L’estate è stata più regolare e hanno protratto le operazioni di vendemmia dal 20 agosto al 2 di settembre. Nel bicchiere abbiamo un Brut con un frutto più maturo con richiami alla polpa gialla, sfumature esotiche ed una chiusura più caramellata. Al palato mostra sempre la medesima tensione data dal timbro acido-sapido e la bollicina che appare più minuta e carezzevole.
Tocca adesso al Brut con base 2007 e degorgiato a ottobre 2010. Millesimo di grande spessore e figlio di molti grandi millesimati che sono usciti sul mercato, mentre le nostre cantine fremono per accogliere presto le grandi cuvée dai lunghi affinamenti, ancora in maturazione nelle aziende Franciacortine. Nel caso dell’azienda dei Barzanò, le vendemmie sono state effettuate tra il 6 ed il 16 agosto. Le forti escursioni termiche a ridosso della vendemmia hanno portato ad una maturità fenolica importante. Nel bicchiere abbiamo un vino dal colore dorato profondo e luminoso. Naso poliedrico nelle sfumature aromatiche che vanno dalle note esotiche, a quelle floreali di magnolia e ginestra, passando per tocchi di cannella e tabacco biondo e chiudendo con sentori di panettone ai canditi ed un pizzico vegetale di felce. Palato estremamente caldo e morbido, meno nervoso sicuramente dei campioni precedenti e con un taglio sul finale che si mostra un filo ossidativo comunque piacevole.
Non abbiamo fatto in tempo a concludere le operazioni di assaggio del Brut base 2007 che già scalpitava il vino successivo, figlio invece della vendemmia 2006. Un campione di forza, tensione e grinta, mixati a calore, suadenza e grazia. Un vino che non avremmo timore a metterlo come “virus” in una degustazione di grandi millesimati per lo spessore proposto. Annata che i Barzanò considerano, a ragione, con un andamento stagionale “da manuale”. Le escursioni termiche che hanno influito sulla bontà dei profumi e sulla qualità dell’acidità, hanno dato il loro beneficio fin dai primi giorni di agosto. Bicchiere prorompente, evolutivo ma non evoluto, di grande complessità, ricco e preciso nel dettaglio. Bocca sugli stessi canoni e sulla stessa lunghezza d’onda. Grande freschezza che sorregge con equilibrio la struttura del vino, mentre l’articolazione è di grande classe. Un piccolo-grande capolavoro. Averne…
In ogni degustazione che si rispetti ha in previsione anche un fuori programma. Nel nostro caso ha visto come protagonisti due bottiglie di base 2004 e degorgiate ad agosto 2007. Pecca, per alcuni tratti, il fatto di venire dopo quel fuoriclasse targato 2006. In effetti, il naso si mostra compiuto e con un grado di apprezzamento molto elevato, ma il taglio olfattivo e gustativo si mostra su un registro ossidativo più marcato. Al palato corre su altri binari, fresco e con la giusta tensione, chiudendo con una buona lunghezza. Degna conclusione di una bellissima sessione come questa.
Ora facciamo un giro per l’azienda.
L’azienda possiede 38 ettari vitati suddivisi in quindici appezzamenti, tutti limitrofi all’azienda che si trova nel comune di Camignone, nella parte orientale della Franciacorta. Le uve principalmente coltivate sono quelle utilizzate per la produzione del Franciacorta DOCG ovvero Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero. Una piccola percentuale di Chardonnay e Pinot Bianco, insieme ai due Cabernets ed al Merlot sono invece impiegate per i vini “fermi”, anche se di quest’ultimi si stanno riducendo le quantità in favore di un incremento futuro della produzione delle più nobili e preziose bollicine. La coltivazione dei vigneti avviene tutta con il metodo biologico controllata dall’Istituto Mediterraneo di certificazione. La composizione dei terreni è prevalentemente di natura morenica, con incidenza più calcarea e meno argillosa. I vecchi vigneti coltivati a Sylvoz sono stati reimpiantati a Cordone Speronato e Guyot con densità che raggiungono oggi gli 8.000 ceppi per ettaro. Le rese sono estremamente basse e non superano mai i due chili per pianta.
Il borgo che ospita l’azienda è contornato da un alone dal grande fascino, la parte più antica della struttura risale al XVI secolo e la fondazione dell’azienda, come dicevamo, data 1836. Nel 1968, Emanuela Barboglio in coincidenza con l’adozione della DOC Franciacorta, diede la spinta aziendale per portarla ai livelli qualitativi che conosciamo oggi.
Le vendemmie vengono effettuate in piccole casse e le uve raggiungono la cantina in tempi brevissimi dove vengono pigiate ed i mosti separati in tre frazioni.
Alcuni di questi effettuano la prima fermentazione in legno.
Mentre le fermentazioni degli altri mosti avvengono in acciaio. Il Mosnel è stata tra le primissime aziende di Franciacorta ad aver introdotto le vasche di acciaio inox a temperature controllate.
In primavera avvengono le operazioni di assaggio e degustazione per la creazione delle varie cuvée dell’azienda. Dopo il tiraggio, le bottiglie sostano in cantina a contatto con i lieviti per un periodo che va da dai due anni, fino ai quattordici anni come è stato per il Brut rd del millesimo 1990.
Dopo la degustazione e la consecutiva visita in azienda, siamo stati ospiti dei fratelli Barzanò per un pranzo a base di ricette tipiche bresciane.
Giulio Barzanò prepara le bottiglie per accompagnare il pranzo
91/100 – Franciacorta DOCG Extra-Brut EBB Il Mosnel 2007
Una bellissima rappresentazione di un metodo classico che fa onore alla Franciacorta. Cuvée dedicata alla fondatrice Emanuela Barboglio e che nella interpretazione del millesimo 2007 si proietta tra le più belle mai fatte. Per certi versi anche più della già splendida versione 2006. Di quest’ultima ha ereditato il notevole bagaglio fatto di solidità e articolazione e gioca la carta vincente della personalità con maggiore autorevolezza. Distribuisce sfumature e sensazioni con ritmo cadenzato ed estrema pulizia aromatica, al naso c’è notevole armonia tra il frutto e la parte lievitata. Palato che si conferma e si rilancia con slancio, ampiezza e grande equilibrio tra lo spessore, l’acidità e la carbonica. Finale lungo e raffinato.
Selezione di salumi della Franciacorta
92/100 – Franciacorta Riserva Pas Dosé QdE Il Mosnel 2006
La Riserva Questione di Etichetta è fatta esclusivamente nelle annate che lo consentono. La cuvée è ottenuta dalla selezione delle migliori uve di Chardonnay e Pinot Nero dei vigneti Larga Nord, Roccolino e Dosso Sud, con fermentazioni in legno dei vini base, mentre quelle di Pinot Bianco del vigneto Limbo, che sono invece più delicate, compiono i loro primi passi in acciaio. Dopo la creazione della Cuvée e terminate le operazioni di tiraggio, le bottiglie sostano per cinque anni per la maturazione sui lieviti. L’abbigliamento cambia tutti gli anni e ogni millesimo porta un’etichetta selezionata tramite un concorso. Il bicchiere invece si veste di un giallo dorato profondo e luminoso, porta con sé tutta la vitalità dell’annata di origine. Naso di grande verticalità ed una complessità che avrà bisogno di tempo prima di arrivare al suo zenit. Tuttavia l’appeal non manca di certo. Al palato sfoggia classe, intensità, pienezza ed un giusto tocco di nervosismo. Bollicina sottile e sapidità importante, fanno da corollario a questo grandissimo Franciacorta che non smetteresti mai di bere.
Casoncelli alla bresciana al burro versato e salvia
89/100 – Franciacorta Riserva Pas Dosé QdE Il Mosnel 2004
Si pone su un livello più basso della versione degustata precedentemente, se parliamo di pienezza e irruenza, ma non è da meno invece su argomenti quali completezza, piacevolezza e bevibilità. Il profilo olfattivo è pieno e ricco, mordente nel frutto e caricaturale nell’espressione lievitata con sfumature che vanno dalla crosta di pane caldo a quelle più dolci di pan brioche. Palato fresco ed avvolgente, anche se con un’acidità meno tagliente, ma in grado di sostenere la spina dorsale del vino in maniera egregia, grazie anche ad una scia sapida di rilievo. La fase retro-olfattiva invece si propone in maniera sottile, lineare e di buona articolazione.
Manzo all’olio con patate e polenta
92/100 – Franciacorta Brut rd Il Mosnel 1990
Un Franciacorta capace di togliere il fiato, tanto è la sua incisività, la forza e per la consapevolezza di dare tanto ancora in futuro. Il Brut rd è stato il primo protagonista della dinastia dei “QdE” de Il Mosnel, nato da una selezione delle migliori uve aziendali e che sono andate poi a completare un blend composto dal 60% di Chardonnay, 30% di Pinot Bianco e 10% di Pinot Nero, provenienti dai vigneti Larga vecchia, Roccolo e Roccolino. Vinificazione dei vini base divisa tra acciaio e legno. Dopo il tiraggio le bottiglie hanno sostato per 14 anni in cantina prima delle operazioni di dégorgement e la successiva commercializzazione. Abbiamo assaggiato la numero due delle 300 magnum prodotte. Il prezioso liquido scende nel bicchiere mostrando tutta la sua energia, attraverso una veste dorata compatta, profonda e luminosa. La brillantezza è un preludio di quello che ci aspetterà nella degustazione. Uno sviluppo olfattivo che si apre in un crescendo emozionale ed sorprendente, partendo da un frutto dai caratteri esotici e da note di pesca gialla sciroppata, scorza di mandarino, marmellata di cachi, gelatina alla banana e mirabelle sotto spirito, il lato floreale dice ginestra e magnolia, mentre una venatura più vegetale che si fa sempre più forza con l’ossigenazione, racconta di note di felce, erbe aromatiche ed un pizzico di salvia. I caratteri lievitati fanno pensare ad un panettone caldo appena sfornato sul quale ci hanno posto delle zest di cedro candito. Il palato è coerente in tutta la sua forza, avvolgente, caldo e reso dinamico da una grande freschezza unita da una scia sapida impressionante. Finale con un lieve accenno ossidativo e tostato, ma senza cedimenti. Un Franciacorta che merita dieci minuti di applausi a scena aperta e auspicabile sarebbe anche un bis da parte sua, poiché la bottiglia finisce in tempo da record.
Una giornata che ci porteremo nel cuore per sempre.
Credits:
Az. Agr. Il Mosnel
Via Barboglio, 14
25050 Camignone di Passirano (BS)
Tel: +39 030 653117
Fax: +39 030 654236
Skype: –
Sito Web: www.ilmosnel.com
Indirizzo posta elettronica: info@ilmosnel.com
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